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L'ARCHITETTURA NEL RINASCIMENTO

architettura



L'ARCHITETTURA NEL RINASCIMENTO


L'architettura era nata per opera di un unico, geniale e ostinato individuo: Filippo Brunelleschi, nel 1420 circa a Firenze. Le sue forme di basavano su un insieme di regole che potevano essere studiate e perfezionate razionalmente. Alla base, di questo "stile" stava una decisione fondamentale, presa da Brunelleschi e confermata da tutti i succes 313j99d sori, cioè l'adorazione delle forme architettoniche dell'antichità, soprattutto quelle romane. Una delle ragioni di una simile svolta fu il fatto che gli italiani, e i fiorentini in modo particolare, per polemica contro le pretese degli imperatori tedeschi che si sentivano figli ed eredi di Roma e della sua  tradizione.

Alla visione del mondo fondato sulla fede, il Quattrocento veniva sostituendo quella fondata sulla ragione. Infatti, la religione, o meglio la razionalità, stava alla base dell'architettura classica, le cui forme erano raggruppate secondo schemi fissi. Ogni architetto, quindi, disponeva di un'intelaiatura che dava soluzioni standard alla maggior parte dei problemi. La sua attenzione poteva così concentrarsi sugli aspetti veramente nuovi proposti dal tema. Questa enorme economia in termini di tempo e fatica era il primo vantaggio del sistema. Il secondo era la sua capacità di perfezionarsi continuamente. Ogni progettista partiva dalla regola comune, e ne dava un'interpretazione più o meno brillante applicata al caso che trattava. Quelli che venivano dopo di lui potevano proseguire da dove egli si era fermato: scartavano cioè gli elementi negativi, e adottavano le soluzioni positive, fino ad arrivare, col tempo, alla perfezione quasi assoluta.



Ai tre ordini greci (dorico, ionico e corinzio) ne avevano poi aggiunti altri due: tuscanico (una variante semplicistica del dorico) e il composito (una variante arricchita del corinzio). 

Lo stile rinascimentale si basa innanzitutto su forme "canoniche". Non era più necessario stabilire di volta in volta forma di ogni singolo sostegno, del suo capitello, delle varie parti decorative; bastava scegliere quale dei cinque ordini impiegare e fissarne le proporzioni. Tutto l'apparato decorativo veniva risolto in conseguenza. Dopo questo passo, l'unica variante era determinare la forma e le dimensioni dell'impianto.

Il nuovo movimento non aveva alcun interesse per la struttura dell'edificio ma gli interessava solo l'aspetto finale che veniva ad assumere. Ciò provocò due conseguenze: da una parte un carattere di architettura "disegnata", ossia più che "costruita"; dall'altra, l'abbandono di ogni ricerca strutturale. Il risultato di questa serie di ripensamenti fu la concezione secondo cui ogni edificio si componeva di due parti: una "scatola" muraria ,che ne costituiva l'ossatura, e una decorazione sovrapposta a questa scatola che ne costituiva per così dire la "pelle". Le due parti potevano essere progettate separatamente. L'architetto rinascimentale poteva stabilire prima di tutto l'impianto della costruzione, la forma e le dimensioni che essa doveva avere. Una volta fatto questo sceglieva l'ordine architettonico da impiegare, ne fissava dettagli e proporzioni, e su questa base definiva le pareti dell'edificio. Per quanto riguarda la scatola muraria, essa deve rispondere a due esigenze: essere costruibile con il minimo sforzo, dato che non è l'elemento principale, e venire realizzata in modo da rendere facilmente percepibile l'aspetto "matematico" e geometrico della nuova arte; per cui adotteranno forme semplici e di sintetica evidenza (cubi e parallelepipedi). I rapporti tra altezza, larghezza e profondità saranno altrettanto semplici e comunque facilmente ricavabili. Analoga semplificazione investirà le strutture: per le volte, che sostengono il tetto, saranno preferite quelle a botte e a vela invece che quelle a crociera. Appena possibile si rinuncerà alle volte sostituendole con coperture di legno, che comportano muri di sostegno molto più esili, economici e facili da eseguire. Oppure si inseriranno metodicamente fra una volta e l'altra tiranti metallici per eliminare le spinte che risultano visibilissimi.

Per quanto riguarda gli archi, resta assolutamente bandito l'arco acuto e ogni altro tipo che non sia quello a pieno acuto, cioè a profilo semicircolare; l'unico che sia Del tutto "razionale". Nel Rinascimento si ha una drastica e assoluta semplificazione di tutti gli aspetti costruttivi.

Per quanto riguarda la decorazione da applicare a questa scatola, o per meglio dire la forma che essa assumerà una volta finita, il Rinascimento recupera gli ordini classici. Nel Quattrocento vennero impiegati quasi esclusivamente i due più ricchi, il corinzio e il composito.

Il Cinquecento fu assai più rigoroso, ma anche più vario nell'uso degli ordini. L'interesse a impiegarli nelle forme più corrette era tale che gli architetti di quel secolo furono i primi a delinearne nei tratti una precisa teoria degli ordini architettonici. Essi aggiunsero anche ai due elementi primitivi (colonna e trabeazione) un terzo elemento, il piedistallo, diviso a sua volta in tre parti. Fissarono stabilmente le proporzioni fra le componenti principali: la trabeazione doveva essere alta un quarto della colonna, il piedistallo un terzo; fissarono anche un'unità di misura (il modulo) per ogni ordine.

Il tema principale dell'architettura medioevale era la chiesa, e il Rinascimento a essa aggiunge l'ambizione della ricca classe di mercanti che in quel momento si affacciava alla ribalta: il palazzo. Per entrambi questi temi i problemi erano: stabilire la corretta forma dell'impianto e fissare in opportuni schemi l'organizzazione della facciata. Le facciate da organizzare erano quelle verso il cortile e quelle verso la strada. La prima aveva un tema obbligatorio, stabilito dalla loggia. Veniva dunque a essere una o più serie di archi appoggiati su una serie di colonne. Assai più complicata era l'organizzazione della facciata verso la strada; non vi era uno schema unico, ma ben tre, in successivo ordine di tempo. Il primo risale a Brunelleschi, si tratta della facciata a bugnato, il particolare tipo di rivestimento murario a grosse pietre rozzamente squadrate. Questo rivestimento viene usato per tutta la facciata, interrotto solo dalle finestre e da una leggera cornice decorata che separa un piano dall'altro. Le irregolarità e il rilievo delle pietre diminuiscono passando da un piano a quello successivo, tanto che in alcuni esempi l'ultimo piano è totalmente liscio. Questo schema è poco coerente con le premesse della architettura rinascimentale, essendo sì regolare e razionale, ma anche soggettivo, senza legami geometrici definiti tra le varie parti.

Venne presto affiancato un secondo tipo, a ordini sovrapposti. Il primo tentativo fu fatto da Leon Battista Alberti, il secondo grande architetto quattrocentesco e il primo a scrivere un tratto sull'architettura, che rifletteva sugli aspetti teorici della propria attività. Si tratta di una facciata anch'essa in bugnato, ma nella quale le finestre erano separate da altrettante lesene. A ogni piano corrispondeva un particolare ordine: tuscanico al pianterreno, il più rustico, per finire con il composito dell'ultimo piano; e fra un piano e l'altro non correva più una semplice cornice, ma la trabeazione corrisponde all'ordine della colonna. Tutto l'edificio risultava "ingobbito" in una maglia basata sugli ordini: uno schema molto più logico e coerente del precedente.

Il terzo tipo era quello a finestre sovrapposte. Tutta l'architettura della facciata si riassume in un unico elemento a cui affida quasi ogni funzione: la finestra. Delle tre soluzioni, è certo la più raffinata.

Il problema della facciata poteva essere risolto abbastanza facilmente, ben più complicato, però, era quello della struttura generale dell'organismo.

Nella progettazione della nuova chiesa gli architetti rinascimentali si sono posti essenzialmente tre problemi: stabilire la forma della pianta, determinare lo schema compositivo della facciata, scegliere l'ordine architettonico da adottare. Nel Quattrocento viene quasi sempre scelta la tradizionale pianta a croce latina, mentre nel Cinquecento viene più spesso adottata la pianta a croce greca. Se facciamo un confronto con le chiese del periodo precedente, si notano differenze sia all'esterno che all'interno: vengono riutilizzati gli elementi dell'architettura greco- romana e paleocristiana, inseriti in una concezione dello spazio completamente nuova; permane il verticalismo gotico, ma trasferito e limitato dalla cupola; la nuova centrale acquista sempre più importanza, e spesso, anzi, le navate laterali scompaiono del tutto per valorizzare maggiormente, semplificando, lo spazio attorno all'altare.

Uno degli elementi basilari del Rinascimento è la prospettiva. Infatti, gli architetti rinascimentali, tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, realizzano architetture perfettamente asimmetriche e regolari in tutti i sensi, così che tutte le linee "prospettiche" convergessero in unico punto centrale, il quale era anche quello da cui tutto l'edificio poteva essere percepito simultaneamente: o perché lo si vedeva direttamente, o perché si poteva immaginare la parte non in vista, essendo questa perfettamente uguale a quella visibile. La tipica chiesa del Rinascimento divenne allora quella a croce greca, con tutte le quattro braccia uguali, o addirittura circolari. In un caso o nell'altro, la cupola sormontava al centro, mostrando senza ombra di dubbio il punto più importante. Come sistemazione, non era molto comoda liturgicamente, perché troppa gente voltava le spalle all'altare; ma fu adottata ugualmente per ragioni estetiche.

Il palazzo e la chiesa furono i due tipi edilizi principali, ma non gli unici. Altri due tipi edilizi si svilupparono nel Rinascimento ed erano: la villa e la rocca.

La villa era un'abitazione extra cittadina comoda, aperta al paesaggio e adattata a riposo dagli affari. La rocca era un edificio che aveva funzioni esclusivamente militari, e presto fu progettata in modo da tenere conto del potere distruttivo delle armi da fuoco, che cominciavano ad essere molto diffuse e sempre più temibili. I migliori architetti italiani si applicarono allo studio sia della villa che della rocca. E se dalla seconda ricavarono in breve i principi che per secoli ebbero retto le fortificazioni, dalla prima eressero rapidamente splendidi esemplari in varie parti della penisola. Soprattutto nel territorio intorno a Venezia la villa avrebbe costituito la realizzazione edilizia principale.

Infine, due tendenze vanno aggiunte al completamento dell'architettura rinascimentale. La prima è l'aspirazione a realizzare lo studio della città come quello degli edifici. In pratica non si andò più in là della realizzazione del cuore monumentale della città cioè la piazza. La seconda tendenza è del tutto formale: l'architettura rinascimentale era stata sviluppata da artisti del centro della penisola, mentre al nord continuavano i modi gotici. Quando essa si diffuse anche a settentrione degli Appennini, gli architetti ne diedero una versione assai meno rigorosa e molto più decorativa. In Italia, tale tendenza, ebbe poca importanza; non fu così all'estero.

Quando i francesi, alla fine del Quattrocento, invasero la penisola, quella delle regioni settentrionali fu la prima architettura rinascimentale che videro; la prima che copiarono, e certo la più vicina al loro gusto. Così che per un certo periodo, questa scuola "minore" finì per essere più conosciuta e più apprezzata di quella originale. Non per nulla; di fatti essa anticipava l'evoluzione di tutta l'arte rinascimentale cioè trasformarsi da una ricerca costante in applicazione quasi meccanica degli splendidi risultati raggiunti fino a diventare una "miniera", ma questo avverrà dopo.




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