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TESINA EDIFICIO MUSEALE - ANALISI CRITICA E CONSIDERAZIONI GENERALI

architettura



TESINA EDIFICIO MUSEALE


INFORMAZIONI GENERALI


a)  DATI SULLA ISTITUZIONE MUSEALE

1) -Nome del museo: Pinacoteca di Brera.


2) -Tipo di Museo: Museo d'arte.


3) -Carattere del Museo: Nazionale.




4) -Localizzazione: Milano, Lombardia, Italia.


5) -Indirizzo: Via Brera 28, 20121 Milano, TEL. 02/722631; 02/89421146, per informazioni e prenotazioni; fax 02/72001140.


6) -Anno di fondazione, ente promotore: L'anno di fondazione può essere conside­rato il 1776, quando in seguito allo sviluppo culturale promosso dall'imperatrice Maria Teresa sorse a Brera un'Accademia di Belle Arti. Fu iniziativa del primo segreta­rio dell'accademia, l'abate bolo­gnese Bianconi, la formazione del primo nucleo di dipinti, disegni, sculture e calchi ad esempio ed uso degli allievi dell'accademia.


7) -Modalità di formazione del museo: Negli anni che vanno dalla fuga degli au­striaci nel 1796, fino alla costituzione della Repubblica Cisalpina nel 1802, l'abate Bian­coni, vero e proprio ideatore della pinacoteca, con la sua geniale attività, lavorò intensamente alla sua creazione. Infatti, cercando di salvare testimonianze d'arte e di civiltà, provocò la destinazione a Brera dei dipinti più insigni del dipartimento del Serio, riuscì a farsi con­segnare dalle Municipalità i dipinti che erano sottratti alle Corporazioni reli­giose sop­presse; sancì, infine, sullo Statuto dell'Accademia, l'esistenza della pinacoteca come parte integrante dell'insegnamento. Anche durante il regno italico furono rac­colte opere provenienti da ogni regione del regno, in seguito alla soppressione degli ordini reli­giosi.

In questo pe­riodo, il Commissario alle Belle Arti era il pittore Andrea Appiani, ri­trattista uffi­ciale di Napoleone: egli viaggiava per tutti i dipartimenti transpadani a giudicare e scegliere migliaia di quadri, facendoli convergere a Brera.

Accanto a questi accre­scimenti ottenuti per mezzo di sequestri, bisogna ricordare gli acquisti e gli scambi fatti dal Viceré e dal Governo, gli ulteriori in­crementi do­vuti all'interessamento di conservatori come Francesco Hayez e Mas­simo D'Azeglio; il fondo del cardinal Monti proveniente dall'arcivescovado, parte della galleria del conte Francesco Sampieri di Bologna, il legato Oggioni e quello Sipriot, doni singoli, come i famosi ritratti del Lotto, donati da Vittorio Emanuele II, la Cena in Emmaus del Caravaggio, offerta dall'Associazione Amici di Brera, la Madonna di Ambrogio Lorenzetti donata da Guido Cagnola per solennizzare la resurrezione della pinacoteca dopo le distruzioni del 1943. 

Brera nacque ufficialmente nel 1809, quando le sale furono aperte al pubblico. In un primo momento, dipendeva amministrativamente dall'Accademia, fino al 1882, quando passò sotto la Direzione Generale delle Belle Arti del Regno d'Italia; fu inoltre istituita una tassa di ingresso, che era utilizzata per l'acquisto di nuove opere.


8) -Tipo di gestione del museo: Pubblica.


9) -Il quadro del personale: non è stato possibile reperire questi dati.


a) -Numero totale addetti: non è stato possibile reperire questi dati.


b) -Qualifiche coperte: La pinacoteca ha come direttore il Sovrintendente per i Beni Artistici e Sto­rici di Milano, coadiuvato dal personale della Sovrintendenza, or­gano del Ministero dei BB. CC..


c) -Numero di addetti per ogni qualifica: non è stato possibile reperire questi dati.


d) -Personale per visite guidate: A Brera esiste un ufficio didattico, presso il quale si attua la pre­notazione obbligatoria, per singoli, gruppi e scolaresche; l'ufficio funziona tutti i giorni, esclusa la dome­nica, dalle 9.00 alle 13.30, TEL. 02/89421146. Inoltre, presso il museo sono disponibili autoguide individuali ed a coppie.

L'Associazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi offre gratuitamente, tutti i giorni, esclusa la domenica, iniziative culturali aperte al pubblico ad orari prefissati dalle 9.30 alle 12.30, al TEL. 02/ 860796.


10) -Totale visitatori annuali: non paganti 5000, tariffa intera 15000, tariffa ridotta 10000.


11) -Prezzo del biglietto, orario e giorni di apertura: il biglietto costa intero, £ 8000, ridotto £ 4000, per età compresa tra i 18 anni ed i 25 anni, ed è gra­tuito per i citta­dini CEE al di sotto dei 18 anni ed al di sopra dei 65 anni di età. La vendita dei biglietti termina 45 minuti prima dell'orario di chiusura. Il museo è aperto tutti i giorni dalle 8.30 alle19.15; la domenica dalle 9.00 alle 20.00, mentre è chiuso tutti i lunedì, a Natale, Capodanno, il Primo Maggio.

La pinacoteca, inoltre è dotata di una biblioteca specializzata in storia dell'arte, consultabile su appuntamento, di un bar/ristorante di prossima apertura e di un bookshop, gestito da Electa, che osserva gli stessi orari della pinacoteca.



12) -PATRIMONIO MUSEALE


a) -Totale pezzi contenuti nel museo: la pinacoteca contiene circa 2485 opere, di cui 1640 dipinti, 745 disegni, circa 100 sculture di terracotta e cera ed oggetti; di queste circa 560 sono esposte in permanenza, mentre 1180 sono le opere conservate nei depositi interni ed esterni. Solo le opere del Novecento sono esposte a rotazione.


b) -Tipologie dei pezzi: i pezzi esposti nel museo sono soprattutto dipinti di carat­tere religioso, di piccole, medie e grandi dimensioni; l'itinerario di visita parte dalla donazione Jesi, selezionata raccolta di dipinti e sculture dei maestri italiani del XX secolo. Si prosegue  con il settore dedicato ai fondi oro ed ai dipinti del Trecento, tra le quali ricordiamo la Madonna con Bambino di Pietro Lorenzetti, l'Adorazione 626h73g del Bambino di Barnaba da Modena, le tavolette con le Storie di Santa Colomba di un anonimo maestro riminese, di impostazione giottesca. Per il Quattrocento, assumono rilievo la Pala Montefeltro di Piero della Francesca del 1474, il Cristo Morto di Andrea Mantegna della fine del XV secolo, la Pietà di Giovanni Bellini del 1470 circa. Vi si aggiungono, inoltre, il Miracolo di San Domenico di Benozzo Gozzoli del 1461, la Madonna con Bambino e Santi di Carlo Crivelli del 1482, la Disputa di Santo Stefano di Vittore Carpaccio del 1403, gli affreschi staccati da casa Panigarola con gli uomini illustri, il Cristo alla Colonna del Bramante, il Polittico di Vincenzo Foppa del 1476.

Nei vasti saloni napoleonici sono invece esposte le tele, gli affreschi staccati e le tavole di maggiori dimensioni. Opere del Cinquecento sono lo Sposalizio della Vergine di Raffaello del 1504, uno dei suoi capolavori giovanili, le opere di Lorenzo Lotto, di Bernardino Luini, di Giovan Battista Moroni, del Correggio, di Paolo Veronese. Il Cristo alla colonna del Bramante, la Pala Montefeltro di Piero della Francesca e lo Sposalizio della Vergine di Raffaello si trovano raccolte in un'unica sala. Si prosegue con la sezione dedicata alla pittura del Seicento, tra i quali di enorme rilievo è la Cena in Emmaus del Caravaggio del 1606, il Cristo e la Samaritana di Annibale Carracci, San Pietro e San Paolo di Guido Reni, Abramo ripudia Agar del Guercino, la Santa Cecilia di Orazio Gentileschi, Cristo e la Samaritana di Battistello Caracciolo, l'Ultima Cena di Rubens; il Settecento è invece rappresentato soprattutto da opere di maestri veneti e da vedutisti, tra i quali ricordiamo Rebecca al Pozzo di G.B.Piazzetta, le Tentazioni di Sant'Antonio, la Madonna del Carmelo di Giambattista Tiepolo, il Concerto familiare di Pietro Longhi, Vista dal Canal Grande e Imbarcadero di S.Marco del Canaletto.  Concludono i dipinti ottocenteschi, dal neoclassicismo di Andrea Appiani con l'Olimpo ed il ritratto di Ugo Foscolo, al romanticismo di Francesco Hayez con il Bacio e Silvestro Lega con il Pergolato, fino al maggior esponente dei macchiaioli, Giovanni Fattori con il Carro Rosso.


c) -Numero di pezzi per tipologia, epoca e provenienza: le tele ad olio o a tempera sono 301; le tavole ad olio o tempera sono 212; 12 polittici; 75 affreschi; 7 opere di rame;  4 trittici.

Nella tabella sono calcolati con la maggiore approssimazione possibile, i dipinti esposti: nelle colonne sono rappresentate le scuole e la provenienza, mentre nelle righe è indicata l'entità delle opere per secolo:



Italia

Olanda e Fiandre

Spagna

Germania

Inghilterra

Francia


XIV

14


1




15

XV

98

1

2

2



103

XVI

190

9





199

XVII

79

23

4

1



107

XVIII

44



2

1

2

49

XIX

30




1


31

XX

56






56


491

33

7

5

2

2




d) -Pezzi famosi: la Pinacoteca di Brera è il principale museo d'arte di Milano, uno dei più impor­tanti del mondo per le sue raccolte prestigiose di pittura antica e mo­derna.

Tra i pezzi più famosi vanta: la collezione Jesi, nella quale ci sono sculture e dipinti del XX secolo, tra cui Boccioni, Carrà, Modigliani, Severini, Soffici, Mafai, De Pisis, Medardo Rosso; il Cristo Morto di Mantegna; la Pietà e la Predica di S.Marco del Bellini; il Miracolo di S.Marco del Tintoretto; il Bacio di Francesco Hayez; la Cena in Emmaus del Caravaggio; lo Sposalizio della Vergine di Raffa­ello; la Pala Montefeltro di Piero della Francesca; il Cristo alla Colonna del Bra­mante; la versione preliminare del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo.

Una curiosità sulla Pala Montefeltro: è detta anche "Madonna dell'uovo" dall'uovo di struzzo che pende dall'abside sopra la testa della Vergine e che, secondo i bestiari medioevali, ne simboleggiava la nascita; lo struzzo infatti ha l'abitudine di deporre le uova in una buca, ricoprirle di sabbia e lasciare che si covino da sé.




B) -DATI SULLA FABBRICA MUSEALE

L'edificio della Pinacoteca, il palazzo di Brera, prese il posto della Basilica di S.Maria di Brera, sacrificata alle esigenze della pinacoteca, nella quale furono raccolte le maggiori te­stimonianze artistiche "del progresso dello spirito umano" a scopo educativo, e la cui facciata, a corsi di pietra bianca e nera era un raro esempio Milano.  Il palazzo fu in un primo momento sede di un collegio gratuito di pubblico insegnamento, affidato da S.Carlo Borromeo ai Gesuiti. Così sul fianco sinistro della chiesa degli Umiliati, l'ordine laico, che aveva introdotto, nel XI secolo, la lavorazione della lana con sistemi industriali, lungo i corridoi del convento e nei magazzini delle lane e negli stanzoni di lavorazione giunsero gli scolari. Cessava "di fatto" la storia artigianale, commerciale e finanziaria di Brera e cominciava la sua storia culturale ed artistica, tenendo ben presente che la vasta parte interna dell'immenso palazzo, dal muro di fondo del cortile d'onore in poi è ancora nel perimetro delle case degli Umiliati, che non furono mai sistematicamente demolite.

Succes­sivamente, l'Imperatrice Maria Teresa soppresse l'ordine, ma Brera rimase simbolo di vita di studi, aperti a nuovi indirizzi, come quelli economici, tecnici e scientifici, ma anche di belle lettere, tanto che vi insegnarono Parini e Beccaria. Vi fu fondata la biblioteca, l'osservatorio astronomico, l'istituto lombardo, l'accademia di belle arti, nel cui grembo nasce la pinacoteca.

Negli edifici volti ad un uso tanto diverso, non potevano bastare gli adattamenti, le modifiche ed i rifacimenti parziali, che proseguirono per lungo tempo. Fu perciò affrontato il progetto di un palazzo antistante le vecchie costruzioni e con esse fuso, in quello spazio rimasto libero per quattrocento anni alla sinistra del sagrato della chiesa degli Umiliati. I primi studi furono compiuti dal grande architetto Martino Bassi, nato nel 1542 e morto nel 1591. I suoi disegni, conservati all'Ambrosiana, fissano già l'attuale perimetro del palazzo di Brera e l'idea di quel cortile d'onore, che è l'elemento fondamentale della sua ariosa monumentalità interna. Probabilmente sulla loro base fu posta, nel 1591, la prima pietra della nuova costruzione.

Quanto dei concetti e dei particolari costruttivi del Bassi sia stato ripreso nei successivi progetti dell'architetto milanese Francesco Maria Richini, (Milano, 1584-1658) non c'è dato conoscere. Egli vi pose mano nel 1615, ma i lavori delle fondazioni e dell'ossatura rustica procedevano con estrema lentezza. Il cortile d'onore ed il doppio scalone, amplissimo e solenne, furono studiati dal Richini in numerose varianti: ora a pianta quadrata, ora a pianta rettangolare, sempre contornato da un loggiato a due ordini tuscanico al piano terra, ionico a quello superiore su colonne abbinate ed architravate. Il cortile è la parte più appariscente del capolavoro richiniano, ma non meno geniali sono le soluzioni per la scansione della severa facciata, per le cornici, i cornicioni interni ed esterni, le finestre, le proporzioni dei piani altissimi.

La pestilenza del 1630 rallentò i lavori e soltanto nel 1651, il progetto ebbe l'approvazione definitiva. Morto il Richini, la costruzione fu affidata al figlio Domenico ed a Gerolamo Quadrio e Pietro Giorgio Rossone che rispettarono scrupolosamente i progetti originali; la fabbrica crebbe, ma anch'essi non riuscirono a vederla terminata, perchè nel 1686 mancavano ancora il paramento della facciata ed il fianco verso la piazzetta.

Soppressa nel 1772 la Compagnia di Gesù, il governo austriaco incaricò dell'opera di completamento il Piermarini. Le varianti neoclassiche piermariniane si inseriscono con elegante accortezza sul prospetto dell'edificio: il grandioso portale sulla nuova facciata, quella principale, che non era più quella che dava sulla piazzetta di Brera, come secondo il progetto del Richini, le paraste centrali ed il fianco verso la piazzetta. L'edificio si pre­sentava, quindi, come un blocco di impronta del barocco lombardo, basato su una struttura classicheggiante, equilibrato ed armonizzato, in accordi di vasti spazi, di loggiati, di scaloni ritmicamente mossi.

Infine, tra il 1808 ed il 1809, a dar spazio al nascente museo archeologico ed alla pinacoteca, fu annessa al palazzo la chiesa di S.Maria di Brera, ultimo vestigio ancor vivo dell'ordine degli Umiliati, costruita verso il 1229 come un lungo rettangolo diviso in tre navate da eleganti colonne, con volte a crociera e navate laterali alte poco più della navata centrale. A tempo di record, la vetusta chiesa fu divisa in due da un soppalco: superiormente, in corrispondenza delle campate furono ricavati i quattro saloni napoleonici della pinacoteca nei quali, chiuse le finestre e demolite le volte, la luce fu diffusa dai lucernari; a piano terra, le tre navate, spogliate degli arredi, formarono la prima sede del museo archeologico. Il male più grosso, e perfettamente evitabile, fu la demolizione della luminosa facciata della chiesa, a fasce di marmi bicromi, che, come un parato Giovanni di Balduccio da Pisa aveva sovrapposto nel 1347 alla semplice muratura duecentesca. Si tentò di salvare il prezioso portale, ma la sua altezza non ne permise il ricovero nel museo archeologico ed il tutto andò perduto e solo in parte successivamente recuperato.

La II guerra mondiale portò prima allo sfollamento delle opere e poi nel 1943 al disa­stro completo, poiché i bombardamenti distrussero quasi il palazzo e le sale furono ridotte a macerie.

Le sale di esposizione hanno una superficie di 3711 mq.

Attraversato il cortile e salito lo scalone, al primo piano si accede all'ingresso ed alla biglietteria del museo, dove esiste un deposito borse ed il telefono pubblico. In sostanza, forse perché il museo è collocato in una fabbrica adattata, anche di una certa importanza dal punto di vista storico-architettonico, non è dotato di particolari servizi aperti al pubblico.




C) -DATI SUL MATERIALE MUSEALE DI SUPPORTO

1) -Mezzi di registrazione dei pezzi: la pinacoteca possiede inventari completi, l'archivio fotografico e quello storico.


2) -Consistenza di tali mezzi:


3) -Materiale pubblicistico: l'Associazione Amici di Brera, in collaborazione con il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, la Regione Lombardia e la Provincia di Milano ha stampato degli opuscoli, nei quali si possono avere le notizie princi­pali circa i maggiori musei di Milano. In particolare, in un opuscolo sono descritti dieci musei di Milano, con la localizzazione, gli orari e le principali notizie stori­che; in un altro opuscolo, si parla più dettagliatamente del Museo di Brera, con la descrizione delle sale e delle maggiori opere presenti.

Sin dalla costituzione della pinacoteca furono realizzati cataloghi di Brera di seguito elencati:

G. BOSSI, Notizie delle Opere di Disegno pubblicamente esposte nella Reale Accademia di Milano, Milano 1806;

R. GIRONI, Pinacoteca del Palazzo Reale delle Scienze e delle Arti di Milano, Milano 1812;

GUIDA alle Sale della Pinacoteca e dei Concorsi nell'I.R. Palazzo delle Scienze e Belle Arti, Milano 1822;

GUIDA per l'I.R. Pinacoteca di Brera, Milano 1838;

CATALOGUE des Tableaux qui se trouvent dans les salles de l'I. et R. Académie des Beaux-Arts in Brera, Milano 1841;

PINACOTECA della Accademia di Belle Arti in Milano, Milano 1877;

PINACOTHEQUE royale de Milan, Milano 1887;

G. CAROTTI, Catalogo della R. Pinacoteca di Brera in Milano, Milano 1892 (riedito nel 1896);

G. CAROTTI, Catalogo della R. Pinacoteca di Brera, Milano 1901;

ELENCO dei dipinti della R. Pinacoteca di Brera in Milano, Milano 1904 (riedito nel 1909 e nel 1913);

C. RICCI, Pinacoteca di Brera, Bergamo 1907;

F. MALAGUZZI VALERI, Catalogo della R. Pinacoteca di Brera, Bergamo 1908;

E. MODIGLIANI, Catalogo della R. Pinacoteca di Brera, Milano 1935;

MORASSI, La Regia Pinacoteca di Brera, Itinerari dei Musei Monumenti d'Italia

n° 18, Roma 1932 (II edizione 1938, III edizione 1945);

E. MODIGLIANI, Catalogo della Pinacoteca di Brera, Milano 1950 (riedito nel


S. MATALON, La Pinacoteca di Brera, Milano 1952;

A.OTTINO DELLA CHIESA, Brera, Novara 1953;

F.MAZZINI, Musei e Gallerie di Milano, Milano;

F. RUSSOLI, G. A. DELL'ACQUA, La Pinacoteca di Brera, Milano 1961

F. RUSSOLI, A. OTTINO DELLA CHIESA, S.MATALON, Pinacoteca di Brera,

Milano 1968;

F. RUSSOLI, Capolavori della Pinacoteca di Brera, Firenze 1969;

A.OTTINO DELLA CHIESA, Dipinti della Pinacoteca di Brera in deposito nelle

chiese della Lombardia, Milano 1969;

S. MATALON, Pinacoteca di Brera, Catalogo, Milano 1977.




D) -ORIENTAMENTI CULTURALI DEL MUSEO

1) Nome e cognome del direttore: non è stato possibile reperire questi dati.


2) -Data e tipo di ordinamento: l'ordinamento è di tipo cronologico-regionale e se­gue il percorso della pittura italiana tra il XIII ed il XVIII secolo, con esempi della scuola lombarda, veneta, marchigiana, emiliana, campana.


3) -Data e tipo di allestimento: nella pinacoteca, oltre alle opere esposte, di cui solo quelle del Novecento vengono esposte a rotazione, si organizzano numerose mostre temporanee. Attualmente all'interno dell'Accademia di Brera, e fino al 30 ottobre è allestita una mostra su Andrea Cascella. Altre mostre allestite negli ultimi mesi sono:

Genovesi a Milano. Disegni di Palazzo Rosso e dipinti della Pinacoteca di Brera, nella Sala della Passione nei mesi di maggio e giugno;

"La dance" di Matisse dall'Ermitage a Brera, nella sala XIV, successivamente annullata;

Il Retablo di Pieter Paul Rubens per la cappella del Santissimo Sacramento nella chiesa di Saint Rombaut a Malines, nella sala XXXI, nei mesi di aprile, maggio e giugno.


4) -Programma acquisti: fin dall'inizio, la Pinacoteca fu vista come il luogo nel quale dovevano essere raccolte le maggiori testimonianze "del progresso dello spi­rito umano". All'epoca della prima formazione delle raccolte per l'Accademia si persero alcune clamorose occasioni: la Vergine delle Rocce di Leonardo, seconda versione autografa, proveniente dalla chiesa di S.Francesco a Milano, rifiutata sia dalla Vienna di Giuseppe II che da Brera, allora poco interessata ai dipinti, finì infatti nel 1755 a Lord Hamilton e quindi alla National Gallery di Londra, dove tuttora si trova.

L'abate Bianconi, solo nel 1799, riuscì a stabilire il principio che le pitture tolte, per qualsiasi ragione, dalle sedi originarie, dovessero passare a Brera come mate­riale necessario agli allievi dell'Accademia, come esempi diretti di maestria arti­stica.

Ma fu nel 1803, che il successore del Bianconi, il pittore Giuseppe Bossi, ri­uscì a far sancire l'esistenza della Pinacoteca, quale parte integrante dell'insegnamento; la Repubblica Italiana, seguendo le direttive di Napoleone, che voleva la formazione di grandi gallerie nazionali, come strumento di educazione popolare, aiutò lo sviluppo della pinacoteca.

Negli anni successivi, Brera acquisì molte opere e si formarono delle commissioni di esperti, per esaminare e distribuire le opere d'arte e, tranne i capolavori desti­nati al Museo di Parigi, furono divise in due gruppi basilari: le gallerie dell'Accademia di Venezia, dedicata alla storia della pittura locale e la Pinacoteca di Brera a Milano, che invece doveva raccogliere esempi di ogni scuola pittorica italiana, come si conveniva ad un museo della capitale del regno. Sotto la guida del pittore Andrea Appiani, continuò in modo vertiginoso il lavoro di raccolta e cernita delle opere e già all'inizio dell'Ottocento, Brera assume l'aspetto della galleria caratterizzata dalla predominanza di quadri religiosi e di grandi di­mensioni. L'aspetto variò in seguito, per l'arrivo di nuove opere, per la sostitu­zione di molte con altre ottenute in dono o acquistate, ma resta comunque, una solenne raccolta di imponenti dipinti a destinazione sacra, da cui il paradosso di un museo laico, dovuto all'iniziativa dell'autorità civile, che si configura almeno in principio, come una raccolta di dipinti sacri. La scelta, inoltre, era fatta secondo i criteri critici e gli studi dell'epoca e troppe opere, che oggi riconosciamo come importanti, furono esiliate in chiese o uffici, e soltanto in un secondo momento se n'è riconosciuto il valore, per cui sono ritor­nate a Brera.

La pinacoteca, quindi, grazie alla passione che ha animato i vari direttori, si è ar­ricchita nel corso degli anni, seguendo i principi didattici, che erano alla base del pensiero illuministico dei fondatori.

Accanto agli accre­scimenti ottenuti per mezzo di sequestri, agli acquisti e agli scambi fatti dal Viceré e dal Governo, gli ulteriori in­crementi do­vuti all'interessamento di conservatori come Francesco Hayez e Mas­simo D'Azeglio; bisogna ricordare il fondo del cardinal Monti proveniente dall'arcivescovado, parte della galleria del conte Francesco Sampieri di Bologna, il legato Oggioni e quello Sipriot, doni singoli, come i famosi ritratti del Lotto, donati da Vittorio Emanuele II, la Cena in Emmaus del Caravaggio, offerta dall'Associazione Amici di Brera, la Madonna di Ambrogio Lorenzetti donata da Guido Cagnola per solennizzare la resurrezione della pinacoteca dopo le distruzioni del 1943. 



ANALISI CRITICA
CONSIDERAZIONI GENERALI

1) -Denominazione proposta museale: Pinacoteca di Brera;


2) -Occasione della sua messa a punto:


3) -Nome e cognome dell'autore:


4) -Anno di ideazione e di fine costruzione: l'anno di ideazione risale al 1600 circa, mentre l'anno di fine costruzione può essere individuata intorno al 1784.


5) -L'ente promotore: la pinacoteca fu patrocinata dall'Imperatrice Maria Teresa.


6) -Tipo di contributo: l'edificio è stato progettato e costruito per dotare Milano di un centro di produttività culturale, degno di una capitale; tuttora resta il principale museo d'arte di Milano, uno dei più importanti per le sue prestigiose raccolte di pittura antica e moderna.


7) -Tipo d'intervento: la pinacoteca ha subito vari interventi di ampliamento. Tra il 1808 ed 1809 furono realizzati i quattro saloni napoleonici, ricavati nella chiesa di S. Maria di Brera.

Nel 1811, la pinacoteca acquista l'appartamento che occupa l'area tra l'attuale sala III e l'ingresso della biblioteca, allestendovi la Galleria degli Affreschi.

Dal 1898 al 1902, sotto la direzione di Corrado Ricci fu data alla pinacoteca la sistemazione più vicina all'attuale, con l'uso come sale espositive, di tutte le aule che si affacciano sul cortile d'onore, l'acquisizione per intero del corridoio che collega l'attuale ingresso alle sale napoleoniche. Sono realizzati i lucernari per ottenere luce zenitale, sono murate quasi tutte le finestre, mentre ne sono aperte due lungo il corridoio, con mostre di cemento che imitano la pietra; il corridoio è collegato all'ingresso da un ballatoio.

Dal 1920 al 1924, direttore Ettore Modigliani, si compie una sostanziale risistemazione di Brera, con il rifacimento di molte cornici, la risistemazione di molti polittici smembrati.

Durante la guerra, il palazzo di Brera subisce numerosi bombardamenti, che distruggono i tetti e provocano lo sfondamento di alcuni pavimenti; le opere sono al sicuro in vari depositi dell'Italia settentrionale e centrale.

Nel 1946, per iniziativa del Soprintendente Guglielmo Pacchioni, Franco Albini è chiamato a realizzare la ricostruzione della pinacoteca. Realizza l'ala che comprende le sale VII, IX-XIV, sebbene non abbia per intero la direzione dei lavori, nella quale subentra con i soprintendenti Ettore Modigliani e Fernanda Wittgens, Piero Portaluppi. Questi realizza la ricostruzione dell'intera pinacoteca, ispirata a idee di grandioso decoro cui concorrono i marmi antichi ottenuti dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze. La sala d'ingresso è ampliata per mezzo di pilastri in cemento armato; i tetti sono interamente trasformati con capriate in cemento armato; i lucernari sono tutti rifatti con tentativi di innovazione tecnologica; è realizzato il riscaldamento a pannelli. I lavori terminano nel 1950.

Nel 1951 fu creato un piccolo laboratorio per il restauro e le ricerche, con annesso laboratorio fotografico e radiologico.

Nel 1974, dopo la chiusura della pinacoteca decisa da tutto il personale in accordo con il Soprintendente, motivata dalle gravissime carenze di personale e dalla scarsa agibilità funzionale delle sale (infiltrazioni d'acqua piovana per coperture inefficienti, lucernari pericolanti, riscaldamento a pennelli irregolari ed insufficienti), nell'ottobre è allestita nelle sale XXXVIII-XXVII, con un percorso museale invertito, la mostra "Per Brera", che nasce come denuncia dei mali della pinacoteca e come proposta di allestimento. L'iniziativa contempla, da un punto di vista architettonico, la tinteggiatura di tutte le pareti in verde scuro, l'uso di fari che illuminano i dipinti, l'abbassamento degli ambienti per mezzo di controsoffittature lignee, lo smistamento di tutti i quadri in sale diverse, con collocazioni spaziali inusitate di alcuni capolavori ed il ritiro della maggior parte dei quadri esposti.

Nel 1975 la pinacoteca ottiene l'appartamento dell'astronomo, nel quale cominciano subito i lavori.

Nel 1976-77, nelle sale della pinacoteca, con esclusione delle sale napoleoniche, fu allestita la mostra "Processo per il museo", che, dal punto di vista museografico, riconferma le scelte del 1974: pareti di colore verde scuro, soffitti ribassati con velari, uso di illuminazione e fari direzionati. Nello stesso tempo, mostre didattiche tendono a mettere in luce la storia del quartiere e le modalità di intervento della Soprintendenza nella catalogazione e nel restauro.

Intanto sono discussi i progetti per la nuova Brera, che contemplano la costruzione di un tunnel vetrato all'interno del loggiato e sostanziali modifiche nelle sale napoleoniche, dove si prevede la demolizione delle colonne, da ricostruirsi, come testimonianza del vecchio assetto, in collocazione totalmente nuova. Spazi consistenti sono previsti per i servizi di accoglienza, mentre i servizi della soprintendenza ed i depositi della pinacoteca sono previsti nel Palazzo Citterio. Si progetta anche l'impiego della chiesa di S.Maria di Brera, quale sala per esposizioni temporanee. Vari progetti considerano il rapporto tra il Palazzo Citterio e Brera attraverso l'Orto Botanico, estendendo la pinacoteca oltre il palazzo Citterio alle chiese sconsacrate di San Carpoforo e di Santa Teresa.

Nel 1978 fu demolito il velario della sala XXII e ne sono riaperte le finestre sulla piazzetta Brera. E' ventilato il proposito, sostenuto dalla Soprintendenza dei Beni Ambientali ed Architettonici, unica e sola responsabile di tutte le opere murarie a Brera e nel Palazzo Citterio, di riaprire tutte le finestre e di ripristinare le condizioni del palazzo come collegio gesuitico. Si discute a lungo se aprire tutte le finestre, con conseguente riduzione dello spazio espositivo, o se lasciare lo status quo. A cura del Provveditorato alle Opere Pubbliche sono rifatti tutti i lucernari senza alcuna modifica, sebbene la direzione della pinacoteca avesse proposto l'adozione di vetri antitermici, la chiusura delle fonti di luce a Sud, lo studio di un utilizzo dei sottotetti, la loro ventilazione. Contemporaneamente a cura della Pinacoteca, sono ridipinte le sale già tinteggiate in verde scuro; è parzialmente eseguito un progetto di Luigi Veronesi che prevede un'alternanza di sale verdi, bianche e beige, progetto abbandonato in favore di un colore chiaro uniforme che non metta in eccessiva evidenza le modanature dell'architettura del Portaluppi.

Nel frattempo la Soprintendenza prosegue i lavori della sopraelevazione collocata sopra lo scalone monumentale. La pinacoteca è riaperta al pubblico: sono visitabili tutte le sale ad eccezione della XVIII, di parte della XIX, delle XXI e XXII. Rimane sgombro il corridoio della sala I, in attesa di restauro architettonico. Sostanzialmente è rispettato l'ordinamento Wittgens con minime varianti.

Nel 1979 su progetto dell'architetto Vittorio Gregotti è sistemata la sala XXXVIII, con le collezioni Jucker e Jesi.

Su progetto dell'architetto Ludovico Belgioioso è realizzata una scala di accesso alla sopraelevazione, che è ultimata, dietro suo stesso consiglio, con l'uso di pareti mobili. Vi trovano sistemazione il catalogo delle opere d'arte della zona sottoposta alla Soprintendenza, il gabinetto dei disegni ed alcuni uffici. E' liberata la sala XIX, occupata da un ufficio, nella quale trovano posto i dipinti lombardi del Seicento. La Soprintendenza termina i lavori della sala XXII, con la realizzazione di una volta in mattoni forati che ha il culmine limitato da una trave, le spalle rette da altre due travi tutte in cemento armato risalenti alla ristrutturazione post-bellica. Nello stesso tempo il Provveditorato termina il rifacimento dei lucernari, ricostruendo un lucernario anche al di sopra della volta della sala XXII. Dopo lunghe trattative con l'Università, la pinacoteca ottiene la stanza XXXIX; si lavora nella sala VIII dove sono riaperte le finestre murate.

Nel 1980 sono attuate correzioni dell'illuminazione, con particolare riguardo ai raggi ultravioletti. Intanto la Soprintendenza opera nella sala I, perfezionando il programma del Portaluppi. Il corridoio, che prima consisteva in due ambienti nettamente separati, è unificato con volte a botte realizzate in mattoni forati; poiché l'ultimo tratto è stato voltato in origine a crociera, sono demolite le vestigia della crociera per uniformare il tutto. Sono riaperte le finestre antiche, mentre sono lasciate le mostre in cemento delle finestre recenti, che non sono riaperte.

La Pinacoteca si presenta oggi con un nuovo allestimento, inaugurato il 6 ottobre 1994, riaperta dopo sei anni di chiusura.


8) -Tipo di collezioni: per quanto riguarda le collezioni della pittura tra XIII e XVIII secolo, potremmo definirle chiuse; mentre le colle­zioni del XX secolo che invece possono arricchirsi continuamente di altre opere.


9) -Pezzi da collezione: la pinacoteca espone soprattutto quadri di pittura sacra, anche se nel corso del tempo si è arricchita di pale d'altare, quadri da cavalletto di argomento sacro e profano, tra cui numerosi ritratti, paesaggi, vedute, scene di genere e nature morte, sculture e disegni.


10) -Opere principali custodite: tra i numerosi capolavori, la pinacoteca custodisce la Cena in Emmaus del Caravaggio, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, il Cri­sto Morto del Mantegna; la Pala Montefeltro di Piero della Francesca ed un sele­zionato gruppo di opere del XX secolo.


11) -Il rapporto fra le cose raccolte ed esposte:


a) -Ordinamento: è l'atto attraverso il quale si trova a ciascun pezzo di una o più collezioni una collocazione precisa all'interno di un programma espositivo, basato su criteri ed intenzionalità ben precise, implicando scelte e giudizi di valore.

Le opere della pinacoteca di Brera sono raccolte e disposte secondo un ordinamento cronologico-regionale, che consente una visione panoramica per almeno quattro secoli di pittura, estesa alle maggiori scuole italiane, affiancando a proverbiali capolavori, opere meno illustri, che garantiscono la continuità della pittura italiana tra il Quattrocento ed il Settecento.

Un accento di particolare chiarezza didattica è dato dal persistere in larga misura del vecchio ordinamento per "scuole", il quale, non sostenibile a rigor di termini in un museo di nuovo impianto, a Brera non solo si giustifica in omaggio alla tradizione dell'Istituto, ma è, in effetti, imposto dalle caratteristiche rigide della pianta e dalla collocazione degli ambienti più spaziosi verso l'ingresso.


b) -Allestimento: è l'operazione vera e propria che rende concreta, sul piano tecnico ed estetico, l'atto del mostrare.

L'allestimento è fisso per tutte le opere, tranne che per quelle del Novecento, che sono esposte temporaneamente e a rotazione. Nonostante il tono aulico, connaturato alle origini napoleoniche di Brera ed alla ricchezza delle opere, tale allestimento permette una fruizione tranquilla, non sovraffollata, né sterminata.


12) -Movente dell'operazione: in principio, la realizzazione della pinacoteca fu moti­vata dalla necessità di raccogliere modelli dei maestri della pittura, come esempio per gli allievi dell'Accademia.

Per Napoleone, la pinacoteca doveva diventare uno strumento di educazione popolare. Oggi la pinacoteca, pur mantenendo intatto il carattere didattico, si presenta come un museo attivo, che riconosce maggiore importanza ai problemi espositivi, pur garantendo implicitamente la conservazione delle opere.


13) -Particolari problemi affrontati: penso che uno dei problemi che è stato necessario affrontare è quello della noia che può attanagliare il visitatore, visto anche l'argomento particolarmente difficile che le opere propongono. Per questo motivo, suppongo esse siano state collocate in modo particolare, in pratica con alternanza di dimensioni e di argomenti, pur restando all'interno dell'ordinamento cronologico-regionale.

Un problema che invece è stato affrontato, ma non risolto a mio parere nel modo migliore, è quello delle didascalie ai quadri, che sono troppo piccole sia rispetto ai quadri sia alle capacità visive dei visitatori.



SPECIFICITA' COSTITUZIONALI

Linguaggio architettonico: il palazzo di Brera spicca come un episodio molto isolato nella tipologia urbana milanese, a causa della sua mole massiccia e squadrata. L'edificio conserva l'impronta di un severo barocco lombardo, nobilmente imponente nella sua luminosità caratterizzato dal ritmo della facciata richiniana spartita dalle lesene bugnate in tre specchi, profilata dal possente cornicione, sostenuta dall'alto zoccolo, ritmata dal marcapiano, scandita dai forti contorni delle finestre. Caratteristico della facciata è il portone, inquadrato tra due maestose colonne di granito; sulla piazza di Brera si affacciano ripetendo sempre lo stesso disegno tredici finestre incorniciate di pietra, che spiccano sui muri di laterizi a vista, preparando alla fuga delle colonne abbinate del cortile, che è la più bella ed imponente architettura barocca di Milano. Cuore della pinacoteca è il grande cortile, detto, in passato "delle scuole", oggi chiamato d'onore, caratterizzato da un loggiato con proporzioni che hanno il valore di sezione auree, con un doppio ordine di serliane, con capitelli tuscanici nell'inferiore e ionici nel superiore, spartite da eleganti colonne di granito rosa, che reggono il loggiato, al quale si accede grazie ad un grandioso scalone a doppia rampa.


Immagine: l'edificio è sicuramente monumentale, a causa del suo stile classicheggiante. Nel cortile le membrature si bilanciano in perfetta armonia ed il movimento delle luci e delle ombre è fuso in un calcolato effetto chiaroscurale, è musica tradotta in pietra, tanto che disturbano i pur egregi monumenti e le memorie lapidarie declamanti tra arcata ed arcata e persino il napoleonico capolavoro canoviano al centro del cortile. A proposito di quest'ultimo, fuso in bronzo nel 1811, da Francesco e Luigi Rigetti, rimasto chiuso nelle cantine per tutta la restaurazione austriaca, ha subito qualche rimaneggiamento in tempi recenti: la Vittoria Alata, nella mano destra di Napoleone è, infatti, una copia dell'originale rubato nel 1978, mentre il basamento poligonale in cemento sostituisce quello circondato da aquile e ghirlande in bronzo, da tempo in restauro.


Tipo di oggetto: il museo di Brera è essenzialmente un museo che riguarda un aspetto della pittura italiana in un certo periodo di tempo, perciò, sia a causa del carattere sacro, che delle notevoli dimensioni dei quadri, si presenta come un oggetto rigido, poco flessibile e statico dal punto di vista espositivo.


Composizione: la pinacoteca è collocata al primo piano del palazzo di Brera e si sviluppa attorno al cortile d'onore. Rispetto all'entrata principale, le sale sono poste asimmetricamente, sbilanciate dai quattro saloni napoleonici, ma si susseguono linearmente, con continuità.


Qualità dello spazio: la pinacoteca è organizzata prevalentemente con un sistema a sale, ad eccezione della galleria di ingresso, nella quale, quasi a voler giustifi­care il cambiamento del sistema funzionale, è allestita la donazione Jesi, che, in effetti, è fuori tema rispetto al carattere sacro del museo. Alcuni quadri, a causa della loro notevole dimensione sono collocati nelle sale più grandi, proprio per permetterne un'adeguata fruizione; in qualche caso, si sono presentati problemi nella direzionalità, che ri­sulta essere confusa.


Atmosfera: al nucleo primario di carattere religioso, si sono aggiunti, in seguito a lasciti, acquisti e donazioni, opere per cui Brera ha assunto una fisionomia varia, con una gradevole alternanza di pale d'altare, di quadri di piccole e medie dimensioni, di carattere sacro e profano. L'atmosfera è tranquilla e serena, la pinacoteca è molto ricca di opere, eppure è possibile fare, nel giro di un paio d'ore, una prima non troppo frettolosa ricognizione, agevolata anche dalle tinte chiare delle pareti e dei soffitti, permettendo una buona fruizione delle opere sia al visitatore frettoloso sia allo studioso.


Tipo d'impianto: l'organizzazione del museo si basa sul sistema a galleria ed a sale, nel quale vi è assenza di intralcio tra sosta e percorrenza, la circolazione può essere a percorsi alternativi, vi è una differenziabilità ed un'isolabilità delle parti, un'ampia flessibilità d'uso, ed una direzionalità chiara.


Organizzazione funzionale: è sicuramente lineare, visto il percorso di visita e gli spazi ampi che permettono una buona fruizione delle opere. In effetti, però, come ho già evidenziato, in alcune sale è difficile individuare la strada da percorrere e spesso al visitatore sorge il dubbio se una sala è già stata visitata o no.



IL FUNZIONAMENTO

a) -L'esposizione:


Collocazione dei pezzi: la collocazione delle opere è strettamente legata alle dimensioni dei quadri stessi e delle sale che devono contenerli. I quadri sono collocati ordinatatamente lungo le pareti delle sale. In alcuni casi, sono disposti secondo un ordine simmetrico, poiché hanno dimensioni simili o trattano lo stesso argomento; in altri, invece, a causa delle enormi dimensioni occupano intere pareti. In generale non si verifica mai una concentrazione eccessiva, che potrebbe procurare fastidio.


La circolazione: il sistema di circolazione deve garantire al visitatore la possibilità di raggiungere i luoghi scelti il più agevolmente possibile. Nella pinacoteca la circolazione è continua, vista anche l'organizzazione del museo, basata su un sistema a stanze, che quindi obbliga ad un determinato percorso, individuabile attraverso la numerazione crescente delle sale. Non risulta essere differenziata, anche se, in alcune sale (II, III, IV, V) è prevista un'affluenza massima di 15 persone.


Arredamento: il materiale di finitura della pinacoteca è essenziale: in alcune sale sono presenti sedie e sgabelli, collocati in modo tale da permettere la fruizione dell'opera, ma probabilmente anche per eliminare il disagio fisico, che potrebbe manifestarsi.


Accessori: all'ingresso della pinacoteca è disposto il pannello informativo, che illustra ai visitatori la disposizione delle sale ed il percorso. Le etichettature sono poste vicino ai quadri, spesso non immediatamente individuabili e riportano l'autore, la sua data di nascita e morte, il titolo del quadro, com'è arrivato al museo, (donazione, lascito, acquisto) ed il numero di registrazione cronologico.


b) -La conservazione


Localizzazione: di tutte le opere possedute dalla pinacoteca, una parte sono esposte in permanenza, ma la maggior parte sono conservate in depositi interni, come la sala XXII, o esterni, cioè chiese ed uffici pubblici. La sala XXII può essere visitata, perché il deposito è separato da un vetro, che protegge le opere dall'umidità e dalla polvere.


Modalità: le opere sono conservate con sistemi a grata su rotaie inserite in blocchi. La visione di queste opere è possibile solo per studi specifici, grazie ad appositi permessi.


c) -Il sistema di illuminazione: il rapporto fra la luce e l'oggetto da esporre è estremamente complesso.

In generale, i parametri cui fare riferimento sono:

il colore, l'intensità e la direzione del flusso di luce;

la posizione della fonte luminosa;

il colore dell'oggetto da esporre;

il trattamento superficiale che questo presenta.

I primi due parametri fanno scoprire l'oggetto in sé ed evidenziano le sue relazioni con l'esterno; gli altri due parametri, invece, influiscono sulla propagazione della luce.

Il rapporto tra la luce e l'oggetto da esporre prende consistenza su due livelli:

quello espositivo, nel quale si individuano i criteri necessari a relazionare l'oggetto e la luce: i quadri richiedono luce uniforme sul piano verticale e senza riflessioni; le sculture richiedono luce direzionale; le collezioni tecniche richiedono "isole di attrazione visiva"; i libri richiedono luce diffusa;

quello conservativo, nel quale si individuano i provvedimenti tesi a regolamentare la loro separazione: per proteggere l'oggetto si usano dei filtri, oppure si ricorre all'oscurità totale, a luci a bassa intensità, a tempi e dosaggi della luce calibrati sulle caratteristiche di ciascun oggetto.

C'è inoltre da evidenziare che la luce, per quanto necessaria ed indispensabile all'esposizione di un oggetto in un museo, è contemporaneamente dannosa, per cui bisogna individuare le soluzioni tecniche e tecnologiche, che garantiscano la migliore valorizzazione dell'oggetto, riducendo al minimo il danno che la luce provoca.

A Brera sono stati utilizzati in modo particolare i velari, che sono superfici in grado di diffondere nel modo più uniforme possibile la luce naturale o artificiale; sono stati usati velari curvi dall'architetto Portaluppi, che proprio a causa della sua forma curva, al centro della volta, aumenta la sua efficacia illuminante. In uno dei saloni napoleonici è stato realizzato un velario tondo su una sala quadrata, che comporta forti differenze di luce sulle pareti. Inoltre è stata realizzata una volta a cassettoni luminosi, anch'essa con una buona efficacia di illuminamento.

L'illuminazione museale si distingue in due tipi fondamentali:

Naturale: è la luce prodotta dal sole, ed in quanto tale non è perfettamente controllabile, dal punto di vista progettuale, poiché l'intensità luminosa e la resa cromatica variano con il trascorrere delle ore e con la variazione delle condizioni atmosferiche durante la giornata. Questo tipo di luce ha il pregio di rendere vivi gli oggetti, scoprendo aspetti sempre nuovi legati al trascorrere della giornata.

I sistemi di illuminazione a luce naturale si distinguono in:

sistemi di distribuzione interna della luce, che hanno lo scopo di far riflettere la luce naturale che è immessa all'interno degli spazi espositivi;

sistemi di captazione della luce naturale, che si distinguono a seconda se captano la luce dall'alto o dai fianchi dello spazio espositivo.

In particolare, a Brera è stato adottato il sistema di captazione dall'alto con luce naturale indiretta, con soluzioni passive, in quanto, l'illuminazione della sala è stata realizzata, dagli architetti Albini e Castiglioni, con pannelli disposti a pettine che riflettono la luce, dipingendo le pareti riflettenti con colori a forte coefficiente di riflessione.


Artificiale: quando la luce è prodotta con qualche artificio, quindi è più controllabile di quella naturale, nella quantità, nell'intensità, nella resa cromatica e nella direzione.

In base alla sensibilità che ciascun oggetto possiede nei confronti della luce, è stata realizzata una classificazione, con lo scopo di individuare per ciascuno di essi l'illuminazione specifica, capace, allo stesso tempo, di garantire la migliore conservazione.

Tenendo presenti i valori di questa classificazione ed i pezzi presenti nella pinacoteca, in gran parte dipinti ad olio ed a tempera ed in minore quantità disegni, gli oggetti sono classificati rispettivamente come moderatamente sensibili e come molto sensibili. I primi hanno un livello di illuminamento pari a 150 lux, con un filtro anti UV ed un tempo massimo di esposizione variabile tra i 6 e gli 8 mesi; i secondi, invece hanno un livello di illuminamento pari a 50 lux, un filtro anti UV, ed un tempo di esposizione variabile tra i 3 ed i 6 mesi.


d) -Il sistema di climatizzazione: è un aspetto determinante per la conservazione e l'esposizione degli oggetti in un museo. Presenta però il grosso problema di dover essere calibrato sulla natura degli oggetti da esporre, al fine di conservarli nel miglior modo possibile, e contemporaneamente di dover rispondere alle condizioni di confort dei visitatori e del personale, ma spesso queste necessità non coincidono.

In generale, i fattori cui fare riferimento sono:

la temperatura, che preso singolarmente, è l'aspetto meno preoccupante;

l'umidità, che è invece l'aspetto più difficile da controllare;

l'escursione termica e le variazioni igronometriche, che dipendono dal sito del museo, dal clima particolare, dalla costituzione dell'edificio e dal tipo di materiale usato.

Anche per la climatizzazione sono state individuate categorie di oggetti, con sensibilità diversa all'umidità relativa, a ciascuna categoria corrispondono i valori di umidità, dei quali si è tenuto conto nella progettazione degli impianti di climatizzazione: in particolare, a Brera sono presenti oggetti che necessitano di condizioni di umidità relativa moderatamente stabili, con una U.R. variabile tra un minimo del 35% ed un massimo del 50%, con una temperatura variabile tra i 21° ed i 23,5°.


e) -I sistemi di protezione:

Contro gli atti vandalici, la pinacoteca utilizza il sistema della balaustra mobile, costituita da cordoni infilati in anelli posti alle estremità di aste, fissate su piedistalli. Questo sistema definisce idealmente un margine tra l'opera d'arte e del visitatore, è, in effetti, un suggerimento, un invito a mantenere una certa distanza dall'opera d'arte ed a rispettarla, ma non ha nessuna efficacia contro i vandali. Il ruolo delle balaustre è integrato dalla presenza di due guardiani per sala, che hanno il compito, coadiuvati dal sistema di telecamere a circuito chiuso, di vigilare continuamente e dall'utilizzo del margine invisibile, cioè sensori a raggi infrarossi, che registrano la radiazione calorifera del corpo, in modo passivo, perché il sensore scatta non appena avviene il superamento della barriera.

I sistemi di sicurezza contro gli incendi sono caratterizzati da mezzi rivolti a salvare gli uomini e da mezzi rivolti a salvare le opere d'arte. Nella pinacoteca i primi sono individuabili nelle uscite di sicurezza nelle sale XVIII, XXII, XXIV, XXVIII, XXXIV, XXXVIII, che sboccano sul loggiato; i sistemi relativi alle opere d'arte sono invece gli estintori ed il sistema a pioggia, che generalmente sono i sistemi che sono scartati, in quanto possono provocare più danni dello stesso incendio.

I sistemi di sicurezza contro i furti è svolto sia attraverso l'uso di telecamere dislocate in punti opportuni, all'esterno ed all'interno del museo, sia con il controllo all'accesso ed alla circolazione dei visitatori, svolto direttamente dal personale di custodia delle singole sale. I quadri, inoltre, sono protetti da un particolare congegno collegato al sistema d'allarme, che funziona a pressione al di sotto del quadro e che quindi scatterebbe se questo fosse staccato impropriamente.




QUADRO RELAZIONALE


a) -Come cosa che racchiude altre cose


Rapporto fra ordinamento e qualità architettonica: Il legame tra l'ordinamento cronologico-regionale e la qualità architettonica è di indifferenza, poiché in effetti, la pinacoteca nasce all'interno dell'accademia di Belle Arti, diventa autonoma nel 1882, mentre l'edificio e la sua qualità architet­tonica sono dovuti alla necessità di ospitare un centro vivace di cultura, degno della capitale del Regno.


Rapporto fra ordinamento ed allestimento: Non esiste nessun particolare rapporto fra l'allestimento e l'ordinamento, poiché i quadri sono disposti lungo le pareti delle sale e non c'è bisogno di supporti spe­ciali, che individuino un carattere cronologico-regionale. Unico elemento di unione, potrebbero essere considerate le etichette, come parte dell'allestimento, che forniscono informazioni circa l'ordinamento.


Rapporto fra allestimento e qualità architettonica: L'allestimento, particolarmente sobrio ed essenziale, è in perfetta sin­tonia con lo stile classicheggiante dell'edificio.


b) -Come cosa che si rapporta ad altre cose al suo esterno


Relazioni spaziali: L'area su cui sorge il palazzo di Brera, durante la bassa latinità era ai confini ur­bani, un terreno incolto e boscoso, chiamato "Brayde", da cui il nome Brera. Oggi il palazzo si trova al centro di Milano, lungo il primo anello che ha come centro il Duomo, ed è tangente al Castello Sforzesco, rispetto ai quali, se non altro per le dimensioni, Brera assume un ruolo di sudditanza. All'interno di questo anello sono ancora individuabili la Scala, ed altri musei, rispetto ai quali, invece si verifica una situazione di uniformità, anche perché questi, come Brera, non hanno un carattere di eccezionalità come può averla il Duomo.


Relazioni compositive: In un primo momento, la mole del palazzo, massiccio e compatto, spiccava come un episodio isolato nella tipologia urbana milanese; successivamente, dopo le ri­costruzioni belliche, la via Brera è andata allineandosi alla facciata del palazzo, con la cui rigidità contrastava l'andamento più libero degli edifici attorno.


Relazioni funzionali: La funzione principale del museo è di esporre e conservare alcuni capola­vori della pittura italiana tra il Quattrocento ed il Settecento. Quindi, la pinacoteca svolge una funzione di supporto di materiale, poiché lo scopo didattico è tra i principi alla base della sua stessa fondazione.


Relazioni strutturali: proprio in virtù di ciò che è stato detto prima, la pinacoteca si connette all'insieme dei musei del centro, creando con essi, un percorso artistico virtuale.


c) -Come cosa che appartiene ad altre cose


Localizzazione: la pinacoteca di Brera si trova al centro di Milano, nei pressi del Castello Sforzesco.


Relazioni strutturali: la pinacoteca svolge una funzione culturale, all'interno di un edificio, al quale si può accedere liberamente, poiché su via Brera c'è l'ingresso principale dell'Accademia e della biblioteca. In effetti, non esistono barriere che bloccano l'ingresso, quindi il cortile d'onore ed il porticato, più che la pinacoteca, sono i luoghi dove si incontrano i giovani dell'accademia. Inoltre, l'edificio si pone come una quinta stradale sulla piazza di Brera.


Rapporto con la modificazione: la pinacoteca sorge su un'area che già in passato era molto ricca di attività commerciali e tessili, il cambio della destinazione d'uso, da centro produttivo tessile a centro produttivo culturale, non può non aver dato un'ulteriore spinta propulsiva di sviluppo, anche se di altro tipo, cioè non strettamente economico.


Rapporto con i collegamenti e le funzioni: Milano è una città molto grande: solo nel centro storico ci sono 10 musei, tra cui la stessa Brera. La pinacoteca è raggiungibile a piedi dal centro, oppure con le tre linee della metropolitana: MM1 fermata Cairoli; MM2 fermata Lanza; MM3 fermata Montenapoleone; oppure con gli autobus nn. 61-97 ed i tram 1-4-8-12-14-27.























































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