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Foscolo - Le ultime lettere di Jacopo Ortis

letteratura



Foscolo


Le ultime lettere di Jacopo Ortis.

Fu la prima opera importante di Foscolo. Una prima redazione fu stampata nel 1798 ma fu interrotta per vicende belliche a cui prese parte. Lo stampatore fece concludere il libro ad un certo Angelo Sassoli ma il romanzo venne ripreso, modificato e pubblicato nel 1802 da Foscolo.

Si tratta di un'opera che Foscolo sentì centrale nella sua esperienza. E' un romanzo epistolare uniprospettico, creato dalle lettere che il protagonista, Jacopo Ortis, scrisse all'amico Lorenzo Alderani. Il modello a cui Foscolo guardò fu "I dolori del giovane Werther" di Goethe, cui si ispirò nel nodo fondamentale dell'intreccio ( un giovane che si suicida per amore di una donna già destinata ad un altro ) e nel nucleo tematico profondo ( la figura di un giovane intellettuale in conflitto con un contesto sociale in cui non può inserirsi ). Goethe aveva colto questa situazione di conflitto e Foscolo riprese questo nucleo tematico.

Ci sono molte affinità tra la vita di Foscolo e quella di Jacopo. Il dramma di Jacopo è il senso di una mancanza, il non avere una patria, un tessuto sociale e politico degno di questo nome in cui inserirsi. Dietro Ortis c'è l'Italia dell'età napoleonica con i suoi tumultuosi rivolgimenti, la disperazione che nasce dalla delusione rivoluzionaria, dal vedere tradite le speranze patriottiche e democratiche e dal vedere la libertà finire in tirannide. Dopo la caduta delle sue illusioni 555f55f ( dell'amore e della patria ), l'unica via che gli si offre per uscire da questa situazione negativa è la morte, intesa in termini nichilisti e materialisti, come nulla eterno. Con il suicidio di Jacopo muore la parte destruens di Foscolo che aveva portato alla caduta delle illusioni e si ha la separazione tra Jacopo e Foscolo. Rimane in vita la parte costruens di Foscolo che costruisce nuove illusioni che guardano ad un mondo nuovo e che troveranno la perfetta unificazione nella poesia. Alla fine Foscolo si identificherà con Lorenzo Alderani che presenta quel carattere di equilibrio e saggezza che manca a Jacopo e che sarà proprio di un Foscolo nuovo, più razionale, che non si lascerà coinvolgere troppo da Napoleone e dall'amore. La figura di Lorenzo Alderani ha un certo spessore anche perché evidenzia l'importanza dell'editore per un artista.



Questo romanzo ebbe importanza perché portò alla diffusione in Italia di un modello di romanzo moderno, anche se l'opera appare come un lungo monologo più che un'opera narrativa. In essa Foscolo anticipa tematiche che saranno sviluppate in opere successive ( la ricerca di valori positivi che consentano di superare il vicolo cieco della storia ).





Le Odi.

Rappresentano le tendenze neoclassiche della poesia foscoliana. Al centro vi è il vagheggiamento della bellezza femminile presentata nelle forme di divinità greche; ricorrono rimandi mitologici, il lessico è aulico e sublime.

"A Luigia Pallavicini caduta da cavallo" statica, eccessivamente curata, conserva il carattere di omaggio galante alla bella donna.

"All'amica risanata" caratterizzata da un equilibrio tra contenuto e forma. E' quasi un discorso filosofico sulla bellezza ideale, sul suo effetto di purificare le passioni e rasserenare l'animo inquieto degli uomini e sulla funzione eternatrice della poesia che canta la bellezza. Foscolo si dimostra conoscitore delle teorie di Evemero da Messina per il quale gli dei erano solamente eroi e quindi uomini trasformati in divinità. Foscolo riteneva che l'amica potesse elevarsi grazie alla sua bellezza e ad alcune importanti virtù tra cui la gloria poetica perciò celebra la rinascita dell'amica presentata quasi come una dea.





I Sonetti.

Sono più vicini alla materia autobiografica e alla passionalità dell'Ortis. La maggior parte è infatti caratterizzata da un forte impulso soggettivo e vi è inoltre la ripresa dei temi dell'Ortis ( la proiezione del poeta in una figura eroica sventurata e tormentata, il conflitto con il reo tempo presente, il nulla eterno come unica alternativa, il valore eternante della poesia . ). Ricompare dunque sia il motivo nichilistico sia la ricerca di valori positivi che consentano un superamento di questo approdo nichilistico.

8 sonetti caratterizzati da un equilibrio solo formale che dà vita ad una produzione fredda. Foscolo è ancora l'autore dell'Ortis e si pone verso il lettore con un atteggiamento ribelle.

4 sonetti riescono a racchiudere vari sentimenti in una perfetta cornice esteriore. Vi è la creazione di un'arte più equilibrata da parte di un Foscolo più maturo, erede della parte costruens di Foscolo. Foscolo ha raggiunto una maturità poetica personale grazie ad Alfieri e alla lirica del Rinascimento.

I sonetti raccolgono le ideologie che torneranno ad essere analizzate nei Sepolcri.





I Sepolcri.

Si tratta di un carme epistolare in endecasillabi sciolti; quest'opera si presenta come una lunga lettera rivolta a Ippolito Pindemonte in seguito a una discussione avvenuta con questo nel 1806, originata dall'editto napoleonico di Saint-Cloud (1804) con cui si imponevano le sepolture al di fuori della città e si regolamentavano le iscrizioni sulle lapidi ( motivazioni per tale editto norme igieniche; idee giacobine per le quali tutti gli uomini sono uguali dopo la morte ).

Pindemonte credeva nel valore della sepoltura individuale, segno di cristianità che meritava rispetto.

Foscolo aveva negato l'importanza delle tombe ( questo rivela un punto di vista materialistico ) perché la morte produce la dissoluzione dell'essere perciò l'uomo è destinato a essere nulla dopo la morte.

Nel carme Foscolo riscopre un valore diverso della tomba, personale, individuale, lontano dalla religiosità di Pindemonte. Nei Sepolcri vi è un superamento del nichilismo a cui avevano portato la delusione storica e il crollo della speranze rivoluzionarie di fronte alla realtà dell'età napoleonica. Foscolo contrappone alla morte l'illusione di una sopravvivenza garantita dalla tomba che conserva il ricordo del defunto presso i vivi. La tomba è il centro degli affetti familiari e la garanzia della loro durata dopo la morte ed è il centro dei valori civili perché tramanda la memoria dei grandi e di azioni gloriose spingendo alla loro imitazione ( motivo politico ). L'Ortis si chiudeva con il suicidio di Jacopo senza lasciare spazio a una possibilità d'intervento; ora Foscolo propone la possibilità di un'azione politica nella storia che l'analisi del contesto portava ad escludere e introduce la prospettiva di un possibile riscatto per l'Italia grazie alla tomba che mantiene in vita un passato di grandezza. L'esaltazione della tradizione e dei grandi del passato è dunque in Foscolo il tentativo di dare una risposta a problemi vivi nella coscienza collettiva in un momento travagliato. Il suo carme è quindi poesia civile e vuole animare l'emulazione politica degli italiani. E' una meditazione filosofica e politica esposta attraverso figurazioni e miti; il discorso del carme ha una struttura rigorosa e armonica. E' costruito su una orchestrazione di toni diversi; mossa è la prospettiva spazio-temporale: si passa dallo spazio ristretto della tomba alla immensa prospettiva della terra e del mare, dal mondo terrestre all'aldilà attraversando epoche diverse. Il linguaggio è elevato e aulico e riporta alla poesia classicheggiante.


Il carme viene generalmente diviso in 4 parti:

Foscolo, appoggiando la tesi dell'editto, vuole arrivare a ribaltarla.

1-22 Ribadisce le tesi materialistiche da cui dovrebbe discendere l'inutilità della tomba e l'indifferenza per il modo di seppellire i defunti. La morte è distruzione totale dell'individuo perché è solo un momento di un ciclo naturale di perpetua trasformazione in cui la materia di un essere , disgregandosi, va a formare altri esseri. Il morto non può trarre alcun conforto dalla tomba; la continua trasformazione impedisce anche la sopravvivenza del ricordo. Queste idee tuttavia, secondo Foscolo, hanno esaurito il loro valore critico e liberatorio che le aveva caratterizzate nell'età illuministica; ora possono solo generare sfiducia e passività.

Il materialismo settecentesco viene superato, sul piano pratico, con le illusioni. La sopravvivenza dopo la morte diviene possibile grazie all'illusione. L'illusione della sopravvivenza è affidata alle tombe che mantengono in vita il ricordo istituendo un rapporto affettivo con amici e familiari. La possibilità di un rapporto affettivo tra vivi e morti strappa l'uomo alla sua condizione effimera e gli conferisce quasi l'immortalità propria degli dei.

Troviamo l'esempio in negativo della tesi prima dimostrata: la colpa di non attribuire il giusto valore alla tomba, privando l'estinto del ricordo. L'esempio si incentra sulla figura del poeta Parini a cui la città natale non ha dato una degna sepoltura. Parini è un poeta di alta dignità civile che con i suoi versi ha colpito gli aspetti negativi del suo tempo. Il ricordo che la tomba dovrebbe serbare contiene dunque un messaggio civile per la società e non è limitato alla sfera privata.


Foscolo ripercorre i vari culti dei morti e il senso della civiltà, la funzione civile propria delle tombe.

Le tombe e la pietà per i defunti sono uno dei fondamentali segni distintivi della civiltà; intorno ad esse si raccolgono i valori fondamentali di un popolo. Sono dunque un metro per misurare il grado di civiltà di una data società. Foscolo propone quattro esempi di tale funzione civile delle tombe:

MEDIOEVO condannato come età di barbarie denunciata dalla mancanza di igiene, dalla superstizione e da una visione della vita tetra e macabra, ossessionata dal terrore della morte.

CIVILTÀ' CLASSICA aveva una visione serena della morte, testimoniata dallo scenario gioioso e luminoso che circondava le tombe. Questa visione serena della morte è prova, per Foscolo, di un altissimo livello di civiltà.

ESEMPIO NEL MONDO ATTUALE i giardini dei cimiteri suburbani inglesi richiamati alla mente dal profumo dei fiori che circondano le tombe antiche. Nell'Inghilterra moderna le sepolture non sono solo indizi di pietà verso i propri cari ma anche della presenza di valori civile profondamente radicati che uniscono lo spirito del popolo alle glorie e agli eroi nazionali. L'Inghilterra viene assunta ad esempio di società permeata di virtù civili e di amor di patria.

ITALIA NAPOLEONICA la vita civile è dominata dalla smania di arricchirsi e dal timore verso il potere; le tombe non possono avere alcuna funzione e si riducono ad inutile sfoggio di lusso o a lugubri immagini di morte. A questa viltà dominante si contrappone l'immagine eroica del poeta che auspica nella morte un approdo di pace. La morte non è solo rifugio di pace in negativo: la tomba del poeta assume una funzione civile, proponendo un esempio di generosità e di un'attività intellettuale libera, non servile. La figura di Foscolo si colloca così idealmente accanto a quella di Parini.


Incentrata sul valore delle tombe dei grandi che risiedono in Santa Croce. La considerazione del valore storico delle tombe si allarga qui alla dimensione storica: la tomba viene vista non solo più come centro dei valori di un dato momento della civiltà, ma come messaggio che travalica la successione del tempo. Il poeta passa dalle tombe in genere alle tombe degli uomini grandi, il cui ricordo dura nei secoli. Domina in questa parte il motivo delle tombe in Santa Croce, tombe di grandi uomini che stimolano gli animi generosi a compiere grandi azioni. Queste glorie del passato sono le uniche rimaste all'Italia nella decadenza presente e da queste memorie può venire lo stimolo al riscatto. L'azione sul terreno politico non viene più, come nell'Ortis, esclusa ma è data come possibile in un ipotetico futuro. Foscolo ha ristabilito le basi per una partecipazione attiva alla storia. La letteratura non è più solo la lucida analisi di una situazione di sconfitta  ma ha una funzione positiva di ammaestramento etico, di stimolo civile e politico. Si offre qui un'altra figura esemplare di poeta: Alfieri ( è una figura complementare a Parini che era poeta civile ). Alfieri è poeta politico e profetico il messaggio è la profezia di un futuro riscatto politico della nazione.


La quarta parte si conclude con la celebrazione del valore morale della morte di Achille e del valore della poesia. Alla funzione delle tombe, nel serbare la memoria e perpetuare i valori della civiltà, si affianca quella della poesia. Le tombe hanno il compito di vincere l'opera distruttrice della natura e del tempo ma anch'esse, in quanto oggetti materiali, sono sottoposte a quest'opera di distruzione. La loro funzione è limitata nel tempo e, quando saranno scomparse, sarà raccolta dalla poesia. Foscolo vive in un'epoca in cui è entrato in crisi, in seguito alle trasformazioni subite dall'Italia napoleonica, il ruolo del poeta e non si è ancora delineato il nuovo committente, la borghesia. Foscolo assegna alla poesia una funzione profetica e insiste sulla sua azione nel corso dei secoli parlando alle generazioni a venire. Nei versi che concludono il carme c'è una esemplificazione del motivo della poesia che raccoglie l'eredità delle tombe nel perpetuare la memoria. Si delinea l'immagine delle grandi civiltà che cadono in rovina e scompaiono per l'azione del tempo che tutto trasforma. L'esempio è tratto dalla storia di Troia, dai fatti di Aiace, il cui ricordo è stato mantenuto in vita da Omero. Omero ha cantato non solo gli eroi greci vincitori ma anche gli sconfitti la poesia non ha solo il compito di conservare la memoria di azioni gloriose, ma deve anche serbare il ricordo degli sconfitti destando in tal modo sentimenti più miti, la compassione e la solidarietà. In questa parte spicca dunque la figura di Omero, nei cui versi si raccoglie e si tramanda tutta la tradizione di un popolo, che può sopravvivere così nel tempo.





Le Grazie.

Al progetto di quest'opera Foscolo lavorò a più riprese senza portarlo a compimento. Il progetto cominciò a prender forma durante il soggiorno a Firenze nel 1812-13 e fu poi soggetto a diverse rielaborazioni successive. L'opera si articola su tre inni, dedicati a Venere, Vesta e Pallade. Le Grazie sono dee intermedie tra il cielo e la terra che hanno avuto il compito di suscitare negli uomini i sentimenti più puri ed elevati attraverso il senso della bellezza, inducendoli a superare la bestialità che è nella loro natura originaria e portandoli alla civiltà. L'opera è incentrata sull'idea della bellezza serena e dell'armonia e riprende dunque la linea inaugurata nelle Odi. Foscolo non abbandona tuttavia il suo ideale di poesia civile. Affiorano nel poema rimandi alla realtà attuale, allo scatenarsi delle passioni feroci e degli istinti aggressivi dell'uomo. L'idoleggiamento della bellezza assume senso in riferimento al terreno storico, come critica a un presente in cui è necessario un ordine più umano. Tutto ciò non resta su un piano di pura affermazione consolatoria: Foscolo è convinto della funzione civilizzatrice della poesia e delle arti, della loro possibilità di agire sul mondo sociale e di renderlo veramente più umano.




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