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Elementi di etnologia Cresswell CAPITOLO 1 - STORIA E METODI - Lo sviluppo della disciplina

sociologia



Elementi di etnologia

Cresswell


CAPITOLO 1 - STORIA E METODI

1. Lo sviluppo della disciplina

L'etnologia scientifica è nata con il colonialismo europeo della fine del XIX secolo.

Le più importanti tendenze, passate ed attuali, del pensiero etnologico sono:

l'evoluzionismo

il diffusionismo

il funzionalismo



lo storicismo.

L'evoluzionismo - primo cronologicamente - cercò di collocare la specie umana tra le altre specie animali. Divenne presto evidente però che l'evoluzione umana non era solo biologica, ma anche sociologica e culturale, e che non si poteva parlare di evoluzione lineare.

In reazione all'evoluzionismo si sono formate la scuola diffusionista e quella funzionalista; la prima asserisce che lo sviluppo culturale è avvenuto a partire da alcuni centri di invenzione, la seconda nega qualsiasi interesse alla storia e concentra la sua attenzione sui rapporti funzionali tra i diversi tratti culturali delle istituzioni sociali.

Infine in reazione alle grandi teorie elaborate da queste tre scuole, la corrente storicista negò ogni possibilità di individuare leggi di sviluppo sociale generale e cercò di ridurre l'etnologia alla descrizione e all'analisi particolare di ogni gruppo studiato.

Spencer: le razze attuali rappresentano stadi differenti dell'evoluzione umana.

Tylor: non fece ricerca sul campo, ma intraprese studi di correlazione (matrimonio e filiazione). Migliore esempio: Human Relations Area Files di Murdock (sintesi codificata delle informazioni contenute in diverse migliaia di schede riguardanti più di 550 società del mondo).

Malinowski: padre del funzionalismo, lavoro sul campo. Sostenne che l'esistenza di ciascun tratto culturale era dovuto alla sua funzione. Il concetto di funzione era ridotto a sette bisogno psico-biologici, ai quali corrispondeva una serie di risposte culturali. Necessità di una visione sintetica della società.

Radcliffe-Brown: funzionalismo strutturale. La funzione è il rapporto 333d36d esistente fra una istituzione e la struttura sociale in cui si trova inserita.

Ratzel: padre della scuola diffusionista. (1882) Nella maggior parte dei casi le emigrazioni o i rapporti tra i popoli erano all'origine delle somiglianze tra culture e tratti culturali simili, raramente erano dovuti a invenzioni indipendenti.

Storicisti: Boas e suoi allievi: minuziosa descrizione etnografica senza teoria precostituita, pretesa che ciascun gruppo umano avesse una storia specifica che non poteva essere comparata a quella di nessun altro gruppo => metodo induttivo. Empirismo insostenibile.

Capire l'interazione fra il sistema sociale del paese colonizzatore e quello del paese colonizzato, rende intelligibili i concetti e i metodi delle differenti correnti del pensiero etnologico.

3. I campi attuali della disciplina

Per quanto riguarda la raccolta dei fatti e la loro analisi, la disciplina contemporanea si occupa di 3 aspetti:

gli elementi dell'organizzazione del lavoro - possiamo chiamare elementi della disciplina i differenti campi di studio: antropologia culturale e sociale, antropologia fisica, tecnologia, linguistica. Arbitrarietà di queste frontiere. Nel campo tecnico l'evoluzione è necessariamente lineare, diversamente dal campo socio-culturale. Si può definire più evoluto tutto ciò che riduce il controllo di un uomo sull'altro, lasciando agli uomini la possibilità di una disciplina collettiva liberamente consentita. Lo sviluppo dei differenti aspetti culturali e sociali che di dà un gruppo umano non rappresenta una evoluzione, ma una serie di adattamenti a condizioni tecnico-economiche successive.

rapporti tra i diversi elementi - ogni analisi deve portare alla costruzione di modelli, modelli che saranno tipologie statiche e sterili se non forniscono una spiegazione e non prevedono un'evoluzione. Il modello deve riflettere una struttura e quindi delle relazioni.

dimensione temporale - nessuna storia è meno importante di un'altra, qualunque sua la velocità della sua evoluzione; trascurare la dimensione temporale nell'analisi o nell'interpretazione non può essere giustificato sotto alcun piano teorico. Può essere in:

passato lontano - archeologia preistorica

passato recente - archeologia classica e studio dei testi

presente - etnologia

futuro immediato - antropologia applicata.

4. Rapporti con altre discipline.

L'etnologia si definisce come un metodo induttivo di ricerca sul campo, applicata ai rapporti sociali interni o esterni di un gruppo umano concreto.

Falso problema dell'oggettività: ogni fatto esiste al di là dell'osservazione dell'etnologo, in ciò consiste la reale oggettività della ricerca etnologica. Ma nella scelta dei fatti pertinenti e nella loro analisi consiste la soggettività della ricerca etnologica. La decisione della pertinenza o meno degli elementi da descrivere è soggettiva, dipende dallo schema concettuale di colui che descrive, ma la descrizione degli elementi scelti deve essere rigorosamente la stessa, sia che venga fatta da uno o da 100 etnologi.

Agli inizi, l'etnologia trattava di popoli e gruppi di cui tutto doveva essere studiato e appreso, compresa la lingua => ragionamento induttivo => raccolta dei fatti.

Al contrario la sociologia, nata dalla riflessione di una società su se stessa, tese all'elaborazione di ipotesi che i ricercatori dovevano verificare sul campo. L'aspetto di sintesi dell'etnologia deriva dall'unione del metodo induttivo con la piccola dimensione dei gruppi studiati dai primi etnologi, a cui si è aggiunto il concetto di cultura, nato dall'esotismo stesso della disciplina.

Mentre la sociologia, trattando dei problemi nelle grandi società, ricorse subito all'aspetto quantitativo dei fenomeni studiati, utilizzando unità statistiche ufficiali.

Nella ricerca queste due discipline sono chiamate sempre più a cooperare.

5. Problemi di vocabolario.

L'empirismo è una dottrina filosofica che nega l'utilità e perfino la fondatezza della teoria; contano solamente i fatti.

Questa presa di posizione teorica trova un certo seguito tra gli etnologi, poiché il campo diviene il solo ambito della ricerca e la scienza si riduce alla descrizione degli avvenimenti.

In senso più ristretto, il termine empirismo talvolta è impiegato per descrivere un atteggiamento tecnico privo di teorie esplicative (es. sciamano: nuvole, pioggia, senza una teoria coerente).

Terza utilizzazione del termine: empirico indica il piano della realtà osservabile, qualunque ne sia l'osservatore.

6. Il laboratorio dell'etnologo

La dialettica tra teoria e raccolta dei fatti avviene durante la ricerca sul campo. L'etnologia considera il campo come un laboratorio.

Più la cultura da studiare è diversa dalla propria, più bisogna prevedere una permanenza lunga (per documentazione scientificamente valida).

L'induzione è la chiave di volta della metodologia etnologica e l'accumulazione di dettagli particolari, senza i quali non può essere giustificata nessuna affermazione generale, richiede tempo.

Osservazione partecipante. Questionario.


CAPITOLO 2 - CONCETTI E CULTURE

1. I concetti in etnologia.

Necessità di rendere espliciti i concetti che sono alla base dello studio. Tre esempi:

concetto di "fatto sociale totale" (Mauss): fenomeno che dà impulso a tutta la società e alle sue istituzioni (potlatch). Suddividere la ricerca e le analisi di Mauss in fenomeni economici, religiosi e giuridici, impedisce di capire la realtà sociale invece di favorirne la scoperta. Analizzare questa cerimonia servendosi del concetto di fenomeno sociale totale, non solamente chiarisce il potlatch, ma anche il funzionamento della società, dimostrando che l'irrazionalità economica maschera una razionalità sociale. Il fatto che l'autore abbia esplicitamente definito il suo concetto permette, inoltre, un'analisi critica del lavoro.

concetto di homo oeconomicus: nelle economie tradizionali extraeuropee questo concetto suscita contraddizioni. Una di queste è la pretesa irrazionalità economica (una società di cacciatori raccoglitori può convenientemente far fronte ai propri bisogni energetici e metabolici in un tempo di lavoro minimo). Quindi questo concetto assume un valore negativo per due motivi: uno implicito, in quanto impedisce ogni analisi critica del lavoro; e uno non operativo, perché frena la ricerca invece di aprirla a nuove ipotesi.

concetti di Comunità e Società - secondo questo concetto esisterebbero due tipi di società: la Gemeinschaft (comunità - fondata sulla parentela) e la Gesellschaft (società - fondata sui rapporti politici, in base a un contratto). Tipologie sterili, forma dicotomizzata delle società umane, isola arbitrariamente gli uni dagli altri gruppi umani.

2. Problematiche

Diversamente dalle scienze "esatte", dove il modello costruito per induzione permette anche la deduzione, nelle scienze sociali troppi modelli derivano da una certa forma di riduzionismo. Attraverso la comparazione si eliminano le variazioni, si riducono le osservazioni a ciò che vi è di comune nei fenomeni sociali di tutte le tribù di una data regione: procedimento induttivo che non porterà mai alla deduzione.

Il solo modello possibile è quello che esprime dei rapporti (es. la dimensione delle popolazione, la sua forma di organizzazione sociale e le sue condizioni ecologiche sono intimamente collegate).

Solamente i modelli costruiti in base alla relazioni tra elementi permetteranno la doppia analisi, induttiva e deduttiva, che è alla base di ogni scienza.

3. La cultura

Cultura = la particolare configurazione adottata da ciascuna società umana non solo per regolare i rapporti fra i fatti tecnico-economici, l'organizzazione sociale e le ideologie, ma anche per trasmettere le sue conoscenze di generazione in generazione.

Sub-cultura = gli elementi che determinano la specificità di una cultura sono ordinati differentemente = i criteri di comportamento di un gruppo hanno un peso culturale leggermente diverso rispetto a quelli della società globale.

4. Livelli di analisi

5. Contatti fra culture e concetti etnologici

L'etnologia è nata dal colonialismo, e i concetti fondamentali della disciplina sembrano nati proprio dalle diverse situazioni create dal colonialismo europeo.

Tre variabili:

i tipi di rapporti sociali che esistevano nei paesi colonizzati al momento dei contatti;

i rapporti sociali all'interno delle metropoli;

la natura dei contatti tra la metropoli e le colonie.

Spagna: una cultura che aveva appena ristabilito la propria dominazione sul suo paese d'origine. La sola forma di società concepibile per gli spagnoli era quella di una società unica. Le prime società incontrate nelle Antille venivano annientate. Esisteva una sola cultura, una sola civiltà, una sola nazione, non si poneva alcun problema di comprensione tra popoli differenti. Non ci poteva essere interesse per la diversità esotica di usi e costumi. Il regime spagnolo era nella sua essenza un regime feudale, come non lo erano più i regimi inglese e francese.

La Gran Bretagna fu il primo paese europeo a industrializzarsi, dopo aver conosciuto un grande sviluppo del capitalismo commerciale mercantile. L'Inghilterra conquistò l'India più sul piano commerciale che con la forza delle armi; mantenne le strutture indigene, dirigendole dall'esterno. Si trattava di controllare l'amministrazione locale, per assicurarsi l'appropriazione del prodotto e non la gestione della produzione. Nasce una visione di due civiltà in contatto. Nelle Antille inglesi troveremo la stessa separazione di due mondi distinti. Agli inizi piccole proprietà, poi possibilità di profitto offerte dalle grandi piantagioni a monocoltura, che favorivano lo sviluppo di grandi proprietà e, di conseguenza, della schiavitù. I negri non dovevano far parte della società cristiana. Rapporti tra colonie e metropoli: le colonie d'oltremare non interessano più per l'insediamento ma come fonte di materie prime e mercato per i manufatti.

Il colonialismo inglese si espresse attraverso una forma indiretta di governo coloniale. Da questo nascono le teorie sulla cultura, che giustificano ..... Verso la fine dell'800 il colonialismo britannico si indirizzò verso l'Africa, dove gli Inglesi trovarono generalmente piccole società, molto strutturate, sia sul piano sociale, sia su quello cosmogonico (coloro che si rifanno al funzionalismo strutturale si basano, per l'elaborazione delle loro teorie, su una documentazione africana).

Nell'America del Nord furono i piccoli coloni a prevalere sui grandi proprietari terrieri; bisognava occupare le terre e scacciare o uccidere gli indiani. Fin dall'inizio della colonizzazione britannica nell'America del Nord vi è il rifiuto di ogni cultura, di ogni forma di vita al di fuori di quella bianca, protestante e anglosassone. Gli indiani non vennero mai asserviti. Come nel sud, era esclusa ogni osmosi tra la cultura indiana e la cultura anglosassone. Non si verificò mai lo sfruttamento indiretto per intermediazione di uomini o di sistemi sociali indigeni, e solo raramente gli indiani vennero impiegati come manodopera. Si cercò sia di sterminarli fisicamente, sia di richiuderli in territori scartati dagli europei. Al genocidio seguì l'etnocidio.

Colonialismo francese: industrializzazione tardiva; forte centralizzazione del sistema politico francese, e questo sistema fu portato oltremare dagli amministratori coloniali. Al contrario degli inglesi, i francesi sostituirono alle strutture indigene una struttura francese (assimilazione).

Mentre gli spagnoli assorbirono totalmente le popolazioni conquistate, e gli inglesi governarono o per mezzo di intermediari, come nelle Indie, o cacciando le popolazioni dalla terra per appropriarsene, come nell'America del Nord, i francesi cercarono di conoscere le strutture, non tanto per utilizzarle quanto per sostituirle.

Etnologia tedesca: comparsa piuttosto tarda; limitata soprattutto a descrivere le culture materiali dei popoli primitivi; per i germanofoni dell'800 il problema principale era l'unificazione della Germania. Da questo deriva, in parte, il loro interesse per la psicologia sociale, la psicologia dei popoli e per tutti gli studi sull'anima e lo spirito di una nazione.

6. L'etnologo e il campo

Il disimpegno politico dell'etnologo non è più possibile, se mai lo è stato. Non esiste un atteggiamento generale da adottare. Ogni situazione richiede una risposta specifica.

Il distacco apparente, che per alcuni sarebbe alla base dell'oggettività scientifica, nella maggior parte dei casi deriva dalla semplice imposizione di una griglia di concetti europei su una realtà diversa: distacco dell'incomprensione.

Il problema reale dell'oggettività scientifica è di evitare, nell'elaborazione di una teoria, gli a priori.

La responsabilità sociale consiste nell'indicare le diverse possibilità d'azione che si offrono, i probabili effetti delle possibili decisioni.


PARTE SECONDA - SEI IPOTESI

CAPITOLO 3 - ECOLOGIA

1. Rapporti tra società e natura

Engels: la natura si vendica di ogni nostra vittoria

3. Determinismo e rapporti ecologici

Atteggiamenti più comuni per quanto concerne i rapporti tra civiltà e ambiente, tra culture e contesto naturale.

Si può ritenere che una data società civile sia determinata dalle condizioni dell'ambiente; è la posizione deterministica (Ratzel 1882-1897).

Si può al contrario pensare che le società civili scelgano liberamente tra le numerose possibilità naturali che le sono offerte; è la posizione possibilista (Vidal del la Blache 1902).

Si può infine ammettere che ci sia reciprocità nei rapporti tra culture ed ambienti, essendo le prime la somma di adattamenti, talvolta disadattamenti, all'ambiente naturale; scambi continui tra culture ed ambienti - ambientalismo.

L'ambientalismo è un tentativo di sintesi tra gli estremi determinista e possibilista; riconosce alle condizioni naturali un'influenza sul comportamento dei gruppi umani e sulla loro storia, senza però negare l'autonomia almeno parziale dei fatti culturali.

4. Definizioni

Ecologia (dal greco oikos = dimora, habitat): il suo campo di studi è quello delle relazioni intercorrenti tra organismi o gruppi di organismi e l'ambiente in cui essi vivono.

Un dato ambiente viene caratterizzato da due tipi di fattori:

fattori biotici, che corrispondono agli esseri viventi, vegetali ed animali, che costituiscono la biocenosi;

fattori abiotici, sono quelli dell'ambiente fisico, del biotopo: clima, caratteristiche fisico-chimiche dei suoli e delle acque, etc:

Biosfera = la parte del sistema terrestre nel quale è presente la vita.

Definizione di Fosberg di ecosistema: è un sistema di interazione che comprende gli oggetti viventi ed il rispettivo habitat abiotico.

Valenza ecologica = la capacità posseduta da una specie di popolare ambienti diversi.

Fattore limitante = il fattore abiotico o biotico dell'ambiente che, per una specie o per uno stadio vitale di questa, esercita l'azione più efficace sulla presenza della specie stessa nel contesto studiato; se il fattore scende al di sotto della soglia minimale o supera quella massimale, la vita della specie o del gruppo considerato non è più possibile.

5. Popolazione degli ecosistemi.

Essendo in argomento problemi alimentari, bisogna dire una parola sulla struttura trofica (azione del nutrirsi) degli ecosistemi ed inquadrare le relazioni tra le specie (uomo compreso) in una biocenosi data. Tali relazioni costituiscono le catene alimentari, o piramidi, o reti trofiche.

Produttori primari: vegetali a ciclo clorofillaceo, che operano la sintesi di materia vivente a partire da elementi minerali e organici; sono alimento per i

Consumatori primari (animali erbivori, uomini), i quali a loro volta sono alimento per i

Consumatori secondari (animali carnivori, uomini) oppure di

Consumatori terziari (carnivori che si nutrono di carnivori).

In seno ad una catena o ad una piramide alimentare c'è trasferimento di energia e ciascuno degli anelli o dei livelli riceve solo una parte dell'energia acquistata dall'anello o dal livello precedente. C'è una perdita da anello ad anello; l'equilibrio sistematico richiede quindi che vi siano più produttori primari che consumatori primari, i quali a loro volta devono essere più numerosi dei consumatori secondari e così via.

Nicchia = il luogo occupato da una specie in un ecosistema dato, tenendo conto del suo inserimento nella rete trofica, dei suoi rapporti con le altre specie con cui è in concorrenza.

La concorrenza tra specie è il motore della selezione naturale. Gli ecosistemi rappresentano lo sbocco finale di un lungo processo di adattamento degli organismi all'ambiente, e delle specie l'una all'altra. Questi sistemi possiedono dei mezzi interni di controllo del proprio funzinamento, che permettono quindi di fronteggiare almeno in parte le variazioni di popolazioni e le modificazioni dell'ambiente stesso.

Ecosistema generalizzato: ha un indice di differenziazione elevato, e cioè la biocenosi comprende un numero notevole di specie vegentali e animali, ciascuna delle quali con un numero relativamente ridotto di individui.

Ecosistema specializzato: basso indice di differenziazione; ci sono poche specie e ciascuna con un grande numero di individui.

La domesticazione dei vegetali (e degli animali) ed il progresso delle tecniche di coltivazione (o di pascolo) si sono sempre accompagnati ad una specializzazione ecosistemica.

Se per una ragione qualsiasi il ritmo di coltivazione viene accelerato da una pressione crescente di popolazione umana in espansione, la foresta cede progressivamente il passo a formazioni vegetali degradate. Da una stato di climax climatico, ecosistema generalizzato, si passa, attraverso l'intervento umano, ad un disclimax, che corrisponde ad un ecosistema specializzato. Un climax climatico è una comunità biologica capace di mantenersi nelle condizioni climatiche prevalenti e che rappresenta il punto di arrivo naturale dello sviluppo ecologico in quelle condizioni. Un disclimax, invece, è una comunità che solo in apparenza è capace di perpetuarsi nelle condizioni prevalenti di clima e di suolo, ma che in realtà è mantenuta da un intervento umano costante.

Dalla raccolta selvatica all'agricoltura moderna, c'è stato un impoverimento della flora economica utilizzata. L'azione dell'uomo sulle poche specie privilegiate che ha conservato nel suo complesso economico vegetale si è tuttavia tradotto in una relativa differenziazione in varietà, che supplisce in parte all'impoverimento specifico che abbiamo appena segnalato.

Carrying capacity (capacità di portata) = il livello ottimale di popolamento di piante disboscatrici alimentari che una superficie data di foresta tropicale umida può sopportare, senza che la struttura e il funzionamento dell'ecosistema naturale ne abbiano a soffrire.

A partire da una determinata soglia nel rapporto quantitativo di popolazione umana che utilizzi l'ambiente naturale (pressione demografica, riduzione dell'area disponibile, etc.), l'uomo può:

agire sulla propria popolazione per ridurne la crescita;

tentare di aumentare il territorio oppure trasferirsi altrove;

tentare di adattarsi alle nuove condizioni dell'ecosistema trasformato dal proprio intervento, compensando la crescente specializzazione con apporti di energia, tecniche di coltura o di pascolo perfezionate, fertilizzazione, etc. E' a questo punto che inizia il cammino verso il progresso tecnico o scientifico.

In occasione di migrazioni in ambienti nuovi e del conseguente adattamento, possono farsi avanti modificazioni ideologiche o sociali.

6. Sfruttamento del suolo e ideologie

I Karen (antichi disboscatori del nord della Thainlandia): l'adozione della risicultura irrigata da parte di questi coltivatori del tutto "nomadi", aveva comportato nel giro di cinquant'anni, oltre alla loro sedimentazione, anche tutta una serie di cambiamenti socio-culturali in fatto di habitat, di tenuta fondiaria, di organizzazione sociale e politica e persino in materia religiosa.

Ne risulta che il controllo crescente esercitato dal gruppo umano sulla produzione naturale, animale o vegetale, ha dovuto accompagnarsi ad adattamenti socio-culturali. Il mantenimento del gruppo nell'equilibrio ecosistematico viene assicurato da divieti con giustificazione soprannaturale ("... gli anziani ne vietavano la raccolta quando la pianta germoglia perché il dio della pioggia proprio in quel momento se ne nutre ...").

Qualche gruppo africano decide di cambiare residenza perché quella che occupa è "stregata": in realtà l'habitat è troppo popolato.

Il cacciatore-raccoglitore che vive in una foresta tropicale la considererà la buona madre; per contro un vicino gruppo di disboscatori avrà spesso paura dell'ambiente vegetale e tenderà ad esorcizzarne i possibili malefici; il coltivatore di vegetali annuali chiederà ai sacerdoti riti agrari propiziatori.

Il controllo del funzionamento umano ha sicuramente comportato lo sviluppo di istituzioni religiose e politiche nonché la genesi di ideologie, tutte diverse tra loro.

Nell'ecosistema generalizzato naturale (raccolta libera) o domestico (orticoltura nelle zone tropicali umide) l'uomo esercita un'azione indiretta negativa: la relazione uomo-pianta è individuale e quasi di amicizia; si asseconda la natura.

Nell'ecosistema specializzato, invece, l'azione sarà spesso diretta e positiva: le esigenze di energia per il mantenimento in produttività portano ad applicare un trattamento massiccio, spesso brutale.

Haudricourt: "E' necessario ricostruire la vita quotidiana delle epoche passate per comprendere l'attualità, anche per quanto concerne i campi astratti. E' davvero tanto assurdo chiedersi se gli dei che imperano e le filosofie che trascendono non abbiano a che fare con la pecora?".

7. Contatti fra culture

Quando, nella metà del secolo scorso, la Francia si impossessò della Nuova Caledonia, trovò nell'isola una cultura melanesiana del vegetale: gli isolani praticavano una orticoltura con tecniche avanzate; la vita sociale era organizzata secondo il ritmo dei lavori orticoli e i suoi aspetti religiosi ne erano indissociabili.

Gli Europei introdusseri i pascoli, l'alcool e le malattie: l'ecosistema venne modificato e si parlò di prossima estinzione. Tuttavia successivamente vi fu una straordinaria ripresa demografica: era stato raggiunto un nuovo equilibrio nel ristretto ambiente naturale e culturale delle "riserve" grazie all'adozione di alcune tecniche e risorse apprese dai colonizzatori.

Gli Yakut furono obbligati a spostarsi dal lago Baikal verso l'Artico portando con sé cavalli e bestiame. Nella cultura di questi ex-cavalieri delle steppe il cavallo doveva essere necessariamente mantenuto a tutti i costi. Tuttavia, alla lunga, venne sostituito con la renna.

8. Equilibrio ecologico

In un dato ecosistema, il numero di specie e di individui di ogni specie può variare, ma lo scambio di energia e di materia rimane costante.

9. Gli Tsembaga

Debbiatori che vivono nella foresta tropicale. La loro alimentazione è soprattutto vegetale ma mangiano del maiale. I maiali sono spazzini, frugano anche nei campi a maggese, mangiano gli avanzi di cucina. Ogni maiale riceve ogni giorno una quantità totale di tuberi equivalente, in peso, a quella utilizzata da ogni Tsembaga adulto.

Per conservare l'equilibrio dell'ecosistema gli Tsembaga devono mantenere la scorta costituita dal maiale a un livello ottimale in cui non disturbi l'approvvigionamento alimentare del gruppo umano, pur partecipandovi. I maiali maschi vengono castrati a tre mesi. La riproduzione dipende dai verri ridiventati selvaggi. Il verro diventa spesso un animale favoloso e per questo motivo riveste un ruolo importante nelle credenze e nei miti locali.

10. Civiltà ed ecologia

Civiltà: l'insieme di tecniche di sfruttamento della natura e dei mezzi di controllo del funzionamento di ecosistemi.

11. Metodologia

Gli etnologi debbono collaborare con i naturalisti.

Steward ha proposto tra analisi per lo studio ecologico delle società umane:

relazioni fra l'ambiente e le tecniche di sfruttamento e di produzione;

tipi di comportamento coinvolti nello sfruttamento di un dato ambiente per mezzo di una certa tecnologia;

misura in cui i tipi di comportamento associati a modi di utilizzazione dell'ambiente naturale hanno influito o influiscono su altri aspetti della cultura.


CAPITOLO 4 - TECNOLOGIA

Fra tutte le attività dell'uomo le tecniche sono quelle i cui testimoni resistono meglio al sotterramento e d'altra parte le sole "che non tornano mai al punto di partenza, ma progrediscono cumulativamente, attraverso miglioramenti insensibili" (Leroi-Gourhan).

La tecnologia tratta i rapporti natura-uomo in ciò che essi rappresentano di utilitario per l'uomo e nelle loro influenze sui fenomeni socio-culturali.

Tecnologia etnologica: lo studio dell'uomo attraverso le sue attività tecniche.

1. Le tecniche e la loro evoluzione

1.1 Tendenza e fatto

Leroi-Gourhan: è suo il concetto di tendenza tecnica = "un movimento, nell'ambiente interno, di presa progressiva sull'ambiente esterno", tendente a far scoprire le soluzioni più soddisfacenti che sia possibile ottenere con i mezzi disponibili.

1.2 L'ambiente tecnico

Ambiente tecnico: la somma delle conoscenze tecniche di una società. Questo ambiente presenta una continuità che permette ad ogni generazione di disporre di tutta l'esperienza di quelle che l'hanno preceduta.

1.3 L'innovazione

L'ambiente tecnico tende all'omogeneità, cioè ogni novità di qualche rilievo emergente in un qualsiasi settore esercita man mano la sua influenza su tutto l'insieme, talvolta molto al di là del campo tecnico.

Due condizioni favorevoli alla integrazione delle novità nell'ambiente tecnico:

la novità deve corrispondere a un bisogno.

l'esistenza di mezzi sufficienti perché la tendenza così individuata abbia occasione di materializzarsi (per creazione o assimilazione).

Quando lo scarto tra i due ambienti messi a confronto è troppo grande, può accadere che sia trovato un uso del tutto imprevisto per un oggetto che non offre alcuno spunto a proposito della sua destinazione reale (linee telegrafiche - gruppi australiani). In questo caso l'effetto sull'ambiente tecnico è nullo; altre volte è addirittura negativo in quanto l'acquisizione di oggetti di migliore qualità di quelli che si sanno fabbricare da soli comporta la perdita di conoscenze tecniche ormai senza impiego o anche l'abbandono di ogni attività tecnica e infine la morte del gruppo.

Più che l'origine interna o esterna della novità, è importante l'accoglienza che le viene fatta, l'eco che produce e l'impulso che può dare verso un nuovo equilibrio dell'ambiente tecnico arricchito.

E' eccezionale che si possa stabilire con una qualche certezza il luogo e l'epoca di una "invenzione", immagine di un superamento più che di una rottura in rapporto alla tradizione. Non è mai dal nulla che nasce la novità ma da un'associazione originale di elementi già disponibili.

I diversi settori di attività si comportano rispetto all'innovazione con un dinamismo molto ineguale.

1.4 La pratica tecnica

Tecnica = azione dell'uomo sulla materia in vista di un risultato preciso legato alla soddisfazione dei suoi bisogni.

Estrema rarità dell'atto tecnico isolato.

Ogni sequenza si scompone fino al gesto elementare, la più piccola unità (atomo) di azione tecnica. Gli equilibri tra pratiche totalmente coscienti e altre più o meno meccaniche, variano a seconda che si tratti delle più elementari pratiche quotidiane, di pratiche frequenti, in particolare legate all'attività professionale, oppure di pratiche periodiche rare, stagionali per esempio. Sembra che la frequenza di ripetizione delle operazioni non intervenga solo sulla probabilità statistica di associazioni innovatrici, ma anche liberando la coscienza tecnica attraverso la ripetizione meccanica di molte operazioni, rendendola dunque disponibile per le osservazioni critiche favorevoli al progresso.

2. La tecnica, fatto sociale

Considerare le tecniche come una delle componenti culturali, cioè uno degli elementi di coesione di un gruppo umano. Coesione nel tempo, poiché la tecnicità umana, contrariamente alla tecnicità animale, è legata all'esistenza di una memoria sociale, etnica. Questo bagaglio permette a ogni generazione di sopravvivere senza dover reinventare tutto, e serve da punto di appoggio per gli eventuali progressi.

Apprendistato attraverso il linguaggio orale o scritto, ma anche "con gli occhi".

Lo sfruttamento comune di un territorio è la manifestazione più evidente di coesione sociale in rapporto con l'attività tecnica.

2.1 Ambiente tecnico e organizzazione sociale

Lo storico Marc Bloch mostra come il fatto tecnico può derivare dalle condizioni sociali ed economiche: nei terreni seminati a grano del Nord della Francia, la falce fienaria, già utilizzata sui prati, ha lasciato posto alla falce messoria come strumento di mietitura. Il motivo è che quest'ultima taglia alto, e lascia le stoppie sul campo. Queste, secondo il costume, appartenevano all'intera collettività contadina. "La falce messoria era dunque lo strumento obbligato di una economia ... comunitaria, mentre la falce fienaria era l'utensile e il simbolo di una agricoltura individualizzata".

Stabilire una tipologia delle società su basi essenzialmente tecnologiche.

Leroi-Gourhan, considerando che "il livello di tecnicismo è potenzialmente equivalente in tutti gli uomini e che non c'è altra gerarchia che quella socio-economica" ha proposto una "scala" stabilita su questa base:

a livello pre-artigianale regna una polivalenza almeno teorica di tutti gli individui dello stesso sesso e invece una divisione tra attività maschili e femminili;

a livello proto-artigianale l'approvvigionamento alimentare è l'occupazione di tutti, ed alcuni individui o gruppi assicurano inoltre la fabbricazione di oggetti indispensabili;

a livello artigianale isolato esistono veramente degli specialisti, che esercitano la loro professione;

a livello artigianale raggruppato le unità di produzione artigianale sono raccolte per professione;

a livello industriale, infine, la polivalenza individuale è ridotta al minimo e la sopravvivenza di ciascuno è strettamente dipendente dal corpo sociale, solo detentore di un sapere tecnico frammentato in cellule specializzate.

2.2 La tessitura nel Magreb

L'esempio della tessitura nel Magreb mostra che diversi livelli possono coesistere all'interno di un gruppo per una stessa attività tecnica.

4 tipi di telai, non intercambiabili.

Nei primi due casi la maggior parte delle donne tessono "a tempo perso" coperte e vestiti per la famiglia, e, nel secondo caso, i teli da tenda e i sacchi per le provviste. Il terzo è generalmente sistemato in un locale distinto dall'abitazione ed è sempre utilizzato da un artigiano specialista per produrre tessuti destinati alla vendita. L'ultimo infine sembra essere stato sul punto di scomparire, ma oggi trova nuova vita laddove l'abito tradizionale torna di moda tra la borghesia; è utilizzato soprattutto da artigiani che lavorano a cottimo per case di confezioni. Il terzo è incompatibile con un tipo di vita nomade, a cui si adatta invece il secondo tipo; il primo realizza la più grande superficie tessuta per il minimo ingombro di suolo.

I telai più "redditizi" sono i più colpiti dall'impatto dell'economia moderna. Ecco confermata la connessione tra la frequenza delle pratiche tecniche e la reazione all'innovazione.

3. I metodi

3.1 L'inchiesta tecnologica

Molti hanno scoperto che le attività materiali aiutano ad avviare il dialogo con "l'altra cultura".

La prima preoccupazione dell'etnologo deve essere misurare le risorse offerte e il peso delle costrizioni esercitate dall'ambiente naturale; valutare la parte dell'attività totale del gruppo che è dedicata alle tecniche fondamentali di sussistenza e quella che è lasciata ad altre sia nella ripartizione del tempo di ognuno, sia per l'esistenza di un corpo di specialisti più o meno diversificato; e fra questi riconoscere l'importanza dei ruoli e i gradi di integrazione con la comunità. Fatta questa cernita l'attività prescelta è teoricamente situata quanto al ruolo che essa riveste per il gruppo; quanto alla sua eventuale associazione con altre attività, complementari o concorrenti; quanto a coloro che ci si dedicano e al suo posto fra i diversi compiti che essi assumono.

E' necessario poi situarla come operazione tecnica, cioè in rapporto ad un quadro di riferimento tecnologico.

Fra le tecniche di acquisizione si distinguono due insiemi, a seconda che gli uomini si limitino a raccogliere le risorse offerte dalla natura o che essi ne organizzino e sviluppino la produzione.

A partire da queste linee generali si può stabilire, per ogni insieme tecnico, un questionario pro-memoria, in stato di continuo rimaneggiamento a contatto della realtà studiata.

Due fasi di osservazione:

una parte statistica, che ha per scopo un inventario dei luoghi di attività, specializzati o polivalenti; delle persone; delle cose (materie prime, attrezzature, fonti di energia, prodotti)

studio delle operazioni, cioè osservazione dell'azione tecnica da tre angolature: il calendario, annuale o molto più esteso, la posizione occupata dall'attività considerata nel calendario generale delle attività; lo smontaggio della catena operativa in sequenze e operazioni elementari fino agli atomi tecnici; i problemi di ritmo, i tempi di lavoro e il rendimento.

3.2 Gli oggetti, testimoni culturali

Il valore dei documenti materiali è dato anche dal fatto che in gran parte essi portano il segno di tappe anteriori della storia del gruppo.

Per analizzare i documenti materiali sarà utile esaminare successivamente la funzione, la forma, la materia e lo stile.

L'utensile ha un senso soltanto all'interno della catena operativa, e cessa di essere comprensibile se ne viene distaccato.

Spesso ai "documenti" antichi viene dato un nome per analogia con oggetti attualmente in uso.

Le stessi difficoltà si presentano per oggetti recenti se sono stati raccolti senza indicazione di funzione. Altre volte la funzione si nasconde sotto una forma insolita o a prima vista inadatta.

La forma è raramente determinata in modo assoluto dalla tendenza.

Intersezione tra forma e funzione. Lo stile è l'espressione personale del gruppo.

3.3 La critica tecnologica, o la tecnologia come metodo

Il metodo dei gradi del fatto, elaborato da Leroi-Gourhan, si applica parimenti ai fatti animati e non solo agli oggetti: dalle condizioni generali fino al gesto tecnico, si tratta comunque di moltiplicare i criteri e di ordinarli in modo da far apparire i problemi generali, le costrizioni tecniche, le risorse dell'ambiente e infine il margine di libertà lasciato all'interpretazione dell'ambiente tecnico, cioè il significato delle scelte effettuate.

La critica tecnologica a cui si sottopongono i documenti materiali si esercita a tre livelli:

una critica interna, che si applica tanto alla scomposizione dell'azione tecnica quanto allo studio di un documento. L'essenziale è la misura dello scarto fra tendenza e fatto e l'eliminazione dei tratti non significativi perché troppo direttamente legati alle costrizioni materiali; o che si implicano reciprocamente; oppure derivanti da particolarità individuali (adattamento di un utensile per un artigiano infermo N.d.R.).

a livello comparativo il metodo dei gradi del fatto assicura la validità delle comparazioni nella misura in cui permette di stabilirle al solo libello in cui esse sono legittime, vale a dire a gradi equivalenti.

un ultimo campo di applicazione della critica tecnologica è lo studio etnologico di un gruppo umano particolare. La descrizione delle tecniche contribuisce alla definizione della personalità etnica nella misura in cui ogni utensile e ogni operazione considerati sono rapportati all'insieme dell'ambiente tecnico. Questo raffronto è essenziale: evidenzia il modo originale in cui questo gruppo ha saputo trarre partito dalle condizioni offerte dall'ambiente fisico con le sue risorse e le sue costrizioni, dalla storia con i contatti che ha permesso e dalla tradizione che ne è risultata.

La tecnologia comparata è, nell'etnologia, più che un ramo specializzato.


CAPITOLO 5 - ECONOMIA

Antropologia economica. Tre correnti si oppongono: la scuola formalista, la scuola sostantivista, la corrente marxista.

Le polemiche vertono su:

la natura dell'economico;

la natura dell'etnologia.

1. Il campo economico

1.1 Teorie formaliste

Cosa si intende per economia? La risposta della scuola formalista di Herskovits, Firth, Leclair, Salisbury vede in questa scienza lo studio "del comportamento umano in quanto relazione tra dei fini e dei mezzi scarsi che hanno usi alternativi".

Una tale definizione dissolve l'oggetto della scienza economica in quanto non permette più di distinguere l'attività economica da ogni altra attività tesa alla ricerca del piacere o del potere o della salute. Visione mercantile dei rapporti tra individuo e società.

La definizione formale dell'economia appare dunque come espressione dell'ideologia della società capitalista e come proiezione sull'insieme delle forme storiche dei rapporti sociali, delle forme proprie alla società capitalista. Essa inoltre prende come punto di partenza, e privilegia nell'analisi, gli aspetti della realtà sociale che sono intenzionali.

Postulato filosofico: la scarsità di mezzi. La dimostrazione del carattere relativo della scarsità delle risorse: società di cacciatori e raccoglitori, dove bastavano circa 4 ore al giorno di lavoro; sembra che lo sviluppo dell'agricoltura abbia avuto come effetto l'allungamento della giornata di lavoro.

Esistono grandi differenze nelle forme e nei processi di accumulazione di ricchezze materiali nell'ambito di diversi tipi di società: il motivo va cercato nelle caratteristiche del loro modo di produzione. Nel modo di produzione capitalista la ricchezza sociale si presenta come una immensa accumulazione di merci e denaro e il fattore decisivo per la produzione di queste merci è lo sviluppo dei mezzi di produzione e delle tecniche industriali. La macchina, dunque l'utensile, è divenuta il mezzo di produzione dominante. In molte società precapitalista, gli utensili e le tecniche di produzione sono semplici e alla portata di ogni membro della società. La competizione, quando esiste, gioca intorno al controllo degli uomini, fattore di produzione decisivo, al quale si aggiunge, nelle società agricole, il controllo della terra, o, in quelle pastorali, il controllo delle greggi.

Necessità di prendere come punto di partenza dell'analisi teorica le strutture di una società nelle loro articolazioni proprie, di individuare il ruolo dominante che possono svolgervi certi o cert'altri rapporti sociali, rapporti di parentela, politico-religiosi secondo i casi, e di spiegare il fondamento di questa dominanza cercandone la determinazione nel o nei modi di produzione caratteristici di questa società.

La definizione formale dell'economia appare così come l'espressione di una posizione ideologica etnocentrica. I sostenitori delle tesi formaliste analizzano i rapporti sociali che organizzano la produzione, la distribuzione e il consumo dei beni materiali nell'ambito di una società determinata, il che è l'oggetto proprio della scienza economica secondo la scuola sostantivista, la quale con ciò fa proprie le tesi dell'economia politica classica.

1.2 Teorie sostantiviste

Per Polanyi e Dalton, l'oggetto dell'antropologia economica è studiare le strutture della produzione e della distribuzione dei mezzi materiali implicati nel funzionamento di una società determinata e necessari all'esistenza fisica e sociale degli individui che la compongono.

Dalton classifica i sistemi economici delle società studiate dagli etnologi in due categorie: le economie tribali e le economie contadine. Egli oppone queste due categorie da una parte al sistema economico capitalista e dall'altra al sistema socialista. Ciò lo porta a costruire una tipologia di questi sistemi isolando e raccogliendo differenze e somiglianze, insistendo sul fatto che le differenze prevalgono sulle somiglianze.

Questa tipologia è costruita su due assi. Da una parte Polanyi trova il criterio principale della sua classificazione nelle forme diverse di "meccanismi di integrazione" che garantiscono in ogni società la produzione riproduzione dei beni materiali. Egli distingue tre tipi di meccanismi di integrazione a seconda che funzionino sulla base di principi di reciprocità, redistribuzione o scambio mercantile.

la reciprocità è il meccanismo integrato nell'ambito delle società in cui i rapporti di parentela hanno un ruolo dominante e prende la forma di doni e scambi reciproci di beni e servizi. Questo principio caratterizza le società tribali senza potere centrale e certe forme di economia contadina.

il principio di redistribuzione domina società a potere centralizzato, siano esse tribali o organizzate nel quadro di uno stato, e prende la forma di un movimento di concentrazione dei beni a partire dalle unità di produzione locali verso un centro che li ridistribuisce in seguito a diverse unità di consumo.

il principio di mercato è dominante nelle società capitaliste, in cui la produzione e la distribuzione delle risorse materiali dipendono innanzitutto dai movimenti dei prezzi.

Il secondo asse della tipologia di Polanyi è complementare al primo: contrappone i sistemi economici che sono incassati (embedded) nel funzionamento di strutture sociali non economiche - rapporti di parentela, politico-religiosi - al sistema mercantile sviluppato, che sarebbe svincolato (disembedded) dagli altri rapporti sociali e troverebbe in se stesso le condizioni della sua regolazione interna.

Le tesi sostantiviste trattano dell'economia in quanto sistema di rapporti sociali, nati da o legati alla produzione materiale.

I rapporti di produzione capitalistici determinano la forma dei rapporti di distribuzione del rapporto sociale tra i diversi gruppi economici che compongono la società capitalista. Il tratto specifico di un sistema economico non è dunque, come propone Polanyi, il modo di circolazione dei prodotti, bensì il loro modo sociale di produzione.

Si evidenziano così due fatti: in primo luogo il fatto che a un modo di produzione corrisponde un modo di circolazione, e che il modo di produzione gioca un ruolo dominante; in secondo luogo il fatto che un sistema economico non può esistere senza strutture politiche, giuridiche, ideologiche che gli corrispondano. L'analisi di un sistema economico non può limitarsi allo studio delle forme di produzione o di organizzazione del lavoro.

1.3 Antropologia ed economia

Antropologia economica: lo studio delle diverse condizioni e forme di produzione, distribuzione e consumo dei beni materiali.

2. La produzione

2.1 Modi di produzione

Modo di produzione = un insieme doppio di strutture sociali, composto da una parte dalle forze produttive e dai rapporti di produzione che organizzano, in seno ad una società determinata, i processi di produzione e di distribuzione dei beni materiali (modo di produzione in senso stretto) e, d'altra parte, dai rapporti socio-politici, giuridici e ideologici che corrispondono a queste forme di produzione e costituiscono una parte delle condizioni della loro riproduzione.

Ogni processo di produzione è un atto di appropriazione materiale della natura da parte dell'uomo, attività che si realizza attraverso la combinazione di tre categorie di fattori di produzione:

categoria degli oggetti di lavoro (terra o materie prime);

categoria dei mezzi di lavoro (utensili e strumenti);

categoria del lavoro propriamente detto (attività umana).

Ciò che definisce un fattore di produzione come oggetto o mezzo di lavoro è la sua posizione, la sua funzione nell'ambito di questa combinazione.

I mezzi di lavoro permettono all'economista di determinare la forma e il livello di esistenza materiale di una società e di chiarire i rapporti sociali che la caratterizzano.

2.2 Cooperazione e divisione del lavoro

Cooperazione semplice = i produttori si riuniscono per eseguire lo stesso lavoro o lavori analoghi; può essere limitata ad alcuni individui - famiglia - (cooperazione semplice) o estesa a un gruppo più vasto - parenti e abitanti del villaggio - (cooperazione semplice allargata).

Una forma complessa di cooperazione esiste invece ogni volta che i produttori si associano per svolgere compiti differenti ma complementari e necessari per ottenere l'effetto voluto.

In numerose comunità primitive e contadine troviamo due tipi di cooperazione, quella in cui, come contropartita dell'aiuto fornito si dà una festa conclusiva spesso rituale, e quella in cui la contropartita prende la forma di uno scambio di quantità più o meno equivalenti di lavoro e di servizi.

Tutte le forme di produzione presuppongono una forma di divisione sessuale del lavoro e una forma di divisione del lavoro per generazione.

Occorre, quando si analizza un ciclo di produzione, scomporlo in tutte le sue fasi e identificare per ogni fase la forma di organizzazione del lavoro che la caratterizza e scoprire la forma di cooperazione che domina tutte le altre.

In tutte le società conosciute non esiste un'economia fondata su una sola produzione.

L'analisi deve determinare quale settore è dominante all'interno di una economia diversificata in svariati settori, e dunque quale tra i processi di produzione assume un ruolo dominante in seno alla loro organizzazione economica.

2.3 Produttività

Un certo livello delle forze produttive, un certo stato delle tecniche consentono una certa popolazione. Il modo di produzione determina un modo di residenza.

Gli effetti di un modo di produzione sull'insieme delle strutture di una società consistono in primo luogo in un effetto di limitazione di queste strutture sociali a forme compatibili con il modo di produzione.

L'esistenza di un surplus potenziale non comporta automaticamente uno sviluppo economico e la mobilitazione di questo surplus si realizza per un cambiamento nei rapporti sociali, per esempio per lo sviluppo di una certa ineguaglianza e competizione tra individui e gruppi.

La natura impone delle costrizioni alle quali le società devono adattarsi. L'adattamento può rivestire molteplici forme che si fondano ognuna su un livello di forze produttive determinato. Anche il modo di produzione è una forma di adattamento a queste costrizioni, ma esse sono anche il prodotto del modo di produzione stesso.

3. Rapporti sociali

3.1 Rapporti di produzione

Il modo di ripartizione e di appropriazione sociale dei fattori di produzione nell'ambito di una società sono designati nel concetto di rapporti di produzione.

Ogni processo di produzione implica una ripartizione sociale dei fattori di produzione, cioè un modo sociale di appropriazione degli oggetti di lavoro, dei mezzi di lavoro e in certi casi del lavoratore stesso (schiavitù).

3.2 Proprietà

La proprietà individuale del suolo è un'eccezione nell'ambito dei modi di produzione della maggior parte delle società precapitaliste.

I diritti comunitari sul suolo non appartengono all'insieme dei membri viventi della comunità, alla comunità dei vivi, ma alla comunità intesa come l'insieme degli antenati morti e dei loro discendenti presenti e futuri.

Più la permanenza dei diritti sul suolo è una condizione necessaria e indispensabile del processo di produzione, più divengono necessari i mezzi sociali per assicurare e controllare la continuità dell'appropriazione del suolo e la determinazione della posizione degli individui in questo processo di appropriazione.

Il matrimonio, combinando le forze produttive dell'uomo e della donna, nel quadro di una determinata divisione sessuale del lavoro, costituisce una unità di produzione e supera l'impotenza dell'individuo nella società primitiva ad assicurare da solo la propria sussistenza. Come dimostra Lévi-Strauss nelle società primitive l'orfano e il celibe non possono sopravvivere senza integrarsi in un gruppo di parentela. La funzione dei sistemi di parentela è quella di codificare e controllare la circolazione delle donne nella società attraverso il matrimonio.

3.3 Società senza classi

I rapporti di parentela svolgono in tutte le società senza classi un ruolo dominante nel funzionamento dei rapporti sociali solo quando essi svolgono un ruolo decisivo nella ripartizione dei mezzi di produzione e nel controllo delle condizioni stesse della riproduzione del modo di produzione e dei rapporti sociali che gli corrispondono.

I rapporti di parentela hanno un contenuto proprio che consiste nell'essere il meccanismo sociale di riproduzione biologica della società attraverso la pratica del matrimonio. Questi rapporti biologici e sociali tra membri di una società non sono riducibili a rapporti economici di produzione, ma dipende dalle diverse condizioni della produzione che questi rapporti di parentela svolgano o meno la funzione di rapporti di produzione, e divengano fattori strategici della riproduzione di un modo di produzione. Nella società capitalista la famiglia non svolge più un ruolo di produzione, è un'unità di consumo, e i rapporti di parentela non sono rapporti di produzione. Il processo di produzione è qui un rapporto tra due classi e si compie all'interno delle fabbriche, dei complessi industriali, etc.

3.4 Società di classi

La schiavitù nelle società precapitaliste non era il rapporto di produzione dominante; lo schiavo spesso faceva parte dell'unità domestica di produzione e il suo statuto è simile a quello di un membro inferiore della famiglia.

3.5 L'esempio Inca

vedi libro

3.6 L'analisi dei materiali in antropologia economica.

4. Circolazione dei prodotti

Modi di circolazione dei prodotti:

forme mercantili

forme non mercantili

In pratica diversi modi di circolazione possono coesistere e articolarsi nell'ambito di uno stesso modo di produzione a seconda che essi riguardino prodotti che sono mezzi di produzione, mezzi di sussistenza o beni di prestigio.

Hélène Codere ha dimostrato che il carattere violentemente agonistico del potlatch è un fenomeno recente dovuto alla colonizzazione europea.

Il potlatch non era un meccanismo attraverso il quale si creavano nuovi rapporti sociali, bensì un meccanismo attraverso il quale si riproducevano le strutture tradizionali della società.

Passeremo in rassegna alcune forme mercantili:

forme di baratto, cioè circolazione semplice di merci senza moneta

forme di scambio con moneta: due tipi:

lo scambio è destinato a soddisfare dei bisogni in cui il denaro è utilizzato come semplice mezzo di circolazione tra le merci; lo scambio non è orientato verso il profitto;

quando invece sul mercato qualcuno si presenta con del denaro per acquistare delle merci e rivenderle con profitto, abbiamo a che fare con una circolazione della moneta come capitale (forme capitalistiche di circolazione delle merci) La forma più antica di capitale è il capitale mercantile.

Gli oggetti preziosi delle società primitive non erano capitale e raramente funzionavano come moneta; funzionavano soprattutto come mezzi di scambio sociale, di valore simbolico molteplice e complesso ma di uso e di circolazione inquadrati nei limiti determinati dalla struttura stessa dei rapporti sociali di produzione e di potere.

Gli oggetti preziosi delle società primitive hanno dunque una doppia natura, sia di moneta sia di oggetti da donare, a seconda che vengano scambiati fra i gruppi o che circolino nel loro ambito. E' generalmente la funzione di oggetto di scambio sociale a prevalere.

L'antropologia economica si trova di fronte i problemi classici dell'economia politica: la formazione dei prezzi su un mercato regionale, il ruolo della contrattazione, la differenziazione etnica dei mercati e dei consumatori o dei produttori.

4.1 Consumo

5. Antropologia economica e etnologia

Una società di classi esiste quando un insieme di individui che non partecipano alla produzione vive grazie al lavoro dei produttori diretti e contemporaneamente controlla i mezzi di produzione essenziali (terra, bestiame, etc.)

Il campo di analisi dell'etnologia si è popolato di tutte le società senza classi e società di classi non occidentali che l'occidente scopriva nella sua espansione mondiale e che lo storico abbandonava all'etnologo in quanto tali società non disponevano di archivi scritti per ricostruire la loro storia passata.

In quanto tratta soprattutto del funzionamento delle società senza classi e delle società di classi precapitaliste e in quanto si definisce come teoria delle trasformazioni delle funzioni, delle forme, del ruolo delle strutture della vita sociale nel quadro di modi di produzione determinati e sulle loro basi, l'etnologia può chiarire l'apparizione delle società di classi e la scomparsa progressiva di tutte le società senza classi, che costituivano le forme prime della vita dell'umanità.

L'etnologia sul piano teorico permette anche di ricostruire gli anelli della catena evolutiva della storia, evoluzione multipla e non multilineare. Nella nozione di "multilineare" sussiste la nozione di "linearità", ma nella storia c'è discontinuità.


CAPITOLO 6 - LA PARENTELA

1. Elementi descrittivi

1.1 Storia

Ogni cultura stabilisce in maniera arbitraria i limiti tra i gradi di parentela considerati vicini e lontani.

1870: Morgan presenta il primo studio etnologico della parentela: System of consanguinity and affinity of the human family. Egli fu il primo a sistematizzare e confrontare la raccolta e l'analisi delle terminologie differenti di parentela.

MacLennan introdusse i concetti di endogamia ed esogamia.

1910 Rivers stabilì i protocolli del metodo genealogico d'indagine sull'organizzazione sociale ed influenzò tutta la generazione moderna di ricercatori nel campo della parentela.

Dopo la II guerra mondiale: analisi della struttura con l'opera centrale "Le strutture elementari della parentela" di Lévi-Strauss = sebbene le proibizioni dell'incesto riguardino volta per volta diverse categorie di parenti, ovunque esiste una proibizione dell'incesto; bisogna analizzare le strutture e porta come esempio l'avuncolato (rapporti privilegiati tra fratello della madre e figlio della sorella); tra ogni generazione esiste sempre una relazione amichevole, positiva, e una relazione autoritaria, negativa. Le quattro combinazioni possibili appaiono nelle società indipendentemente da ogni correlazione con la filiazione. Questa struttura è, secondo Lévi-Strauss, l'elemento di base della parentela (atomo di parentela), la prima. Rischia così di riaffermare uno schema evoluzionista. Il genio di Lévi-Strauss è di aver dimostrato che è elementare perché è il più semplice modello che comprende gli elementi necessari a ogni struttura di parentela: consanguineità, filiazione e alleanza. Ha aperto la strada sui rapporti tra linguaggio e parentela in quanto sistemi di comunicazione.

1.2 I campi di studio della parentela

Lo studio della parentela richiede l'analisi di 5 campi di interesse: la terminologia, il matrimonio, la residenza, la filiazione e l'eredità.

Nell'ambito della terminologia i criteri principali che servono a distinguere i termini di un paradigma di parentela sono l'età, il sesso, la generazione, la collateralità e l'affinità.

Un termine di parentela è descrittivo quando può essere applicato a un solo parente, o classificatorio quando può indicare individui che si collocano in linee differenti di un paradigma.

Terminologia descrittiva e terminologia classificatoria furono termini inventati da Morgan per differenziare, nell'ambito della filiazione, le organizzazioni sociali che separano le linee dirette da quelle collaterali, e quelle che non le separano.

A prima vista sembrerebbe che esistessero due tipi di regole matrimoniali: quella che proibisce il matrimonio tra certe categorie di parenti, e quella che unisce alle proibizioni l'indicazione di una certa categoria di parenti come coniuge desiderabile (preferenziale), e perfino necessario (prescrittivo). Un esempio del primo tipo di matrimonio può essere quello delle società industriali, dove, esclusi i parenti più stretti, la scelta sarebbe completamente libera. Il che di fatto non avviene.

Se l'unione è prescrittiva, tutti devono uniformarvisi, ma se l'unione è semplicemente preferenziale, il numero di matrimoni che vi si uniformano diviene una percentuale. Nel caso di una regola prescrittiva (o preferenziale seguita molto rigidamente) le strutture che ne derivano sarebbero elementari, nel secondo caso sarebbero complesse.

Nelle società che praticano un matrimonio prescrittivo, o fortemente preferenziale, la reale conformità alle regole è lontana dall'essere perfetta; nelle società cosiddette elementari lo scarto fra norma e pratica può essere elevato quanto in quelle complesse.

E' importante paragonare tutti i tipi di matrimonio, a condizione di confrontare fra loro o i modelli normativi, o quelli operativi.

Levirato: la pratica per cui la donna sposa in maniera preferenziale il fratello del marito defunto.

Sororato: procedimento inverso, l'uomo sposa la sorella della moglie defunta.

I figli di due fratelli o di due sorelle sono cugini paralleli, mentre quelli di un fratello e una sorella sono cugini incrociati.

Le regole di residenza fanno parte integrante di ogni analisi di struttura di parentela: residenza patrilocale (virilocale se il gruppo non è composto unicamente dai parenti patrilineari), matrilocale (uxorilocale) e neolocale.

Avuncololocale: la coppia va a risiedere con il fratello della madre del marito, o con un altro parente matrilineare del marito.

Filiazione. Può essere unilineare, nel qual caso è patrilineare o matrilineare. Talvolta la filiazione è bilineare, cioè l'individuo appartiene sia a un gruppo patrilineare che a un gruppo matrilineare. Bilaterale: l'individuo appartiene ad un gruppo di parenti prossimi senza che sia precisata la linea genealogica; cioè alcuni parenti patrilineari e matrilineari ne sono esclusi.

Eredità: le modalità di eredità possono differire da cultura a cultura.

Famiglia nucleare: costituita da una coppia e dai loro figli non sposati.

Famiglia estesa: consiste in due o più coppie di consanguinei con i loro figli non sposati, e, talvolta, dagli ascendenti diretti o collaterali.

Un gruppo di discendenza è un gruppo di parenti con un antenato comune reale che praticano una filiazione unilineare.

Il clan è composto da un gruppo di persone che possiedono legami unilineari di filiazione, cioè più gruppi di discendenza che pretendono di discendere da un antenato comune ma i cui rapporti genealogici non possono più essere tracciati.

Una fratria è un raggruppamento di due o più clan, sia in base alla parentela, sia in base ad un'azione comune da intraprendere (guerre, cerimonia).

1.3 Sistemi e classificazioni

1.4 Metodi d'inchiesta

Una tavola metodologica dell'inchiesta sulla parentela dovrebbe contenere 4 parti: la terminologia, le genealogie, i rapporti tra norme e pratica e gli atteggiamenti tra parenti generati dalle strutture di parentela.

La raccolta dei termini di parentela non è facile; è necessario un soggiorno prolungato sul campo; terminologie in evoluzione.

Anche la sistemazione delle genealogie presenta difficoltà. Nelle società patrilineare i nomi delle donne sono spesso dimenticati. Presso molte popolazioni i nomi personali sono segreti, poiché la loro enunciazione dà un potere magico a colui che li pronuncia.

E' importante far emergere in una genealogia la frontiera fra i rapporti reali di parentela e quelli fittizi.

L'elaborazione di una genealogia pone talvolta problemi di etica.

Dove finisce l'ambito della parentela? Dobbiamo includere nelle genealogie i figli adottivi? La risposta si trova nell'interpretazione dei campi della "grande tradizione" e della "piccola tradizione" della comunità studiata. La prima è il nome dato da Redfield alla cultura globale della società in cui si inseriscono le sottoculture delle comunità di villaggio, le folk-societies che vivono secondo la piccola tradizione. I due tipi di tradizione si determinano reciprocamente.

Rapporti tra la norma e la pratica: legittimità del confronto tra modelli del comportamento reale e del comportamento normativo?

2. Analisi e modelli

2.1 Costruzione di modelli

2.2 Strutture e realtà

E' importante determinare la natura specifica delle relazioni espresse dalle terminologie, dalle regole matrimoniali e dai raggruppamenti in gruppi di discendenza o in clan, in sezioni o in metà.

Pigmei Mbuti del Congo - società senza una rigida organizzazione

La loro organizzazione sociale è semplice; percorrono la foresta in bande. La società è divisa in 4 livelli di età: anziani, cacciatori, giovani e bambini. Anziani: trasmettono l'eredità culturale, sorvegliano l'accampamento, regolano le controversie tra bande, sovrintendono allo svolgimento dei funerali e cerimonie. I cacciatori, uomini sposati e loro mogli: caccia, raccolta, intervengono all'interno dell'accampamento nelle controversie tra individui. Ogni gruppo forma un'unità economica ed è responsabile dell'istruzione del gruppo inferiore nelle tecniche di base. I bambini sono sotto la responsabilità dell'intera banda.

La terminologia di parentela è costituita solo da 4 termini, estesi a tutti i membri della stessa classe d'età.

Gli Mbuti sono una società senza divisioni nette nell'organizzazione sociale, malgrado l'esistenza di gruppi di discendenza e di totem.

Ramkokamekra della foresta amazzonica - società fortemente dicotomizzata

Si dividono in due metà esogame per regolare i matrimoni, ma tutto si svolge come se, a partire da questa dualità fondamentale, la applicassero a tutti gli aspetti della vita sociale.

Gruppi australiani - le sezioni e sottosezioni

I Papua del sud della Nuova Guinea erano divisi in due segmenti esogami. La dicotomia era tra davanti e dietro, e collegava i clan patrilineari e i loro totem in linee che attraversavano i confini linguistici e tribali. Un tempo i clan erano esogami e all'inizio di questo secolo si sono riuniti in metà. Le regole esogamiche erano molto rigide, ma non sempre rispettate. Il matrimonio preferenziale è quello contratto tra cugini incrociati classificatori. Quello con la vera cugina incrociata è raro, anche se non proibito.

E' importante sottolineare il legame tra i diversi sistemi e le possibilità di trovare un coniuge. In una popolazione composta di lignaggi o gruppi familiari, senza regola matrimoniale, eccetto la proibizione dell'incesto, un uomo può scegliere la moglie tra tutte le donne del gruppo. Quando la popolazione è divisa in metà esogame, teoricamente esiste sempre una moglie per ogni marito potenziale, ma le possibilità di scelta sono ridotte alla metà, in teoria. In una popolazione a quattro sezioni, la scelta è di nuovo ridotta della metà, e, nel caso della suddivisione del gruppo in otto sottosezioni, la scelta si riduce ad 1/8 di quella offerta nel gruppo che si basa solamente sulle proibizioni di incesto. Lévi-Strauss a dimostrato che passando da una società a metà a una a quattro sezioni, il numero di coniugi possibili non si riduce.

I clan degli Hopi delle tribù Pueblo del sud ovest degli Stati Uniti

Arizona. I gruppi di discendenza Hopi sono matrilineari e si riuniscono in clan che possiedono nomi totemici. A loro volta i clan si riuniscono in fratrie che non sono denominate ma sono esogamiche. La terminologia di parentela è estesa attraverso un individuo a tutti i membri dei clan della sua fratria, come pure ai membri della fratria del "padre cerimoniale". Il risultato è un gran numero di parenti per ogni Hopi. Il matrimonio è proibito con i membri della sua famiglia diretta. L'asse della famiglia Hopi è un segmento di discendenza femminile, poiché questa società è matrilineare e matrilocale. I mariti sono degli estranei, assicurano l'andamento economico, la loro importanza sociale è legata alle loro case natali. Fra i coniugi i legami non sono forti (30% di divorzi). L'uomo conserva la maggior parte dei suoi beni presso la madre e lì riceve i suoi ospiti. Lo zio materno è fonte di sanzioni e autorità. Tutti i membri di un clan sono parenti, sono proprietari di certi rituali e cerimonie. Circa 50 clan sono riuniti in 12 associazioni. Le fratrie non hanno alcun ruolo economico, sociale, politico o cerimoniale. La loro importanza sembra collocarsi a livello inconscio; esse agiscono come elementi stabilizzatori nella vita Hopi. Presso gli Hopi esistono due meccanismi per integrare questi segmenti fortemente unilineari e assicurarne così la coesione sociale. Il primo riguarda gli uomini, che agiscono come fattori di coesione. In secondo luogo l'intersezione dei clan e delle fratrie per mezzo delle società cerimoniali frena anche la tendenza alle segmentazioni. I legami sovrapposti di parentela e quelli creati dall'intersezione delle società cerimoniali sono differenti per ogni clan e cambiano secondo i momenti dell'anno. In questo caso, l'immobilità apparente della società Hopi e il suo scarso sviluppo politico, nascondono i cambiamenti incessanti e la continua evoluzione degli elementi delle forze sociali reali.

Le società organizzate in lignaggi e segmentarie degli Arabi

Il principio del lignaggio è tanto più forte dal momento che non solamente la filiazione è patrilineare e la residenza patrilocale, ma il matrimonio è anche endogamo. Infatti il matrimonio preferenziale è con la figlia del fratello del padre. Organizzazione dualista: una dicotomia tribale si estende a tutti gli aspetti della vita, tranne quello dell'esogamia.

3. Interpretazioni e teorie


CAPITOLO 7 - IL POTERE POLITICO

1. Definizione del campo

La pratica di governo indiretto nelle colonie inglesi portava gli etnologi britannici, i soli per lungo tempo a studiare i fenomeni di potere, a studiare i sistemi politici sui quali ci si appoggiava.

2. Potere e legittimità

La nozione di potere ci permette di distinguere il campo dell'organizzazione giuridica da quello dell'organizzazione politica. Il potere politico non è la sola forma di potere; ne esiste uno economico, uno religioso, domestico, militare.

Il potere consiste nella capacità di muovere. Potere significa fare presa su una realtà, avere veramente i mezzi per cambiarla, per farla muovere. Al contrario, quando si parla di diritto, si pensa all'idea di norma: il diritto è l'insieme dei processi di legittimazione dei rapporti sociali. Vediamo dunque apparire una distinzione fondamentale fra il campo del diritto e quello del potere: il potere non sempre è legittimo, conforme alla norma; e la legittimità non sempre è efficiente.

Legittimità: è legittimo quel potere che è riconosciuto sia all'interno del gruppo, sia dal gruppo più vasto cui quest'ultimo si riallaccia. Il fondamento della legittimità è la concordanza con la pratica reale di una società (Vichy).

Politico: il politico è l'insieme dei processi - istituzionalizzati, ritualizzati, personalizzati e non - mediante i quali un gruppo sociale (o una parte di questo gruppo) che comprenda al suo interno dei sottogruppi o che si riallacci ad altri gruppi del suo stesso tipo, contesta o conferma, continuamente ristruttura la gerarchia dei valori, degli interessi, dei comportamenti che lo costituiscono in quanto gruppo.

In questo senso il religioso, l'economico, il giuridico, sono politici nella misura in cui sono implicati in questa ristrutturazione e la esprimono.

3. Saggio di tipologia delle forme del potere.

3.1 Le tipologie classiche.

Classificare i gruppi in base alle tipologie di potere può permettere di paragonarli e di fare il punto delle ricerche; mentre il difetto comune a tutte le tipologie sembra quello di aver ridotto la politica ai suoi mezzi, senza cogliere l'essenziale della sua funzione che è la ristrutturazione dei valori e degli interessi del gruppo. Inoltre limitarsi ai mezzi e alle forme di espressione del politico porta a trascurare la dimensione inintenzionale del politico; è politico non soltanto ciò che, coscientemente porta ad una ristrutturazione degli interessi e dei valori del gruppo, ma anche tutto ciò che, inconsciamente ed inintenzionalmente, deriva da tali azioni o le condiziona.

3.2 Esempi

3.2.1 I boscimani

Gli attuali boscimani sono i sopravvissuti di un popolo molto più numeroso che occupava tutto il sud dell'Africa e che progressivamente è stato respinto dai Bantu prima e dagli Europei poi nel deserto del Kalahari, dove hanno adottato un sistema di vita più primitivo: caccia, raccolta, problema dell'acqua.

In questo ambiente povero e ingrato la forma di organizzazione sociale più adatta è la piccola banca, 15-20 persone, guidata da un uomo di età matura. Divisione del lavoro secondo la separazione sessuale: uomini a caccia; donne raccolta, cucina, bambini. La proprietà degli strumenti di produzione è individuale, la selvaggina viene invece spartita.

La trasmissione del potere avviene di padre in figlio.

Quella dei Boscimani è una società a governo minimale: i condizionamenti ecologici e tecnici, l'assenza di surplus, la limitata dimensione dei gruppi di base, la complementarità indispensabile, vitale, di uomini e donne, riducono praticamente a zero i conflitti d'interesse e le possibilità di innovazione. In queste condizioni, il campo del politico si riduce alla riaffermazione del sistema di norme e di comportamenti che permettano la coesione e la sopravvivenza del gruppo.

3.2.2 I Nuer

Evans-Pritchard.

Il territorio Nuer è posto in una zona di savane e paludi; durante la stagione delle piogge i villaggi si spostano su una collina, mentre durante la stagione secca si raggruppano in un accampamento lungo un punto d'acqua. I lignaggi e i villaggi costituiscono delle unità economiche permanenti. Le relazioni con i vicini Dinka, sono fondate su uno stato di ostilità permanente (razzie di bestiame).

L'organizzazione sociale e politica presenta una struttura composta da elementi incastrati gli uni dentro gli altri: il villaggio è l'unità economica permanente, il distretto l'unità politica permanente, la tribù l'unità politica più grande. I gruppi dello stesso livello hanno tendenza ad opporsi quando sono presi come un tutto, e a unirsi quando sono presi come parti di un gruppo più vasto. Il principio strutturale di segmentazione funziona in maniera chiusa, mentre in Corsica il principio funziona in modo aperto.

I conflitti si concretizzano in relazioni di vendetta: l'intensità, la durata, il riassorbimento di una vendetta dipendono molto meno dalla sua causa che dalla natura dei gruppi interessati. Entra in gioco la distanza sociale tra i gruppi (il grado di consanguineità o di alleanza), l'intensità delle loro relazioni economiche, la dimensione dei gruppi, la maggiore o minore facilità che hanno di incontrarsi.

A parte l'istituzione del capo dalla pelle di leopardo (mediatore: può convincere, può maledire, ma non può costringere con la forza) i Nuer non conoscono alcuna istanza di carattere politico. L'unità e la specificità del popolo Nuer dipende dall'organizzazione della parentela, che costituisce nel sistema sociale Nuer la sua forza centripeta.

Il gruppo di parentela più grande è il clan; esiste un clan dominante per ogni tribù e tutti i lignaggi di questo clan sono dominanti ovunque siano rappresentati sul territorio della tribù (aristocratici); accanto a questi troviamo gli "stranieri" che non appartengono alla classe dominante e i Dinka, i nemici. Poiché non ci si può sposare all'interno del clan, i diel sposano donne rul o jaang e ogni comunità territoriale è un gruppo di parentela.

L'assenza di ogni potere centrale o locale è un fattore di equilibrio positivo, nella misura in cui permette il dispiegarsi di un libero gioco di pressioni esercitate dai gruppi locali di dimensione equivalente.

3.2.3 I Canachi

I Canachi studiati da Leehardt occupano la Nuova Caledonia, sono soprattutto raccoglitori e orticoltori. L'ombra della coppia passa su tutta l'organizzazione del villaggio, la divisione del lavoro, le cerimonie, i miti perché in questa società matrilineare e patrilocale l'uomo e la donna sono ugualmente valorizzati.

Due clan alleati, rappresentati dalle donne che cambiano villaggio ad ogni generazione, secondo il principio dell'unione preferenziale con la cugina incrociata patrilaterale. La madre e la figlia non si sposano mai nello stesso villaggio, ma appartengono allo stesso clan, e la figlia, col suo matrimonio, apporta al villaggio dello zio materno il flusso vitale del clan della madre. D'altra parte, il padre e il figlio, trascorrono la loro vita nello stesso villaggio. Il padre trasmette i suoi poteri al figlio, ma non appartengono mai allo stesso clan.

Il capo canaco è oggetto di grande rispetto, di carattere affettivo. Il suo potere economico, militare, la sua ricchezza sono limitati. Il suo ruolo essenziale è quello di portatore della "parola del clan", catalizzatore dei rapporti sociali.

Nel sistema Nuer i rapporti di parentela giocano un'importante ruolo di integrazione; nel sistema canaco è più specificatamente la famiglia, che diventa punto di riferimento pratico, ideologico, e unità di produzione e circolazione delle ricchezze.

Se in generale è vero che la funzione politica del gruppo familiare diminuisce con l'emergere di forme di potere centralizzato, l'esempio dei Canachi ci mostra come non si possa automaticamente fare di questa tendenza una regola.

3.2.4 Futuna

L'isola di Futuna si trova nella parte ovest della Polinesia; popolazione si dedica soprattutto all'agricoltura. Il gruppo di parentela che costituisce la base della società futuniana è il kutuga, insieme di discendenti di un antenato fondatore (discendenza bilaterale). Ogni individuo appartiene quindi a due kutuga, quello paterno e quello materno, e in base a considerazioni di vantaggio personale può scegliere di privilegiare il suo legame con l'uno o con l'altro. C'è una forte relazione tra fratello e sorella: lo zio uterino e la zia materna sono in forte relazione con quel genitore di ego mediante il quale si stabilisce il rapporto. L'opposizione latente fra le stirpi maschili e femminili discendenti da uno stesso antenato sottende il sistema di trasmissione della chefferie e soprattutto il sistema di ripartizione dei vari incarichi. Il kutuga è il gruppo di discendenza. Il gruppo di residenza minimale si chiama kaiga ed è costituito da un insieme di parenti - consanguinei, affini, adottivi, che vivono insieme e coltivano un determinato terreno. L'unione di più kaiga forma un villaggio. L'unità di residenza più grande è il distretto; Futuna ne conta due, tra i quali tradizionalmente esistono relazioni di inimicizia. Ogni distretto ha un suo capo, controllato da un consiglio composto dai capi dei villaggi. Il kutuga, gruppo di parentela, è l'origine di ogni legittimità politica: è il kutuga che conferisce ai vari capi l'autorità dei rispettivi capi. L'origine di qualsiasi potere si trova dunque nell'organizzazione fondata sulla parentela e il suo esercizio si estende su un territorio che comprende parecchi gruppi di parentela.

Il sistema politico futuniano si basa su un doppio principio di alternanza e di compensazione: alternanza tra le diverse discendenze uscite dall'antenato fondatore, compensazione accordata a quelle discendenze che non possono ottenere la chefferie. La zia paterna del capo, come pure i suoi figli, beneficia del diritto di impossessarsi dei tributi ricevuti dal capo stesso. Questa istituzione può essere interpretata come principio di compensazione.

Il sistema futuniano è fondato sull'equilibrio di due principi dell'organizzazione sociale: il principio di parentela (dà origine al kutuga) e il principio di residenza (dà origine alle unità territoriali).

3.2.5 Trobriand

Orticoltura, pesca, raccolta; navigatori (argonauti).

La società trobriandese è suddivisa in 4 clan matrilineari, con una gerarchia fondata sui miti d'origine, che si suddividono in sottoclan corrispondenti ai distretti, l'unità territoriale più larga. Ogni distretto ha un suo capo molto potente, il più potente di tutti ha preminenza su tutti gli altri. La sua funzione di capo è ereditaria e si trasmette, normalmente, dallo zio materno al nipote. Il capo non è proprietario della terra, ma ne controlla l'accesso distribuendola periodicamente ai suoi sudditi; può organizzare lavori collettivi; ha poteri magici; ogni capo è stregone e viceversa; sotto forma di tributo riceve una parte importante della produzione. Il capo usa le sue ricchezze per assicurare le festività pubbliche e ricompensare i servizi richiesti.

Spedizioni kula: mobilitano tutto il gruppo territoriale attorno al capo, consistono in visite cerimoniali in regioni anche molto lontane, sono occasione di baratto delle merci. Il kula mette in azione tutta la società trobriandese, poiché mobilita le energie, stimola la produzione, rende possibile scambi economici con le regioni lontane, consolida il prestigio dei capi e offre loro l'occasione di rivaleggiare.

Esiste poi anche un kula interno alle isole Trobriand su scala più ridotta, la cui funzione sembra essere quella di rimettere periodicamente in causa l'ordine gerarchico dei capi. Il kula indirizza verso la competizione esterna e di prestigio la disuguaglianza fra il capo e i sudditi, mantenendo una "pace tesa" nei confronti delle altre tribù, rafforza la coesione del gruppo attorno al capo evitando alla società trobriandese la tentazione del ripiegamento e dell'autarchia.

3.2.6 I Nupe

Centro della Nigeria; possibili colture intensive e variate. Le città, o grandi villaggi, sono formati da quartieri che a loro volta si suddividono in raggruppamenti di capanne, corrispondenti a famiglie estese. Il capo del villaggio controlla e organizza le attività collettive, ed è assistito da un consiglio degli anziani. Può essere eletto oppure ricevere il suo incarico per via ereditaria. Possiede e amministra tutte le terre del villaggio, che ripartisce tra le famiglie tenendo conto dei loro bisogni e del loro statuto; accorda o rifiuta l'uso degli alberi da frutta e il diritto di pesca; preleva dalla produzione di ogni famiglia una decima in natura. E' arbitro dei litigi ma non ha potere giudiziario. Non ha poteri religiosi. Ha una funzione centrale ma non dominante.

I Nupe fanno risalire l'origine del loro regno ad un eroe semileggendario (XV secolo).

XVIII secolo: conquistati dai Fulani di religione musulmana.

Lo stato Nupe presenta i caratteri di una società stratificata:

nobiltà reale, comprendente i discendenti delle tre famiglie regnanti;

nobiltà di funzione (giudici, preti, ufficiali, capi di polizia);

maestri delle corporazioni artigiane;

ricchi proprietari terrieri, guerrieri, commercianti, contadini;

schiavi.

Prima della conquista coloniale, i Nupe possedevano migliaia di schiavi, e partecipavano attivamente alla tratta degli schiavi provenienti dai territori del nord e destinati all'America.

Minore importanza della parentela; dominanti i problemi economici e il fattore territoriale. Lo stato Nupe costituitosi attraverso la conquista è completamente teso verso nuove conquiste; la guerra diventa qui un aspetto essenziale della politica. L'istituzione massiccia della schiavitù a carattere economico dà origine a classi sociali i cui interessi sono antagonisti. La religione del gruppo dominante (Islam) assolve la funzione di integrazione.

Il carattere dominante della società Nupe è l'integrazione in un unico insieme di due strutture economiche, sociali, politiche profondamente diverse: il villaggio e il regno.

3.3 Società senza classi e società di classe

Ovunque un gruppo di uomini possieda il potere di accrescere ed assicurare il dominio di una classe sull'intero paese, si può parlare di società di classi. Questo potere economico deriva dalla proprietà dei mezzi di produzione.

4. Conclusioni

La produzione o la non produzione di un surplus economico permetterebbe di spiegare le diverse forme di organizzazione politica. Boscimani e Nuer: economia di sussistenza. Canachi, Trobriandesi, Futuniani: economia più sviluppata, surplus deperibile (villaggio densamente popolato fondato sulla parentela). Nupi: surplus non deperibile, investito quindi diversamente.

4.1 Rapporto fra il campo politico e gli altri campi

4.2 Il campo politico e il campo tecnico economico

4.3 Politica e parentela

Dove la parentela funziona come struttura politica, il capo, non possedendo mezzi coercitivi, deve assicurarsi il consenso. Dove invece l'organizzazione politica rinvia ad una unità territoriale ed economica, il timore di una eventuale aggressione rinforza la subordinazione delle parti al solo organo centrale (ideologia).

La parentela funziona come struttura politica nel senso che può assumere e organizzare i valori, le rappresentazioni, gli interessi in nome dei quali si ridistribuiscono i beni, i titoli e il potere all'interno del gruppo; es. società Canaca.

4.4 Politica e religione

La religione e la politica possono essere avvicinate per la loro funzione se si considera la religione come un sistema di rappresentazioni e di valori.


CAPITOLO 8 - LINGUA E IDEOLOGIE

1. Problematica

2. La lingua

2.1 Etnolinguistica

2.2 Confronti metodologici

2.2.1 La semantica: un campo indiviso

L'aspetto comune alla etnologia e alla linguistica è stato per molto tempo la semantica, lo studio dei significati.

L'etnologia si è giovata dei progressi della semantica sincronica, ed ha adottato alcune tecniche per lo studio del significato elaborate dai linguisti.

2.2.2 Strutture per tutti

Il linguista e l'etnologo debbono entrambi discernere nella massa dei materiali ciò che è essenziale e ciò che non lo è.

Non si può spiegare un fonema se non cogliendo le relazioni che esso ha con gli altri fonemi del sistema di cui fa parte.

Analogie tra lingua e cultura:

ciascun campo di attività si presenta come una rete di dipendenze; tutti i tratti sono legati a tal punto che la modificazione di uno dei tratti comporta la riorganizzazione dell'intero sistema.

la lingua come la cultura è un sistema di sistemi.

Il tratto distintivo delle lingue naturali è la doppia articolazione: una prima articolazione dà le unità minime aventi nello stesso tempo forma e senso (monemi), mentre la seconda articolazione dà le unità minime non significanti (fonemi).

La funzione centrale, ma non l'unica della lingua, è la comunicazione.

2.2.3 Comunicazione?

La comunicazione è ciò che delimita i confini di un'etnia ed i meccanismi della cultura di tutta un'etnia.

Le unità costitutive del sistema di comunicazione variano secondo gli individui e i gruppi di individui che le percepiscono; non esiste un insieme unico con unità stabili, ma una diversità di insiemi che nasce da una pluralità di interpretazioni.

2.3 Lingua e cultura

La lingua è di tutte le istituzioni, quella che evolve più lentamente; essa testimonia così di una autonomia maggiore che non, per esempio, le tecniche o l'organizzazione sociale.

2.3.1 La lingua come prodotto e fattore della cultura

Ricchezza di alcuni parti del lessico, in riferimento ai campi privilegiati dell'attività del gruppo (es. neve per gli esquimesi).

L'approccio lessicale permette un approccio ai sistemi di conoscenza indigena; può dare informazioni sul dinamismo interno di una cultura, sui meccanismi di autodifesa (resistenza ai prestiti), fornire indicazioni di contatti.

Ciò che lo studio di un sistema morfo-sintattico può darci, non è l'immagine della struttura sociale, ma una certa visione del mondo che influisce sulla mentalità di chi ne è fruitore.

Ipotesi Sapir-Whorf: la lingua imprigiona la mentalità dei parlanti, predetermina la loro esperienza e percezione del mondo.

2.3.2 Contesto sociale e comunicazione

Covarianza sistematica della struttura della lingua e della struttura sociale. Esistono correlazioni tra stratificazione sociale ed usi linguistici: il tipo di realizzazione di certi fonemi , l'uso dei gerghi (argot), il senso stesso delle parole possono essere indice dell'appartenenza del parlante a una determinata classe sociale, e variano a seconda delle situazioni e dei partecipanti. Da una classe socioeconomica all'altra anche le strutture sintattiche possono essere eterogenee.

2.3.3 Letterature

I testi letterari adempiono a una pluralità di funzioni; oltre alla funzione sociale che le comunità attribuiscono alle differenti categorie di narrazioni, queste ultime adempiono ad una notevole funzione pedagogica. I testi letterari sono portatori dei valori e delle conoscenze proprie ad un gruppo.

L'etnologia deve scoprire la chiave dei sogni di un gruppo, l'universo dei "valori affettivi" che trainano e mettono in rilievo l'opera poetica in particolare, e il testo letterario in generale.

2.3.4 Statuto, interpretazioni, mitologia della lingua e della parola

Folk-linguistic: tre problemi:

lo statuto conferito dai fruitori alla lingua o alle lingue che essi impiegano (dialetto: identità etnica; difesa della lingua: meccanismo di salvaguardia culturale).

le interpretazioni che i fruitori danno dell'idioma che usano; le etimologie popolari possono talvolta rivelare lo stile di pensiero di un gruppo (utilizzazione di figure stilistiche).

le teorie vernacolari (locali, native) sull'origine della lingua usata e delle lingue in generale.

La conoscenza della lingua vernacolare è fondamentale per un'osservazione partecipativa efficace.

Per parlare convenientemente una lingua, è bene conoscerne il funzionamento interno (fonologico, sintattico), ma è necessario anche condividere l'esperienza della comunicazione dei fruitori: le regole e i veti di parola, la varietà degli impieghi in funzione delle situazioni, le metafore privilegiate.

2.4 Approfondimento e sviluppo su esempi

2.4.1 La lingua come prodotto e fattore della cultura

Per molto tempo si è creduto che le lingue fossero semplici nomenclature. La linguistica moderna ha scoperto nella varietà delle lingue tanti tipi differenti di analisi dell'esperienza.

La ricchezza di un lessico è funzione dei bisogni comunicativi di chi ne fruisce, dell'esperienza che questi ha della realtà, esperienza che non è mai la stessa da cultura a cultura.

Indice della subordinazione del lessico di una lingua alla esperienza tradizionale dei parlanti, è la natura stessa dei segni di cui essi si servono per denotare questa o quella realtà (es. Eschimesi lessemi semplici per la neve; noi perifrasi; maestri di sci distinzioni migliori); diversi livelli di integrazione: dal segno semplice, al segno complesso, alla perifrasi.

Correlazione negativa tra la lunghezza della parola e la sua frequenza di uso.

Il lessico di una lingua non è un sistema chiuso; la densità dei termini che corrisponde ad un campo di esperienza, è suscettibile di variazione nel tempo, in funzione dei bisogni comunicativi dei parlanti.

Senso e contesti. Due metodi, quello dei campi semantici e quello dell'analisi componenziale, permettono di spiegare la categorizzazione dell'esperienza che una lingua mostra e le griglie concettuali imposti ai fruitori. Il primo metodo riprende l'idea secondo la quale le parole hanno rapporti associativi con le altre unità che si riferiscono allo stesso campo di esperienza (es. "avere paura" è delimitato per la copresenza di "temere" e "avere timore").

E' necessario guardarsi dal confondere quello che un termine denota, il suo contenuto, e quello che un termine connota, la costellazione di valori che questo termine evoca per uno, per molti o per tutti i parlanti.

Analisi componenziale. Hjelmslev, postulando l'isomorfismo tra il piano di espressione e il piano del contenuto, ha reintrodotto la vecchia idea secondo la quale per descrivere oggettivamente i concetti bisogna "ridurli ai loro elementi semplici). La congiunzione di queste unità di senso minimali, non scomponibili, costituisce la definizione del concetto, del significato. Il metodo che si impiega per rendere conto di un significato attraverso l'identificazione e la congiunzione di questi tratti semantici minimi, viene chiamato analisi componenziale (il lessema "sedia" = "per sedersi" + "su piedi" + "per una persona" + "con uno schienale"; se si aggiunge "con braccioli" si ottiene la serie "poltrona").

Parole e luoghi. All'etnologo interessa cogliere attraverso lo studio dei nomi di luoghi l'appropriazione e l'organizzazione da parte dei membri di un gruppo, dello spazio che li circonda. La densità dei toponimi è rivelatrice del grado di domesticazione dello spazio circostante; abbondanza di nomi di luoghi in prossimità di un villaggio, per esempio, e loro "sparizione" progressiva, man mano che ci si avvicina ai confini del territorio, i limiti del non conosciuto. Lo studio toponimico permette di svelare la sistematica dell'identificazione dei luoghi, nonché certi tratti di specificità culturale.

2.4.2 Dall'analisi componenziale alla strutturazione del lessico

Il vantaggio dell'analisi componenziale non è solo quello di poter spiegare la comprensione di un concetto, ma è anche quello di sostituire la vecchia nozione intuitiva di campo concettuale con quella di paradigma costituito da tutte le unità che abbiano in comune quel tale tratto.

Una tassonomia (paradigma) è organizzata secondo due dimensioni: una dimensione orizzontale di differenziazione (sedia, poltrona, pouf) ed una dimensione verticale di generalizzazione (sedile include poltrona e sedia).

2.4.3 Evoluzione lessicale e semantica

Gli insiemi semantici non sono mondi conclusi e immobili: l'evoluzione dei bisogni comunicativi dei fruitori, i cambiamenti culturali in senso lato, comportano degli slittamenti di significazione, la presa a prestito di forme straniere, la creazione di nuove unità sulla base lessicale esistente, etc.; da qui, una riorganizzazione quasi permanente - ma più sensibile in certi momenti della storia (fase di acculturazione intensa, "mutazione") dei sistemi di conoscenza.

Queste modificazioni non colpiscono in modo omogeneo i diversi settori dell'esperienza linguistica. Alla mobilità del vocabolario e delle tecniche, si oppone la conservatività del lessico religioso.

2.4.4 Classico semantico-funzionali, categorie grammaticali e visioni del mondo

Whorf ha il merito di aver rifiutato le corrispondenze termine per termine tra lingua e cultura (del tipo: a lingua complessa struttura sociale complessa) e di aver localizzato le correlazioni tra certe strutture grammaticali e certi modi di concettualizzazione.

Dobbiamo l'analisi più precisa sull'incidenza delle categorie della lingua sulle categorie del pensiero a Benveniste, che fa notare che "sottomesso alle esigenze dei metodi scientifici, il pensiero adotta dappertutto lo stesso modo di procedere, in qualunque lingua esso scelga di descrivere l'esperienza. In tal senso, esso diviene indipendente, non tanto dalla lingua, quanto dalle strutture linguistiche particolari ...".

Le categorie della lingua, se non imprigionano l'attività dello spirito, tuttavia vi influiscono in varia misura.

2.5 Contesto sociale e comunicazione

2.5.1 Varietà di usi e espressione della distanza sociale

In ogni lingua esistono serie di sinonimi, lessemi formalmente differenti che hanno significato identico e denotano uno stesso referente. Esclusivamente un esame del contesto permette di spiegare una scelta di un'unità a scapito dei suoi sinonimi (registro linguistico).

2.5.2 Varietà dei codici e dei messaggi, varietà delle funzioni e delle situazioni

Il criterio scelto per definire l'estensione di una lingua è quello della intercomprensione. Su un'area data esiste una lingua comune, praticata e compresa dall'insieme dei parlanti. Le lingue speciali o "dialetti sociali" (codici parassitari usati da membri di certi gruppi sociali) sono formazioni secondarie derivata, nella maggior parte dei casi, dalla lingua comune.

Lo sviluppo delle lingue secondarie si esplica nelle funzioni tecniche, sociali, etc. che esse assumono.

2.5.3 Caratteri e funzioni delle lingue speciali

Le lingue speciali assolvono ad una:

funzione tecnica (gerghi professionali, argot)

funzione criptica (argot dei prigionieri, lingue segrete)

funzione ludica (calembours)

funzione sociale (differenziazione e riconoscimento; integrazione sociale).

Il carattere di specialità si basa su elementi particolari, ma non sui caratteri fondamentali. Argot, gerghi prendono in prestito dalla lingua comune fonologia e sintassi, ma presentano delle differenze notevoli sul piano lessicale. Aspetto essenzialmente parassitario delle lingue speciali.

Presso gli Zuñi, per esempio, esistono tre lingue: una lingua comune usata da tutti i membri della comunità, una lingua sacra praticata solo dagli adulti ma conosciuta da tutti, infine un argot, parlato dai giovani ma compreso dagli adulti che però rifiutano di adoperare e fingono di ignorare. L'esistenza o la disparità di statuto tra queste due lingue riflette l'organizzazione sociale Zuñi e il sistema di valori ad essa legato: una forma elementare di stratificazione sociale in cui il criterio di età è predominante.

2.5.4 Criteri di scelta e varietà dei contesti

Quando un parlante pratica correntemente due o più lingue, l'uso dell'una a scapito dell'altra presuppone una scelta: la situazione, il messaggio, lo statuto dell'interlocutore, la relazione tra gli interlocutori, il tema del messaggio, ragioni di prestigio (Norvegia).

Tutti i criteri di scelta possono congiungersi o entrare in competizione.

2.5.5 Codici non verbali e contesto socioculturale

Codici non verbali: linguaggi gestuali, fischiati, battuti al tamburo; queste categorie possono sostituirsi alla lingua ed assumono la funzione centrale: la comunicazione. Sono codici sostitutivi.

Sistemi gestuali: esistono da una parte sistemi gestuali composti di unità stabili e discrete, che presuppongono una messa in codice (volontaria) da parte dell'emittente ed una decodificazione da parte del ricettore. In questo i gesti vengono usati indipendentemente dalla parola di cui prendono il posto, le unità utilizzate possono corrispondere a unità non significanti della lingua naturale (sordomuti) oppure ad unità significative. In quest'ultimo caso le unità costitutive del linguaggio artificiale sono dei segnali. Un segnale gestuale può da solo costituire un enunciato (vigile urbano).

Invece, nei sistemi in cui le unità possono combinarsi per dare un enunciato, le relazioni sintattiche tra le unità sono espresse attraverso l'ordine di manifestazione dei segnali (benedettini).

D'altra parte esistono pratiche gestuali la cui funzione non è quella di sostituire l'uso della lingua, ma di accentuare un'opinione espressa verbalmente, di veicolare una informazione supplementare ma non necessaria per l'intelligibilità del messaggio.

I gesti possono essere l'espressione di un comportamento sociale; essi costituiscono uno dei segni più evidenti di identità culturale.

2.5.6 Identità culturali e regole prossemiche

Prossemica: studio del modo in cui l'uomo struttura inconsciamente il micro-spazio, della distanza tra gli uomini nelle transazioni quotidiane, dell'organizzazione dello spazio nelle loro costruzione, nei loro habitat, ed infine della disposizione delle loro città.

Hall propone un sistema di notazioni del comportamento prossemico che comprende otto dimensioni. Relazioni spaziali simmetriche (identità di posizione, orientamento, etc.) traducono la "solidarietà", mentre relazioni asimmetriche significano una differenza di status.

3. Rapporti con l'universo

I rapporti dell'uomo con l'universo prendono forma in un corpus di tradizioni, si manifestano attraverso pratiche e si esprimono per il tramite delle istituzioni.

Nel campo delle pratiche religiose si possono scindere pratiche positive (sacrifici e riti) e pratiche negative (tabù e divieti).

La ricerca dei legami che uniscono il piano dell'ideologia e quello dei rapporti sociali. Se è vero che i detentori del potere politico fanno appello ai miti ed alle cosmogonie per giustificare l'origine della propria autorità, è il livello della pratica religiosa, in cui l'intervento del mondo invisibile si produce non sul piano intellettuale ma sul piano del vissuto reale quotidiano, quello in cui si matura pienamente l'ideologia delle strutture sociali ed economiche.

Rapporti tra organizzazione sociale e organizzazione religiosa. ... i ricercatori hanno ritrovato fenomeni totemici in tutto il mondo. Solamente quando il totemismo è stato concepito come una struttura che legava (simbolicamente e no) un fenomeno naturale ad un gruppo di uomini e questa relazione si traduceva in un'organizzazione sociale specifica, solo allora si è potuto analizzare il significato reale del totemismo.

Nelle società tradizionali il sacro ed il profano sono intimamente mescolati (Malinowski canoa). Nel mondo industriale di oggi il sacro ed il profano rimangono distinti.

4. La letteratura

4.1 Funzioni pedagogiche e sociali della letteratura nelle società orali.

L'importanza della letteratura orale nelle società primitive è legata alle condizioni di trasmissione del sapere; così indovinelli, enigmi, giochi di parole, proverbi e detti sono investiti di funzioni pedagogiche: rapida memorizzazione, sviluppano l'attenzione, conciliano gioco e apprendimento sociale.

I tratti formali dei detti e dei proverbi sottolineano la triplice insistenza sulla perennità della tradizione, la saggezza incontestabile degli antichi, l'obbligo di sottomettersi alla natura delle cose. Le funzioni e le utilizzazioni pedagogiche dei racconti, delle leggende e delle favole, sono simili a quelle dei proverbi e dei detti: trasmissione dei modelli culturali, insegnamento delle norme di comportamento sociale; ma tutto è in questo caso più esplicito.

Attraverso il mito ci vengono rivelati l'ordine del cosmo e la creazione. Anche l'iniziazione viene dopo l'insegnamento di proverbi e racconti, e porta a termine il processo di integrazione sociale dell'individuo. Il mito presenta i fondamenti "assiomatici" delle regole morali, delle norme di condotta che erano prima state trasmesse grazie ad altre categorie di racconto.

4.2 Contenuto e funzioni latenti dei miti e delle leggende

Lo studio del contenuto mitico o leggendario può essere affrontato con vari metodi:

un approccio psicanalitico che ricerca, attraverso l'abbondanza delle manifestazione, uno schematismo trascendentale del fantastico, delle strutture antropologiche dell'immaginario (Jung);

studio delle relazioni tra struttura sociale ed ideologia;

approccio strutturale, identifica nelle mitologie serie di opposizioni tra categorie semantiche antinomiche; in quest'ottica la funzione del mito è quella di dissolvere la contraddizione esistente tra i due elementi della struttura binaria, grazie all'introduzione di una nuova categoria mediatrice.

Dobbiamo a Dumézil l'analisi delle relazioni tra struttura sociale e contenuto mitico e leggendario. Il suo è un metodo comparativo: tenta di distinguere le tematiche costanti delle mitologie indoeuropee; rifiuta di accordare un primato alla cronologia (datazione, origine), si rifiuta di mettere i problemi di convergenza in termini di prestito o di diffusione. "La nozione di sistema è fondamentale". Egli adopera il concatenamento funzionale degli elementi nel mito più che gli elementi isolati. Inoltre applica la nozione di omologia: accosta il contenuto mitico a quello dei rituali, delle istituzioni sociali, politiche; ma non inquadra le relazioni tra i sistemi mitici e i sistemi sociali in termini di dipendenza e di causalità. Questo modello strutturale è "la struttura delle tre funzioni" gerarchizzate che si presentano ciascuna sotto due aspetti:

sovranità magica e giuridica

forza fisica e principalmente guerriera

abbondanza tranquilla e feconda

Dalla teoria di Dumézil a quella di Lévi-Strauss o di Leach, non c'è tanto una differenza di metodo, quanto piuttosto di prospettiva; ognuno di questi autori si rifiuta ugualmente di parlare di un mito isolato, ma tende invece a studiare un corpus di miti e illustrare le varianti nate dallo stesso modello.

Lévi-Strauss spiega le combinazioni esistenti tra le unità costitutive del mito o mitemi sostenendo che tali relazioni si stabiliscono su due assi: quello sintagmatico (combinazione di due o più elementi linguistici dotata di valore sintattico autonomo, compiuto - che concerne gli elementi di un contesto linguistico considerati nella loro successione) e quello paradigmatico (insieme di unità fonetiche, morfologiche, lessicali, fra le quali intercorre un rapporto virtuale di sostituibilità in un medesimo contesto; rapporti intercorrenti tra unità linguistiche che possono occorrere in uno stesso enunciato).

Mentre Dumézil si interessa al carattere ideologico delle strutture del pensiero indoeuropeo che scopre tanto nei miti quanto nella storia tradizionale, nella teologia, nel pantheon, Lévi-Strauss e Leach cercano di "chiarire i rapporti tra la struttura dei miti e quella dello spirito umano". Da Dumézil a Lévi-Strauss si passa dallo studio di uno schema concettuale caratteristico di una cultura, a quello del pensiero umano universale, in breve ad un più alto grado di generalità.

E' il contenuto stesso dei miti che ci convince a parlare di universalità. I miti mostrano universalmente delle categorie in opposizione (struttura binaria).

Ma questi processi di discriminazione binaria che operano nei miti non sono caratteri esclusivi del pensiero mitico, ma del pensiero in generale.

La funzione latente del mito è anche quella di gettare un ponte tra i due poli antinomici con l'introduzione di una categoria mediatrice.

La mediazione è uno strumento concettuale che permette di mostrare la coesistenza di categorie di significato irriducibilmente opposte (pensiero simbolico).

4.3 Significato e narrazione

Doppia dimensione del testo.

Le ricerche sull'organizzazione delle narrazione - in quanto sequenza lineare - sono iniziate con gli studi di Propp sulla fiaba. Propp esamina la successione temporale delle azioni, privilegia la dimensione sintagmatica. Arriva a scoprire le costanti narrative ed il modello lineare, sostituendo alle nozioni tradizionali di motivo, soggetto, attributi dei personaggi, la nozione di funzione. "Per funzione intendiamo l'azione di un personaggio definita dal punto di vista del suo significato per lo svolgimento della vicenda". Il numero delle funzioni - dei sintagmi narrativi - è estremamente ridotto, mentre le varietà - i tipi di personaggi e di situazioni - sono numerosissime.

Greimas, al seguito di Propp, ha introdotto il modello attanziale. Attante = agente di una azione (in opposizione ad attore). Un solo attore può assolvere a più funzioni (aiutante, soggetto, destinatario) come più personaggi possono assolvere ad una sola funzione.

4.4 Competenza e prestazione o il ritorno al villaggio

Le opposizioni semantiche universali vengono investite di un contenuto simbolico particolare, che varia in funzione dei contesti culturali. A livello del discorso, si opera una specificazione rivelatrice dello stile micro-etnico. Colui che racconta può prendere partito nei confronti dei personaggi, sottolineare un episodio piuttosto che un altro, insistere sulla descrizione di un luogo familiare agli uditori ... In tal modo si valorizza quel particolare dettaglio capitale per l'attenzione della micro-etnia.

4.5 Poetica ed etnologia: chiave dei sogni e stile di un'etnia

L'opera poetica ha un buon posto tra i segni distintivi dell'identità etnica (emergono i valori affettivi, il codice delle emozioni di un'etnia).

La lingua poetica appartiene a due sistemi, con i quali ha in comune convenzioni e norme: il sistema della più quotidiana comunicazione, di cui attinge le risorse, ed il microsistema di espressione, che la definisce in quanto propriamente poetica.

Lo stilema è il risultato della combinazione selettiva e marcata dei tratti della lingua.

Lo stile etnico quale si esprime nel fenomeno poetico non sta dunque nelle forme, né nelle emozioni, ma nel rapporto che si istituisce tra le une e le altre.

Lo studio dei fatti linguistici permette quindi di distinguere tanto i criteri secondo i quali un gruppo organizza in maniera metodica l'universo, quanto i valori affettivi che rivestono il paesaggio quotidiano.





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