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I MINORI

psicologia



I MINORI:

Minori sono tutte le persone che hanno dagli 0 ai 18 anni di età, chiamata età evolutiva per via dei numerosi cambiamenti somatici e psicologici che avvengono. Prima dei 3 anni i bambini vengono  considerati con scarsa capacità di comprensione e di autocontrollo, dipendenti dall'adulto e senza moralità. Questo modo di pensare cambia all'ingresso nella scuola elementare dove vengono richieste prestazioni cognitive e gli adulti di conseguenza considerano i bambini più simili a loro stessi. L'idea rimane pur sempre quella dell'adulto in miniatura. L'idea che ad ogni età corrispondano caratteristiche e bisogni differenti da quelli dell'adulto risale al 1700 quando Rousseau avanzò l'idea che il bambino fosse buono e che fosse compito degli educatori predisporre le condizioni perché potessero emergere le sue potenzialità. Si ha una visione dell'infanzia propedeutica a quella adulta.

La conoscenza relativa al bambino dipende dalla frequentazione che si ha con lui: ci sono adulti che non hanno avuto nessuna esperienza di contatto con bambini. I servizi per bambini sono frequentati solo dai genitori. La mancata esperienza innesca stereotipi su come deve essere il bambino, la scuola, i servizi. Spesso i genitori che non hanno avuto la possibilità di confrontarsi con altre realtà famigliari ed educative vivono lo stesso rapporto in base ai ricordi dei loro rapporti con i genitori.

Le famiglie sono spesso lasciate sole nel loro compito educativo: Ai giorni nostri molte famiglie vivono lontane dalle famiglie d'origine perciò non possono contare sul loro supporto. La solitudine è vissuta dalle giovani madri nei primi mesi dopo la nascita del figlio che prima aveva occasioni di contat 313i83d to sociale tramite il lavoro mentre ora devono occuparsi a tempo pieno del loro bambino. Egli è amato e desiderato ma allo stesso tempo lo si vede come oggetto di limitazioni. Il padre è importate come contenimento di ansie della madre e come persona con la quale condividere problemi.



La scelta di un figlio è oggetto di forti investimenti affettivi: Spesso le coppie hanno solo un figlio per motivi legati all'età materna o per scelte economiche e questo deve realizzare tutte le aspettative genitoriale. Questo è messo a dura prova dai difetti fisici, dalle malattie, dal confronto con la perfezione ideale. L'accettazione della realtà presuppone il passaggio da una visione di figlio reale a quel particolare figlio dalla caratteristiche determinate. Occorre distinguere i bisogni dei genitori da quelli dei figli. Questa capacità è difficile nei casi di bambini maltrattasti, bambini eccessivamente responsabilizzati o con libertà eccessiva.

I mass media propongono modelli irrealistici di bambini: si fa riferimento a un modello di bambino bello, felice, con caratteristiche desiderabili rendendo ancora più difficile il confronto con la realtà. Sembra che il rapporto genitore - figlio possa essere mediato dal possesso di un determinato prodotto. È bene distinguere i bisogni reali del bambino da quelli indotti.

I bambini sono lasciati sempre più soli di fronte ai compiti di crescita: superati i primi anni di vita il bambino ha bisogno di rapportarsi con i coetanei. Tempo fa la possibilità di interagire con altri bambini era garantita ma ora gli spazi sono formalizzati  e costringono il bambino alla solitudine stando in casa con la TV, i videogiochi, internet ecc. che non favoriscono l'interazione sociale e la crescita dell'identità personale. Occorre una diversa organizzazione dello spazio urbano.

Sono diffuse numerose incoerenze educative: 2 ambiguità:

1°- relativa al rapporto autonomia - dipendenza. Ai bambini e ai ragazzi si chiede sempre di avere autonomia creando così le condizioni che l'autonomia non porti ad educazione. Accade anche che i genitori si trovano a cercare di mantenere una dipendenza come impegno nei confronti dei figli e a sentirsi in colpa rispetto ad ogni negazione alla restrizione di libertà. Questa ambiguità si supera quando i genitori si impossessano del loro ruolo di genitori.

2°- relativa ad una sempre più adultizzazione dei minori. Si assiste al fenomeno di una condivisione di esperienze difficilmente assimilabili dal bambino. Riferendosi agli spettacoli mostrati ai bambini trattanti temi del mondo adulto.




PRIMA INFANZIA: nascita/2 anni

Caratteristiche generali: il bambino ha una predisposizione innata a stabilire rapporti sociali già verso i 3 mesi. Il primo rapporto sociale significativo è con la figura con cui si stabilisce un legame di attaccamento e si strutturerà il senso di fiducia o di sfiducia verso il mondo esterno. L'interesse con le altre persone, nel primo anno, è in funzione dei propri bisogni. Si sviluppano i primi legami affettivi con la madre fornendo protezione, rassicurazione e dando risposta ai bisogni primari. Dopo i 18 mesi il bambino comincia a rappresentarsi mentalmente l'esistenza della figura dell'attaccamento, indipendentemente dalla sua presenza e questo anche in relazione allo sviluppo delle sue capacità cognitive. In questo periodo lo sviluppo dell'intelligenza è legato all'uso di schemi percettivi e motori. A partire dai 12 mesi si ha la deambulazione e il bambino amplia le sue conoscenze del mondo esterno. Verso i 18 mesi compare la figura simbolica o rappresentativa del pensiero, la capacità di sostituire la realtà concreta con una sua rappresentazione mentale. Il linguaggio è ristretto all' olofrase.

I bisogni prevalenti

Bisogni primari: mangiare, dormire, essere puliti. Attraverso queste attività si interagisce con il mondo esterno e si pongono le basi per una diversificazione tra realtà oggettiva e realtà soggettiva perché si formano le prime associazioni spaziali e temporali.

Bisogni di affetto e attaccamento: la presenza di una figura significativa opera con funzioni di protezione contro le aggressioni del mondo esterno e di contenimento affettivo ed è importante per la strutturazione di un rapporto affettivo. Avrà un significato importante per l'evoluzione della personalità del bambino e per i futuri rapporti sociali.

Bisogni di esplorazione e di gioco: le prime attività esplorative riguardano se stessi, la madre, gli oggetti e lo spazio che può raggiungere. Questo è legato alle conoscenze delle figure dell'attaccamento e alla fiducia che il bambino acquisisce sulle sue capacità. È necessario fornire stimolazioni sensoriali per incuriosire il bambino e questa possibilità dovrà essere favorita permettendo al bambino di manipolare, spostare, giocare con oggetti di varie dimensioni.



LA SECONDA INFANZIA: 3/6 anni (età prescolare)

Caratteristiche generali: In età prescolare il bambino è sempre più indipendente e autonomo. Aumentano le capacità motorie ed è in grado si spostarsi con facilità, di farsi comprendere attraverso il linguaggio, di avere una coscienza di sé con caratteristiche e abilità che lo contraddistinguono dagli altri. Il pensiero è ancora dominato dalla percezione cioè il modo in cui si presentano le situazioni influenza il ragionamento predominando sugli aspetti logici. Il pensiero non ha ancora i caratteri della reversibilità per cui le esperienze sono rievocate solo nella sequenza in cui si sono presentate. Il pensiero è fortemente influenzato dall'egocentrismo e dal realismo. Le competenze linguistiche diventano sempre più elaborate. La vita emotiva diviene sempre più complessa perché il bambino amplia progressivamente le esperienze e la capacità di comprensione del mondo e di se stesso vengono più precise. In concomitanza con le esperienze legate al controllo sfinterico si presentano sentimenti di dubbio relativo alla capacità di controllo del proprio corpo e di vergogna qualora l'atteggiamento educativo dei genitori sottolinei queste incapacità. Si verifica la fase di opposizione in cui il bambino utilizza il "no" come forma di rivendicazione della propria autonomia. Verso i 3 anni con l'insorgenza del complesso edipico fanno la loro comparsa dei sentimenti conflittuali nei confronti del genitore dello stesso sesso e di sentimenti di desiderio e di ossessività nei confronti del genitore del sesso opposto. La risoluzione del conflitto si attua attraverso l'identificazione con il genitore del sesso opposto. Si ampliano anche le relazioni sociali: si aggiunge anche la relazione con il padre e con altri famigliari. Il bambino tende all'esplorazione continua dell'ambiente dimostrando curiosità verso ciò che lo circonda.

I bisogni prevalenti

Bisogno di gioco e di scoperta: il gioco è l'attività fondamentale e promuove i processi cognitivi, affettivi e sociali. A partire dai 2 anni troviamo anche il gioco con i coetanei trovando anche il gioco simbolico. I conflitti aiutano il superamento dell'egocentrismo.

Bisogno di autonomia e iniziativa: Il bambino pretende di fare da solo, di essere autonomo ed è un legittimo desiderio. Il ruolo dei genitori e degli educatori è di mediare esigenze di autonomia e limiti di regole. Egli non è tanto interessato al risultato finale dell'attività ma all'attività stessa. Il movimento è il presupposto perché si realizzino queste attività.

Bisogno di interazione con i coetanei: l'interazione sociale si amplia ad altre figure di adulti ma vi è un'attenzione particolare allo stare insieme tra coetanei perché pone le premesse per le prime conoscenze relative all'identità e ai ruoli di genere.


LA TERZA INFANZIA: 6/11 anni

Caratteristiche generali: Si ha una differenza nel modo di ragionare; il pensiero diviene capace di reversibilità cioè prende in esame aspetti diversi della realtà. Si ampliano e si affinano le strategie cognitive sopratutto quelle relative alla memoria. Il linguaggio si adegua alle regole dell'esposizione corretta ed il lessico si arricchisce. Il ruolo dell'insegnante funge da mediatore con l'insieme delle conoscenze proposte all'interno dell'ambito scolastico. Se il bambino riesce bene nei compiti assegnati incrementa la sua autostima se invece nei confronti dei coetanei è un perdente sviluppa un sentimento di inferiorità. Si consolidano le amicizie con i coetanei. Le bambine tendono a relazioni più strette ed esclusive mentre i bambini hanno più autonomia. Con il superamento dell'egocentrismo del pensiero si verifica una maggior strutturazione dei gruppi, l'accettazione di regole condivise nel gioco e il riconoscimento del leader.

I bisogni prevalenti

Bisogni di avventura: l'avventura è la possibilità di esplorare il mondo contando solo sulle proprie forze. Può trattarsi anche dell'avventura in mondi virtuali o del mondo del sapere. Per controllare la realtà circostante, in quest'età, si verifica un consistente dispiego di energia.

Bisogni di aggregazione:  I genitori non sono più uniche figure di riferimento, cominciano le prime ribellioni e le amicizie con i coetanei hanno significati diversi. I gruppi sono ancora determinati dall'appartenere ad uno stesso ambiente. A partire dagli 8 anni c'è una forma di esclusione dal gruppo di persone di sesso diverso.

Bisogni di stima e riconoscimento: l'ingresso nella scuola rende molto sensibile il ragazzo ai giudizi che egli si crea fra ciò che crede di essere e ciò che vorrebbe essere che egli ricava su se stesso dalle persone che gli stanno intorno. Per avere migliore percezione di sé è bene sentirsi dire dai coetanei e dai genitori che si è bravi nel fare qualcosa e avere esperienze di successo.   


L'ADOLESCENZA:

Caratteristiche generali: periodo percorso da mutamenti che intervengono sul versante fisico, intellettuale, emotivo e sociale. È una fase di transizione tra l'infanzia e l'adulo che si sta sempre più prolungando rinviando l'ingresso nel mondo adulto. I ragazzi sono in possesso della capacità di utilizzare ragionamenti logici su contenuti astratti. Questo permette di accedere a realtà ipotetiche, di avvicinarsi ad interessi legati ad una visione del mondo dominata da valori. La capacità di usare il pensiero ipotetico formale non è da tutti, per alcuni l'uso è limitato. In questo periodo vi è una rinnovata attenzione per tutte le dinamiche affettive che ora sono indirizzate verso i soggetti dell'altro sesso. Gli oggetti d'amore dell'infanzia devono essere sostituiti da altri. I cambiamenti fisici possono essere vissuti con preoccupazione perché non sempre l'adolescente si riconosce nel nuovo aspetto che sta assumendo. Il gruppo diventa un elemento di appartenenza in cui ci si riconosce e si rafforza la propria identità. La funzione del gruppo è quella di permettere una nuova organizzazione del Sé attraverso la coesione e la forza del gruppo e l'opposizione nei confronti delle regole imposte dagli adulti. Si verifica una nuova attenzione nei confronti di problematiche sociali e politiche. In gran parte delle famiglie vi è un incremento della conflittualità. Il gruppo dei coetanei acquista sempre maggior forza e spesso si presentano comportamenti devianti come risultato di imitazione e conformismo all'interno del gruppo. Un altro aspetto del comportamento problematico del giovane può essere considerato l'uso di alcol e droghe. 

I bisogni prevalenti

Bisogno di identità: Il giovane si chiede: "Chi sono?", "Come voglio essere?". Il gruppo funziona come strumento che facilità il passaggio dalla vita protetta della famiglia al mondo adulto.

Bisogno di indipendenza: si ha una forte spinta d'indipendenza per poter effettuare delle scelte in modo autonomo. Occorre fornire occasione di sperimentare le proprie scelte e nello stesso tempo controllare che queste non siano autodistruttive.

Bisogno di "senso" : l'adolescente si chiede "perché fare?". Si ricerca un collegamento tra un agire ed un pensiero. La possibilità di esercitare giudizio critico, di confronto con posizioni diverse e di avvicinarsi a realtà sconosciute mette in grado di cogliere la coesistenza si tanti livelli di consapevolezza e di motivazione.


ALTRE REALTA':

Esistono situazioni che si connotano per una loro specificità e che evidenziano altri tipi di bisogno:

Il disagio: Percezione soggettiva di malessere, di fatica, di sofferenza psichica: difficoltà esistenziale. Si manifesta con comportamenti come incostanza, instabilità emotiva, chiusura, disinvestimento affettivo, che si discostano dalle aspettative degli adulti ma non sono trasgressivi o disturbati.

Il disadattamento: relazione disturbata con uno specifico ambiente; è la mancata capacità e/o possibilità di un inserimento creativo e attivo dei giovani all'interno della società e delle sue istituzioni.

La devianza: comportamento che infrange visibilmente uno norma e che determina disapprovazione e/o punizione.  




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