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PLATONE (428-7 a.C - 347-6 a.C) - La vita, L'Accademia, Il Conoscere Come Ricordare

pedagogia



PLATONE (428-7 a.C - 347-6 a.C)


La vita


Grande figura di filosofo allievo di Socrate e testimone più attendibile dell'insegnamento del Maestro.

Nato ad Atene nel 428-7 a.C di famiglia aristocratica, ebbe sempre un grande interesse per la vita politica , ma fu distolto dal prendervi parte dalle travagliate vicende della città, le mura di Atene furono rase al suolo quando aveva poco più di vent'anni. Sperò che l'avvento dei trenta tiranni potesse far rinascere un governo di giustizia, ma fu deluso, così come fu deluso dal governo democratico a causa della morte di Socrate.

Platone pensava che uno stato migliore si sarebbe potuto avere soltanto quando i governanti fossero diventati filosofi o i filosofi stessi si fossero posti a governare.

Dopo la morte di Socrate, Platone lasciò Atene, si recò a Megera, in Egitto, a Cirene, a Taranto (dove conobbe il pitagorico Archita), ed infine a Siracusa, dove Dionigi "il vecchio" lo fece vendere schiavo a Egina in quanto sospettoso dei suoi progetti di riforma.



Riscattato, fondò ad Atene l'accademia(così chiamato perché aveva sede in un giardino sacro dell'eroe Accadèmo).

Con la morte di Dionigi "il vecchio" Platone decise di fare ritorno a Siracusa, nel tentativo di convertire il figlio, Dionigi "il giovane" alle sue idee. Ma anche questa volta non ebbe fortuna, fu trattenuto quasi prigioniero finché al tiranno non piacque rimandarlo.

Dopo un ultimo viaggio a Siracusa dove sfuggì alla morte solo grazie all'aiuto dell'amico Archita, ritornò definitivamente ad Atene, dove rimase alla direzione dell'Accademia sino alla sua morte.


L'Accademia


Platone istituì la scuola avendo presente il modello pitagorico, ma l'accademia ebbe un carattere più aperto sia alla partecipazione di persone estranee alla scuola sia a i più diversi temi di discussione.

Ebbe anch'essa aspetto religioso, di associazione devota al culto delle Muse, ma le pratiche di questo culto avevano un carattere pubblico, cittadino, non misterico.

Maestro e discepoli vivevano in comunità in amicizia.

Nei "dialoghi di Platone, i temi trattati vanno da quelli morali al tema della conoscenza; ricorre spesso il tema dell'anima, della sua origine e del suo destino. Oppure ancora vi sono conoscenze scientifiche e cosmologiche.

L'accademia è il primo esempio nell'antichità, di lavoro di ricerca svolto secondo diverse specializzazioni.

L'intento dell'accademia era quello di formare una nuova generazione di politici-filosofi, che sapessero con buone leggi, riformare la realtà politica del tempo seguendo un modello ideale.

La scuola si Platone durò per tutto il periodo ellenistico, a Roma nei primi secoli dopo Cristo (anche se priva del suo primitivo contenuto) e cessa di esistere quando l'imperatore Giustiniano decreta la chiusura di tutte le scuole filosofiche.


I dialoghi


L'apologia monologo in prima persona, tenuto da Socrate davanti ai giudici, in luogo di difesa.


Dialoghi Giovanili (cioè quelli più direttamente influenzati dalla figura di Socrate maestro)


Critone, sull'obbedienza alle leggi, non giudicare secondo le opinioni comuni degli uomini, ma soltanto servendosi della ragione, regolandosi secondo coscienza.

Eutifrone dove, ironia e maieutica hanno il loro più evidente dispiegamento.

Protagora e Gorgia, dove si evidenzia il contrasto tra i sofisti (che mirano al pratico e insegnano tante cose) e Socrate (al quale non interessa l'aspetto tecnico dell'insegnamento, bensì la sapienza, che è l'equivalente di virtù).

Menone, nel quale viene trattato il tema della virtù e della sua insegnabilità(già si manifesta il punto di vista di Platone).


Dialoghi della Maturità (dalla fondazione dell'Accademia in poi)


Simposio, sulla definizione dell'amore.

Fedone, sull'immortalità dell'anima(con la descrizione degli ultimi istanti di Socrate).

Repubblica, grande sintesi del pensiero di Platone e soprattutto del suo disegno politico-pedagogico.


Dialoghi Dialettici (quando Platone è sulla cinquantina J


Fedro, Parmenide e Teeteto, chiamati "dialettici" perché Platone sottopone la propria dottrina alle obbiezioni più forti che i suoi avversari potrebbero rivolgerle e lascia incerta la conclusione della disputa.


Dialoghi della Vecchiaia


Sofista, prosecuzione del Teeteto sul tema della scienza.

Timeo, in cui si trova la cosmologia di Platone.

Leggi, in cui apporta modifiche all'ideal politico della Repubblica, per adattarlo alla realtà umana.



Il Conoscere Come Ricordare


Socrate aveva esortato ciascuno a ricercare dentro di sé la verità ("conosci te stesso").

Nel Menone Platone ripropone il problema della verità, sostenendo che sarebbe impensabile che noi cercassimo qualcosa se già in qualche modo non la conoscessimo e qualora la trovassimo,non saremmo neppure in grado di riconoscerla. Quindi noi abbiamo già un presentimento di ciò che cerchiamo, solo che ci rimane confuso finché non lo liberiamo dalle opinioni che ce lo nascondono.

Il conoscere non è altro che ricordare quella verità che in altra vita la nostra anima ha già contemplato in un mondo superiore,quello delle "realtà in se", il mondo delle idee.

Per Platone è impossibile che i concetti o idee universali, immutabili, eterne vengano ricavate dalla conoscenza sensibile, che è individuale, particolare e mutevole.


"La conoscenza delle essenze immutabili ed eterne ci proviene dalla realtà superiore delle idee, modello di tutte le cose sensibili"


Di fatti nel Fedone, uno degli argomenti in appoggio all'immoralità dell'anima è appunto quello della sua somiglianza con le idee eterne e immutabili.

Nel Simposio il filosofo è presentato come colui che aspira a superare la realtà corporea per raggiungere la visione delle idee. Esistono quindi due mondi contrapposti : il mondo materiale e sensibile e il mondo delle Idee.

Anche nell'uomo esiste un contrasto tra la sua realtà fisica, che limita gli slanci dell'anima, e il suo spirito che è di origine superiore.


La Condizione dell'Anima


Nella Repubblica la condizione dell'anima prigioniera nel corpo è rappresentata con il mito della caverna:

essa è come uno schiavo incatenato alla nascita in una caverna e che volta le spalle all'imboccatura della stessa; sul fondo della caverna si disegnano le ombre della realtà che sta di fuori e che l'uomo scambia per la vera realtà. Così l'anima, unita al corpo scambia per reali le immagini sensibili; ma se l'uomo della caverna, riesce a guardare una sola volta l'esterno, e se l'anima prigioniera riesce a sollevarsi sopra le apparenze, allora si renderà manifesta la verità e non potrà esservi più inganno.

Nel Fedro Platone risponde alla domanda, come mai l'anima si trova in una situazione di svantaggio, come mai sia "caduta in basso". Lo spiega con il mito della Biga alata:

l'anima è come un cocchio alato guidato dall'auriga(la ragione), condotto da due cavalli, uno bianco e generoso, l'altro nero, ribelle alla guida. Le anime-cocchio vanno per i cieli(iperuranio) contemplando la realtà ideale, finché il cavallo nero non prende la mano all'auriga e trascina il cocchio verso il basso, facendogli perdere le ali. Così l'anima si incarna in un corpo e passa per vari corpi fino a rendersi degna d'essere reintegrata nella primitiva posizione. Il riscatto è operato dall'amore della sapienza, ossia dalla filosofia.

"Chi è sapiente chi si sforza di conoscere la verità, è anche virtuoso;il malvagio è semplicemente ignorante, non conosce il vero bene."

Platine suggerisce una vita ascetica ovvero il superamento di tutto ciò che è materiale e sensibile per vivere soltanto secondo ragione.

Nella Repubblica e nel Fedro viene rivelato che ci sono tre tendenze nell'uomo:


  1. Anima Concupiscibile, il richiamo verso il possesso di beni concreti e materiali (il cavallo nero che trascina verso la terra).
  2. Anima Irascibile, come dire l'aggressività (in senso buono), la tendenza ad affermarsi.
  3. Anima Razionale, l'aspirazione a conoscere la verità e a vivere secondo i valori eterni, dominando le passioni.

L'uomo è veramente degno quando l'anima razionale prevale sulle altre, le controlla e le guida.

La concupiscenza è tenuta a freno, e si realizza la virtù della temperanza; l'anima irascibile serve l'uomo, realizzando la virtù della fortezza e l'anima razionale è libera di sollevarsi dal mondo sensibile e di realizzare la virtù della sapienza.


Giustizia

Se le varie tendenze dell'uomo armonizzano, ben dirette dalla ragione, si consegue quella che secondo Platone, è la somma di tutte le virtù: la giustizia.

Essere giusti significa non solo dare a ciascuno ciò che gli è dovuto, ma attribuire a ogni cosa il suo giusto valore: la giustizia si realizza praticando qualunque virtù.



Ordinamento dello Stato


Nella repubblica vengono distinte tre classi di cittadini.


Classe inferiore, perché più sollecita dei beni materiali, commercianti, artigiani contadini, il cui compito è provvedere al sostentamento economico dello stato;

Classe intermedia, guerrieri, provvedono alla difesa (la direzione della Repubblica spetta ai sapienti o filosofi);

Filosofi, più si sono applicati alla conoscenza della realtà ideale, possono quindi governare con giustizia;


Utopia&Aristocrazia


La concezione politica di Platone è utopistica(irrealizzabile concretamente) sebbene si ispiri ad un disegno di perfetta razionalità.

Eliminazione della proprietà privata (per le classi più elevate), sostituita dalla comunione di tutti i beni (comunismo), abolizione della famiglia (lo stato dovrebbe consigliare unioni più adatte per procreare una specie eletta). Nelle affermazioni più estreme, la politica di Platone appare ispirata al modello spartano, un disegno aristocratico, dove però l'aristocrazia di sangue è sostituita con l'aristocrazia dell'intelligenza e del merito.




Linee Generali dell'Educazione


La funzione principale dello stato è di educare i cittadini,


"l'educazione consiste nel formare l'uomo alla virtù sin dalla prima giovinezza, ispirandogli il desiderio di divenire cittadino perfetto, tale da saper comandare e obbedire secondo giustizia."


Nelle Leggi rifiuta, per la sua unilateralità, l'educazione spartana, che si preoccupa soltanto di irrobustire il corpo e di indurire l'animo, facendogli rifiutare anche i piaceri più leciti.

L'educazione alla musica, riguarda lo spirito, il fine dell'insegnamento musicale è di


"educare l'anima ad amare il bello e il buono".


Secondo Platone, non tutta la poesia è accettabile, non certo quella di Omero, in quanto presenta un'immagine della divinità e degli eroi falsa e distorta. Non è concepibile che gli Dei covino rancori e vendette, o che un eroe come Achille pianga e si lamenti senza dignità, non è accettabile una presentazione dell'Ade come luogo tenebroso e di pena, nel quale i morti vagano come larve immemori. Platone conclude dicendo che i poeti bisognerebbe "costringerli a intessere nelle loro poesie immagini di un onesto comune".

La ginnastica, a Platone non interessa l'aspetto atletico o agonistico della disciplina, anche in essa deve prevalere l'aspetto educativo dello spirito su quello puramente fisico.

L'educazione fisica comincia nel grembo materno: durante la gestazione è bene che si faccia molto movimento, e il bambino appena nato deve potersi muovere liberamente e non essere costretto in fasce.

Fa inoltre parte dell'educazione fisica, l'abitudine a cibi semplici e sani e alla moderazione nel bere.


"La semplicità della musica genera nelle anime temperanza, così la semplicità della ginnastica genera nel corpo salute".


Nessuno dev'essere escluso dall'educazione, non vi chiusura di classe nello stato giusto: le donne devono essere educate al pari degli uomini, nella musica e nella ginnastica, compresi gli esercizi preliminari. La donna, infatti, è chiamata da natura a tutte le funzioni come l'uomo, soltanto che in tutte la donna è più debole dell'uomo.


Periodi e Gradi dell'Educazione


Dai 3 ai 6 Anni sono previsti delle specie di giardini d'infanzia in cui maschi e femmine crescono insieme giocando, sotto l'assistenza delle nutrici e il controllo di donne elette a questo compito. Platone si preoccupa che il bambino cresca sereno, il meno possibile soggetto a dolori, paure o emozioni di qualsiasi genere. Non deve essere punito duramente altrimenti si avrà un carattere ribello; al contrario il castigo va inflitto quando occorre altrimenti avrà un carattere fiacco.


Dopo i 6 Anni comincia nelle scuole pubbliche l'educazione alla ginnastica e alla musica; maschi e femmine vengono separati e con maestri distinti, ma la loro preparazione è simile.


Dai 10 ai 13 Anni l'insegnamento della grammatica, bandite le composizioni poetiche "volgari e sdolcinate" per lasciare posto a quelle che ispirano alla "prudenza e al nobile sentire". Da evitare anche le tragedie.


"la realtà sensibile è copia del mondo delle idee e la maggior parte delle forme artistiche è imitazione di ciò che accade nel mondo sensibile, essa è copia di secondo grado, quindi allontana sempre di più dalla verità."


Oltre alle materie umanistiche vi sono, la scienza dei numeri, la geometria e l'astronomia (che dovrebbero essere apprese da tutti per il loro innegabile valore pratico).


A 16 anni si può considerare conclusa l'educazione comune, oltre a questa età comincia la vera selezione dei guerrieri e dei filosofi. Fatta attraverso  severi studi di aritmetica, geometria e astronomia; sono destinati a questi studi supplementari coloro che hanno l'intelligenza più acuta, ma nessuno viene obbligato perché "l'uomo nulla deve apprendere da schiavo"

Tali discipline permettono a coloro che saranno alla guida delle città di "uscire dal mondo del divenire", e raggiungere, attraverso l'astrazione, il mondo delle "pure essenze".


Dai 18 ai 20 Anni un intensificarsi della preparazione ginnico-militare (com'è in uso nell'efebia).

Poi riprendono i rigorosi studi scientifici per i futuri filosofi come preparazione alla dialettica (filosofia vera e propria che sa cogliere l'essenza di ogni cosa, quindi la verità stessa.).


Per la dialettica viene operata un ulteriore scelta tra gli scelti.

Bisogna farne buon uso, che ci porti progressivamente a raggiungere la chiarezza della verità, e non coltivata per il gusto di contraddire e per giungere a non credere più a nulla.


Dopo 5 anni di questo esercizio, saranno in grado di reggere cariche minori, facendo ancora 15 anni di tirocinio politico.

Soltanto a 50anni termina la formazione del saggio filosofo reggitore di stato.



APOLOGIA DI SOCRATE


Nell" Apologia", scritta da Platone , Socrate deve difendersi dalle accuse che gli vengono mosse dai suoi nemici. Alcune sono vecchie calunnie che lo descrivono interessato alle ricerche naturalistiche e capace di modificare la verità con le parole.

Le accuse presentate al processo da Anito, Meleto e Licone sono invece: empietà e corruzione dei giovani.

Per difendersi dalla prima accusa, Socrate  racconta che l'Oracolo di Delfi lo aveva definito l'uomo più sapiente ed egli, sconcertato, aveva interrogato persone ritenute sapienti in vari campi per capire la verità. Aveva così scoperto che questi uomini credevano di essere sapienti, ma non lo erano, invece la consapevolezza di " sapere di non sapere" e che solo la divinità conosce tutto lo rendeva superiore a loro.

In questo modo il filosofo si era fatto molti nemici, che adesso, invidiosi, lo accusano.

Il discorso di difesa di Socrate continua con una serie di domande incalzanti , rivolte a Meleto, su cosa è giusto e su chi è adatto ad insegnare ai giovani, che portano inevitabilmente l'interrogato a cadere in contraddizione.

Poi Socrate afferma di non temere la morte,  perché noi non possiamo sapere cosa sia, e comunque il compito che gli stato assegnato è quello di cercare la verità, anche a costo di morire.

In tutta la vita ha rispettato sempre la giustizia, non ha mai perseguito i propri interessi, non ha mai insegnato a pagamento, come fanno i sofisti, e per questo è povero. Infine, non volendo perdere la dignità con lacrime e compassione, lascia la decisione ai concittadini e agli dei.


Socrate viene dichiarato colpevole e viene proposta la pena di morte. Egli può proporre un'altra pena ma, ritenendo di aver agito sempre nell'interesse della sua città e secondo giustizia, propone piuttosto una ricompensa, come quella di vivere nel Pritaneo, insieme agli Ateniesi illustri.

Infine, esclusa la condanna all'esilio, propone una multa in denaro.


Socrate è condannato a morte e, serenamente, si intrattiene ancora a parlare con il pubblico: a quelli che hanno votato contro di lui dice che è soddisfatto di non essersi umiliato per salvarsi la vita  e che non è con le condanne a morte che si fermano le critiche, anzi in questo modo esse diventano più numerose.

A quelli che hanno votato a suo favore racconta di non aver mai sentito, durante il processo, la voce interiore che lo guida nel fare le cose giuste. Ciò vuol dire che la sua morte è un bene.

In conclusione, Socrate è contento di morire perché sarà comunque un guadagno: potrà dormire un profondo sonno, oppure dialogare con sapienti ed eroi per l'eternità .

Socrate se ne va verso la morte raccomandando ai cittadini di trattare i suoi figli come lui ha trattato loro.






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