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Formazione dell'uomo del Rinascimento - L'Umanesimo degenere

pedagogia



Formazione dell'uomo del Rinascimento


Nella seconda metà del Quattrocento si delineano esigenze nuove in campo pedagogico: si afferma la necessità di considerare con maggiore attenzione, nell'opera educativa, i bi 141i82b sogni più profondi della società contemporanea, le esigenze reali  di quella vita alla quale il giovane era destinato a partecipare: vita di signori e di cittadini in continuo fervore di attività pratica, nell'industria e nel commercio, amanti del vivere. Rimane sempre vivo il concetto di armonia fra tutti gli aspetti della personalità e di libertà interiore, conseguibili attraverso lo studio delle lingue e letterature classiche: si guarda sempre all'antichità, alla vita Ateniese o Romana come a una esistenza ideale. Ma pur nel riferimento a questo modello antico vengono posti in piena luce e tenuti presenti i fini concreti.



Così sono uomini usciti dalla industriosa borghesia, in particolare fiorentina che scrivono per mostrare come la gioventù possa essere preparata a dirigere la famiglia e amministrarne la proprietà e portare nel governo di essa quello stesso equilibrio o dominio della ragione che ha già attuato nella sua vita interiore e attraverso l'esercizio del governo domestico, addestrarsi al governo della comunità, all'esercizio dei pubblici doveri. Sono mercanti, umanisti, diplomatici, artisti che tratteggiano come ideale educativo il tipo dell'uomo d'affari colto, buon amministratore dei beni familiari. Oppure è l'uomo di corte che disegna la figura del gentiluomo ( per esempio Della Casa con il Galateo ) o del cortigiano ( per esempio Castiglione con il Cortegiano ).





L'Umanesimo degenere


Negli autori dell'Umanesimo è viva la preoccupazione di mantenere stretto il contatto tra l'educazione e la realtà della vita sociale, ma non sono rari maestri delle lettere classiche nei quali l'Umanesimo ha perduto quell'impeto e quella freschezza per cui inizialmente esso era un movimento rinnovatore della cultura, espressione di una energia feconda formatrice di coscienze. In essi l'umanesimo si è trasformato in una pedantesca esercitazione su forme grammaticali, disquisizioni lessicali, regole stilistiche del tutto indifferenti al contenuto di vita spirituale espresso negli antichi capolavori letterari. La grammatica e la retorica non sono più mezzo per la comprensione del pensiero e per l'apprezzamento dell'arte dell'autore studiato, bensì fini a se stesse, studio di forme vuote di ogni contenuto. L'educazione umanistica non è più forza plasmatrice di umanità formatrice di uomini liberi, ma produttrice di inutili e noiosi linguaioli che si esercitano in sottili e cavillose distinzioni di costrutti e parole. L'ideale che essi pongono nello studio e nell'insegnamento delle lingue classiche è riuscire a esprimersi in stile ciceroniano trattando qualunque argomento (ciceronianesimo). A questo vuoto formalismo proprio del degenere reagirono Erasmo da Rotterdam, Rabelais, Montaigne e Tommaso Campanella.







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