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La teoria normativa della politica economica

economia politica



La teoria normativa della politica economica (cap. II°)


La politica economica pur non essendo una scienza in senso stretto segue, comunque, un metodo scientifico, in cui:

o L'investigazione economica par 555d31f te dall'osservazione di fenomeni che esistono realmente;

o L'attenzione va rivolta a fenomeni che mostrano una certa regolarità;

o Vengono enucleati "fatti stilizzati";

o Vengono creati modelli al fine di spiegare i fatti stilizzati;



o Viene avviato un processo di valutazione del modello.

Un modello è la descrizione semplificata della realtà e deve essere: semplice, generalizzabile e robusto; può essere letto in due modi: - Positivo (o descrittivo), ci dice "che cosa succede e perché; - Normativo (o prescrittivo), ci dice che cosa deve essere fatto affinché vengano raggiunti determinati risultati.

Invece, le relazioni che intercorrono tra gli elementi del modello possono essere illustrati un modo discorsivo o in modo formale. Gli economisti rappresentano i modelli in modo formalizzato, tramite l'uso di equazioni. Distinguiamo quattro categorie di relazioni:

Relazioni tecniche, che comprendono equazioni che descrivono la tecnologia o le preferenze degli individui, per esempio: la funzione di produzione (y=kαJβ) o la funzione di utilità;

Relazioni comportamentali, che descrivono il comportamento degli individui, per esempio: le funzioni di domanda o di offerta di mercato (Q=A-Bp) oppure la funzione di consumo aggregato keynesiana (C=Co+cY).

Relazioni di equilibrio, come l'imposizione dell'eguaglianza tra quantità domandata e quantità offerta di un certo bene D(p)=S(p)

Relazioni di definizione, che servono per definire una grandezza, per esempio: la domanda aggregata (D=C+I+G+X-M);

Relazioni istituzionali (sono una sotto-categoria delle relazioni di definizione), equazioni definitorie relative a grandezze istituzionali, per esempio:  il saldo del bilancio dello Stato dato dalla differenza tra entrate e uscite (BS=T-G) o del saldo della bilancia commerciale (BC=X-M).

Ovviamente in ogni modello figurano delle variabili (grandezze osservabili e misurabili). Queste possono essere: - endogene, in tal caso il valore della variabile viene spiegata all'interno del modello; - esogene, in questo caso il valore viene preso come dato (non viene spiegato all'interno del modello). Nelle relazioni tra variabili figurano anche parametri di comportamento (ossia valori numerici che figurano nelle relazioni sui comportamenti dei soggetti) e parametri tecnici (ossia valori numerici che figurano nelle relazioni tecniche).

Nel costruire un modello, si cerca di dare spiegazione al maggior numero di variabili, ma nonostante tutto esistono variabili esogene per diversi motivi:

o    Nei sistemi economici sono importanti anche variabili non economiche;

o    Esistono fatti predeterminati;

o    Bisogna porre un limite nell'ampliamento del modello.

Quindi, la politica economica, essendo interessata a proposizioni normative, piuttosto che positive, sistematicamente tratta come esogeno ciò che una lettura positiva del modello interpreta come endogeno.

Un modello può avere una:



Forma strutturale, le equazioni che compongono il modello (rappresentano le relazioni di struttura del sistema economico) legano variabili endogene con altre variabili endogene ed esogene.

Forma ridotta, compare un'equazione per ogni variabile endogena e ogni variabile endogena viene spiegata solo in funzione delle variabili esogene, per esempio: y=f(x); y(mx1) = A(mxn) x(nx1).

Tra le variabili possono essere individuati obiettivi e strumenti. Per obiettivo si intende un fine dell'azione dell'Autorità di politica economica e può essere: fisso o flessibile. Abbiamo a che fare con un obiettivo fisso quando l'Autorità di politica economica mira a raggiungere un valore puntuale di una certa variabile, per esempio: vogliamo un tasso di disoccupazione del 2,5%. Si parla di obiettivo flessibile quando ci troviamo di fronte ad un problema di massimizzazione o di minimizzazione, per esempio: minimizzare i costi o massimizzare il benessere sociale.

Per strumento si intende una variabile che viene usata dal policy-maker come leva per raggiungere un fine. Per definire una variabile "strumento", bisogna che questa soddisfi alcuni requisiti; in particolare deve essere: 1) controllabile dall'Autorità di politica economica; 2) sufficientemente "isolata" dall'influsso di elementi esterni; 3) efficace sugli obiettivi che l'Autorità si pone.

Un modello di politica economica è controllabile se l'Autorità di politica economica è in grado di perseguire i suoi obiettivi. Secondo il Teorema della regola aurea di Tinbergen: condizione necessaria affinché un modello statico e deterministico di politica economica con obiettivi fissi sia controllabile è che il numero di strumenti a disposizione del policy-maker sia almeno pari al numero degli obiettivi. La condizione individuata è necessaria ma non sufficiente (dal momento che bisogna richiedere che gli strumenti siano anche indipendenti fra di loro); quindi di fronte ad un sistema di mi equazioni da risolvere (obiettivi) per ni variabili incognite (strumenti), sono possibili tre casi:

mi=ni: il numero degli strumenti è perfettamente uguale al numero degli obiettivi; in questo caso il sistema è perfettamente controllabile ed esiste una e una sola soluzione.

mi<ni: il numero di strumenti è maggiore rispetto a quello degli obiettivi; il sistema è sotto determinato e presenta infinite soluzioni.

mi>ni: il numero di strumenti è minore rispetto a quello degli obiettivi; il sistema non è controllabile. In questa situazione è possibile agire in tre modi: 1) stabilire quali sono gli obiettivi che godono di priorità, in modo da decidere quali obiettivi fare cadere e creare, così, un equilibrio tra strumenti e obiettivi; 2) cercare di costruire o inventare nuovi strumenti; 3) abbandonare gli obiettivi fissi e perseguirne uno flessibile.

Esempi di obiettivi flessibili: la funzione di perdita min L=∑mi=1 ωi (yi-yi*)2 sotto il vincolo y= A x. Indice di malessere di Okun IMO= π + u (" " è il tasso di inflazione, "u" è il tasso di disoccupazione). Il tasso di disoccupazione ed il tasso d'inflazione non si muovono in modo disgiunto, ma sono tra loro legati da una relazione, che sarà rappresentata da una curva, la curva di Phillips.

La critica di Lucas: secondo Lucas, nel momento stesso in cui un'azione di politica economica viene messa in atto, questa muta il quadro nel quale gli individui si muovono. L'effetto della politica economica sulle variabili obiettivo è pertanto imprevedibile; la politica economica ha si effetto sulle variabili economiche, ma in un modo che non può essere previsto sulla base dei comportamenti osservati nel passato. Conclusione: è meglio astenersi da interventi attivi, proprio perché l'esito del loro intervento è sempre imprevedibile.







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