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Tondo Doni

storia dell arte







Michelangelo raggiunse tra il 1501 e il 1505 una fama immediata, sia nell'arte pittorica che in quella statuaria. In questo periodo egli lavorò a Firenze, dove gli veniva ormai riconosciuto un posto di rilievo tra le personalità della città e dove accettò commissioni di ogni genere, quasi a voler affermare la propria supremazia in tutti i campi. Infatti tra il 1503 e il 1504 egli realizzò il Tondo Doni, opera caratterizzata da un bellissimo gruppo di figure in toni chiari.

Il Tondo Doni rappresenta la Sacra Famiglia: la forma circolare non è rara, ma neppure consueta. La si usava soprattutto per il cosiddetto "desco da 545j98f parto", una specie di vassoio fatto dipingere con temi inerenti alla nascita di Cristo e offerto con doni alle signore, dopo il parto, alludendo alla sacralità della procreazione nel matrimonio cristiano. Poiché si suppone che questo tondo sia invece un regalo di nozze, si giustifica sia il tema, in riferimento alla santità della nuova famiglia che si costituisce con il matrimonio, sia la forma analoga a quella dei "deschi da parto", poiché, nella concezione della chiesa, scopo delle nozze è la procreazione. LA forma non è consueta perché obbliga ad adattare la composizione al taglio circolare. Michelangelo, infatti, la incentra nel gruppo sacro, al quale da un movimento che sale a spirale. Secondo alcune testimonianze l'opera si trovava in casa Doni fra il 1537 e il 1542. Poiché nella cornice è stato scoperto lo stemma della famiglia Strozzi, si presuppone che il quadro sia stato dipinto in occasione delle nozze di Maddalena Strozzi con Agnolo Doni (1503/4).



Nel dipinto, pienamente visibile dopo il restauro del 1985, molti sono gli aspetti eccezionali, sui quali si è soffermata la critica, a cominciare dall'iconografia insolita del gruppo, che mostra il bambino sollevato in alto, sopra la Madonna inginocchiata che ha appena terminata la lettura, tenuto o preso da S. Giuseppe, mentre sullo sfondo al di là di una divisione orizzontale, 5 giovani ignudi si tengono vicini o si passano drappi e S. Giovannino sorridente contempla la Famigli Sacra.

Nel Tondo Doni vi è un senso di movimento molto accentuato, soprattutto per quanto riguarda il gruppo in primo piano: questo è posto all'interno di una piramide (richiamo al classicismo). Il segno nelle figure della Sacra  Famiglia, così come la linea, è evidente e presenta andamenti curvilinei in contrapposizione alla linea che definisce agli ignudi. Le immagini sembrano uscire dalla tela (ad esempio iil braccio della Madonna): infatti in quest'opera si denota l'aspetto scultoreo della personalità di Michelangelo. Nel gruppo Sacro in primo piano è evidente una torsione dei tre personaggi attraverso il movimento delle braccia e del corpo della Madonna e del busto di Giuseppe. La luce è diffusa dalla sinistra dell'immagine e ciò si nota dalle ombre presenti sulla destra del dipinto. Lo spazio è aperto (da notare le montagne alle spalle degli ignudi, simbolo della quiete dell'animo di Michelangelo, in contrasto con i colori cupi dei vestiti di Maria e Giuseppe) ed è quasi emisferico perché diviso in due parti dal cornicione: una parte in primo piano e lo sfondo che vede come protagonisti gli ignudi. L'immagine della Sacra Famiglia è leggermente decentrato verso sinistra per permettere la presenza di S. Giovannino sulla destra.

I colori utilizzati sono simbolici: il blu indica l'animo dell'artista, l'azzurro la purezza, il rosa nelle varie gradazione indica la dolcezza. Gli ignudi costituiscono il piano terminali (oltre si intravede solo il paesaggio spoglio) e lo animano plasticamente: non è uno sfondo neutro, ma un contrappunto che esalta ll'intensa vitalità della Sacra Famiglia. Il chiaroscuro conferisce ai loro corpi l'esalto volumetrico e la tinta bronzea solidità e forza, mentre le tre figure in primo piano esprimono, pur nella serenità dell'abbraccio, la virile coscienza del loro ruolo, sia per la concatenazione rigorosa e reciproca, sia per il vigore del disegno e dell'ombreggiatura, sia per i colori metallici. E' ingiusto perciò dire che Michelangelo non è un colorista certo di scendere dalla tradizione fiorentina del disegno, esalta la forma scultorea e non usa il colore fine a se stesso; ma, proprio per questo il colore ha importanza fondamentale




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