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Gedea multimediale Grande enciclopedia De Agostini
P. Toesca, E. Forlati, Mosaici di S. Marco, Milano, 1957
E. Bassi, Palazzi di Venezia, Venezia, 1976
U. Franzoi, D. di Stefano, Le chiese di Venezia, Venezia, 1976
E. Carli, G.A. Dell'Acqua, Profilo dell'arte italiana, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo,
F. Negri Arnoldi, Storia dell'Arte, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1979
P. Ciotti-Marzi, V. Kienerk, Storia dell'Arte, Sandron, Firenze, 1976
E' stata costruita nel IX secolo, dopo il trafugamento delle spoglie del Santo da Alessandria d'Egitto
Sotto il dogato di Domenico Contarini (1063), fu intrapresa la ricostruzione dell'antica basilica. Le strutture basilicali di origine ravennate dell'antica chiesa vennero inglobate e trasformate in un nuovo e assai più ampio edificio che si modellò sul tempio bizantino dei SS. Apostoli a Costantinopoli
di epoca giustinianea, ma rinnovato nel periodo macedone, tra il IX e l'XI secolo
Durante il dogato di Domenico Selvo (1071-1084) ebbe principio la decorazione musiva della basilica
Nel 1094 viene consacrata
Nel 1096 la basilica è terminata nelle strutture
Nei secoli XII e XIII viene eseguita la maggior parte dei mosaici marciani:
Tra la fine del XI secolo e il principio del XII c'è la prima fase della decorazione marciana, caratterizzata da prevalenti influssi della corrente monastica dell'arte bizantina
Oltre il 1150 seguì il rifacimento delle cupole della Pentecoste e dell'Emmanuele, in cui lo stile "antico" bizantino viene trasposto in un accentuato linearismo
Intorno al 1230-50, in alcune delle storie della Passione lo stile puramente greco è interpretato in senso romanico, grazie alla nuova funzione della linea che circoscrive le figure in atteggiamenti patetici e contorti
Ci furono modifiche, riprese, integrazioni, per quanto riguarda i mosaici, dopo gli incendi del 1106 e del 1230.
Nel XIII secolo:
vengono effettuate le Storie della Genesi, Storie di Noè, Abramo, Giuseppe delle cupolette e delle arcate dell'atrio
l'altare del presbiterio è ornato da un ricco ciborio sorretto da colonne istoriate
avviene l'attuale coronamento della facciata, con pinnacoli gotici e tabernacoli contenenti statue
ci fu un altro incendio (1439) e i mosaici subirono muove modifiche, riprese e integrazioni
Nel 1511 ci fu un terremoto e i mosaici subirono muove modifiche, riprese e integrazioni
Risale al 1537 la Loggetta del Sansovino su cui si appoggia il campanile
Nel 1902 crolla il campanile e viene interamente ricostruito.
In epoca moderna c'è stata un'ampia opera di restauro dei mosaici
La chiesa:
è annessa al palazzo ducale
è dedicata a San Marco
assolve prima di tutto il compito urbanistico di costituire il limite-colore di una piazza quadrangolare aperta verso il mare lungo la tangente della sua facciata
non è visibile dalla laguna, ma solo da terra
E' a croce greca, con 5 cupole, 4 sui bracci e una al centro
E' preceduta da un atrio che circonda tutta la parte occidentale
Nonostante l'adozione di tale tipo di pianta la Chiesa assunse in parte uno sviluppo basilicale, per:
la riduzione del braccio terminale con triplice abside
il maggior diametro delle cupole di navata
l'avanzamento del braccio anteriore circondato su tutti e tre i lati da un portico, nella cui ala destra venne in seguito ricavato il battistero.
È un monumento unico, che ci offre l'immagine più viva e immediata della Venezia medievale, cioè della città che fu per secoli "la porta dell'Occidente aperta sull'Oriente", costituendo al tempo stesso l'elemento dominante della mirabile composizione urbana della piazza
Il severo paramento esterno della basilica:
è a cortine di mattoni con nicchie sovrapposte
venne rivestito dalle colonne, i capitelli, le transenne, i plutei e le sculture, provenienti da Bisanzio
preziosi e pittoreschi effetti
La decorazione esterna:
è ricca, varia e complessa
formata da lastre e colonne di marmi policromi, bassorilievi e mosaici
al periodo gotico appartiene poi il coronamento della fronte con:
pinnacoli, guglie dorate e statue
l'originale soluzione delle grandi arcate inflesse, che amplificano i sottostanti archi con partito analogo a quello usato nel rivestimento metallico esterno che gonfia ed espande i volumi delle cinque cupole.
La facciata:
oggi maschera come un sontuoso schermo la retrostante struttura
è spartita orizzontalmente da una terrazza con balconata
nella parte in basso ci sono cinque profonde arcate in fondo alle quali si aprono altrettanti portali, con notevoli rilievi scultorei di gusto bizantino
sulla terrazza sono collocati i celebri quattro cavalli in rame dorato portati da Costantinopoli, ritenuti opera ellenistica (sec. III a. C.).
predominano le forme bizantine
c'è il frequente inserimento di motivi ed elementi di vario gusto e stile, dai lombardi (arcate su lesene e archetti pensili) ai musulmani (archi a ferro di cavallo dei portali laterali).
Tale grandioso sviluppo della parte frontale di San Marco e il suo carattere composito:
non turba l'armonia della costruzione
si accorda alle forme dell'intero complesso, nel comune dominante gusto per il ricco, il grandioso e il fastoso che Venezia aveva ereditato direttamente dall'Oriente
Anche i fianchi sono ornati da preziosi rilievi e sculture, tra cui, sul lato meridionale, il gruppo in porfido dei Tetrarchi (sec. IV).
A collaboratori lombardi si deve l'attiguo campanile
di fronte alla chiesa
alto 98 metri
crollato nel 1902 e interamente ricostruito
possente struttura semplicemente ornata da lesene continue, che salgono fino alla cella campanaria.
alla base si appoggia la Loggetta del Sansovino, elegantemente decorata (1537).
Il motivo dominante consiste, come in una chiesa bizantina, nella successione delle ariose cavità delle cupole, rutilanti di mosaici con sfondo d'oro
L'atrio, diviso in campate da archi acuti, è sormontato da cupolette rivestite da splendenti mosaici di gusto veneto-bizantino (1220-(1220-50) con storie del Vecchio Testamento.
L'interno è a croce greca, con cinque cupole poggianti su grandi arconi a botte
Ciascun braccio è diviso in tre navate da colonnati che sostengono i matronei.
Le cupole, la parte alta delle pareti, i sottarchi delle navate sono interamente ricoperti di mosaici, in larga parte dei sec. XII-XIII (con rifacimenti posteriori), che costituiscono una significativa sintesi dell'iconografia bizantina.
Il presbiterio, rialzato, è sormontato dall'altare, ornato da un ricco ciborio sorretto da colonne istoriate (forse del sec. XIII).
Dietro l'altare è la celebre pala d'oro, splendido esempio di oreficeria veneto-bizantina (sec. X-XIV), formata da riquadri a lamina d'oro ornati di smalti e montati in una finissima cornice.
Nell'abside si apre la porta bronzea della sacrestia, di I. Sansovino.
Quando ebbe principio la decorazione musiva della basilica (1071 ca), a Venezia esistevano già botteghe di maestri vetrai e mosaicisti, eredi delle consuetudini tecniche e stilistiche della scuola "esarcale".
Ciò spiega come, nonostante evidenti apporti dell'arte bizantina, il vastissimo e vario complesso dei mosaici marciani si distingua rispetto ai modelli greci e costantinopolitani:
da un canto per la presenza di forti accenti paleocristiani
dall'altro per il forte accorgimento di modi preromanici e romanici occidentali
Paragonando il ciclo veneziano alle tipiche decorazioni musive del Medioevo bizantino sono evidenti:
la sua maggior libertà
la ricchezza di motivi etici e storici che si vengono aggiungendo ai temi centrali di carattere teologico e liturgico
giustamente si è potuto dire che, anche sotto questo aspetto; la basilica veneziana appare singolarissimo esempio di espressione complessiva, in un linguaggio bizantineggiamente, di motivi e concetti occidentali, più affini a quelli che si realizzano nello "speculum mundi" di una cattedrale gotica che non in una chiesa bizantina (Bettini).
l'ordinamento generale dei mosaici deriva probabilmente, al pari dello schema architettonico del tempio, dalla basilica dei SS. Apostoli a Costantinopoli
il nuovo linguaggio si venne sempre più discostando dagli esemplari bizantini, pur in una ricchissima e variatissima gamma di atteggiamenti formali.
Il vasto ciclo dei mosaici di S. Marco:
non venne compiuto che nel XIV secolo
richiese frequenti modifiche, riprese, integrazioni, specie dopo gli incendi del 1106, 1230, 1439 e dopo il terremoto del 1511
l'ampia opera di restauro compiuta in epoca moderna ha inoltre mutato il primitivo aspetto di molta parte della superficie musiva
ciò malgrado, l'effetto d'insieme del grandioso complesso interno è di una straordinaria suggestione, grazie anche alla nota dominante del fondo d'oro che:
ricopre l'intera superficie
conferisce unità e continuità alla decorazione
eseguita con stili e in epoche diversi
concepita secondo un piano ben definito e con un preciso programma celebrativo sacro e insieme civico, cui si attennero anche gli artisti posteriori
Nell'ambito di un generale, comune orientamento estetico:
assai varie sono comunque le soluzioni formali
notevole il dislivello qualitativo di questi mosaici, anche a prescindere dalle loro posteriori vicissitudini
Partendo dal presbiterio, si succedono nelle 3 CUPOLE DEL BRACCIO LONGITUDINALE, figurazioni allusive a:
Chiesa vaticinata dai Profeti Cupola dell'Emmanuele
Chiesa vivente in Cristo Cupola dell'Ascensione (fig)
sotto di essa si svolgono nei sottarchi e nelle pareti storie della vita della Vergine, dei Miracoli e della Passione di Cristo
intorno al 1230-50, in alcune delle storie della Passione (ad esempio, il Bacio di Giuda, la Cattura di Cristo e la Crocifissione), lo stile puramente greco è interpretato in senso romanico, grazie alla nuova funzione della linea che circoscrive le figure in atteggiamenti patetici e contorti.
Ne conseguono effetti di un energico espressionismo, che mostrano un indubbio influsso della:
arte d'Occidente
plastica dei maestri lombardi operanti nel Veneto.
Chiesa diffusa tra le genti Cupola della Pentecoste
Queste tre cupole mostrano inconsuete forzature espressionistiche, colori aspri e contrastanti, movimento vivo e scomposto, riferibili alla cultura pittorica nordica.
Anticamente, prima del rifacimento, le cupole della Pentecoste e dell'Emmanuele, avevano un chiaro stile bizantino. Probabilmente, per l'ascendente di miniature nordiche ottoniane, queste stile "antico" viene trasposto in un accentuato linearismo
finisce con l'infrangere il mutuo indissolubile legame stabilito tra le figure e l'oro del fondo dall'arte bizantina
Il grandioso ciclo si conclude verso l'ingresso del tempio nell'ARCONE detto dell'Apocalisse, con il trionfo della Chiesa alla fine del Mondo
Sulle PARETI e sugli ARCONI sono rappresentate le storie degli apostoli e di S. Marco
Le CUPOLE LATERALI sono dedicate a S. Giovanni Evangelista e a S. Leonardo
Nell'ATRIO ci sono delle narrazioni bibliche che formano come un'introduzione all'intero ciclo
Tra le parti più alte ed originali sono le Storie della Genesi (fig), Storie di Noè (fig), Abramo, Giuseppe, risalenti alla prima metà del XIII secolo.
Colori vivaci e disegno sciolto caratterizzano lo stile di queste pitture, ove riaffiorano spunti e motivi di intonazione classica e domina un gusto naturalistico-descrittivo della circostante fauna e flora già tendenzialmente gotico.
I mosaici delle Storie della Genesi:
iconograficamente sono stati desunti da un manoscritto paleocristiano del VI secolo, la cosiddetta "Bibbia di Cotton"
palesano nelle tozze figure e nelle molteplici immagini di piante e di animali, suggerite dal racconto biblico della Creazione e del Diluvio, una fresca e genuina vivacità narrativa
rifiuta del tutto gli schemi del bizantinismo e le convenzioni ritmiche, di una eleganza talvolta un poco accademica e manieristica, che si rispecchiano in altre parti del ciclo marciano.
Costruita dalla scuola locale che rientra pienamente nell'orbita della pittura romanica
Il Tesoro della basilica è ricco soprattutto di oggetti di oreficeria bizantina:
pissidi, caraffe, calici, patene (dal sec. X al XIV)
rilegature decorate con rilievi, smalti e nielli
Tra i pezzi più importanti sono la corona di Leone VI (sec. X) e il paliotto di S. Marco, in argento dorato e lavorato a sbalzo.
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