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IL REALISMO

storia dell arte



IL  REALISMO


Il Realismo si afferma in Francia attorno agli anni quaranta, ma già nel 1883 era stato definito come un'arte che fosse imitazione diretta del vero, cioè libera dal dominio dell'Idea e dagli eccessi della fantasi 959i86j a. Con il diffondersi della fotografia, il mondo della critica d'arte riduceva il R. pittorico a mera "riproduzione", simile, appunto, a quella operata automaticamente dal processo fotografico.

Il realista si colloca, nella società del suo tempo, in una sorta di "presa diretta", e perciò in modo nuovo rispetto alle poetiche neoclassiche e romantiche che avevano trovato ispirazione soprattutto nella storia passata. Il riferimento al tempo presente e l'analisi spregiudicata della società contemporanea si raccordano al nuovo impulso dato allo studio critico della storia sociale e della scienza.

Il R. succede cronologicamente al Romanticismo del quale sviluppa alcune importanti premesse. Il valore unificante della storia e l'amore per la natura sono ambedue portati dalla cultura romantica. Al contrario, la volontà realista di cogliere la "verità" oggettiva della natura e la fede nel ruolo positivo dell'uomo impegnato attivamente nella società, hanno origine innegabile nel recupero del razionalismo illuminista del XVIII secolo.



È la "pittura di storia" che registra una particolare sensibilità verso la nascente estetica realista. I Romani della decadenza di Thomas Couture per esempio anticipa le nuove tendenze realiste, anche se i riferimenti all'arte del Veronese, del Tiepolo o alla classicità di Poussin, ne sottolineano l'accentuato carattere eclettico. Secondo Delacroix, però, la pittura storica rappresenta gesta eroiche, e questi fatti sublimi si incontrano solo nella storia greca e romana; i soggetti tratti da altre epoche non possono produrre che pittura di genere. I soggetti di vita moderna sono tollerati nei Salons fino a quando i pittori realisti non vogliono imporli all'attenzione del pubblico, elevandoli al rango della pittura di storia con opere di grande formato: Courbet, ad esempio era stato considerato rivoltoso per aver rappresentato a grandezza naturale borghesi, contadini, donne di villaggio. D'altro canto la poetica realista traduceva in pittura il dilatarsi dell'interesse degli storici verso i problemi della società moderna incentivato dalle nuove idee democratiche e socialiste.

Con Gli spaccapietre Courbet impone in modo brutale sulla scena artistica parigina le condizioni del proletariato rurale francese. Le figure massicce, quasi rozze nella definizione volumetrica sono rappresentate con estrema precisione, poste di profilo e di schiena, così da sottrarre i volti all'osservatore. Infatti il pittore non vuole destare la commozione del pubblico, ma esprimere la dignità del lavoro manuale delle classi subalterne, la verità della fatica fisica.

A Barbizon si forma, verso il 1830 una vera e propria scuola che si affianca al R. di Courbet. I loro quadri, tollerati nei Salons finché restano contenuti nel formato ridotto del bozzetto, adeguandosi ora al grande formato, popolati da figure di lavoratori, vivaci nel tratto e più luminosi nella tinta, rappresentano un'aperta sfida alla pittura di paesaggio tradizionale.

In Germania alla pittura celebrativa di grande formato si affiancano opere di dimensioni ridotte che illustrano la modesta vita domestica.




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