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I LONGOBARDI

storia dell arte



I LONGOBARDI


La prima volta che i Longobardi si affacciano dalle nostre parti è nel VI secolo, quando cioè un gruppo di giovani guerrieri con le proprie donne decide di emigrare dalla loro zona di origine per ricercare nuove terre da abitare.

I motivi di questo trasferimento non sono del tutto noti.Forse la sovrappopolazione o la carestia o piu' probabilmente la pressione dei popoli nemici che per identici motivi allargano i confini delle terre.

Sono barbari, e già il termine barbaro ci fa capire di chi stiamo parlando: barbaro significa chi pronuncia 141f52b suoni sgradevoli inarticolati simili a quelli degli animali; (dal greco = barbaros; dal latino = balbus).

L'invasione italiana ad opera longobarda non segna solo l'inizio della fine dell'Impero romano, ma incide notevolmente il tessuto sociale al punto tale da far affermare agli storici che la penetrazione del germanesimo nella società latina si realizza solamente con l'invasione longobarda.

Perché è vero che prima di questi già altri barbari hanno tentato di impadronirsi della penisola, ma mentre i loro precursori si sono accostati alla civiltà latina con sentimento di rispetto e quasi di venerazione, i Longobardi scendono subito da conquistatori.Fin dall'inizio infatti dimostrano la determinazione di coloro che ritengono l'Italia la loro facile e definitiva preda. Per questo impongono subito un loro stato facendo della nostra terra il loro dominio.



Non hanno cioè il timore reverenziale dei loro predecessori.In fin dei conti sono dei guerrieri, e la cosa che sanno meglio fare è proprio la guerra.

In origine si chiamano Vinnili e soltanto durante la loro migrazione il loro popolo acquisisce il nuovo nome di Longobardi.

Questo termine deriva non tanto dal fatto che in battaglia usano delle lunghe lance appuntite (lunghe alabarde) come qualcuno sostiene, quanto dalla loro caratteristica di avere lunghe barbe e lunghissimi capelli spioventi sulla fronte e sulle orecchie mentre la nuca è rapata fino all'occipite.

L'origine tradizionale di questi conquistatori è dalla penisola scandinava.Attraverso un lungo esodo questo popolo giunge fino alle rive del Reno.

Sono adoratori del dio Odino, corrispondente al Giove della mitologia greca: Odino, che rappresenta il Dio germanico scelto dai Longobardi come divinità suprema durante la loro migrazione, è innanzitutto il Dio della guerra.

Il perchè di questa scelta è facilmente intuibile: la migrazione di per sé stessa comporta un continuo stato di guerra perché si invadono nuovi territori, perché ci si imbatte con nuove popolazioni a cui questi territori appartengono. E' evidente come in tali condizioni risulti indispensabile la scelta di un Dio della guerra come nume protettore. E' superfluo ricordare come peraltro i Longobardi fino alla fine della loro dominazione terranno fede alla loro fama di combattenti e guerrafondai. L'origine tradizionale di questi conquistatori è dalla penisola scandinava, attraverso un lungo esodo questo popolo giunge fino alle rive del Reno e infine in Italia, sotto la guida di Alboino. Le città si arrendono quasi senza combattere: la classe dirigente fugge a Ravenna, a Roma e a Costantinopoli; da Milano il vescovo e tutto l'alto clero si rifugiano a Genova, dove rimarranno per piu' di settant'anni. Alboino sceglie come capitale Verona e si insedia in un Palazzo reale che era stato fatto costruire e utilizzato come residenza del re goto Teodorico. Dopo un primo periodo di grave instabilità politica interna, fomentata da Bisanzio, la monarchia longobarda si consolida con Teodolinda e con il suo secondo marito Agilulfo. Teodolinda accelera l'integrazione dei Longobardi con la popolazione locale promovendone la conversione al Cattolicesimo. Questo obiettivo la porta ad essere la prima committente di nuovi edifici, tra cui San Giovanni Battista a Monza.

Nei decenni che seguono, la pace sociale e la prosperità economica si traducono in grande fervore dell'attività edilizia, ma l'orificeria manterrà un ruolo di primo piano, tale da riverberarsi in tutte le altre espressioni artistiche, compresa la stessa architettura, come documentano ad esempio, i capitelli della Chiesa di Sant'Eusebio a Pavia: alcuni di essi, con reticoli a settori triangolari o con forme fogliacee estremamente allungate, sembrano riprodurre le sagome dei castoni delle gemme caratteristici delle fibule coeve. Le architetture realizzate tra VII e VIII secolo sono per lo piu' edifici di culto (chiese, santuari, monasteri benedettini) i cui schemi planimetrici si rifanno a modelli del periodo paleocristiano. Ne sono esempio la chiesa di Santa Maria in Pertica a Pavia e la Chiesa di Santa Sofia a Benevento. Quest'ultima fu fondata dal duca Arechi II, come santuario della nazione longobarda beneventana; è a pianta mistilinea, semicircolare nella parte presbiteriale, con tre absidi sporgenti, e per il resto frastagliata a forma di stella. L'interno è caratterizzato da una cupola su tiburio esagonale sorretta da sei colonne, attorno a cui si dispone un'ulteriore corona di dieci pilastri. Dall'esterno l'impianto centrale, il frastagliamento della struttura perimetrale, la muratura che alterna corsi orizzontali di blocchi di pietra e di mattoni e la copertura con tetto spiovente dovevano dare l'impressione di una grande e variopinta tenda con le pareti mosse dal vento. Le due absidi laterali conservano brani degli affreschi che in origine dovevano ricoprire tutto l'interno, con Storie di Cristo.

Pochi anni dopo il regno longobardo soccomberà all'avanzata dei Franchi, con la sconfitta di re Desiderio alle Chiuse di Susa da parte di Carlo Magno; il solo Ducato di Benevento conserverà la propria indipendenza ancora per quasi tre secoli.

Dopo aver varcato le Alpi nel Friuli, prima di proseguire verso sud, Alboino aveva nominato Duca del primo territorio conquistato il nipote Gisulfo, che aveva occupato Cividale, il centro piu' importante della regione.Il suo momento piu' felice, sia politicamente che artisticamente, fu durante il Ducato di Ratchis;poco prima, nel 737, il patriarca di Aquileia, Callisto, aveva trasferito a Cividale la sede vescovile.Di questo fervido periodo si conservano il Fonte battesimale, vasca ottagonale coperta da baldacchino, e l'altare della Cattedrale, un parallelepipedo in pietra scolpita a rilievo su tre delle quattro facce: sulla fonte principale dell'altare è presente una bella rappresentazione di Cristo entro una mandorla sorretta da angeli in volo, mentre su i due lati minori ci sono l'Adorazione dei Magi e la Visitazione. La figura umana vi appare deformata secondo un criterio espressionistico: assumono dimensioni maggiori del naturale i volti dei protagonisti e braccia e mani, in modo da metterne alla massima evidenza i gesti.

L'ordine gerarchico vale anche per le dimensioni dei personaggi, tanto piu' grandi quanto maggiore è la loro dignità, prima fra tutti la Vergine Maria, che in entrambi gli episodi porta una croce sulla fronte. Le forme plastiche sono risolte con sagome appiattite, seppur increspate in superficie dall'inesauribile gioco di scanalature che rimpiazzano l'andamento morbido e voluminoso dei panneggi classici. Quasi nulli o del tutto stilizzati gli elementi che dovrebbero suggerire l'ambientazione delle scene: a rafforzare il senso di irrealtà dello spazio circostante sono inseriti qua e là elementi decorativi di riempimento. La disposizione degli oggetti non risponde a criteri di equilibrio compositivo: al contrario è privilegia l'asimmetria. Se si confrontano questi rilievi con le testimonianze scultoree del periodo di Liutprando, come le due lastre di recinzione presbiteriale dall'Oratorio di San Michele alla Posterla a Pavia o i frammenti dell'arredo della chiesa di Santa Maria d'Aurora a Milano, appare evidente in queste, invece, un dichiarato intento di fedeltà alla tradizione naturalistica dei primi secoli cristiani.









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