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IL RINASCIMENTO

storia dell arte



IL RINASCIMENTO


Il termine Rinascimento fu usato, fra i primi, da Giorgio Vasari per significare che l'età, di cui anch'egli faceva parte, avrebbe fatto rinascere l'arte e la cultura classica (ciò che è stato realizzato nel periodo di massima fioritura della civiltà greca e, per estensione, anche di quella romana, per 949d32j cui tutto è coordinato ed indirizzato per un fine unitario) che si ritenevano morte ormai da secoli. Esso si oppone a tutto il periodo intercorrente fra se stesso e l'antichità, il Medioevo, definendolo sprezzatamene "gotico" perché era stata imposta l'arte in maniera mostruosa e si erano distrutte tutte le arti migliori. Vanno quindi aggiornati tutti i settori del sapere e, attraverso lo studio dell'antico, fatto in particolare da artisti come il Brunelleschi, l'Alberti e Donatello, il Rinascimento giunge alla scoperta dell'"uomo" e della "prospettiva", da grande importanza alle scienze, come la matematica, mediante la quale si crede di poter risalire al Creatore e, al tempo stesso, conoscere il mondo, capirlo ed esserne il centro e non considera più l'aspetto pagano delle opere. Da ciò si etichettò gli artisti rinascimentali come "uomini completi" e considerati come veri e propri intellettuali.

In scultura si ripresero i canoni di Policleto ed in architettura si riprese la linearità architettonica, senza copiarli pari pari, ma attribuendogli anche delle caratteristiche rinascimentali.



In pittura, invece, tramite i documenti rinvenuti, si trasse il concetto di INGANNARE L'OCCHIO, avendo, di conseguenza, come obbiettivo, quello di rappresentare la profondità sul piano. Si dipingeva su tela, muro, tavola in legno ed, a partire dal 1400, si cominciò ad utilizzare la carta per i bozzetti.


"LA PITTURA E' CONCEPITA COME UNA FINESTRA APERTA SUL MONDO"


Ciò però non significa che la pittura rappresenti la realtà, infatti, la prospettiva, la tecnica più importante rinvenuta in questo periodo, non esiste in quanto:


non è vero che gli oggetti lontani siano più piccoli di quelli vicini o che le parallele si incontrino all'orizzonte: la prospettiva geometrica è monoculare (visione ottenuta da un solo occhio), mentre la nostra visione è binoculare (visione di tutti e due gli occhi);

il disegno, ossia la linea che costituisce l'ossatura della prospettiva, in natura non esiste. Prospettiva e disegno sono un codice fatto di "segni" attraverso il quale, l'uomo, trasmette un concetto, un "simbolo" della realtà.


LA PROSPETTIVA

La prospettiva è una tecnica grafica (fatta di disegni, linee,...) "tornata di moda" nei primi decenni del '400, nel quale il pittore rappresenta la terza dimensione sul piano dando allo spazio un aspetto concreto con altezza, larghezza e profondità. essa riguarda infatti sia oggetti rettilinei che mistilinei e da essa si cominciò a rappresentare il pavimento a scacchiera

Non si sa esattamente a chi, fra Brunelleschi ed Alberti, dare il merito di tale tecnica rimasta alla base della pittura dal 1400 agli inizi del 1800.


La prospettiva è:


Rinascimentale: è lo strumento che permette di comprendere la realtà sottoponendola ad una legge razionale e universale;

Geometrica: incatena tutta la realtà ad una serie di linee convergenti in un unico punto (punto di fuga), posto davanti all'osservatore qualunque si la sua collocazione;

Lineare: è basata sul coordinamento delle linee;

Unitaria: relazione tutte le cose ad un unico punto di vista, quello dello spettatore, che è quindi padrone dello spazio.


Rispetto al Medioevo esso portò vari cambiamenti, quali:


la scomparsa del fondo oro

la rappresentazione parziale delle scene (nel Medioevo si rappresentava interamente).


Dalla prospettiva deriva la ricerca della proporzione, perché questa permette di capire le varie cose nella comparazione fra l'una e l'altra.

Da qui, il quadro, divenne una scatola contenente dei personaggi ambientati in un luogo. Questa, più precisamente, era chiamata gabbia o scatola prospettica e veniva costruita con metodi del tutto nuovi.



P


ER COSTRUIRE UNA SCATOLA PROSPETTICA

v tenendo la testa ferma e solamente un occhio aperto, senza tener conto della visione della coda dell'occhio, si individuava l'orizzonte e vi si collocava il punto di fuga.


orizzonte: - limite massimo oltre il quale il nostro occhio non vede più

- divisione tra terra e cielo

punto di fuga: punto a cui concorrono tutte le linee che costruiscono la gabbia

v si riportavano questi due elementi di tale limitato raggio di visione sul piano e si decidevano l'altezza e la larghezza della gabbia

v si tacciava la profondità: man mano che la gabbia diventa + profonda il lato retrostante si rimpicciolisce

v si inserivano tutti gli oggetti che si volevano rappresentare tenendo sempre conto della prospettiva, infatti la bravura del pittore stava proprio in questo.



MASACCIO

Masaccio, pseudonimo di Tommaso di Giovanni Cassai (San Giovani Valdarno, Arezzo, 1401 - Roma, 1428) fondò, insieme al Brunelleschi e a Donatello l'umanesimo in pittura. Esso ebbe anche delle esperienze lavorative con loro, un esempio è riportato a Santa Maria Novella nel quale Brunelleschi preparò la scatola prospettica e Masaccio inserì tutti gli oggetti e le figure.

Esso fu allievo di Masolino da Panicate del quale si deduce una certa influenze nelle sue opere.

La sua importanza nella storia dell'arte deriva dall'introduzione per la prima volta nella pittura italiana dell'elemento luce e di conseguenza anche dell' ombra.



La prima invade lo spazio, lo indaga e lo chiarifica, mentre la seconda definisce i volumi facendoli sentire nella loro consistenza totale (anche nelle parti non visibili), misurandoli esattamente e collocandoli al loro posto. Insieme si può dire che diano la quantità volumetrica agli oggetti, dando esistenza e conoscenza dell'essere uomo alle figure. E, proprio da ciò, il fondo oro perse ogni significato simbolico.



LA TRINITA'

Negli ultimi anni della sua vita, Masaccio, ricevette l'incarico di eseguire un imponente affresco su una delle pareti laterali della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze: la rappresentazione della Trinità.

Per rendere visibile una cosa astratta, egli discusse con molti intellettuali del tempo giungendo alla conclusione che doveva unire due elementi: la perfezione razionale delle forme geometriche e il realismo delle figure rappresentate nella loro concretezza e quindi storiche.

Vasari criticò quest'opera in un suo libro sostenendo che

"la volta a mezza botte tirata in prospettiva e spartita in quadri pieni di rosoni diminuiscono e scorciano (disposte obliquamente mostrando solo uno squarcio) così bene che pare che sia bucato quel muro"


finta architettura, grandiosa per la classicità e imponente rispetto alla chiesa stessa. Comprendeva: - un arco fiancheggiato da pilastri sormontati da capitelli

- una cappella coperta da volte a botte con cassettoni

l'occhio dello spettatore si immagina situato all'altezza del ripiano sul quale sono rappresentati i due committenti inginocchiati

Maria e l'apostolo Giovanni sono scorciati dal basso verso l'alto. La prima si volge all'osservatore per invitarlo a concentrare lo sguardo sulla fonte della salvezza, mentre il secondo contempla la rivelazione di Dio

Dio Padre e Gesù Cristo sono posti al vertice di una composizione piramidale e formano un triangolo rovesciato. Essi non sono però scorciati rispetto all'osservatore perché avrebbero subito una forte deformazione causata dall'altezza in prospettiva. Gesù, uomo come noi, reclina il capo al momento della morte, mentre il Padre guarda davanti a sé con l'espressione ferma di chi manterrà il suo impegno di resurrezione.

Il terzo elemento, lo Spirito, è rappresentato sotto forma di colomba bianca

I tratti e la voluminosità dei corpi trasmettono concretezza

I committenti hanno una posa umile ma l'atteggiamento resta comunque dignitoso. Essi, inoltre, per la prima volta, non vengono solo citati ma partecipano alla rappresentazione.

Alla base del dipinto è rappresentato un altare sotto il quale giace uno scheletro che reca una scritta allegorica: Masaccio non ha quindi rappresentato solo il dogma astratto della Trinità, ma anche il mistero che si rivela all'uomo attraverso la sofferenza di Cristo

PAOLO UCCELLO

Paolo di Dono, detto Paolo Uccello (Firenze, 1397 - 1475) appartiene, cronologicamente, alla prima generazione degli artisti fiorentini del '400

L'impostazione dello spazio è un elemento ormai definitivamente acquisito ed ora bisogna finalizzare la prospettiva all'espressione del proprio mondo: ciascuno di noi possiede un proprio modo di porsi in relazione con la propria realtà, dandole il proprio ordine razionale.

Esso passava la maggior parte del suo tempo applicandosi negli studi prospettici, applicando la prospettiva anche agli oggetti più impensabili senza arrivare alla pratica di essi.

Utilizzò la prospettiva per studiare le forme più essenziali della realtà ma ciò non venne apprezzato dai suoi coetanei. Il Vasari, infatti, lo criticò spesso ad esempio per la rappresentazione degli animali con colori di ogni sorta (specialmente uccelli di cui era appassionato e da cui deriva il soprannome). Esso era infatti un sostenitore della "verosimiglianza" ("la pittura è una finestra aperta sul mondo") e alla quale i dipinti di Uccello non corrispondevano per via dei colori  surreali. Poiché dal settecento in poi si è operata una netta distinzione tra speculazione razionale ed arte, si è visto in lui più uno scienziato che un artista. Solo dal '900 si cominciò ad apprezzare le sue opere, giungendo alla sua piena rivalutazione rendendosi conto che la prospettiva gli serve per realizzare volumi cristallini: ridusse la realtà e la spogliò della sua apparenza trovandone le forme immutabili, essenziali e quindi eterne.

Dal 1425 al 1430 l'artista si trova a Venezia e lavora ad alcuni mosaici della basilica di San Marco. Da questa esperienza impara l'accostamento dei colori senza passaggi intermedi e l'astrazione delle forme.



IL RITRATTO DI GIOVANNI ACUTO

Nel 1436, egli compie nel Duomo di Firenze l'affresco che rappresenta il condottiero inglese Giovanni Acuto, al servizio dei fiorentini.

E' un monumento equestre dipinto che ricorda i tipici monumenti dell'antichità classica, infatti, da questo momento, ritornano "di moda" per ricordare defunti importanti. Questi venivano esposti in chiesa fino a che Napoleone emanò l'editto che lo proibì. Ritorna quindi l'esigenza di esaltare il singolo dipingendolo anziché scolpendolo.

Anche il questo dipinto dona un aspetto irreale alla figurazione causato dal colore verdastro.

L'intera composizione è concepita secondo figure geometriche piane e solide:

- Il rettangolo della composizione è diviso, orizzontalmente e verticalmente, da due linee che si incrociano idealmente al centro

- Le forme principali del cavallo sono racchiuse in due cerchi, mentre le zampe si dispongono secondo le direttrici diagonali

- La parte posteriore dell'animale acquista volumetria mediante le fasce dei finimenti

La prospettiva della composizione è duplice: il basamento è visto dal basso e il gruppo equestre è invece all'altezza dello spettatore. Ciò deriva dai suoi studi dai quali capisce che la prospettiva è limitata ( si deve stare fermi per intuire un punto di fuga ) mentre la realtà ne possiede di più in base al movimento della testa, ecc.

Dal volto si intuisce chi è il personaggio ma non se ne capisce il temperamento in quanto Uccello non era interessato alla psicologia.



PIERO DELLA FRANCESCA

Piero di Benedetto dei Franceschi, comunemente detto della Francesca dal nome della famiglia ( Borgo San Sepolcro, Arezzo, 1410/ 1420 - 1492 ), è ricordato a Firenze, nel 1439, come collaboratore di Domenico Veneziano. Quando lascia Firenze porta con sé il grande patrimonio culturale fiorentino che elabora poi autonomamente giungendo alla dimostrazione pittorica della "verità" nella sua duplice applicazione visiva: la prospettiva e la proporzione.


LA PALA DI BRERA

PALA: dipinto su tavola o tela che serve per decorare l'altare, di dimensioni varie.


I santi e gli angeli si raggruppano a semicerchio intorno alla Madonna, che è il centro da cui essi dipendono.

La scena si svolge in un ambiente architettonico di cui possiamo immaginare la pianta a croce greca ( formata da due bracci di uguale lunghezza che si intersecano al centro ) con volte a botte cassettonate e una probabile cupola al centro. L'arco a tutto sesto, la volta a botte cassettonata e l'abside decorata con marmi sono tipici elementi della classicità.

La figura geometrica dominante è il cerchio.

L'uovo è simbolo della creazione, della nascita e della rinascita in Cristo, ma in questo dipinto assume anche il significato della perfezione geometrica. Esso è inoltre uguale al viso della Madonna e sono simmetrici nonostante l'uovo sia retrostante

È inserito un elemento nuovo alla prospettiva: la LUCE:

-in scultura, quella reale

      - in pittura, si crea con le tonalità  dei colori fingendo che provenga da una fonte

Essa è concepita come un fenomeno naturale che illumina la gabbia prospettica per dare non solo forme geometriche ma anche altre informazioni sullo spazio costruito.

La luce proviene da sinistra e dall'ombra si capisce in quale momento della giornata avviene la scena, inoltre, sul braccio di Federico, è riflessa sull'armatura una finestra: la FONTE DI LUCE

C'è il luogo fisico: interno di una chiesa in prossimità di un abside in quanto si nota nello sfondo una nicchia semicircolare con catino absidale sottoforma di conchiglia (rinascita)

C'è Federico Da Montefeltro inginocchiato perché è il committente: sin dall'epoca medioevale si rappresentano di profilo

Masaccio esigeva di tornare alla classicità e perciò fece questo dipinto nonostante fosse in una chiesa gotica

C'è simmetria perfetta, solo Montefeltro la rompe

Il bambino è in una posizione anomala: nella tradizione Gesù benedice, gioca con la madre, ecc..., qui, invece, o dorme, o rappresenta il figlio morto di Montefeltro ( di conseguenza la Madonna sarebbe sua moglie)

Gesù ha una collanina con un rametto di corallo

La Madonna è seduta su un trono su una predella ricoperta da un tappeto orientale


PREDELLA: sorta di pedana rialzata







LA MADONNA DI SENIGALLIA

In questo dipinto sono riscontrabili elementi di origine fiamminga, soprattutto nella luce e nei particolari ben lavorati, coi quali aveva contatti.

Il bambino è vivo il ramoscello di corallo appeso al collo

Dietro la Madonna ci sono due angeli prospettivamente più bassi

Lo spazio è rappresentato:

-a destra, da uno stantio a muro con mensole collocate in una nicchia e reggenti un vaso con   stracci da rammendare

-a sinistra, da una porta che ci mostra un'altro ambiente: una seconda gabbia adiacente con una finestra (fonte di luce), un soffitto e due pareti








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