La cultura figurativa in Italia centrale
La soluzione
fiorentina poneva l'arte come metodo o esperienza, conoscenza e
rappresentazione secondo il tempo e la prospettiva; quella pierfrancescana
vedeva l'arte come sistema , conoscenza e rappresentazione secondo lo spazio
(universalismo). Il diffondersi della pittura fiamminga è la conseguenza della
crisi degli ideali eroici del primo '400, ad Urbino si cerca di congiungere
l'universalismo di Piero della Francesca, con il particolarismo fiammingo. La
minuzia dei ritratti e la vivezza dei colori entrano in rapporto con uno spazio
prospetticamente costruito. Gli oggetti in primo piano sono ingranditi oltre
misura, messi in bilico tra lo spazio del quadro e quello della realt 353f51d à esterna
8collocazione) è una concezione che utilizza la prospettiva come strumento di
rappresentazione illusionistica dello spazio.
Pietro Perugino
E' il primo pittore
umbro che esca dalla situazione di provincialismo aggiornato e raffinato, che
si era stabilito a Perugia. In questa città comincia a farsi sentire
tardivamente Piero della Francesca con la sua concezione dello spazio, e
Perugino è l'artista che lo ha sentito meglio degli altri. La sua formazione è
fiorentina, avviene nella bottega del Verrocchio, lì incontra Leonardo. L'arte del Perugino non è solo rivelazione
dogmatica, ma dimostrazione, divulgazione delle verità di fede. Nelle sue
opere migliori l'artista raggiunge un'espressione dolcemente malinconica non
priva di una certa teatralità. Quando nel 1481 dipinge, nella cappella Sistina,
la "Consegna delle chiavi" ha già raggiunto la certezza della forza
dimostrativa della sua pittura. Egli
allinea in primo piano le figure principali, il fatto storico deve essere chiaro, non raccontato ma dimostrato. Dietro le figure lo spazio è
definito con le linee parallele della pavimentazione, e le grandezze
diminuiscono proporzionalmente al crescere della distanza. Lo spazio che ne
risulta non è funzionale ai protagonisti, è occupato da figurine in movimento.
Gli archi e il tempio sul fondo simboleggiano continuità fra l'antico e la Chiesa cristiana. Perugino riesce a trovare una media tra spazio teorico (immagine
mentale costruita) e spazio empirico
(immagine visiva esperienza). La media
è il tipo umano più vicino al divino,
consapevole dell'ideale, le figure del Perugino esprimono sentimenti di estasi,
devozione, contemplazione. Contemplazione è l'imprimersi della verità divina
nella natura, nella storia, nella vita pratica dell'uomo. Presto i modi del
Perugino diventano convenzionale, atteggia le sue immagini a una posa morbida
ma esteriore, il suo conclamato sentimento religioso spesso non va oltre un
sentimentalismo pietistico e insincero,
la sua dote migliore resta la conquista di uno spazio atmosferico entro il
quale le figure si impostano poeticamente. Al Perugino si affianca il
Pinturicchio abile e brillante narratore, piacevole nella composizione di vasti
quadri animati da figure splendidamente vestite è un illustratore efficace.
Pinturicchio
Pinturicchio
lavora, a Roma alla cappella Sistina, accanto al Perugino e risente della sua
arte, ma anche di quella del Botticelli. Nel "Viaggio di Mosè" schiera come Perugino, le grandi figure in primo
piano, ma identifica in bello tanto nei personaggi quanto nelle piante. Le
figure formano gruppi più assiepati, mossi e lasciano al centro un vuoto
colmato dalla bellissima figura dell'angelo. Pinturicchio risente del
Botticelli, e riunisce nello stesso dipinto due fatti della vita di Mosè. Negli
"affreschi dell'appartamento Borgia" il Pinturicchio strumentalizza la pittura
che diventa visiva, atta a compiacere l'intelletto, e non si fa scrupolo ad
ornare e rendere più attraenti le immagini, ricorrendo ai colori più vivaci. E'
il più laico dei pittori del suo tempo.
Luca Signorelli
Con questo artista
si compie il problema linguistico, il trapasso dalla pittura come
rappresentazione alla pittura come discorso. L'antitesi tra il sistema formale
di Piero della Francesca e il metodo fiorentino, ovvero l'antitesi tra l'essere
e il divenire, tra stasi e movimento. Nel momento in cui è ormai vicina la
grande crisi religiosa, la
Chiesa ha bisogno che la pittura parli e persuada i fedeli. L'opera
viene concepita e realizzata in un momento difficile e delicato, dal punto di
vista religioso e politico per tutta l'Italia. Luca Signorelli nasce a Cortona,
apprendista presso Piero della Francesca a Firenze apprende il senso della
sintesi e la facoltà di cogliere l'essenziale. Per Luca però l'essenza della
vita è movimento continuo e inarrestabile, è l'energia, lo slancio che
determina ogni azione dell'uomo. Egli accoglie la concezione del Pollaiolo
della linea scattante. Le sue prime
opere mostrano note pierfrancescane, quali la "Flagellazione" e gli
affreschi nella sagrestia del santuario di San Loreto. Egli contrappone la
stasi di Piero della Francesca, al movimento del Pollaiolo, nella "Flagellazione"
l'impianto prospettico è limitato a pochi accenni e lo spazio è creato dai
volumi umani in movimento realizzati plasticamente dall'energica linea di contorno
e dal chiaroscuro. Le ombre proiettate sul pavimento indicano la distanza fra i
vari corpi, e ne rendono l'esistenza. L'origine dell'ombra come mezzo per
esaltare la presenza dell'uomo nello spazio è in Masaccio, qui però oltre che
spaziale lo scopo è espressione drammatica del movimento, la luce sembra
accendersi allo scattare del moto, come un riflettore, è una pittura teatrale. E'
un illuminazione non unitaria ma efficace per far risaltare la volumetria
ideale di questi corpi scattanti, nei quali si rivela il temperamento
signorelliano mentre il Cristo è inespressivo. Luca sente il dramma dell'uomo
la sua inadeguatezza, il peccato piuttosto che la santità serena e
imperturbabile. Il colore è compatto e nettamente delimitato dalla linea, tutto
si svolge come su un palcoscenico: il fondale mosso da decorazioni a rilievo
chiude la scena in cui i protagonisti agiscono. C'è senso teatrale del
coinvolgimento emotivo dello spettatore nelle violenza del fatto narrato.
Sembra che l'azione sia stata improvvisamente bloccata, il fatto storico viene
per un attimo eternato, ma il fatto stesso è divenire è movimento. Luca riesce
nell'immobilità ad esprimere la continuità della vita il gesto precedente e
quello successivo. La pittura del Pinturicchio incide nelle opere quali: la "Sacra
famiglia", "Madonna in trono" e la "Deposizione". Nella
"Sacra famiglia" i tre protagonisti sono chiusi entro una cornice circolare,
l'artista adegua le loro posizioni a questa forma e imprime movimento girante
alle figure, lascia intravedere solo qualche frammento di paesaggio, il pieno
prevale sul vuoto,il panorama assume ruolo secondario piano d'appoggio per
l'elemento umano. La luce contribuisce con le ombre dense a dar vigore al
gruppo pensoso. La grandiosità della concezione del Signorelli trova massima
espressione nell'affresco per l'ampiezza delle superfici. Nella "Storie di San Benedetto" e nei "Due
frati ospitati fuori dal convento" si avvale della prospettiva per ottenere
un più vivace effetto luministico. L'opera maggiore del Signorelli è la
decorazione della cappella di San Brizio del duomo di Orvieto. "Storia
dell'Anticristo" , "Giudizio universale", "Resurrezione della
carne", "Inferno", "Paradiso" raffigurati con forte accento
apocalittico, questa opere hanno l'intento di terrorizzare i fedeli, ed indurli
a credere nelle vere e respingere le false profezie. Signorelli s'ispira a
Dante per fare della pittura un'arte che non rappresenti più l'eterno essere o
il continuo divenire, ma che parli agli uomini, li esorti ed agisca sul loro
comportamento. Nel "ritratto di un giurista" Signorelli colloca il busto di tre
quarti, ottenendo maggiore espressività nella resa psicologica. Parte dal
naturalismo fiorentino ma supera il pericolo del particolarismo esteriore. Al
viso viene data forza ed espressività dal movimento dei piani facciali,
modellati come in una scultura. Il colore rosso della veste conferisce
volumetria.