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Il romanticismo italiano
Il romanticismo italiano è un fenomeno che ha tratti caratteristici diversi dal romanticismo europeo. Le tensioni mistiche sono del tutto assenti, così come è assente quel gusto per il tenebroso e l'orrido che caratterizza molto il romanticismo nordico.
È da premettere che,
in Italia, il romanticismo coincide cronologicamente con quella fase storica
che viene definita Risorgimento, ossia il periodo, compreso tra il 1820 e il
I due principali temi
in cui si esprime la pittura romantica italiana sono la pittura di storia e la
pittura di paesaggio. Nel primo tema abbiamo il maggior contributo pittorico
all'idea risorgimentale dell'unità nazionale. E la pittura di storia,
coerentemente a quanto detto prima, rappresenta sempre episodi tratti dalla
storia del medioevo quali
Nel genere del paesaggio il romanticismo italiano trovò invece una sua maggiore autonomia ed ispirazione che la posero al livello delle coeve esperienze pittoriche che si stavano svolgendo in Europa. Anche per la diversità geografica tra l'Italia e l'Europa del nord, i paesaggi italiani non sono mai caratterizzati da quella atmosfera a volte tenebrosa e a volte inospitale del paesaggio nordico. Ma il paesaggio italiano si presenta più luminoso, più gradevole, più accogliente e piacevole. La pittura di paesaggio italiana ha soprattutto due grandi protagonisti: Giacinto Gigante a Napoli, esponente principale della locale Scuola di Posillipo, e Antonio Fontanesi a Torino.
La vicenda del romanticismo italiano tende a prolungarsi fin quasi alla fine del secolo collegandosi, in alcuni casi, direttamente con la pittura divisionista.
Francesco Hayez
Vita
Nacque a Venezia nel 1791 da padre francese in una famiglia povera che, ben presto, lo
affidò allo zio Giovanni Binasco, amatore e mercante d'arte di origine genovese.
In questo ambiente Hayez si accostò alla pittura, divenendo allievo dei pittori
Francesco Magiotto e Teodoro Mattini. Nel 1809 si trasferì presto nella
capitale, affidato ad Antonio Canova. Grazie alla protezione dell'influente
scultore, nel 1812 Hayez vinse il concorso di pittura dell'Accademia di Brera
sul soggetto del Laocoonte e cominciò a farsi conoscere nell'ambiente
artistico romano, accostandosi, in particolare, a quello classicista e purista
come dimostrano le sue prime opere importanti: Rinaldo e Armida (1813)
inviato all'Accademia di Venezia come ultimo saggio del triennio romano, e Ulisse
alla corte di Alcinoo (1814-1816). Con L'atleta trionfante (1816)
Hayez vinse, il concorso dell'Accademia di San Luca, mentre il 1817 fu l'anno
del suo ritorno a Venezia dove fu bene accolto dai maggiori rappresentanti
della cultura locale. A Milano Hayez ereditò la cultura neoclassica, creando
una maniera accademica di grande mestiere e nobile pathos. Il grande quadro del
1820 con Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri, presentato con
successo all'esposizione dell'Accademia di Brera, diventò il manifesto del
romanticismo storico. Tutti i capolavori di questo periodo - come i Vespri
siciliani (1821-22), Pietro l'Eremita predica la crociata (1829) e i
Profughi di Parga (1831) - furono dedicati a temi storici che alludono,
in realtà, a fatti e aspirazioni del Risorgimento, in una dimensione
sentimentale e passionale. Seguendo sempre il proprio rigoroso ideale formale,
Hayez affrontò alcuni soggetti amorosi o religiosi, significativi del gusto di
una certa committenza frivola ma influente; esempi di quest'arte sono L'ultimo
bacio di Giulietta e Romeo (1823),
Il Bacio
Il quadro "Il bacio" fu realizzato nel 1859. Il soggetto sembra a prima vista sentimentale, più che politico, ma non bisogna dimenticare che gli artisti risorgimentali erano spesso costretti a "mascherare" i propri messaggi, calandoli in realtà storiche lontane dal presente oppure creando situazioni allusive e simboliche. Il pubblico dell'epoca interpretò subito questo quadro in termini politici, vedendovi rappresentato l'addio alla donna amata da parte di un patriota costretto all'esilio. Nel dipinto le figure sono disegnate con una precisione e nettezza di contorni proprie della pittura classica, ma il loro atteggiamento appassionato, l'abbandono languido della donna e il piegarsi su di lei dell'uomo, creano una atmosfera intensa e commossa, tipica dell'arte romantica. Va inoltre sottolineata l'attenzione per i dettagli (le pieghe della veste, i riflessi della stoffa), che conferisce al dipinto un grande realismo.
Per quanto riguarda le differenze tra la prima e la
seconda versione, è da notare che il risvolto del mantello del giovane uomo non
è più marrone ma di un bel verde brillante, colore che insieme al bianco del
panno sulla scala, al rosso della calzamaglia e all'azzurro della veste della
donna crea un preciso richiamo alle bandiere dei due stati:
I Vespri siciliani
I Vespri siciliani fu una rivolta popolare scoppiata a Palermo nel 1282 nei confronti degli angioini che sfociò in una guerra che durò venti anni. L'episodio dei Vespri siciliani acquistava il significato simbolico, nell'ottica risorgimentale, di rivolta contro lo straniero. Gli angioini erano francesi ed è da ricordare che l'Italia, ancora nell'Ottocento, era suddivisa in tanti stati e che erano dominate da dinastie o potenze straniere: i Borboni nel mezzogiorno, gli austriaci nel lombardo-veneto, e così via. Pertanto l'unità d'Italia andava perseguita affermando gli interessi degli italiani contro quelli degli stranieri.
Il quadro di Hayez, dipinto nel 1827, illustra
l'episodio in maniera molto letteraria ma poco emozionante. Le figure sono
scandite secondo pose molto teatrali che risentono ancora dei quadri storici
neoclassici del David. Lo stile di esecuzione è anch'esso fondamentalmente
neoclassico, fatto di precisione di disegno, rilievo chiaroscurale, fattura
molto levigata, chiarezza di visione. L'unica cosa che fa collocare questo
quadro nell'ottica del romanticismo è solo il soggetto ed
il contenuto: il riferimento ad una storia del medioevo che ha come messaggio
un contenuto patriottico e risorgimentale. I protagonisti sono in primo piano:
la donna, sostenuta dal fratello, il francese cadente con la mano appoggiata
sulla ferita, il giovane con la punta della spada ancora intrisa di sangue si
ritira. Intorno c'è il coro, il popolo, pronto a riconquistare coscienza di sé
nella rivolta prossima a scoppiare.
Pietro l'Eremita
Esposto a Brera, il quadro fu considerato Il "manifesto" della pittura civile di Hayez.
Fu lodato dalla critica liberale e dal Mazzini
che videro nella scelta di un soggetto storico la volontà di rappresentare
allusioni al Risorgimento italiano. L'azione si svolge nel Medioevo: il frate
Pietro l'Eremita incita gli italiani a liberare Gerusalemme e lo spazio è
dominato dai crociati e i popolani che si accalcano intorno a lui in gruppi
distinti. Il gruppo più numeroso è alle spalle del frate mentre in primo piano
si distinguono le due donne che si prostrano al suo cospetto e un personaggio
inginocchiato nell'atto di badare una croce e infine il gruppo sullo sfondo
presso il castello. L'intera composizione mira comunque ad evidenziare la
figura del protagonista: verso di lui confluiscono tutte le linee di movimento
e il frate, a cavallo, domina l'intero gruppo. La vivace gestualità del protagonista è sottolineata anche dalle dissonanze cromatiche come il
contrasto netto tra la tonaca scura e il bianco del cavallo e dello stendardo.
L'opera ha contenuto simbolico e presenta una forte analogia tra pittura di
storia e narrazione scenica. Il legame tra la scelta del soggetto e l'implicito
messaggio che questo deve trasmettere si nota nell'ambientazione italiana con
il paesaggio alpestre sullo sfondo e nei gruppi familiari che esprimono affetti
e valori cari all'etica risorgimentale. Infine la coralità dell'azione
sottolinea come, in vista del riscatto politico e morale, il popolo non esiti a
superare qualsiasi interesse per unirsi in vista di un comune ideale.
La ricostruzione del fatto storico
La ricostruzione dei fatti storici si basa, per hayez e, più in generale, per i pittori di storia del romanticismo italiano, su diversi fattori. Innanzitutto su una rappresentazione attualizzata del passato, di cui sono rievocati precisi eventi e sul quale si opera una ricostruzione quasi teatrale della vicenda. I personaggi sono fortemente contestualizzati, ovvero presentati in modo che possano essere chiaramente ricondotti al loro tempo, per esempio attraverso l'ambientazione, le architetture, ma soprattutto le vesti e le armi. Da ciò, si può quindi dire che la rappresentazione storica deve essere frutto di una lunga documentazione. Tuttavia, i temi centrali (come può essere il coraggio nell'attuare la vendetta volta a salvaguardare l'onore della giovane palermitana nei Vespri siciliani) sono fortemente ricontestualizzati, cioè presentati come fortemente attuali nel loro valore simbolico. Nell'opera Vespri siciliani, per esempio, viene mostrato come sia necessario sapersi ancora sacrificare per la patria e lottare come fecero i palermitani contro gli angioini. Questa è un'arte educativa in quanto propone e trasmette ideali, valori morali e civili, chiari e facilmente condivisibili.
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