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Rosmini Serbati, Antonio (Rovereto 1797 - Stresa 1855), filosofo e teologo italiano.

storia



Rosmini Serbati, Antonio (Rovereto 1797 - Stresa 1855), filosofo e teologo italiano.


Rosmini: La polemica contro il soggettivismo

L'ordine di composizione delle opere rosminiane risponde al progetto di costruire un sistema di filosofia cristiana in tutte le sue articolazioni. Il punto di partenza delle idee, in una prospettiva polemica con ogni forma di sensismo(Dottrina filosofica per cui la sensazione rappresenta la condizione necessaria e sufficiente di ogni conoscenza) e di soggettivismo Concezione filosofica che nega la possibilità di una conoscenza oggettiva della realtà, riducendola all'attività del soggetto pensante), ritenuti fonte di ogni sovvertimento anche morale e politico. Il suo problema consiste nel trovare il fondamento oggettivo, non arbitrario e meramente soggettivo, della verità e della conoscenza. Sull'origine delle idee sono state elaborate varie teorie, che agli occhi di Rosmini peccano per difetto (Locke e Condillac) o per eccesso (Platone, Leibniz e Kant). Peccano per difetto quelle che ripongono l'origine delle idee solo nella sensazione, dato che la sensazione é sempre particolare e non si spiega dunque come possano nascere le idee, che invece sono universali. A questa concezione si contrapp 252b12c ongono quelle innatistiche, che sostengono l'esistenza di idee innate, ossia non derivate dall'esperienza sensibile, ma possedute dall'uomo sin dalla nascita. Tali dottrine, però, hanno peccato per eccesso sostenendo che le idee innate sono molteplici: così per Platone sono innate addirittura tutte le idee, mentre per Kant sono forme a priori le dodici categorie. A parere di Rosmini, invece, vi é una sola idea innata, presupposto e fondamento di ogni conoscenza: si tratta dell' idea dell'essere .



Rosmini svolse una critica serrata del "soggettivismo" tipico del pensiero moderno, presente tanto nella corrente del "sensismo", proprio della tradizione empiristica risalente a Locke, quanto nel trascendentalismo teorizzato da Kant. Agli esiti di carattere scettico che egli attribuiva al soggettivismo moderno, Rosmini ritenne di opporre una filosofia ancorata al terreno del realismo, in particolare al pensiero di Tommaso d'Aquino.


Rosmini: l'idea dell'essere

Rosmini condivide con Kant la concezione secondo cui nel conoscere si effettua una sintesi fra una materia particolare, di origine sensibile, e una forma universale, di origine intellettiva. Questa forma, tuttavia, non è, come la intendeva Kant, una categoria della nostra mente, cioè un a priori di tipo soggettivo, ma consiste nell'"idea dell'essere", che costituisce un vero e proprio oggetto di cui la nostra mente ha un'intuizione immediata. L'idea dell'essere è innata e si presenta come un a priori oggettivo, diverso dall'atto con cui viene intuito, cioè come qualcosa di esterno alla nostra mente e che tuttavia rende possibile ogni pensiero e ogni giudizio; essa trova in Dio, inteso come Essere Realissimo, la sua causa adeguata.


Rosmini: Diritto, morale e società

L'idea dell'essere o lume della ragione sta anche alla base della filosofia morale rosminiana; infatti il suo imperativo fondamentale é ' Segui nel tuo operare il lume della ragione ' . Ma il lume della ragione non é la ragione umana, come aveva preteso Kant, tanto meno la ragione dei singoli individui, come sostengono le filosofie empiristiche e utilitaristiche: se così fosse, le norme morali fondate sulla ragione sarebbero variabili e contingenti; in realtà, come Dio pone direttamente nell'uomo il lume della ragione, così l' uomo non costruisce la legge morale che dal lume della ragione scaturisce, non é il frutto della sua ragione autonoma, come asseriva Kant: l'uomo si limita a ricevere la legge morale, é suddito nei suoi confronti, e non legislatore. La conformità alla legge morale scaturisce dal dovere , che é un nesso tra l'essere ideale e l'essere reale, ossia tra la norma dettata dalla legge e la sua attuazione: si origina in tal modo una nuova forma di essere, l' essere morale . Il lume della ragione rivela che il bene non é qualcosa di soggettivo, arbitrario o variabile, ma é l'essere stesso, in quanto oggetto di amore da parte della volontà. Ma gli esseri sono molti e diversi cosicchè per poter volere e amare correttamente bisogna conoscere l' ordine oggettivo , ossia la gerarchia di perfezione e valore tra gli esseri. La massima dell'azione morale può pertanto essere così formulata: ' Volere o amare l'essere ovunque lo si conosca, secondo l'ordine che esso presenta all'intelligenza '. Questa massima, a parere di Rosmini, fornisce contenuti all'azione morale, contrariamente all'etica meramente formale di Kant. Infatti l'ordine degli esseri, decretato da Dio, manifesta una distinzione di valore tra persone e cose: persona é l'essere che ha valore di fine, mentre cosa é l'essere che ha valore di mezzo. L'intelligenza non può riconoscere esseri superiori a quelli dotati di intelligenza : sono questi dunque (le persone) che devono essere amati e trattati come fini. Le persone, poichè dotate di intelligenza e di volontà, sono caratterizzate dalla libertà , come capacità di proporsi e scegliere fini, in base alla conoscenza dell'ordine gerarchico degli esseri. Di qui affiora la nuova formulazione dell'imperativo morale: ' L'uomo deve trattare la persona come fine, cioè come avente un fine proprio '. La prima parte della formula é di forte sapore kantiano, ma la seconda introduce una caratterizzazione della persona come dotata di fine proprio: questo pone, come costitutivo della persona, il suo rapporto con il bene sommo, ossia con Dio, fine ultimo del volere e dell'amore umano. In definitiva, ciò che rende la persona un fine é il suo essere a immagine e a somiglianza di Dio; da questo punto di vista, il male può essere concepito, sulle orme di Agostino, come mancato riconoscimento della gerarchia oggettiva degli esseri e orientamento della volontà verso esseri inferiori al sommo bene. La dottrina morale dà i princìpi costitutivi del diritto e della vita sociale e politica. Il diritto viene definito da Rosmini come ' facoltà di operare ciò che piace, protetta dalla legge morale che ne ingiunge ad altri il rispetto '. Esso é quindi prerogativa della persona, che é definita ' il diritto stesso sussistente ', ed ha la sua controparte fondamentale nel dovere, per chiunque, di considerare la persona per quello che é e, dunque, come dotata del diritto di perseguire liberamente il fine che le compete e le é proprio. Diritto fondamentale risulta così la libertà; da esso emerge l'altro diritto fondamentale della proprietà , ovvero la facoltà di possedere e usare le cose come mezzi per raggiungere i propri fini. La società civile é l'insieme di più persone in quanto persone ed é formata allo scopo di proteggere e regolare l'esercizio armonico dei diritti personali e, dunque, di garantire la possibilità per le persone di raggiungere il bene assoluto. A questo scopo la società deve assumere la forma di Stato , ossia essere fornita della forza per far rispettare i diritti della persona. Sotto questo profilo la filosofia rosminiana dello Stato é vicina alle teorie liberali che ad esso attribuiscono un compito di protezione nei confronti degli individui che costituiscono la società. Fine dello Stato é per Rosmini il bene comune , concepito come salvaguardia della possibilità per le persone di perseguire il bene sommo: lo Stato non può dunque superare i limiti posti dai diritti della persona. Non rientra nella competenza statale il provvedere direttamente alla felicità delle persone; questa é la pretesa infondata del socialismo e del comunismo, che agli occhi di Rosmini considerano la perfezione raggiungibile in questo mondo e mirano a realizzare l'uguaglianza politica ed economica di tutti gli esseri umani. Rosmini, sebbene ammetta il principio di un governo fondato sulla rappresentanza, rifiuta, anche durante il 1848, il suffragio universale, poichè convinto che ciascuno abbia il diritto al voto solo nella misura in cui contribuisce con le sue proprietà al bene comune. E', inoltre, contrario ai compiti dello Stato trasgredire il diritto di proprietà, su cui si fonda la disuguaglianza sociale; il suo compito é piuttosto quello di provvedere ai mali che la proprietà può produrre, cercando di alleviare e ridurre la miseria dei ceti popolari. Su questo punto egli si trova in piena sintonia con l'amico e collega Alessandro Manzoni, così attento anche nei Promessi sposi agli umili e alla loro miseria, a cui solo la provvidenza divina e la carità degli uomini, più che le istituzioni politiche, possono far fronte. La società per eccellenza é solamente quella ecclesiastica, fondata su un vincolo ed un fine puramente spirituali, che vanno oltre gli obiettivi esclusivamente strumentali dello Stato; la società ecclesiastica é paradigmatica per tutte le altre società e fornisce il fondamento religioso e morale che garantisce l'unità sociale.





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