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La Francia di Luigi XIV - Dal governo di Mazzarino al regno di Luigi XIV

storia



La Francia di Luigi XIV

Dal governo di Mazzarino al regno di Luigi XIV

Nel 1643 alla morte di Luigi XIII, la moglie Anna d'Austria assunse la reggenza del trono di Francia in nome del figlio Luigi XIV, di appena 5 anni. Venne retto al potere l'italiano cardinale Giulio Mazzarino(1602-1661), e che condusse una politica tesa a rafforzare l'assolutismo regio. Egli però incontro l'opposizione del parlamento e della nobiltà, infatti dovette affrontare tra il 1648 e il 1649 una violenta rivolta del parlamento di Parigi, successivamente tra il 1648 e il 1652 una rivolta della nobiltà. I due movimenti, detti rispettivamente Fronda parlamentare e Fronda nobiliare che furono superati, il primo grazie all'esercito ed il secondo per la reazione popolare. Fu cosi che, dopo aver dovuto lasciare Parigi insieme alla corte,Mazzarino poté rientrare nella capitale, dove governò fino alla sua morte 1661.

Dopo aver sconfitto la rivolta delle Frode, si dedicò alla politica estera,vinse la guerra contro la Spagna. Vinse, infatti, grazie all'aiuto dei puritani inglesi di Cromwell con il generale francese Henri de la Tour che riuscì a battere l'esercito nemico nella cosi detta "battaglia delle dune" 1658, nelle Fiandre. Ed impose alla Spagna la pace 828c27i dei Pirenei 1659 e la Francia poté così riprendersi il Rossiglione, la Cerdagna, l'Arttois e alcune città delle Fiandre.

La pace dei Pirenei segnava l'inizio di una politica di collaborazione tra Parigi e Madrid, rafforzata dal matrimonio di Luigi XIV con Maria Teresa(figlia di Filippo IV di Spagna) ma lo sposo rinunciava a qualsiasi diritto sulla corona spagnola.






Assolutismo del re sole

Nel 1661, alla morte di Mazzarino, Luigi XIV assume la guida del governo. Il suo regno durò fino al1715, è fu caratterizzato da continue guerre e da una politica espansionistica nei confronti soprattutto nei confronti del'Olanda e della Spagna. Il sovrano pose fine al cosiddetto"regime ministeriale" e governò praticamente da solo, accentrando tutti i poteri nelle proprie mani, quindi attivo una politica di assolutismo. Riteneva di essere sovrano per diritto divino e non per volontà del popolo e governava in maniera rigida e assoluta per i propri interessi e non per il bene generale dei sudditi. Nego qualsiasi autonomia agli stati generali ( parlamento parigino formato da clero, nobiltà e borghesia) che non vennero più convocati dal 1614 al 1789.

Luigi XIV o Re Sole, è passato alla storia come sovrano assoluto per eccellenza, diceva che"lo Stato sono io". Egli esercitava in prima persona tutti i poteri e controllava l'amministrazione dello stato nei minimi dettagli. Per eliminare ogni possibile ribellione degli aristocratici al suo programma di governo,gli costrinse ad abbandonare le loro terre e a risedere nella reggia di Versailles, gli colmò di regali e di privilegi economici gli abbassò a semplici cortigiani, ma senza la possibilità d'intervenere nel governo dello Stato. Inoltre egli preferì affidare le cariche burocratiche alla borghesia.

La struttura sociale dell'ancien régime(antico regime) risale al XVI sec che dura fino alla Rivoluzione Francese, caratterizzato per una radicale disuguaglianza tra i vari strati della gerarchia sociale: dopo il re vi era il clero(che pregava per tutti) la nobiltà (che combatteva per tutti) e la borghesia e ceti popolari (che lavorano) .







La politica religiosa e culturale di Luigi XIV

La politica religiosa del re sole era a scopo di eliminare ogni possibile influenza della Curia romana sulla vita della Chiesa francese(detta gallicana),la quale già da tempo godeva di una serie di libertà che la sottraevano dalla dipendenza dal pontefice, infatti esaltava sial l'autonomia politica del re nei confronti del papa e dei vescovi, sia l'indipendenza dei vescovi nei confronti del papa. Inoltre una parte della chiesa francese accettava l'idea del mondo laico voleva subordinare i religiosi allo stato, considerandoli semplici funzionari.

Luigi XIV subordinò la chiesa cattolica alle proprie esigenze di governo, perciò egli prese tutta una serie di provvedimenti e iniziative allo scopo di esercitare un stretto controllo sulla Chiesa e sull'episcopato, specie nel corso  della guerra contro la Spagna, di cui la Santa Sede era la più fedele alleata. Inoltre egli fu intransigente contro ogni forma di dissenso religioso all'interno del paese: il che condusse il re Luigi a schierarsi anche contro il giansenismo, movimento spirituale che lottava per un ritorno al rigore morale del cristianesimo primitivo, combatteva il lusso e la mondanità della Chiesa e la sua soggezione al potere regio. Questo movimento fu ispirato dal vescovo fiammingo Cornelius Jansen, detto Giansenio (1585-1638); questo predicava un ritorno da un'austera vita di preghiera, di contemplazione e di studio e al rigore morale del cristianesimo.

Giansenismo raccoglieva consensi anche presso la nobiltà e l'alta borghesia e si trasformò nel XVIII secolo un vero e proprio movimento di opposizione alla monarchia assoluta. Luigi XIV adottò un atteggiamento intollerante anche contro gli ugonotti ed emanò l'editto di Fontaine-bleu(1685) con cui si revocava l'editto di Nantes che dal 1598 garantiva agli ugonotti la libertà di culto, dette inizio a persecuzioni di ogni genere(vennero abbattuti templi e chiuse tutte le scuole protestanti. Circa duecentomilla ugonotti furono cosi costretti a espatriare verso l'Olanda, l'Inghilterra e il Brandeburgo, ma il loro espatrio contribuì a impoverire la Francia e ad arricchire i territori che gli ospitavano con le loro attività finanziarie, commerciali e artigianali.


Luigi XIV adottò lo stesso atteggiamento dispotico anche nei confronti dell'attività culturale che cercò di trasformare in uno strumento di propaganda e consenso politico. Versailles non fu solo centro di ogni iniziativa politica, diplomatica, ma anche il centro della cultura di quel tempo. Il sovrano favorì il sorgere di nuove Accademie, nel cui ambito si studiava la letteratura, le scienze e le arti pittoriche e plastiche. Egli chiamò a corte artisti di ogni genere(poeti, letterati, musicisti). Egli esercitò un'attenta sorveglianza sulle tipografie, , non potevano stampare nulla senza il consenso reale. Gli intellettuali furono sottoposti al controllo del re e alla censura su qualsiasi forma di critica al governo del re, (gli ospiti erano tenuti a magnificare il suo mito e quello della sua corte), ma ci furono anche intellettuali che sfuggirono al clima adulatorio e abbiamo i capolavori del cosiddetto "classicismo"francese, di Monlière e le notissime fiabe di Jean De La Fontaine. Tendenze scettiche e realiste sulla vita si riflettono nelle Massime di François de la Rochefoucauld. La cultura francese nell'età di Luigi XIV è caratterizzata da un certo ottimismo trionfalista, al quale contribuì anche il prestigio goduto dal paese presso le nazioni nemiche: la grandezza della corte di Versailles e il suo complesso cerimoniale che furono d'imitazione da parte della nobiltà di tutta l'Europa e la lingua francese fu diffusa in tutti i ambienti aristocratici.








La politica mercantilista di Colbert


Il ministro delle finanze Jean-Baptiste Colbert riuscì a risollevare l'economia della Francia maneggiata dalla audace politica di Luigi XIV. Sostenitore,del mercantilismo cioè di una politica protezionista che promuoveva le esportazioni e frenava le importazioni.

Fermamente convinto che la ricchezza di una nazione dipendesse dalla qualità di moneta pregiata posseduta, Colbert introdusse i dazi doganali sui prodotti esteri cosi frenò l'acquisto di prodotti di lusso, incoraggiando l'importazione di materie prime (che lavorava ed esportava come prodotti finiti). Allo scopo di favorire la produzione locale appoggiò il commercio interno,a tal fine riformò il sistema fiscale, uniformò i pesi e le misure, abolì le barriere doganali interne ed ampliò le vie di comunicazione( canal du Midi), e favorì con ogni mezzo l'immigrazione di personale specializzato dai paesi vicini (tessitori olandesi, setaioli lombardi, i vetrai veneziani)

Egli inoltre incoraggiò lo sviluppo industriale e la creazione di industrie dello stato,cosi lo stato si inserì direttamente nel processo produttivo, impegnando consistenti somme di denaro pubblico nella realizzazione di nuove imprese industriali. Per sostenere le spese elevate, lo stato fa affidamento sui tributi, le imposte doganali, mentre aumenta la ricchezza incentivando la produttività e il commercio interni ed e le esportazioni. Fra i prodotti delle "industrie dello stato"furono famosi gli specchi di Saint-Gobain le tappezzerie di Beauvais e gli arazzi di Gobelins di Parigi. Si trattava di merci di lusso destinate ad entrare nel giro delle corti, dei nobili e dei ricchi.

Nello stesso tempo con lo scopo di incrementare, secondo l'esempio inglese e olandese, il commercio con l'estero, egli promosse la formazione di cinque compagnie commerciali privilegiate a cui affidò il monopolio (controllo assoluto)dei traffici  francesi con le colonie (compagnie del Nord, del Levante, delle Indie orientali, delle Indie occidentali e del Senegal). Benché Colbert avesse cercato di ispirarsi al modello di sviluppo economico inglese, la Francia non riuscì ad ottenere gli stessi risultati della Gran Bretagna anche mentre in Inghilterra non disdegnava di impegnarsi direttamente nell'attività economica. E risanava la propria ricchezza dalle fertili tenute e dall'allevamento del bestiame e dai favori della corte, e curava anche la vendita dei propri prodotti. In Francia al contrario, la nobiltà preferiva tenersi lontano dall'attività economica proprio per la dignità del rango di appartenenza che richiedeva enormi spese di rappresentanza, e che si opponeva alla borghesia, ricca ma considerata con disprezzo. Pertanto mentre in Inghilterra la nobiltà pagava allo Stato le imposte, in Francia la nobiltà tendeva a trasformarsi sempre più in un ceto inutile incapace di favorire lo sviluppo produttivo.

Differenze fra i 2 paesi vi furono anche nella politica coloniale: le compagnie inglesi erano private ed erano disposte a trasferirsi nei territori d'oltre mare per poter sfruttare al massimo le risorse; al contrario le compagnie francesi erano sottomesse a un rigido controllo statale,erano quindi statali, e dimostrarono un minore impegno rispetto degli inglesi. Inoltre la popolazione francese mal s'adattava all'idea di espatriare per questo motivo le compagnie francesi, poco sostenute sul piano finanziario dallo Stato e poco concentrate sullo sviluppo commerciale,si mostrano assai deboli rispetto agli inglesi.






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