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John Locke (Wrington 1632 - Oates 1704), filosofo e pensatore politico inglese.

storia



John Locke (Wrington 1632 - Oates 1704), filosofo e pensatore politico inglese.


John Locke vive in Inghilterra , nell' ultima fase del 1600 e le sue opere vanno collocate intorno agli anni 90 del secolo . Si tratta grosso modo degli anni in cui scoppia la seconda rivoluzione che travaglia l' Inghilterra del Seicento , la rivoluzione che verrà detta " gloriosa " . Insieme a Thomas Hobbes , Locke é il più grande politico inglese del secolo e le notevoli differenze tra le teorie politiche lockiane e quelle hobbesiane sono dovute al fatto che Hobbes vive la prima rivoluzione ( quella degli anni 40 ) , la più sanguinosa , ed é quindi interessato a garantire la sicurezza dell' individuo , Locke , invece , vive nella seconda rivoluzione , caratterizzata da vicende non particolarmente drammatiche , anzi potremmo quasi dire pacifiche , dove si assiste alla nascita delle teorie liberali : si tratta dell' atto con cui l' intera società inglese si é sbarazzata di una monarchia oppressiva e ha dato vita ad una monarchia costituzionale . Ecco allora che Locke intende garantire al singolo la libertà più di ogni altra cosa ; non a caso Locke é considerato il grande teorico del liberalismo . L' opera principale di Locke , é il Saggio sull' intelletto umano ;si può considerare Locke il precursore dell' illuminismo.



Studiò presso l'Università di Oxford, dove ottenne incarichi accademici, insegnando greco e retorica. A partire dal 1666 si dedicò allo studio della medicina e si legò d'amicizia a Robert Boyle, uno dei più grandi scienziati dell'epoca. Dal 1667 visse nella residenza londinese di Anthony Ashley Cooper, futuro conte di Shaftesbury, uomo politico di cui Locke divenne consigliere e medico. Nel 1675, in seguito alla sconfitta politica di Shaftesbury, Locke riparò in Francia, dove studiò la filosofia di Cartesio e Gassendi; tornò per un breve periodo in Inghilterra, ma dovette ancora fuggire in Olanda per motivi politici. In seguito alla Gloriosa Rivoluzione del 1688, fece ritorno in Inghilterra, dove ottenne nuovamente cariche pubbliche.


Nella sua opera principale, Saggio sull'intelletto umano (1690), Locke rielaborò la dottrina empirista, già sostenuta da Francesco Bacone all'inizio del secolo. Contrario alle teorie dell'innatismo, secondo cui nella mente sarebbero impresse fin dalla nascita determinate idee anteriori a qualsiasi esperienza, Locke considerava l'intelletto dell'individuo al momento della nascita una tabula rasa sulla quale l'esperienza imprime tutti i contenuti della conoscenza. Per Locke l'esperienza sensibile è alla base di ogni conoscenza umana, poiché, tramite la sensazione e la riflessione, fornisce all'intelletto i contenuti del pensiero (le idee), cioè le rappresentazioni della mente. Attraverso la sensazione ci sono date le idee che provengono dall'esterno; attraverso la riflessione, invece, ci sono date le idee delle nostre operazioni mentali (il percepire, il volere, il desiderare). Le prime possono essere, a loro volta, idee di qualità primarie (o oggettive) se si riferiscono ad aspetti che sono presenti nei corpi (come la figura, l'estensione e in generale le qualità geometrico-quantitative), oppure idee di qualità secondarie (o soggettive: colori, odori, suoni), se risiedono soltanto nel soggetto percipiente, senza alcun effettivo riscontro nei corpi. Tutte le idee qui nominate sono idee semplici, derivanti direttamente dall'esperienza, da cui Locke distingueva le idee complesse, che risultano dalla combinazione di molteplici idee semplici (come le idee di sostanze, di modi e di 525h79f relazioni).


Locke si interessa molto anche di politica ed é spesso considerato l'anti-Hobbes per eccellenza , sebbene egli lavori sul medesimo terreno su cui lavorava il teorico dell'assolutismo . Se Hobbes é considerato il teorico dello stato assoluto , Spinoza di quello democratico , Locke viene generalmente considerato il teorico dello stato liberale : in realtà non é stato solo un teorico , ma é stato pure coinvolto nella seconda rivoluzione inglese del 1600 , la " Rivoluzione gloriosa " ( 1688-1689) : si tratta di una rivoluzione incruenta e pacifica ( soprattutto se accostata alla prima ) , voluta dalla maggioranza degli Inglesi , una rivoluzione che porta all'aumento della libertà individuale : proprio in quegli anni Locke scrive i suoi trattati politici , quasi come per dare una giustificazione della rivoluzione . Sul piano intellettuale , la sua opera politica sullo stato nasce come risposta all'opera di un pensatore , Filmer , autore di un trattato intitolato "Il Patriarca" . Con quest'opera Filmer sosteneva che il potere del sovrano non é altro che un' estensione del potere del padre sulla famiglia ad un intero stato : Dio ha dato ad Adamo un potere assoluto sulla famiglia e sui figli ; da Adamo il potere si é esteso ai patriarchi di Israele per poi arrivare ad investire intere strutture statali . Si tratta quindi di un' idea patriarcale e divina del potere assoluto . Locke polemizza aspramente contro questa concezione divina del sovrano , sostenendo che il potere derivi non già da Dio , ma dal consenso degli individui . Anche Locke , come tutti gli altri pensatori seiecenteschi , sostiene che prima dello stato civile vi fosse un originario e retrogrado stato di natura ; tuttavia in esso non vigeva il diritto del più forte , come invece sosteneva Hobbes , e il diritto non era di tutti su tutto . Già nel retrogrado stato di natura , secondo Locke , vi era il diritto di proprietà , inteso come diritto a ciò che é proprio : ognuno aveva diritto su qualcosa , non su tutto . Locke interpreta il diritto di proprietà come il risultato del lavoro umano ; che cosa é proprio di ciascun uomo ? Ognuno ha il diritto di proprietà su se stesso , ossia ciascuno é proprio a se stesso , é padrone del proprio corpo : e questo già nello stato di natura . Ma il corpo può "estendersi" : la caratteristica dell'uomo é il saper trasformare la realtà che lo circonda e , nel momento in cui egli trasforma parti della realtà circostante , esse non sono più pura e semplice natura , ma inglobano parti dell'uomo stesso che così estende il proprio diritto di proprietà sul suo corpo "ingranditosi" : se lavoro un terreno , esso non é più solo un dono di natura , bensì é un'unione tra un dono di natura e una parte di me stesso : il mio lavoro lo trasforma .

La proprietà del proprio lavoro è piú importante della proprietà della terra. Infatti la terra, senza il lavoro dell'uomo, produce poco. "Dei prodotti della terra utili alla vita dell'uomo i nove decimi sono effetti del lavoro".( Secondo trattato sul governo)

La proprietà é dunque l'estensione , tramite il lavoro , del corpo umano a parti della realtà . Non si tratta quindi di un diritto di tutti su tutto ( Hobbes ) , ma di un diritto di ciascuno su qualcosa . Queste premesse lockiane porteranno molti pensatori al socialismo e al comunismo : si arriverà a dire che il valore di una cosa sta nel lavoro che in essa é cristallizzato . Ma Locke é lungi dall'aderire a queste posizioni : é e rimane un conservatore , nemico del socialismo e della democrazia : arriva a teorizzare che con questa appropriazione tramite il lavoro si possa accumulare la ricchezza , generando così delle disparità economiche . Se il diritto di proprietà é già insito nello stato di natura , é evidente che una volta costituito lo stato civile il sovrano non potrà privare i sudditi di questo diritto ; potrebbe se fosse stato concesso dal sovrano con lo stato civile , ma dato che é a monte dello stato civile , va rispettato in ogni caso . Per Hobbes il sovrano poteva revocare il diritto di proprietà proprio perchè , secondo lui , esso nasceva con lo stato civile : il sovrano l'ha concesso e il sovrano può revocarlo ; per Locke é l'esatto opposto : il diritto di proprietà c'era già nello stato di natura : il sovrano non l'ha concesso e quindi non può toglierlo . Ne consegue l' inviolabilità della proprietà privata . Anche Locke , come gli altri pensatori , spiega l'uscita degli uomini dallo stato di natura e l'entrata in quello civile : la società civile nasce da un'esigenza materiale : ognuno produce qualcosa , ma unendosi tutti insieme ci potrà essere una cooperazione : io produco questo , tu quello , lui quell'altro e ce li scambiamo ... Dunque lo stato civile nasce come accordo tra gli uomini a cedere il potere ad una persona detta sovrano affinchè essa garantisca quei diritti già esistenti nello stato di natura , in primo luogo il diritto di proprietà . Lo stato , dunque , non deve concedere nuovi diritti , ma deve solo limitarsi a mantenere quelli già esistenti , rendendo la società più stabile e sicura . Ognuno potrà quindi lavorare e scambiare con gli altri senza che lo stato intervenga per limitare i suoi affari o per impedirglieli . E' la cosiddetta idea dello "stato poliziotto" , ossia dello stato che non interviene nella società se non per garantire la correttezza nei rapporti sociali : lo stato deve agire allo stesso modo in cui agiscono i poliziotti nei mercati : non hanno nulla a che fare con il mercato i poliziotti e si limitano a controllare che non vi siano irregolarità : il mercato funziona per conto suo . Così deve essere anche nello stato : non occorre alcun intervento in campo economico ; l'unico intervento legittimo da parte dello stato è quello di prelevare imposte dai guadagni privati degli individui in modo da poter garantire quei servizi pubblici che ridondano poi a beneficio di tutti e di ciascuno, deve quindi essere uno "stato minimo" , che prende atto dell'esistenza della società e la difende : ecco allora che Locke distingue per primo tra società civile e stato . Questa distinzione in pensatori quali Hobbes non c'era proprio perchè la società nasceva come conseguenza della nascita dello stato ; ma per Locke una forma di società , seppur arcaica e rudimentale , é già presente nello stato di natura e lo stato civile serve solo a rafforzarla e a proteggerla . L'atteggiamento lockiano prevede una notevole limitazione del potere dello stato : il contratto sociale viene stipulato tra i sudditi e il sovrano : si stabiliscono i doveri e i diritti e anche il sovrano , proprio perchè ha firmato il contratto , deve attenersi : i sudditi gli danno il potere affinchè egli garantisca loro determinati diritti , lui firma e di conseguenza , accanto ai diritti , ha anche i doveri ( garantire l'ordine e i diritti ai sudditi ) ; il sovrano può infrangere il contratto sociale , proprio perchè anche lui l'ha firmato : in questo caso vi é il diritto di ribellione da parte del popolo ; Hobbes aveva negato il diritto di ribellione proprio perchè il sovrano per lui non firmava alcun contratto : se non firma il contratto non può infrangerlo e quindi non vi é motivo di ribellione . Ma in Locke il sovrano firma il contratto e quindi può infrangerlo ; se lo infrange ci deve essere la ribellione ed é proprio quel che avviene negli anni in cui scrive Locke e che lui stesso supporta . Locke é quindi teorico del liberalismo politico in quanto sostiene che ogni cittadino abbia il diritto alla libertà individuale e che vi siano dei diritti individuali insormontabili addirittura per lo Stato ; é poi anche in un certo senso il teorico del liberismo economico in quanto é convinto che lo stato non debba intervenire nell'economia dei singoli cittadini , imponendo dazi e norme che limitino la libertà .Locke é anche il grande teorico della divisione dei poteri , che rende meno "pesante" e autoritario il governo : la divisione dei poteri é centrale nelle teorie liberali e prevede l'articolarsi della sovranità in poteri tra loro indipendenti ; controllandosi l'un l'altro i poteri , vi é più spazio per la libertà del singolo e si garantisce un equilibrio per evitare dittature . Per Locke non devono essere le stesse persone a fare le leggi e ad applicarle : viene così a crearsi la distinzione tra potere legislativo e potere esecutivo : se i due poteri fossero entrambi concentrati nelle mani di una sola persona il singolo rimarrebbe schiacciato . Tuttavia con Locke non vi é ancora la tripartizione dei poteri ( esecutivo , legislativo , giudiziario ) ; accanto al legislativo e all'esecutivo egli riconosce il potere federativo , che consiste essenzialmente nella politica estera ; tuttavia esso finisce per restare nelle mani del sovrano , che detiene il potere sia per quel che riguarda la politica interna sia per quel che riguarda quella estera . D'altronde ai tempi di Locke era sentitissimo il binomio esecutivo-legislativo , e il giudiziario finiva per rimanere in disparte : il sovrano deteneva quello esecutivo , il parlamento quello legislativo e i due finivano spesso per entrare in conflitto . La divisione dei due poteri , esecutivo e legislativo , é ancora fortissima negli Stati Uniti d'America , che d'altronde risentono fortemente del pensiero di Locke fin dai tempi della Rivoluzione americana , quando si opponevano alla madrepatria inglese citando le parole di Locke no taxation without rappresentation , rifiutandosi di pagare le tasse senza avere una loro rappresentanza in Inghilterra . Ma il pensiero politico di Locke si fece molto sentire anche in Francia : abbiamo già citato il liberismo economico dei fisiocrati francesi ; tuttavia anche il liberalismo lockiano verrà amato nel corso della Rivoluzione Francese , soprattutto nella prima fase , quella meno drammatica ; la stessa Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789 deve molto a Locke . Il pensatore inglese , inoltre , diede molta importanza anche all' educazione , riprendendo in buona parte il latino Quintiliano : il bambino deve essere educato a seconda delle sue attitudini e non vanno mai in nessun caso applicate pene corporali che , nell'ottica liberale di Locke , vanno contro la libertà del singolo , oltre a non educare : chi le ha subite da ragazzo diventerà vile per paura o violento per ripicca .




John Locke :Il pensiero politico

Il pensiero politico lockiano é contenuto soprattutto nei Trattati sul governo del 1690 . Il primo di essi , che ha carattere esclusivamente polemico , si prefigge di confutare la tesi sostenuta da Robert Filmer nel Patriarca in cui Filmer difendeva la concezione assolutistica del potere monarchico , sostenendo che esso é stato conferito direttamente da Dio ad Adamo e da questi trasmesso , per successione ereditaria , alle generazioni di sovrani che lo hanno seguito . Servendosi della ragione come strumento critico che svela gli errori e i pregiudizi di tradizioni culturali prive di fondamento , Locke mostra l' assurdità dell' assimilazione operata da Filmer dell' autorità paterna ( che Dio conferisce ad Adamo ) a quella politica ( che nasce tra un patto reciproco tra gli uomini ) . Il secondo trattato contiene invece l' esposizione organica delle teorie politiche di Locke . Come già per Hobbes e per gli altri esponenti del giusnaturalismo , il punto di partenza é la definizione dello stato di natura . Rispetto a quella di Hobbes , la dottrina lockiana della condizione naturale si differenzia tuttavia su due punti decisivi . In primis , l' individuo non possiede un generico diritto su tutto , bensì tre diritti naturali specifici ( vita , libertà e proprietà ) che terminano laddove iniziano quelli degli altri . In secondo luogo , e di conseguenza , lo stato di natura non si configura come una condizione di disordine giuridico in cui tutti possono pretendere tutto , ma come una condizione in cui a ciascuno spetta il suo , secondo un ordinato disegno della legge naturale che si fonda sulla ragione . Lo stato di natura non é dunque originariamente una condizione di guerra ( come diceva Hobbes ) , ma uno stato di pace e di armonia . Nonostante questo , nello stato di natura , in cui manca un potere superiore che imponga in modo coercitivo il rispetto della legge naturale , non esiste alcuna garanzia di una tutela effettiva del diritto . La legge di natura può infatti facilmente essere violata da chiunque non intenda sottomettersi alla disciplina della ragione , da cui essa prorompe . Per questo ( Locke concorda con Hobbes ) bisogna uscire dallo stato di natura e costituire la società civile attraverso un patto sociale . Ma se per Hobbes ciò equivaleva a una rinuncia , da parte dell' individuo , del proprio diritto naturale a favore del sovrano , per Locke lo Stato ha lo scopo di conservare e di garantire con la forza i diritti naturali e inalienabili di ogni singolo cittadino . L' unico diritto a cui l' individuo rinuncia entrando nella società civile é quello di farsi giustizia da sè , dal momento che proprio la giustizia , ossia la difesa dei diritti individuali , costituisce il compito fondamentale dello Stato . Il potere del sovrano non é quindi assoluto ( come era per Hobbes ) ma limitato alla funzione della tutela dei diritti dei cittadini . Per Hobbes il contratto sociale si risolveva nel patto di soggezione con cui gli individui cedevano pressochè incondizionatamente il loro diritto naturale al sovrano . Locke ( in questo é più fedele al giusnaturalismo classico ) distingue invece un patto di unione in cui la moltitudine degli individui si trasforma in un' unica res publica ( commonwealth in inglese ) , la cui volontà unitaria é espressa dal principio della maggioranza , e un patto di soggezione , in cui i cittadini si sottomettono al sovrano alla condizione che egli garantisca i loro diritti . Qualora questo non avvenga , o non avvenga più , gli individui possono recedere dal patto che non é stato rispettato dal sovrano . Nella facoltà , che essi riacquistano , di opporsi legittimamente con la forza al sovrano divenuto usurpatore consiste la legittimità del diritto di resistenza . L' assolutezza del potere politico si rispecchiava per Hobbes nella sua indivisibilità . Viceversa , l' esercizio legittimo del potere trova la propria garanzia nella separazione dei poteri che concorrono alla determinazione della vita dello Stato . Locke distingue infatti tre poteri : legislativo , che esprime nella legge la volontà della maggioranza ; esecutivo che risiede nel governo e ha il compito di far eseguire la legge ; infine il potere federativo che ha per così dire la funzione diplomatica di rappresentare lo Stato all' estero . Se il potere federativo dipende legittimamente da quello esecutivo di cui é un' emanazione , tra potere esecutivo e potere legislativo ci deve essere un rapporto di separazione ( sono detenuti da persone o corpi politicio diversi ) e di controllo reciproco ( nessuno dei due é autosufficiente , ma ciascuno dei due condiziona ed é condizionato dall' altro ) . Riconoscimento del carattere naturale e inalienabile dei diritti dell' uomo , negazione di ogni forma di potere assoluto , affermazione del diritto di resistenza , formulazione della dottrina della separazione dei poteri : questi concetti fondamentali del pensiero di Locke diventano i princìpi del liberalismo politico moderno , del quale Locke é solitamente considerato il fondatore . Tuttavia il liberalismo successivo avrà differenze da quello tratteggiato da Locke : radicalizzerà l' esigenza di limitare i poteri e le funzioni della società politica fino ad elaborare una concezione puramente negativa dello Stato , del quale si sottolineerà soprattutto il dovere di non interferire con l' iniziativa privata . Locke , al contrario , ha ben presente che lo Stato non é soltanto un meccanismo istituzionale per la garanzia dei diritti individuali , ma anche un corpo politico che , attraverso la voce della maggioranza , esprime una totalità socio-politica unitaria . Il liberalismo tratteggiato da Locke non troverà terreno fertile solo in Inghilterra , bensì verrà esaltato nel 1700 anche da personaggi come Montesquieu e Voltaire per poi sbarcare in America nella Rivoluzione Americana e in Francia nella Rivoluzione Francese .





John Locke: Religione e tolleranza

I grandi rivolgimenti politici che interessano l' Inghilterra del 1600 sono intrinsecamente connessi a complesse lotte di religione . Per questo motivo il problema della tolleranza religiosa riveste nel pensiero di Locke un' importanza analoga a quella presentata dai suoi interessamenti politici .

La posizione di Locke sulla tolleranza non é stata comunque sempre la stessa . Nei primi scritti dedicati al problema , risalenti agli anni 1661 -1662 e rimasti inediti , egli rivela più ostilità che favore nei confronti di un atteggiamento permissivo da parte dello Stato nelle questioni religiose . La religione , fa notare Locke , si sviluppa nell' ambito della coscienza interiore , per cui i suoi aspetti esteriori , quelli relativi alla dimensione chiesistica e cultuale , non hanno in essa un' incidenza sostanziale . Il magistrato può dunque intervenire nella loro determinazione senza per questo condizionare la vita religiosa del fedele . Sull' interesse per la tolleranza prevale dunque ancora in questi scritti la preoccupazione , di derivazione hobbesiana , per l' ordine pubblico , che sembra poter essere garantito solamente attraverso il controllo della Chiesa da parte dello Stato . Ben diversa é la posizione assunta da Locke nel Saggio sulla tolleranza del 1667 . Qui viene esplicitamente affermato che esistono alcune sfere di pensiero e di azione in cui l' individuo non deve subire alcuna limitazione da parte dello Stato , visto che esse non hanno alcun effetto sulla vita politica e sociale della nazione .



"Il magistrato, in quanto magistrato, non ha nulla a che fare con il bene delle anime o con il loro interesse in un'altra vita; al contrario, egli è ordinato e il suo potere gli è affidato soltanto al fine della tranquillità e della sicurezza della vita degli uomini nella società nei loro rapporti reciproci, come è già stato sufficientemente dimostrato." (Saggio sulla tolleranza)

"Il magistrato non deve tollerare nessuna credenza che sia nemica e contraria alla società umana o ai buoni costumi necessari per conservare la società civile. Ma esempi di queste credenze sono rari in qualsiasi Chiesa. Infatti nessuna Chiesa suole giungere a un grado tale di pazzia, da giudicare che possano essere insegnate come credenze religiose le cose che minacciano manifestamente i fondamenti della società, e perciò sono condannate per giudizio unanime del genere umano; infatti queste credenze metterebbero in pericolo anche i beni di coloro che le praticano, la loro tranquillità e la loro reputazione." (Saggio sulla tolleranza)

Tra queste egli colloca le opinioni filosofiche e il culto divino . La piena giustificazione di questa posizione si ha tuttavia soltanto nell' Epistola sulla tolleranza del 1689 , che é diventata un termine di riferimento imprescindibile per i fautori della tolleranza dei secoli successivi . La modernità di questo scritto consiste nell' aver sancito la nettissima separazione tra Chiesa e Stato per quanto riguarda le finalità , le funzioni e i poteri che ad essi rispettivamente competono . Lo Stato é un' associazione di individui che ha come scopo la tutela del diritto naturale alla vita , alla libertà e alla proprietà . Esso non può dunque intervenire con la costrizione, in questioni che , come quelle religiose , non hanno alcuna attinenza con la difesa di quei diritti , a meno che esse non comportino pratiche nocive per la salute sociale o l' integrità dello Stato stesso . Per questo Locke esclude dal diritto alla tolleranza due categorie : i cattolici o , come allora si usava dire , i papisti , perchè obbediscono a un' autorità politico-religiosa che é a sua volta intollerante , e gli atei , poichè non esistendo per essi alcunchè di sacro , non possono dare garanzia alcuna sui patti e sui giuramenti che assicurano la coesione dello Stato e l' armonia della società . Questa duplice esclusione non é certo da poco , ma può essere compresa tenendo conto delle particolari condizioni storico-politiche in cui Locke vive . La Chiesa é invece un' associazione intesa a procurare ai propri membri la salvezza dell' anima , la qual cosa , dipendendo esclusivamente dalle convinzioni interiori del credente , non può in nessun modo essere indotta con la forza . Il sacerdote non può richiedere l' intervento del magistrato per realizzare con la coazione ciò che non riesce a ottenere con le armi della parola e della convinzione . La Chiesa può legittimamente espellere dal proprio seno mediante la scomunica coloro che non condividono i dogmi e i riti che essa propone come mezzi di salvezza : ma lo scomunicato non deve assolutamente perdere i diritti civili di cui gode come membro dello Stato . La difesa lockiana della tolleranza trova infine il proprio completamento nello scritto sulla Ragionevolezza del cristianesimo del 1695 , dove essa é riconsiderata alla luce del più vasto problema del rapporto rapporto tra religione e ragione . Ridotto alla sua struttura essenziale , il cristianesimo si limita alla fede nell' esistenza di Dio , al riconoscimento della funzione salvifica del Cristo come Messia , e alla predicazione di alcuni insegnamenti morali fondamentali . Considerata sotto questa luce , la religione cristiana non solo non appare contraria alla ragione , ma rivela la sua intrinseca ragionevolezza poichè non fa che rivestire con la forza della Rivelazione contenuti etico-religiosi cui tutti potrebbero accedere con il solo ausilio della ragione . Locke pone così le basi di quella tendenza a ricondurre la religione ai suoi fondamenti razionali che prende il nome di deismo .


Ma proprio per questo l' adesione ai singoli credi o ai singoli riti delle varie sette cristiane non può essere viziata dal fanatismo di chi crede essere , egli solo , nella verità , ma deve essere animata dallo spirito di tolleranza di chi si affida alla forza dell' argomentazione razionale . E anche in questa cultura della tolleranza si esprime la ragionevolezza del cristianesimo , se si tiene conto che per Locke la ragione non é lo strumento per attingere la verità assoluta , ma piuttosto quello per rimuovere gli ostacoli per l' avvicinamento a una verità sempre circoscritta dai limiti costitutivi dell' uomo . E il fanatismo é sicuramente uno di quegli ostacoli .


Gloriosa Rivoluzione: Rivoluzione incruenta che ebbe luogo in Inghilterra tra il 1688 e il 1689 e si concluse con la deposizione di Giacomo II e l'ascesa al trono di Maria II e del marito Guglielmo III d'Orange e con l'instaurazione di un regime monarchico costituzionale.


Succeduto al fratello Carlo II, Giacomo II diventò subito impopolare a causa della brutale repressione di una rivolta organizzata dal nipote, il duca di Monmouth, e per aver consentito ai cattolici l'ingresso nel governo, nell'esercito e nelle università. Nel 1688 inoltre Giacomo ordinò di far leggere in tutte le chiese del regno una "dichiarazione di libertà di coscienza", con cui riconosceva libertà di culto a cattolici e dissenzienti.


La nascita di un erede, che prospettava l'avvio di una dinastia regnante cattolica, spinse gli oppositori del sovrano a offrire il trono al protestante Guglielmo d'Orange. Giacomo fuggì con la famiglia in Francia non appena Guglielmo sbarcò in Inghilterra. Questi fu incoronato nel febbraio del 1689, dopo aver assunto l'impegno di ratificare il Bill of Rights, la carta dei diritti che impediva l'ascesa al trono di un cattolico, garantiva elezioni libere e il rinnovo del Parlamento e proibiva l'esistenza di un esercito in tempo di pace.


I sostenitori di Giacomo II, detti giacobiti, opposero una strenua resistenza, rifiutandosi di giurare fedeltà ai nuovi sovrani; molti cattolici irlandesi e scozzesi furono sottomessi all'autorità regia solo a costo di sanguinose repressioni.








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