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Erasmo da Rotterdam e la memoria vera- Il pacifismo di Erasmo e l'attualità dell'umanesimo

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Erasmo da Rotterdam e la memoria vera

Margolin illustra innanzi tutto il contesto culturale in cui si formò Erasmo, sottolineandone in particolare i fermenti di rinnovamento . Erasmo ha viaggiato molto, perciò può essere detto davvero un europeo . Importante, anche per la sua opera, fu il legame di amicizia con Thomas More . Margolin spiega poi il senso dell'umanesimo di Erasmo, che deve essere inteso anche in senso morale e religioso come formazione dell'uomo attraverso la cultura . Centrale fu anche l'influsso della mistica renano-fiamminga, che conciliava preghiera, meditazione e vita solitaria, con la 434g65e preoccupazione per la comunità attraverso le opere e la carità, ciò influenzerà anche la sua posizione rispetto a Lutero e al problema della fede . Erasmo si è ampliamente ispirato alla cultura fiamminga del suo tempo, anche se questa è diventata per lui talvolta un modello negativo, la sua influenza è stata poi determinante anche in seguito alla traduzione in olandese delle sue opere . Erasmo è stato certamente un grande filologo, ma la sua è una filologia impegnata dal punto di vista filosofico e religioso . Centrale nella sua riflessione è il problema della libertà, dibattuto anche nella polemica con Lutero a proposito della giustificazione attraverso la fede e le opere . Il suo irenismo, ispirato alla concezione evangelica, deve essere inteso nel contesto storico del tempo, in ogni caso Erasmo manterrà una condizione pacifista fino al termine della sua vita e rifiuterà il concetto di guerra giusta, anche rispetto alla minaccia turca . Margolin presenta poi il "Manuale del soldato cristiano" nella sua ispirazione di fondo e ne sottolinea l'importanza e l'influenza . Nell' "Elogio della Follia " Erasmo fa tenere alla Follia un sermone in proprio favore in cui si denunciano anche le manifestazioni negative della follia umana, il testo termina con una esaltazione della follia della croce . Ma per Margolin Erasmo fu soprattutto un grande pedagogo e moralista, la sua eredità di pensiero, variamente interpretata nel corso dei secoli, è tuttora valida, in particolare per la sua concezione dell'uomo e per la posizione pacifista . Per Margolin è assai significativo che Las Casas citi Erasmo, manifestando con ciò di ispirarsi alla concezione erasmiana della libertà dell'individuo . Rispetto al denaro e alla ricchezza Erasmo è nella linea del pensiero cristiano, non lo demonizza, ma ne critica il cattivo uso, attraverso alcuni esempi Margolin illustra poi anche la posizione personale di Erasmo in proposito . Se Aristotele è stato un importante punto di riferimento filosofico nel XVI secolo, per Margolin Erasmo è piu' platonico che aristotelico, soprattutto in campo morale . Per concludere Margolin riprende alcuni temi dell' "Elogio della Follia": Erasmo ne vuole sottolineare la prodigalità e la spensieratezza , con la sua critica dell'oblio e gli vuole mettere in guardia contro la perdita di coscienza, la sua critica all'artificiosità della mnemotecnica deve essere intesa invece nel quadro della sua coinsiderazione della memoria come approfondimento soprattutto in senso pedagogico.



Penso che vi sia, forse, una sorta di squilibrio tra la critica dell'oblio che Erasmo fa nell'"Elogio della Follia" e l'elogio della memoria che si trova, per esempio, nei trattati pedagogici o in un "Colloquio" consacrato appunto alla memoria, in cui egli oppone alla memoria artificiale, ai mezzi mnemotecnici delle "artes memoriae", la memoria vera. Io penso che l'oblio, nell'"Elogio della Follia", è il non prendersi cura , in senso forte, da parte dell'uomo dei suoi doveri verso il prossimo e verso Dio. L'oblio sarebbe grave quasi quanto i sette peccati capitali i quali furono rappresentati in quegli anni dal pittore Jerome Bosch e in cui l'oblio è la perdita di coscienza, l'oblio in senso veramente forte. La memoria - egli l'ha definita - come "thesaurus lectionis" "il tesoro della lettura". La memoria è ciò che bisogna ricordare, ed egli insegna ai suoi allievi a mettere a margine delle piccole note, ad approfondire bene un argomento. Nel "Colloquio" di cui ho fatto menzione, in cui uno dei personaggi è lui stesso e l 'altro, colui che lo interroga, è un suo figlioccio, il giovane Erasmius che era il più giovane figlio di Froben. Il giovane, dicevo, è pieno di ammirazione per quelle che si chiamavano "Artes memoriae", cioè tutti i mezzi mnemotecnici, mediante immagini, posizione, ecc., mentre Erasmo è pieno d'ironia verso questa memoria falsa, artificiale: la vera memoria è l'approfondimento. Ne è prova la sua critica piena di sarcasmo verso il famoso progetto di Giulio Camillo, il teatro di Giulio Camillo, che doveva rappresentare, a partire da Cicerone, tutto ciò che l'uomo poteva sapere attraverso delle figurazioni molto abili di porte e di finestre. Ebbene, Erasmo considera che ciò non è la vera memoria. La memoria a cui egli dà importanza è quella che approfondisce e che, attraverso parole sottolineate con delle piccole note, con piccole croci, condensa l'essenziale. Ciò che egli insegnava ai suoi allievi, nei suoi libri, era la possibilità di fare un riassunto, un compendio da sviluppare secondo la tecnica della "copia verborum". Io credo effettivamente che la memoria gioca un ruolo capitale nella pedagogia di Erasmo.

Il pacifismo di Erasmo e l'attualità dell'umanesimo

Discutendo dell'importanza storica e dell'attualità dell'Umanesimo europeo, Eugenio Garin individua nei valori dell'umanità, della democrazia e della pacifica convivenza dei popoli, predicati da Erasmo e dai grandi umanisti del '500 , un patrimonio morale e politico a cui l'Europa contemporanea deve attingere, per ritrovare una comunanza di ideali e di tradizione. Garin si sofferma poi sulle radici del «pacifismo» di Erasmo, mettendo in evidenza come il tema della protesta contro la guerra sia presente sin dagli inizi nel pensiero dell'umanista .La presenza di questo tema erasmiano, prosegue Garin, si comprende solo se ci si riferisce a quanto avvenne in Italia, sul piano storico-culturale, nel '400. In tal senso, una particolare importanza è attribuita da Garin al Concilio conclusosi a Firenze nel '39 . Nell'ambito del Concilio fiorentino circolano temi molto importanti, come quello dell'unità dell'umanità e dei fedeli, sia cristiani che musulmani; inoltre il Concilio si avvale dell'apporto di personaggi di grande rilievo come Cusano. Garin sottolinea poi l'influenza avuta dal Concilio sulla nascita di quella filosofia platonizzante adottata da pensatori come Marsilio Ficino, e Giorgio Gemisto i quali, a loro volta, influenzarono la formazione di Erasmo. Infine, di fronte all'odierna crisi spirituale del nostro continente, determinata dal dilagare dello spirito mercantile e della logica del profitto che ha devastato il pianeta, Garin ritiene che solo la fiducia nella ragione, quale strumento fondamentale di orientamento e di scelta e fonte perenne dell'umana civiltà, può costituire una risorsa efficace dalla quale l'umanità può attendersi la salvezza.



Erasmo da Rotterdam e la cultura italiana

Secondo Eugenio Garin profonda e decisiva è stata l'influenza della cultura umanistica italiana, e in particolare di Lorenzo Valla, sulla formazione filosofica e letteraria di Erasmo da Rotterdam . Ed è proprio durante il suo viaggio in Italia, attraverso la conoscenza diretta delle oscure vicende politiche e militari della chiesa di Roma che Erasmo si convince della necessità di un rinnovamento spirituale del cristianesimo. Nell'Elogio della pazzia, che si inscrive nell'ambito della tradizione platonica e ficiniana, la critica filologica esercitata da Erasmo, a parere di Garin, non va intesa come pura erudizione e preoccupazione esegetica, essendo piuttosto un invito a vivere diversamente l'esperienza cristiana e ad intendere con spirito critico i testi sacri. Alla luce di questa moderna sensibilità religiosa Garin spiega l'eccezionale diffusione che l'opera di Erasmo ha avuto nella cultura europea. Pur sottolineando la comune polemica contro Lutero, Garin non sottovaluta le profonde differenze tra Giordano Bruno ed Erasmo: il primo si colloca al di fuori della tradizione cristiana, mentre il secondo è un grande rappresentante del cristianesimo liberale ed umanistico. Del pensiero erasmiano Garin ricorda alcune tra le tematiche più significative: il valore della tolleranza intesa più come fiducia in un nucleo di verità comuni che come rinuncia scettica ad una verità assoluta, il rapporto tra antichità e modernità e tra l'esemplarità dei classici e la possibilità di superarli. Infine Garin sottolinea la grande importanza che Erasmo e l'erasmismo hanno avuto nella diffusione dell'umanesimo in Italia.






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