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Integrazione - Curve regolari

matematica



Integrazione


Curve regolari

Si consideri nel piano complesso C un arco di curva regolare g tale che g = , cioè z(t) è di classe c1 e z'(t) 0 in [a; b Si dica z(a) = z0 e z(b) = z1, rispettivamente punto iniziale e finale dell'arco.



Un arco di curva regolare a tratti sarà l'insieme g di curve regolari g gn tali che il punto finale di ciascuno coincida con il punto iniziale del successivo.

Un arco di curva regolare a tratti g rappresentato da z = f(t), t I = [a; b è detto chiuso se f(a) = f(b). Una curva regolare g è detta semplice se "t1 t2, f(t1) f(t2) eccetto al più per t1 = a e t2 = b. Una curva regolare chiusa e semplice sarà detta ciclo. g e -g rappresentano la stessa curva percorsa in senso opposto.


Una regione W si dice avere ordine di connessione n, ovvero n-planamente connessa, se la sua frontiera consta dell'unione di n curve chiuse. Per n = 1 la regione si dice semplicemente connessa.

Una regione di ordine di connessione n ha (n - 1) buchi.

Sotto condizioni molto generali, da una regione con ordine di connessione n si può ricavare, con (n - 1) tagli, una regione semplicemente connessa.


Integrazione lungo archi di curve regolar 515h73f i

Se f = u + jv è una funzione complessa continua di una variabile reale t, f : [a; b C, si definisce l'integrale di f su [a; b come


Sia f funzione complessa a valori complessi, definita su di un arco di curva regolare a tratti g. Sia z(t) = x(t) + jy(t), t [a; b una rappresentazione di g. L'integrale di f lungo g è per definizione

g si dice cammino di integrazione.


Siano f(z) e g(z) due funzioni complesse e continue di variabile complessa su di una curva regolare a tratti g. Allora:

;

;

Sia g g g , allora .


Sia g una arco di curva regolare a tratti e sia f(z) una funzione a valori complessi definita e integrabile su g, allora se in più "z g f(z) <= g(z) e g(z) <=M, detta L la lunghezza di g si ha

.

Questa equazione è detta equazione modulare.

DIM.:

"l C si ha . Per un numero complesso Re(z)<= z si ha . Quest'equazione è vera "l C, quindi ne posso scegliere uno opportuno. Si osservi che

e si scelga .

. Quindi .

Per definizione allora

. Con successive disuguaglianze fra integrali di funzioni reali, e allora .


Integrazione e funzioni analitiche

Teorema di Green

Sia W una regione del piano reale. Sia X(x, y)dx + Y(x, y)dy una forma differenziale su W, con X, Y di classe C1. Sia S una parte di W, con contorno G costituito da un numero finito di curve chiuse regolari a tratti, e si prenda su tali curve come verso positivo quello che lascia S a sinistra. Allora


Sia W una regione del piano reale. Sia X(x, y)dz + Y(x, y)dy una forma differenziale su W con X e Y : W C di classe C1. Allora sono equivalenti:

su W ;

"G W il cui interno è tutto in W si ha ;

"g g contenute in W con punti iniziali e finali coincidenti e che comprendano una parte di piano tutt contenuta in W si ha .


Sia f una funzione complessa di variabile complessa: l'integrale di linea = si riconduce all'integrale .


Sia W una regione di C. Sia f : W C = z = x + jy f(z) = f(x + jy) = u(x, y) + jv(x, y). Sono equivalenti:

f è analitica su W

f è differenziabile con derivate parziali continue ;

si ha anche e ;

con f continua, "G W chiusa il cui interno è tutto contenuto in W si ha la seguente uguaglianza ;

f è continua e comunque si scelgano du archi di curva regolari a tratti g g W racchiudenti S W si ha


Teorema di Cauchy

Sia f : W C analitica. Sia S W con contorno G appartenente a W, è costituito da un numero finito di curve chiuse regolari a tratti, e si prenda su tali curve come positivo il verso che lascia S a sinistra. Allora

DIM.:

Ci si riconduca al caso di una curva chiusa

La procedura dipende dal modo che si utilizza per trovare regioni semplicemente connesse a partire da regioni con ordine di connessione n praticando (n - 1) tagli.


La tesi del teorema di Cauchy vale anche se si suppone solo che f sia analitica su S e continua su G; non occorre che la curva G sia contenuta nella regione di analiticità, basta che f sia tutta o in parte sulla frontiera e vi ammetta limite continuo.


Teorema fondamentale del calcolo integrale per funzioni f : C C.

Sia f(z) : W C una funzione analitica su W semplicemente connessa. Allora fissato z0 a "z, interno di W, la funzione è una primitiva di f(z) nel senso che "z W si ha F'(z)=f(z)

DIM.:

Per l'indipendenza dell'integrale dal cammino si ha: F(z + Dz) - F(z) =

;

preso il cammino che congiunge i due estremi com una retta, l'integrale di dw è Dz. Quindi , da cui

dalla quale segue che "z W si ha F'(z) = f(z).


Se f(z) è analitica si W semplicemente connessa e se F(z) è una sua primitiva, per ogni cammino che unisca z1 e z2 si ha:

DIM.:

Dalla definizione di primitiva dF / dz = f. Se G è anche primitiva di f, dG / dz = f. Segue cioè F - G = k. Da questa, che vale "z, si ricava che . Si riapplica il ragionamento per z2 e quindi , ma per la precedente definizione di k si ha la tesi.


Sia f una funzione analitica in una regione W, sia W W tale che F sia analitica si W'. Si dice che F è estensione analitica di f a W' se F f "z W


Punti singolari e residui

Si è supposto che l'integrale di una funzione analitica su una regione non semplicemente connessa fosse sempre nullo, in realtà vanno aggiunti termini lungo i cammini che avvolgono i buchi. La presenza dei buchi ha molte conseguenze: può essere possibile estendere la funzione sugli stessi in modo da renderla analitica anche sui buchi, ma se questo non è possibile si è in presenza di punti singolari.

Si dice una funzione analitica globale l'unione di tutti gli elementi analitici ottenibili mediante prolungamenti successivi di uno stesso elemento analitico. Una f analitica si dice completa se non è estendibile.

Si chiama singolarità o punto singolare di un elemento analitico (f, W) un punto z0 di W tale che non vi si possa estendere f.

Una singolarità si dice non isolata se in un qualunque intorno cade almeno un altro punto singolare, altrimanti è isolata.

Un punto singolare isolato si dice uniforme se si può ottenere un'estensione che non comprenda solo z0. Negli altri casi si ha un punto di diramazione.

Sia z0 singolarità isolata e uniforme di (f, W). E' un polo di ordine n si può scrivere , in cui h(z) è analitica e diversa da 0 in z0.

Le singolarità uniformi che non sono poli sono dette singolarità essenziali.

E' evidente come per un polo di ordine n si abbia , mentre per le singolarità essenziali il limite non esiste.


Dire che una funzione ha zeri di ordine n in z0 equivale a dire che tutte le derivate sino alla (n - 1)esima sono nulle, e che la derivata n-esima è diversa da zero.


Sia z0 in C una singolarità uniforme di una funzione analitica f. Sia g un ciclo racchiudente solo z0 è tutto contenuto in W in cui f è analitica. Si dice residuo di f in z0 e si indica con Rf(z0) l'integrale

in cui il ciclo è percorso una sola volta in senso antiorario.


La precedente definizione non dipende da g

DIM.:

Siano g e g due curve chiuse avvolgenti z0, tutte contenute in W e non intrecciantisi. La regiune racchiusa dalle due è una regione ad ordine di connessione 1. Da questa si può passare ad una regione semplicemente connessa praticando un taglio infinitesimo che unisca le due curve. La curva in cui t rappresenta il taglio non contiene singolarità. Allora


Teorema dei residui

Sia (f, W) un elemento analitico. Se il ciclo g racchiude n punti singolari isolati uniformi si ha:

DIM.:

Si considerino le curve g numerate da 1 a n e racchiudenti ognuna un punto singolare. Sia G l'unione delle precedenti con g. Allora

. Per il teorema di Cauchy

.


Se la funzione analitica f presenta un polo del primo ordine in z0 ed è nella forma f(z) = h(z) / (z - z0), allora

DIM.:

Sia j(z) la funzione ausiliaria definita come . Si deve dimostrare che Rj(z0) = 0, poi, tramite l'additività degli integrali , ma , in quanto calcolato con la definizione, quindi Rf(z0)=h(z0).

in cui con R opportuno. Allora

A cui posso applicare la disequazione modulare e la definizione di limite e da cui "e > 0 d > 0 tale che " z-z0 < d si ha (z - z0)f(z) - h(z0) < e e, data la definizione di j, si ha (z - z0)j(z)=(z - z0)f(z)-h(z0). Allora "e > 0 scegliendo R = d si ha che (z - z0)f(z)-h(z0) (z - z0)j(z) < e e si conclude e cioè che il residuo di j è nullo.


Un criterio pratico per il calcolo del residuo di un polo semplice in z0 è che se con n e d analitiche e n(z0) 0, allora

DIM.:


Formula integrale di Cauchy

Sia f analitica in una regione W. Sia g un cammino chiuso tutto contenuto in W e percorso una sola volta in verso antiorario. Sia S la regione racchiusa da g. Allora se w è un punto di g e z S si ha che "z S

DIM.:

Sia con w C. g(w) presenta al più un polo del primo ordine in w= z. Il residuo di g(w) in w = z è dato da

che è f(z).


Derivate successive di una funzione analitica

Sia (f, W un elelmento analitico, e sia g un ciclo contenuto in W. Allora "z g si ha

DIM.:

La si esegue per induzione completa.

Se esistono due valori successivi di n tali che la formula sia vera, basta che, supposta la formula vera per (n - 1), questa lo sia anche per n.

Se n = 0 allora , che è vera.

Se n = 1 si deve avere

, da cui:

l'operazione di scambio degli operatori limite ed integrale è lecita per la continuità della funzione 1 / (w - z - Dz) rispetto a Dz;

.

Ora si supponga sia vera la formula per (n - 1). La si dimostra per n.

si ha

come in precedenza si applica il passaggio al limite e si invertono gli operatori. Si ottiene:

fine dell'induzione.


Sia (f, W) un elemento analitico e sia g una circonferenza di centro z e raggio r, tutta contenuta in W. Allora detto M l'estremo superiore dei valori di f(z) su g si ha:

DIM.:

L'equazione di g è (z - z0 = rejq), da cui


Teorema di Liouville

Se la funzione è analitica e limitata per ogni valore z C, allora f è una costante.

DIM.:

Poichè f è limitata "z C, M > 0 tale che f(z) < M "z C. Sia z un punto e sia g una circonferenza con centro in z e raggio r. Poichè f è analitica "z, per la precedente, con n = 1, si ha . Ma r è arbitrario, in quanto f è analitica in C, quindi f'(z) tende a zero quanto si vuole. Segue che f(z) è costante.


Teorema fondamentale sull'annullamento di un polinomio

Sia p una funzione polinomiale di grado n >= 1. Allora p(z) = 0 ha almeno una radice.

DIM.:

Se p non fosse mai nulla per z C, sarebbe analitica e non nulla "z C, inoltre siccome il limite tendente all'infinito di g è nullo, per Liuoville la p(z) sarebbe una costante. Ciò è assurdo.


Teorema fondamentale dell'algebra

In C, un polinomio di grado n ha esattamente n radici.

DIM.:

p(z) = 0 ha una radice z0. Divido allora p(z) per (z - z0) ed ho un polinomio di grado (n - 1) a cui applico lo stesso ragionamento. Ho allora

con n = n0 + n1 + ... + nk.


Sia (f, W) un elemento analitico e sia z0 un polo multiplo di ordine n. Allora

DIM.:

.


Decomposizione delle funzioni razionali

Una funzione razionale propria ha un numero finito di poli di ordine finito negli zeri z1, z2, ..., zn di molteplicità n1, n2, ..., nn, di d(z), si ha allora la seguente decomposizione in fratti semplici:

in cui, nei coefficienti A, il primo pedice rappresenta il polo che si considera e il secondo il grado.

, , ..., , oppure









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