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Il Prosciutto Crudo di Parma
Il Re dei prosciutti, quello crudo di Parma
Lassù, nella Gallia Citeriore, c'era "una pianura
sparsa di colline fruttifere" dove si allevavano maiali in modo diverso,
dove si sapeva conservare la carne a lungo, dove i boschi avevano "tanta
ghianda che dei porci pasciuti colà alimentasi Roma". Ne parlava Strabone
cento anni prima di Cristo. Ma ne avevano già scritto anche Catone il Censore e
Polibio. Loro lo chiamavano "perexsuctum" (letteralmente
"prosciugato"), noi "prosciutto". Gli antichi si riferivano
ovviamente a quello che noi chiamiamo "crudo", poiché in mancanza di
frigoriferi, la salatura era il metodo migliore per conservare la carne, dal
momento che la asciugava, pe 212c26c rmettendo così di evitare che si deteriorasse. Noi
consumiamo volentieri anche il "cotto", ma è quello crudo che ormai è
assurto a prodotto tipico che caratterizza il gusto italiano. Il più diffuso è
quello di Parma. Tutti lo conoscono e ne apprezzano le qualità. Ma pochi sanno
che cosa realmente si nasconde dietro quella dolce fettina di coscia di maiale.
C'è un intero mondo fatto di saperi - di tradizioni e legami col territorio - e
di sapori, che fanno del prosciutto di Parma, il "Re dei prosciutti".
Una tradizione antichissima: la consapevolezza dei contadini, la capacità di
allevare il maiale e di conservare e stagionare le sue carni, è infatti
cresciuta lentamente in secoli di tentativi e osservazioni, di segreti
custoditi e tramandati fino ai nostri giorni.
Il Consorzio.
Proprio per difendere e tutelare la qualità del "Re dei
prosciutti" il 18 aprile 1963, su iniziativa di 23 produttori, viene
costituito il "Consorzio del prosciutto di Parma", organizzazione dei
produttori (allora 23, oggi 189) che utilizzano e salvaguardano il metodo
tradizionale di lavorazione. Da allora, il Consorzio tutela il crudo di Parma
attraverso una normativa che stabilisce caratteristiche e modalità produttive
del prosciutto, riconoscibile dal marchio della Corona.
Ma per meritarsi il marchio occorre rispettare le regole severe contenute nel
"Disciplinare produttivo" depositato presso l'Unione Europea per il
riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (DOP) del prosciutto di
Parma. Tale Disciplinare definisce tutta la regolamentazione relativa agli
aspetti della produzione del "Parma": le razze suine utilizzate, le
tecniche di allevamento, i requisiti dei suini destinati alla lavorazione del
prosciutto di Parma, la provenienza della materia prima, la delimitazione della
zona geografica di
produzione, i metodi e la durata della stagionatura, le caratteristiche
qualitative del prodotto finito. Tutto quanto indicato nel Disciplinare è
previsto, nello specifico, dalla Legge 13/2/90 n° 26, dal Decreto ministeriale
15/2/1993 n° 253, dalle prescrizioni produttive e da direttive e
regolamentazioni operative stabilite dai competenti Ministeri e dal Consorzio.
La gestione del Disciplinare produttivo include, inoltre, la predisposizione e
l'eventuale modifica dei manuali operativi - utilizzati dall'Istituto Parma
Qualità, istituto che si occupa della certificazione e dei controlli sul
prosciutto di Parma - che rappresentano i dispositivi di adattamento del
Disciplinare e le linee guida dell'attività di controllo. La gestione di queste
normative rappresenta, quindi, l'elemento fondamentale per la tutela e la
salvaguardia di questo prestigioso prodotto tipico.
Al Consorzio è attribuita anche la vigilanza sulla corretta osservanza delle
disposizioni di legge e regolamentari, presso allevatori, macellatori,
produttori e commercianti di ogni livello; ad essa sono destinati
a tempo pieno vari ispettori cui è riconosciuta la qualifica di Agente di
polizia giudiziaria. Tali ispettori possono svolgere, sull'intero territorio
nazionale, qualsiasi tipo di accertamento, verifica, ispezione o controllo nei
confronti di chiunque produce, confeziona, detiene o vende prosciutto, presso
allevamenti, macelli e laboratori, negli esercizi di vendita all'ingrosso e al
dettaglio, nei ristoranti e nei pubblici esercizi. Le eventuali irregolarità
sono perseguite in ambito amministrativo, civile o penale, in relazione alla
natura delle irregolarità stesse.
Il Consorzio - oltre a fornire assistenza alle aziende associate al fine di
agevolare e migliorare la produzione e la commercializzazione - provvede anche
a vigilare e a proteggere l'uso della denominazione "Prosciutto di
Parma" e dei relativi marchi, timbri e sigilli di riconoscimento ed a
reprimere ogni utilizzo illecito dei medesimi, così come ogni atto di
concorrenza sleale inerente la commercializzazione del prosciutto di Parma,
assumendo in Italia e all'estero ogni opportuna iniziativa anche di natura
giudiziaria, in particolare in quei Paesi dove maggiore è la diffusione di tale
prodotto. Il marchio "Prosciutto di Parma" risulta attualmente
registrato in oltre quaranta Paesi.
Altro compito prioritario del Consorzio è la promozione e valorizzazione del
prodotto in Italia e nel mondo, sviluppando campagne di advertising e
iniziative promozionali.
Un'origine ... obbligatoria
È il Disciplinare, come detto, che fissa una precisa
metodologia produttiva, in modo da garantire - nel pieno rispetto della
tradizione - la dolcezza inconfondibile del crudo di Parma. Per potersi
fregiare della "corona" il prosciutto di Parma deve superare con
successo tutte e dieci le fasi di produzione che si concludono con un attento
esame e l"'incoronazione" a fuoco.
Una condizione essenziale per ottenere il crudo di Parma è che la lavorazione
si svolga in stabilimenti che devono sorgere in modo obbligatorio nella zona
tipica di produzione, che comprende il territorio della provincia di Parma
posto a sud della via Emilia a distanza di almeno 5 Km. Da questa, fino ad
un'altitudine di m. 900, delimitato a est dal fiume Enza e a ovest dal torrente
Stirone. Solo in questa area geografica ben delimitata hanno luogo tutte le
condizioni climatiche ideali per l'asciugatura, ossia la stagionatura naturale
che darà dolcezza e gusto al Prosciutto di Parma.
GRUPPO ALIMENTARE
Il prosciutto di Parma appartiene al quarto gruppo,
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