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Teorie in psicologia sociale - QUESTIONI E POSIZIONI, PSICHICO E SOCIALE NEL PENSIERO EUROPEO TRA IL XIX E IL XX SECOLO

comunicazione



Teorie in psicologia sociale

Amerio


CAPITOLO I - QUESTIONI E POSIZIONI

Un quadro della psicologia sociale e una ragione di teoria

L'ottica di analisi non è sempre stata chiaramente definita => frammentazione dei temi e impossibilità di inserirli nel quadro di un disegno teoretico di fondo (eccetto Lewin). Tra il '60 e il '70 vivace dibattito: anche per il consolidarsi della ricerca europea

Questioni, oggetti, concetti

L'oggetto del nostro studio viene definito da un'ottica che lo ricostruisce all'interno del suo sistema di concetti scientifici. Un punto di vista in sede scientifica ha senso nella misura in cui si traduce in una teoria o in un sistema di teorie.

Psichico, sociale e psicosociale

Le ricerche di psicologia sociale europea degli ultimi 15 anni si muovono in un'ottica di articolazione tra il mondo dei processi mentali e quello dei processi sociali => riconoscere la specificità storica e strutturale delle situazioni e procedere quindi non attraverso ipotetiche leggi generali del funzionamento mentale e sociale, ma attraverso principi particolari, di volta in volta derivati da aspetti definiti dell'articolazione psicosociale.




CAPITOLO II - PSICHICO E SOCIALE NEL PENSIERO EUROPEO TRA IL XIX E IL XX SECOLO

Il problema delle origini

La psicologia sociale contemporanea nasce in America agli inizi del XX secolo.

2 problematiche:

problema di conoscenza ( tentativo di applicare concetti, principi e metodi derivati dalle scienze fisiche allo studio della mente; parallelamente si sottolinea il carattere unico, diverso della mente e dell'esperienza umana)

problema della società organizzata (luogo della mente o luogo del governo sociale?)

Soggetto e conoscenza

Auguste Comte: non c'è posto per la psicologia come disciplina scientifica (lo studio dell'uomo è affidato da un lato alla biologia, dall'altro alla sociologia). Veto verso l'introspezionismo: "tutti i fenomeni sono soggetti a leggi naturali invariabili, ... perciò inaccessibile e priva di senso la ricerca di quelle che si chiamano cause, sia primarie sia finali".

Condillac: "è necessario scomporre per conoscere ogni qualità separatamente (orologio).." => matrici dell'elementismo e dell'associazionismo di Wundt: principio di scomporre in unità minimali di conoscenza (di sensazione) i fatti di coscienza e collegarli secondo i principi dell'associazione. Il positivismo veicola la vecchia matrice che vuole il sociale già iscritto nello psichico e le sue modalità di costruzione stabilite per leggi naturali => psicologia sociale come emanazione della psicologia generale.

Brentano: psicologia dell'atto: sono rilevanti per una psicologia dal punto di vista empirico non i contenuti di coscienza ma gli atti intenzionali che li producono. Un oggetto ha su caratteristiche proprie, ma diventa esistente in sede psichica solo quando diventa oggetto di un atto.

La psicologia dell'atto convoglia l'attenzione verso il soggetto e verso i dati immediati dell'esperienza (atteggiamento fenomenologico). Influenzerà: la Gestaltpsycologie, la psicologia del flusso di coscienza di James, il funzionalismo della scuola di Chicago.

I concetti essenziali della Gestaltpsycologie sono quelli relativi al metodo fenomenologico, alla teoria di campo, all'isomorfismo.

Atteggiamento fenomenologico: porsi di fronte alla realtà in modo immediato, "ingenuo", senza postulare mediazioni, scomposizioni, ricostruzioni => il dato primario della conoscenza non è costituito dalle sensazioni elementari, ma dalla percezione che ci propone un mondo già organizzato e strutturato. L'organizzazione è intrinseca al fenomeno (Ehrenfels: melodia/note)

Wertheimer: studio sulla percezione del movimento (effetto phi). L'analisi strutturale dell'esperienza parte quindi dall'insieme e non dalle parti => costrutto di campo: ha delle proprietà che non dipendono dalle singole particelle, ma dai loro rapporti, dal loro equilibrio.

Le leggi di campo legano, attraverso il concetto di isomorfismo, il mondo fisico, quello dell'esperienza fenomenica e quello delle soggiacenti strutture nervose (omologia strutturale).

La Gestaltpsycologie, focalizzando l'attenzione più sui campi di stimolazione che sul processo in sé, ha portato a distinguere tra situazione e situazione => mentre una teoria come quella behaviorista che attribuisce la causalità delle azioni umane essenzialmente al mondo esterno sotto forma di associazioni stimoli-reazioni ha finito col dedicare scarsa analisi alla natura del contesto ambientale e coll'assumere il principio riduzionista positivista, gli psicologi sociali di derivazione gestaltista come Lewin, Ash, Heider hanno specificamente analizzato il contesto sociale. Altre grandi correnti degli anni '20: Piaget: psicologia genetica: concetto di azione come momento organizzatore ed unificatore di processi cognitivi e di processi affettivi.

Concetti di suggestione-imitazione.

La psicologia troverà una dimensione sociale solo negli Stati Uniti, in dipendenza del pensiero pragmatista e funzionalista che centralizzerà piuttosto un problema di adattamento che di conoscenza.

Uomo e società nelle scienze sociali

EMILE DURKHEIM

Netta autonomia del sociale rispetto allo psichico: il suicidio => studio dell'anomia: tesi della superiore garanzia di ordine morale che la solidarietà sociale offre alla vita individuale.

Metodo: analisi comparata delle variazioni concomitanti.

"Indubbiamente nulla di collettivo può prodursi se non sono date le coscienze particolari: ma questa condizione necessaria non è sufficiente. Occorre pure che queste coscienze siano associate e combinate in una certa maniera; da questa combinazione risulta la vita sociale, e di conseguenza è questa combinazione che la spiega. Aggregandosi, penetrandosi, fondendosi, le anime individuali danno vita ad un essere (psichico, se vogliamo) che però costituisce un'individualità psichica di nuovo genere".

MAX WEBER

Concetto di azione: "la sociologia si propone di intendere in virtù di un procedimento interpretativo l'agire sociale e quindi di spiegarlo causalmente nel suo corso e nei suoi effetti. Inoltre per agire si intende un atteggiamento umano se e in quanto l'individuo che agisce congiunge ad esso un senso soggettivo. Per agire sociale si deve però intendere un agire che sia riferito all'atteggiamento di altri individui, e orientato nel suo corso in base a questo".

Analisi dell'unità soggetto-azione (l'intersezione di fattori soggettivi e di fattori sociali rende estremamente labile il confine tra ottica psicologia e ottica sociologica) => Weber insisterà sempre sulla netta distinzione tra mondo della scienza sociale e mondo della pratica sociale (avalutatività).

Dall'utopia a KARL MARX

Fourier ipotizza la costruzione di gruppi concreti aventi una specifica realtà socio-economica, su una specifico territorio, fondati sull'unione di uomini e donne nella pienezza della loro passionalità. Questi gruppi funzionano in base ad un'analisi continua fatta di sperimentazioni e verifiche empiriche da parte degli stessi partecipanti. => senso del gruppo come organismo, senso attivo della partecipazione, processo di associazione basato sul principio del piacere senza sublimazioni o repressioni => tematica della liberazione.

Rapporti sociali e rapporti materiali si collegano attraverso i rapporti di produzione; e i modi di associazione si connettono ai modi di produzione. "Le rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli uomini appaiono qui ancora come emanazione diretta del loro comportamento materiale".

Significato che il marxismo assume come teoria alternativa del rapporto uomo-società, soprattutto tra coloro che, oggetti del dibattito corrente nelle scienze dell'uomo e del sociale tra il XIX e il XX secolo, avevano in realtà ben poca possibilità di sentirsene soggetti. La lotta per la propria soggettività è affidata al divenire del mondo storico che è anche il mondo naturale.

Cenni di una psicologia sociale individualistica

Idee di fondo di una psicologia collettiva

Psicologia sociale in Europa alla fine del XIX secolo: tendenza che mira a rivendicare l'istanza individualistica di contro a tutte le affermazioni che (Marx, Durkheim, Pareto, Weber) sottolineavano il primato del sociale.

Preoccupazione: difendere i diritti di una individualità tradizionalmente concepita come creativa, razionale e socialmente controllata contro una "socialità" etichettata come livellatrice (verso il basso) delle facoltà intellettuali, come irrazionale, come stimolatrice di mozioni puramente e violentemente passionali, ed infine di controllo istituzionale estremamente difficile.

Problema criminologico e giuridico: distinguere tra responsabilità del singolo e responsabilità della folla nel corso di atti di violenza sociale e configurare con esattezza i contorni di una responsabilità collettiva.

Teoria della psicologia delle folle:

l'uomo è guidato da "modelli" più che non da "ragionamenti"

i meccanismi fondamentali che regolano il rapporto individuo-modello sono quelli dell'imitazione e della suggestione

l'analisi della condotta individuale e sociale è fatta in base a "moventi" e non a "fini"

i moventi sono per lo più di natura inconscia.

3 idee di fondo:

lo studio del comportamento sociale non va fondato sull'analisi delle istituzioni sociali che ha prodotto, quanto soprattutto sull'analisi di una "socialità" che precorre e trascende i momenti istituzionali;

tale "socialità" riposa su fattori psicologici che sono da vedersi soprattutto in connessione con processi di ordine emozionale (fuori dal dominio della coscienza) che sostanziano i processi cognitivi e li indirizzano in base all'imitazione e alla suggestione;

il raggruppamento sociale (coppia, gruppo, setta, folla) indebolisce i processi di controllo esercitati dall'intelligenza e dalla coscienza.

La società come imitazione

Gabriel Tarde (giudice istruttore).

Il desiderio è concepito come la molla dell'attività umana, ed è una rappresentazione soggettiva della realtà quello che determina l'oggetto del desiderio. Il funzionamento dell'attività che muove dal desiderio è guidato da un duplice principio: quello dell'equilibrio e quello del massimo => inventore => ruolo automatico di modelli dell'imitazione.

Relazione interpsicologica: costruzionismo implicito nella relazione tra le idee, tra le cose e soprattutto tra le persone.

Imitazione come processo centrale di costituzione dell'interazione e del legame sociale. Tarde allarga il concetto alle società umane che, se sono mosse dall'invenzione, trovano il loro momento di coesione solo attraverso il grande principio dell'imitazione.

Equazione uomo sociale = sonnambulo.

La psicologia delle folle

Gustave Le Bon (Freud accetterà sostanzialmente la fenomenologia del comportamento collettivo di Le Bon)

Le folle sono le nuove grandi protagoniste; l'irrazionalità è una loro caratteristica essenziale: "incapaci di avere un'opinione qualsiasi al di fuori di quelle suggerite da altri ... si lasciano sedurre dalle impressioni". La folla ha un'ani 222j92c ma sua propria, la personalità singola sparisce (le qualità e le caratteristiche personali si perdono), i sentimenti e le idee si polarizzano orientandosi nella stessa direzione. Il comportamento umano è in larga misura sorretto da "motivi inconsci" (inconscio ancestrale).

Meccanismi:

senso di potenza che viene agli uomini quando riunendosi si affievolisce il loro senso di responsabilità

contagio mentale

suggestionabilità

Ne consegue "la tendenza a trasformare immediatamente in azioni le idee suggerite": l'azione e non il pensiero è la caratteristica della primitiva anima delle folle, dominata dai residui ancestrali dell'inconscio.

Psicologia delle folle e psicologia sociale

Le Bon ha contribuito a veicolare l'idea di una "psicologia collettiva" avulsa da formazioni sociali effettive, da situazioni concrete, da ragioni funzionali legate non solo al soggettivo ma alle condizioni culturali, sociologiche, economiche, politiche. Gli si riconosce il merito di aver "scoperto" il comportamento collettivo.

Tarde : è interessante la relazione interpsicologica che però non ha approfondito. Il suo scarso interesse per il momento istituzionale diventa un elemento importante per il pensiero psicosociale.


CAPITOLO III - L'ALTRA SCENA DEL SOCIALE

Un atteggiamento conoscitivo e un oggetto diverso

La Gestalttheorie postula un rapporto diretto tra conoscenza e realtà ed un isomorfismo tra strutture del reale e strutture del mentale; Freud arriva alla soluzione esattamente opposta.

Quella ha come luogo privilegiato la coscienza, Freud pone l'inconscio al centro del suo discorso, come oggetto e come elemento esplicativo.

Problema centrale da cui nasce la psicanalisi: arrivare ad una spiegazione (e conseguentemente ad una terapia) dell'apparente illogicità e assurdità del sintomo nevrotico.

Scuola fisiologica positivista: l'origine organica era alla base del disturbo psiconevrotico => disfunzione.

Per Freud il sintomo isterico è il risultato di un conflitto tra due gruppi di rappresentazioni che agiscono in senso contrario, è un "compromesso" tra l'istanza difensiva rimuovente e rappresentazioni inconciliabili (essenzialmente le rappresentazioni della sessualità intesa nel senso lato freudiano). Il conflitto, meccanismo centrale nella formazione del sintomo nevrotico, diventa elemento centrale nella teoria psicanalitica come costitutivo dell'essere umano in genere.

Il primato dell'inconscio

La via regia per penetrare nell'inconscio è il sogno (affiorano pezzettini di un altro mondo). Nel sogno i pensieri si travestono e si deformano, ed una parte dell'inconscio affiora alla coscienza. Il sogno non è l'unica manifestazione dell'inconscio: "la teoria di tutti i sintomi psiconevrotici culmina nella tesi che anch'essi vanno concepiti come appagamenti di desideri dell'inconscio". Sogno e sintomo parlano lo stesso linguaggio => identificazione di una comune realtà di processi psicologici tra malattia e normalità.

Il sogno nasce in collegamento con un desiderio inconscio infantile (punto di partenza "diverso" che distingue la costruzione freudiana da ogni altra psicologia e soprattutto psicologia sociale) => Freud parte da un'entità psicologica, non biologica o neurologica: un apparato psichico la cui tendenza di fondo consiste nella quiete. Sistema psichico teso alla liberazione totale dell'eccitamento, in cui tale riduzione dell'eccitamento "viene provata come piacere" (processo primario). Fondamentalmente quindi l'inconscio è costituito da moti di desiderio, che turbano lo stato psichico di quiete. La disillusione ha avuto per conseguenza l'abbandono del tentativo di appagamento per via allucinatoria => nuovo principio di attività psichica (di realtà): non è più stato rappresentato quanto era piacevole, ma ciò che era reale anche se doveva risultare spiacevole. "Tra i moti di desiderio provenienti da materiale infantile, che non possono essere né distrutti né inibiti, se ne trovano anche taluni il cui appagamento è in rapporto di contraddizione con le rappresentazioni finalizzate del pensiero secondario. L'appagamento di questi desideri non provocherebbe più uno stato affettivo di piacere, bensì di dispiacere, ed è appunto questa trasformazione dello stato affettivo che costituisce l'essenza di ciò che definiamo rimozione".


Quadri di un mondo infantile

Perché l'isterico "dimentica" gli eventi pregressi che per qualche verso si collegano al sintomo? Perché l'uomo dimentica la sua infanzia? In realtà, ciò che si dimentica o che viene rimosso non è lo scenario pubblico in cui si svolge la nostra vita d'infanzia, ma il mondo delle rappresentazioni della pulsione sessuale che si intridono profondamente con le vicende dell'età infantile. Il raggiungimento della sessualità adulta si attua attraverso un cammino faticoso e doloroso, costantemente conflittuale, che lascia tracce indelebili nel mondo adulto, sia a livello di formazione della personalità, sia a livello delle istituzioni della vita sociale che si originano proprio in dipendenza di questi conflitti e dei processi psichici implicati.

L'origine del divieto morale e della solidarietà sociale

Totem e tabù: tentativo di fondere in un'ottica psicologica alcuni problemi della vita collettiva attorno al tema della "pretesa continuità della vita psichica delle generazioni che si susseguono l'una all'altra".

Ipotesi di "una psiche collettiva nella quale i processi psichici si compiono come nella vita psichica individuale" : l'evoluzione dell'umanità, da forme primitive e magiche di pensiero a forme più mature contrassegnate dall'analisi scientifica del mondo fisico e della sua fondamentale distinzione dal mondo mentale, è vista in parallelo al progressivo maturarsi dell'individuo dalla fase narcisistica della sessualità infantile fino allo stadio della "scelta oggettuale" della libido => il totem e il tabù, cioè l'origine del divieto morale, del sentimento della giustizia e della solidarietà sociale sono spiegati in base all'ambivalenza emotiva che contraddistingue i rapporti del bambino con il mondo adulto ed essenzialmente con i genitori (passaggio dalla fase autoerotica a quella oggettuale e al distacco dall'edipo) => il sentimento costruttivo della colpa è quindi alla base dell'istituzione sociale.

La psicologia delle masse e il fondamento del legame sociale

Psicologia delle masse: l'interesse è focalizzato sul presente - processo di identificazione. Freud postula una tendenza generale che va al di là del principio del piacere, una tendenza distruttiva che si identifica fondamentalmente come tendenza a riportare il sistema psichico all'antichissimo stadio inorganico, al di là stesso della nascita come vivente, alla morte.

Due specie di pulsioni: pulsioni sessuali (autoconservazione); pulsioni di morte. E' in questo quadro di impasto e disimpasto delle due pulsioni che vengono analizzate le vicende regressive e irrazionali delle grandi masse umane. Il sociale è visto come espressione di processi pulsionali sottratti alle modalità narcisistiche => ruota attorno al mondo interno. Ogni indagine sui comportamenti sociali o di massa deve essere condotta secondo Freud alla luce di due assunti: "che la pulsione sociale non sia in effetti originaria e indecomponibile, e che gli esordi del suo sviluppo siano rintracciabili in un'ambito più ristretto, quello della famiglia, per esempio".

Sono "gli impulsi sessuali inibiti alla meta che producono legami così duraturi tra gli uomini", per sublimazione o per trasposizione nell'ambito di un processo di identificazione. "Giustizia sociale significa che non consentiamo a noi stessi molte cose affinché anche gli altri debbano rinunciarvi o affinché non possano aspirarvi. Quest'esigenza di uguaglianza è la radice della coscienza sociale e del sentimento del dovere".

La socialità non appare tanto un polo di articolazione del mondo psichico ma una derivazione del conflitto interno, una sua modalità di risoluzione incompleta. Non è un arricchimento ma un argine.


CAPITOLO IV - IL MONDO AMERICANO E LA PSICOLOGIA SOCIALE

Un quadro americano

Le tesi dell'utilitarismo passano in America attraverso John Stuart Mill ed influenzano direttamente il pragmatismo e il funzionalismo. L'istanza politico-sociale dell'utilitarismo inglese (da un lato ancorato saldamente ai principi dell'individualismo liberale che rivendica di contro al socialismo nascente, dall'altro portavoce di riforme sociali concrete nel lavoro, nella scuola, etc.) si incontra con la tradizionale esaltazione americana dell'iniziativa individuale fondata su ragioni antiche di ordine etico-religioso oltre che economico => si volgarizza il principio della "massima felicità per il maggior numero" con quello del "massimo benessere". In questo quadro dominato da principi positivistici, filtrati dall'utilitarismo, prendono corpo i concetti di adattamento e derivazione darwiniana, e quello di progresso mediato da Spencer (il concetto di evoluzione si associa a quello di progresso, l'utilitarismo si carica di ottimismo ed i problemi sociali vengono assunti in chiave tipicamente riformista, sempre privilegiando le ragioni dell'individualismo e della riuscita personale). L'America vive in ritardo gli stessi fermenti europei dall'illuminismo in poi, ma lì non c'è un vecchio mondo da abbattere quanto piuttosto un nuovo mondo quasi interamente da costruire. Democrazia e associazionismo sono profondamente legati (Tocqueville: debolezza del senso dell'istituzione e conformismo sociale come punto di riferimento e visione del mondo).

Da qui alcune caratteristiche del pensiero sociologico ed anche psicologico americano dell'epoca: l'interesse marcato per l'interazione e per il piccolo gruppo a scapito dell'analisi dell'istituzione e della mediazione ideologica del sociale; la grande attenzione per il dato empirico a scapito dell'analisi critica e teorica; l'utilizzo di schemi interpretativi fondati più sull'individuale che sul contesto situazionale: quest'ultimo inoltre scarsamente storicizzato in riferimento alla più generale condizione della società.

Pragmatismo e funzionalismo

Il pragmatismo, nelle intenzioni di Pierce, era soprattutto un metodo che proponeva la verifica della validità di un'idea o di un'asserzione in base alle sue conseguenze. James lo diffonde nella cultura americana e dilaterà questa concezione della strumentalità del conoscere fino a farne un modo di pensare, un'etica, una psicologia. L'interesse del pragmatismo è rivolto al dato sociale e psicologico, ai problemi concreti dell'adattamento, alle questioni della pratica sociale (bits of experience) => esaltazione della ricerca, della sperimentazione, della verifica. Il pragmatismo non postula più alla base dell'agire una teoria generale della realtà, ma semplicemente dei principi pratici del fare.

Con Dewey e la scuola di Chicago l'influenza del pragmatismo agisce sul movimento funzionalista (1. psicologia delle operazioni mentali in opposizione alla psicologia degli elementi mentali; 2. mente come mediatrice tra l'ambiente e i bisogni dell'organismo). Il funzionalismo si distingue nettamente dalla tradizione europea nella misura in cui al suo centro non si pone più un problema di conoscenza ma piuttosto il problema del ruolo (o dell'utilità) che i processi mentali assumono in relazione alla condotta ed all'attività nell'ambito della più generale funzione adattativa.

Il concetto di adattamento, che passerà a contraddistinguere tutta la psicologia americana, non è univoco: esso viene inteso in senso molto lato ed attivo (cioè anche come azione dell'uomo sul mondo e non solo viceversa) dal primo funzionalismo di Mead e Dewey, in modo più restrittivo, e con un senso quasi passivo di puro "adeguamento", dal funzionalismo che viene inglobato nel movimento behaviorista.

La psicologia sociale americana: interazione, "self" e piccoli gruppi

McDougall: l'uomo agisce sulla base di istinti e di tendenze innate (Tarde) : simpatia, suggestione, imitazione e tendenza ludica.

Il tema del controllo sociale diventa centrale in quasi tutte le scienze sociali dell'epoca.

Interazionismo simbolico: l'interazione tra individuo e società è interpretata in modo da comportare un elemento attivo del soggetto mediante processi di valutazione, di astrazione, di giudizio attraverso i quali si costruisce il significato delle cose e del proprio io. Tipico concetto in tale senso è quello di self: caratteristica personale fondamentale che si forma attraverso il rapporto (che inizia con i primi tempi del bambino) tra l'individuo e il mondo che lo circonda, in base alle capacità che l'uomo ha di rappresentarsi le cose e di collocarle in un contesto di significati attraverso i suoi processi cognitivi ed emotivi. In tal senso, il sé degli interazionisti simbolici è veramente un concetto cerniera tra lo psichico e il sociale ed anche un dato di ordine cognitivo fondamentale.

Il "self": cerniera tra lo psichico e il sociale

William James: analisi del self come elemento centrale di collegamento tra il mondo mentale ed il mondo esterno. Ruolo importante dell'abitudine come volano della società; ruolo essenziale del pensiero nel determinare l'identità personale e nel rapportarsi al mondo esterno, attraverso processi cognitivi di valutazione e di scelta e processi emozionali. Dalla centralizzazione del pensiero si giunge alla definizione del concetto di sé (flusso di pensiero): ripartizione tra io conoscente (io attivo, io soggetto) ed io conosciuto (io come oggetto, o io empirico) i quali insieme costituiscono l'identità della persona => dall'analisi dell'io empirico emerge l'io sociale: l'io empirico è distinto in 3 parti: l'io materiale, l'io spirituale e l'io sociale. L'io sociale nasce dall'interazione sociale, e più precisamente dalla rete di reciproche percezioni e valutazioni, cosicché si può dire che abbiamo tanti io sociali quante sono le persone o i gruppi con cui entriamo in relazione e che "ci riconoscono e portano un'immagine di noi nella nostra mente" => il sé sociale è visto quindi in collegamento con un esterno abbastanza precisato in termini di riferimenti mentali.

Cooley utilizza il concetto (di ordine sostanzialmente cognitivo) di rispecchiamento per analizzare la formazione del sé.

Con G.H. Mead lo studio del self si autonomizza rispetto alle preoccupazioni di ordine metafisico ancora presenti in James e si inserisce in una prospettiva di ordine più squisitamente interazionista, in cui vengono precisati i ruoli della mente e del sociale e soprattutto i loro meccanismi di interscambio anche dal punto di vista della genesi del sé.

Il punto innovativo del pensiero di Mead è la costruzione di una teoria che non presuppone "la mente ed il sé come preesistenti rispetto al processo sociale" ma ne coglie il formarsi nel momento interazionale: questo ruolo costruttivo del sociale è ancora oggi il nodo discriminante per una teoria psicosociale: "La psicologia sociale è interessata specialmente all'effetto che il gruppo sociale possiede nella determinazione dell'esperienza e della condotta del membro individuale ... Noi cerchiamo di spiegare la condotta dell'individuo nei termini della condotta organizzata dal gruppo sociale".

Mead riconosce l'importanza di studiare il comportamento manifesto: la psicologia non può ridursi allo studio del solo campo della coscienza. Il mondo soggettivo, oltre che con l'introspezione, si può studiare sotto forma di condotta per mezzo dell'osservazione => diventano centrali i concetti di atteggiamento, di gesto, e soprattutto quello di gesto come simbolo significante, cioè come linguaggio.

Il concetto di atteggiamento è visto non solo come comportamento espressivo, ma come elemento anticipatore ed organizzatore della percezione (e, per Mead, dell'atto).

I gesti (e i segni) diventano simboli significativi per colui che li compie quando suscitano in lui "le stesse risposte che essi suscitano esplicitamente, o ritiene che suscitino, negli individui ai quali sono indirizzati".

Il gioco (play) ed il gioco organizzato (game) sono tra i fattori essenziali per la genesi del sé. L'altro generalizzato diventa il vero artefice del sé e della società concretamente intesa => all'origine del self non vi sono presupposizioni di ordine individualistico che pongono l'io come costituito precedentemente alla sua vita sociale, né il dato sociale è assunto come meccanismo che giochi con processi di imitazione o di semplice influenzamento. Self e società sono visti nell'ambito di un processo dinamico, filtrato attraverso un'attività cognitiva che organizza anche il momento costitutivo-impulsivo dell'io collegato al mondo emozionale.

In campo sociologico, il self ritorna nel pensiero di Goffman: "il sé è il prodotto di una scena che viene rappresentata e non una sua causa ... e i mezzi per produrre e mantenere il sé non sono da ricercarsi nel gancio (attore), ma sono spesso insiti entro la situazione sociale".

Ci sono stati degli studi che hanno privilegiato il sé come "oggetto" più che come processo, ne hanno cercato una struttura, ne hanno definito le dimensioni personali e sociali, ma non sono riusciti ad elaborare modelli se non descrittivi e scarsamente importanti per una teoria del sé.

Il piccolo gruppo

Cooley: "per gruppi primari intendo quelli che sono caratterizzati da un'associazione e cooperazione intima, faccia a faccia ... formano la natura sociale e gli ideali dell'individuo ... l'io si identifica con la vita e gli scopi comuni del gruppo => noi ... i gruppi sociali offrono all'individuo la prima e più completa esperienza di unità sociale".

L'ottica americana vede il gruppo come luogo di articolazione della vita psichica e di costruzione della personalità.

Critiche:

il gruppo viene rappresentato essenzialmente come un insieme di interrelazioni personali => l'intero sistema sociale tende ad essere analizzato come un sistema di interrelazioni personali e di gruppo, privilegiando il carattere fondante dell'interazione stessa, e quindi ponendola spesso fuori delle sue connotazioni storiche, culturali;

astoricità: scarsa analisi dell'incidenza del lavoro umano in quanto tale sull'organizzazione socio-cognitiva e socio affettiva;

il gruppo finisce con l'essere più un'alternativa al sistema sociale che un elemento del sistema stesso.

Hawthorne: ideologia del gruppo primario => non si comprese il fenomeno della nascita di un'organizzazione spontanea e autogestita: si colse invece il senso di un gruppo che tendeva ad opporsi all'organizzazione "ufficiale" aziendale, ma lo si interpretò soltanto nei termini di una difesa verso il potere dell'organizzazione stessa e non nei termini di una organizzazione alternativa nascente che aveva agganci psicologici, socio-economici e culturali col sistema sociale più vasto e non solo con l'azienda => ottica che reifica il concetto di produzione e cristallizza l'elemento "non monetario" del comportamento sociale: si dà per scontato un certo tipo di realtà economica senza tener conto delle possibilità di cambiamento che potrebbero portare delle modalità diverse di partecipazione.

Prigioniera della stessa ideologia la teoria del rapporto interpersonale di Moreno, in cui il senso della relazione inter-umana viene totalmente sganciato dalle sue mediazione extra-soggettive, di ordine strutturale ed economico.

Metodo sociometrico = analizzare la struttura socio-emotiva e socio-funzionale di un gruppo sulla base delle reciproche valutazione condotte dai membri. Il punto chiave di questa teoria è quello della spontaneità-creatività come forza propulsiva del progresso umano. All'origine della nostra società c'è stato un momento di creatività e spontaneità caratterizzato da modalità di comunicazione interumane più dirette. Con l'elaborazione di codici linguistici e con la differenziazione tra i vari gruppi, i rapporti personali hanno assunto modalità sempre più complesse, con fenomeni di distacco e di separazione degli individui. La sociometria costituirebbe un modo per ritrovare il senso di quegli antichi rapporti tra gli uomini. Moreno pensa che il meccanismo di selezione naturale sia crudele e non scientifico, e che su di esso sia possibile intervenire grazie a metodi che consentano la messa in opera di una azione liberatoria (warming up) basata sulle possibilità creativo-spontaneistiche dell'uomo: fondamentale religiosità dell'essere umano => rivoluzione globale possibile grazie a leaders (Gesù, Lenin) capaci di mettersi alla testa di processi di liberazione della creatività e spontaneità (la sociometria rende facile individuare questi leader).

La psicologia sociale tra teoria e ricerca empirica

Ricerche su bande giovanili: Thrasher; Street Corner Society di Foote White.

Vita urbana: Middletown di Lynd; Yankee City di Warner.

Questione razziale: Dollard, Frazier, Thomas e Znaniecki.


CAPITOLO V - LA PSICOLOGIA SOCIALE NEI CONFRONTI DEL BEHAVIORISMO

Fondamenti del behaviorismo

Watson vuole costruire una psicologia rigorosamente obiettiva, fondata sull'osservabile e sul tangibile, in parallelo con l'ottica e i metodi delle scienze fisiche (positivismo). Assume come oggetto di analisi non un generico fenomeno psichico, ma il comportamento manifesto. Comportamento = quello che l'organismo umano o animale fa di concreto e osservabile (assimila comportamento umano e comportamento animale, e auspica l'utilizzo degli stessi metodi per lo studio). Polemica contro l'introspezionismo, ma in realtà non è l'introspezione ad essere rifiutata, bensì l'oggetto centrale del suo studio: la coscienza => verrà negata realtà psicologica a tutta l'attività mentale: i processi mentali cognitivi ed emotivi saranno interpretati in termini somatici a livello di abitudini motorie acquisite da apparati muscolari => riduzionismo al somatico.

Stimolo e risposta (S, R): il comportamento è definito come una serie di risposte che l'organismo da ad una serie di stimoli esterni. Lo stimolo e la risposta sono ricondotti fondamentalmente a fatti fisici e fisiologici => impostazione periferalista del behaviorismo che spiega ogni evento della condotta e della vita psichica e della personalità nei termini di sistemi di abitudine acquisite a livello di organi periferici al di fuori di ogni intervento nervoso centrale (in contrasto con quanto già prodotto dalla neurologia di fine '800).

Ambientalismo: esaltazione del ruolo determinante dell'ambiente nella formazione delle abitudini. Così come non importa sapere nulla della mente per studiare l'attività umana, altrettanto succede per il dato genetico.

Scoglio del behaviorismo successivo: ritrovare operativamente il concetto di funzionalità nelle modalità stesse del comportamento.

Processo di apprendimento: tutto il comportamento, finalizzato all'adattamento, può essere considerato come un continuo processo di apprendimento. Dapprima nell'ambito di una concezione di tipo associazionistico: una serie di tentativi consente di apprendere la risposta esatta che diventa quindi la più frequente (perché consente il miglior adattamento) e l'ultima in ordine di tempo (in quanto è quella esatta) - frequency-recency; viene quindi sostituito con l'apprendimento per condizionamento derivato da Pavlov: l'associazione e il tempo sono elementi necessari a produrre la risposta condizionata.

L'altro schema di condizionamento che sarà utilizzato dal behaviorismo è derivato dalla legge dell'effetto di Thorndike: l'apprendimento è funzione non solo della connessione, ma soprattutto del rinforzo che una risposta acquista quanto, tramite essa, l'organismo viene premiato oppure riesce ad evitare una punizione (condizionamento operante) Skinner.

Le modificazioni alla teoria

La mediazione neurofisiologica

Progressi della neurologia e delle neuroscienze.

Donald Hebb: comprendere il comportamento è comprendere l'azione totale del sistema nervoso. Critica alla concezione fondamentalmente meccanicistica del behaviorismo: critica al concetto di pulsione: l'energia non è nello stimolo.

Nuovo principale terreno di ricerca teorica per i neobehavioristi: rintracciare i meccanismi di mediazione tra stimolo e risposta che diano conto delle differenze di risposta, delle abitudini ed in generale dei fenomeni più complessi di comportamento.

Operazionismo e psicologia behaviorista

Bridgman. Operazionismo: metodo per specificare il significato dei concetti scientifici nelle scienze fisico-matematiche. Secondo tale metodo il significato di un concetto può essere determinato unicamente dalle operazioni necessarie per la sua definizione ("il concetto è sinonimo con il corrispondente insieme di operazioni").

Polemica di Lewin: "l'intelligenza non è quello che è misurato dai test di intelligenza".

La motivazione e i costrutti ipotetici nel sistema di Hull

Clark Hull: momento più organico del neobehaviorismo logico americano. Tentativo di fornire una spiegazione generale della condotta in termini naturalmente anti-mentalistici, sull'unità costituita dall'associazione stimolo-risposta e nell'ambito di una teoria dell'adattamento in cui giocano un ruolo essenziale i bisogni di base dell'organismo.

Elementi nuovi: concetto di pulsione (drive) e specialmente quello di drive secondario, la complessità delle associazioni S-R e soprattutto il modello concettuale ipotizzato come mediatore tra S-R (abitudine e potenziale di reazione). "Il bisogno è spesso concepito come elemento di motivazione o di pulsione (drive) dell'attività che vi si associa. Queste caratteristiche motivazionali dei bisogni portano a considerarli come produttori di pulsioni animali primarie": es. cibo, acqua. Drive secondario: spinta derivante non da un bisogno di base, ma da un bisogno secondario acquisito in base alla concatenazione di stimoli e di reazioni che seguono nel corso del comportamento. Abitudine: tendenza a rispondere in un certo modo sempre uguale ad uno stesso stimolo. Il collegamento tra abitudine e drive è stabilito con il concetto di potenziale di evocazione della reazione = probabilità matematica che una reazione venga emessa.

Scopi e elaborazioni cognitive nel comportamento finalistico di Tolman

Anche per Tolman alla base del comportamento vi sono determinanti di natura ambientale e fisiologica, ma egli sottolinea l'autonomia dell'ottica psicologica e la sua specificità (il comportamento è un fenomeno molare - "qualcosa di più e di diverso dalla somma dei suoi elementi fisiologici") => collegamento tra lo stimolo e la risposta costituito da un sistema di scopi-cognizioni-significati . Secondo Tolman, le condizioni di stimolazione non sono sufficienti a dirigere il comportamento: esso è invece guidato da scopi e intenzioni (purposes). Lo scopo (l'intenzione) è essenzialmente costituito dal senso della meta e dal suo persistere fino alla conclusione dell'azione. Accanto al carattere intenzionale il comportamento molare possiede anche il carattere cognitivo che gli deriva da uno scambio specifico con l'ambiente, dalla capacità dell'organismo di stabilire una relazione tra il fine da raggiungere ed i mezzi impiegati per conseguirlo (means-end relationship). Questa relazione consente all'organismo di formarsi delle mappe cognitive del campo, in cui l'ambiente è rappresentato non in modo frammentato (come insieme di stimoli), ma come unità organizzata.

Stimolo come sign-gestalt: non si presenta come mero fatto ambientale, ma come organizzazione (struttura) dotata di significato rispetto allo scopo che l'organismo ha già cognitivamente anticipato. "Gli stimoli non sono sufficienti di per sé a provocare risposte".

Attenzione molto fine ai processi mentali: purtroppo pensò che il paradigma dell'osservabile ed il modello causale lineare fossero gli unici in cui inserire la sua costruzione => quello che conta non è solo il modello, ma la teoria in cui è inserito.

La psicologia sociale S-R

Sviluppo della psicologia sociale: progressivo allargamento e liberalizzazione del paradigma behaviorista:

allargamento del concetto di stimolo e di risposta;

passaggio dalla sperimentazione sull'animale alla sperimentazione sull'uomo;

recupero dei fattori motivazionali in termini via via meno legati ai bisogni primari fisiologici con enfatizzazione delle motivazioni sociali e situazionali;

introduzione del concetto di interazione.

Prima fase - neobehaviorismo - gruppo di Yale (Miller, Dollard, Sears, Mowrer)

Seconda fase - centrata sul tentativo di caratterizzare in senso specificatamente sociale il comportamento

Terza fase - particolarmente centrata sull'interazione sociale (teorie a breve termine: social exchange, self-perception, teoria dei costi e benefici, etc.)

Conflitto e personalità nelle ricerche del gruppo di Yale

Gruppo di Yale: convinzione estremamente ottimistica di poter inserire nel modello allargato del paradigma S-R tutti i fenomeni più rilevanti della condotta.

Dollard e Miller: analisi dei conflitti di tendenze: l'individuo mostrerà il massimo del conflitto proprio quando due risposte concorrenti avranno la stessa forza (gradiente di avvicinamento, gradiente di evitamento). Questo paradigma del conflitto è particolarmente esemplificativo di certa psicologia sociale behaviorista: sperimentazioni su animali attraverso apparecchiature studiate per produrre effetti osservabili e quantificabili di variabili isolate, tali variabili fisiche sono generalizzate in senso psicologico => riduzionismo; motivazione come semplice intensità di una forza pulsionale ben determinata, la cui direzione non viene esaminata in quanto già presunta. Si collocherà qui la precisa critica lewiniana che riaffermerà la necessità di una analisi dettagliata non solo dell'intensità ma anche della direzione sulla base di fattori di ordine soggettivo e di ordine ambientale.

Imitazione, rinforzo e apprendimento vicariante

Dollard e Miller dimostrano che l'imitazione non può essere assunta come un meccanismo a se stante, ma solo come un completamento del rinforzo (più l'agire del bambino si conforma ai canoni dell'agire dell'adulto, tanto più sembra poter ottenere quei privilegi di cui gli adulti appunto godono) => l'imitazione passa attraverso un meccanismo di apprendimento guidato dal rinforzo, secondo la legge dell'effetto => l'imitazione avviene solo quando è rinforzata da una ricompensa (esperimento delle scatole di dolci e del leader).

Bandura e Walters: il condizionamento gioca un ruolo minimo rispetto al meccanismo imitativo: l'apprendimento sociale avviene spontaneamente in presenza di modelli => critica dall'interno al paradigma del rinforzo. Non lo nega, ma lo definisce vicariante nella misura in cui agisce non sul soggetto direttamente ma sul modello.

Esperimento con i cani. Bandura: "condizionamento strutturale e rinforzo forse dovrebbero essere considerati più come procedimenti di selezione della risposta che di sua acquisizione o rafforzamento" (si avvicinerà al cognitivismo).

In conclusione

Il behaviorismo è stato influenzato da Loeb: riduzione delle leggi della vita (fisiologica e psicologica) alle leggi della fisico-chimica attraverso una serie di passaggi dal superiore all'inferiore, dal generale all'elementare. Questo riduzionismo (dallo psichico al fisiologico) è il limite vero del behaviorismo come sistema scientifico. Una teoria che negava quasi del tutto il ruolo dei fattori innati e costitutivi, enfatizzando invece il ruolo dei fattori ambientali, avrebbe dovuto elaborare una teoria dell'ambiente e del sociale; invece non lo fece (eredità del positivismo). Poiché l'adattamento e non la trasformazione del mondo è la motivazione di fondo, questo limite non è solo epistemologico ma anche ideologico.

Equivoco nel clima post-behavioristico: arbitraria identificazione tra il paradigma S-R e il paradigma delle ricerca sperimentale, grazie all'identificazione dello stimolo con la variabile indipendente e della risposta con la variabile dipendente; inoltre l'operazionismo ha confuso ulteriormente il campo con l'assimilazione del concetto di modello al concetto di teoria.


CAPITOLO VI - KURT LEWIN: O DELLA PSICOLOGIA SOCIALE

Teoria della scienza e costruzione psicologica

Caratteri della nuova riflessione

Costruzione teorica e analisi empirica tendono ad integrarsi costantemente.

Contro il meccanicismo essenzialistico ed in favore dei nuovi principi della dinamica introdotti nelle scienze fisiche dalla teoria dei campi elettromagnetici (Maxwell); contro i principi di causalità lineare e di spiegazione attraverso mere ricorrenze statistiche; rivendica alla psicologia il suo statuto di scienza autonoma. Il concetto di relazione tra oggetto ed ambiente diventa essenziale (mentalità e metodo galileiani): "La validità generale della legge e la concretezza del caso non costituiscono delle antitesi; il riferimento alla situazione concreta considerata nel suo insieme deve prendere il posto del riferimento alla raccolta più vasta possibile di eventi che storicamente si sono ripetuti con frequenza". Analisi di tipo costruzionale: definizione non puramente operazionale dei concetti utilizzati mediante un'analisi dei fattori dinamici che costituiscono un evento, e quindi formulazione di leggi costitutive mediante variazioni sistemiche della situazione stessa. Non tentò mai di formalizzare una teoria generale (attenti alle superstrade logiche).

Costrutto di campo e significato della "field-theory"

La proprietà fondamentale del concetto di campo nelle scienze fisiche è che esso permette di ragionare sui fenomeni non più sulla base delle caratteristiche dei corpi che nel campo si situano, ma sulla base della configurazione del sistema globale in cui i corpi sono compresi e che essi stessi contribuiscono a formare con il loro sistema di relazioni. Il campo è un sistema dinamico, essenzialmente un sistema di forze (here and now) => ad una spiegazione dei fenomeni basata sulla causalità temporale si sostituisce una spiegazione basata sulla dinamica del sistema che comprende gli elementi in gioco.

La Gestalttheorie aveva utilizzato il concetto di campo nell'ambito dell'atteggiamento fenomenologico, soprattutto per analizzare la dinamica dei contesti percettivi. Lewin vuole estendere l'analisi al contesto globale dell'azione, della personalità e dell'ambiente: il problema centrale diventa il rapporto motivazione-azione nell'ambito di uno schema organizzato di interdipendenze tra fattori cognitivi ed affettivi da un lato, e condizioni della situazione sociale dall'altro.

Quello che Lewin propone con il suo costrutto di campo non è soltanto uno studio integrato dei fattori cognitivi, emotivi ed ambientali nella produzione della condotta, ma un'analisi del loro concreto modo di funzionare come sistema di fattori che trovano la loro definizione e la loro funzione proprio in quanto sistema di interdipendenze.

Il campo psicologico

Fatti del campo e sua natura

Il campo si definisce come la totalità dei fatti coesistenti nella loro interdipendenza.

spazio di vita (persona e rappresentazione psicologica dell'ambiente)

una molteplicità di processi che si svolgono entro il mondo fisico e sociale

una zona di confine dello spazio di vita (processo percettivo; esecuzione di una azione) - frontiera

Dallo spazio di vita [Lsp = f(P,A)] dipende il comportamento [C = f(Lsp)] che a sua volta influisce costantemente sullo spazio di vita a causa delle conseguenze dell'azione che fanno entrare nel campo psicologico fatti nuovi (valutazioni, idee, oggetti) => la condotta è funzione sia del mondo interno personale che del mondo esterno. Il concetto di interdipendenza è essenziale. In questo quadro di interrelazioni e di interdipendenze si colloca anche il comportamento che dovrebbe essere quindi considerato non solo in funzione della persona e dell'ambiente ma come elemento attivo nella loro determinazione (es. zone di frontiera: il comportamento immette nuovi fatti nel campo e serve da collegamento tra fatti di ordine personale e fatti ambientali).

Il senso psicologico del campo

Critica di Brunswik: il campo lewiniano ha fondamentalmente una dimensione "post-percettiva e pre-comportamentale" in quanto i fatti che vi entrano sono quelli che entrano nel mondo psicologico (cioè conoscitivo, cioè percettivo) del soggetto e la sua funzione è essenzialmente quella di dirigere il comportamento.

Lewin: percezione e comportamento entrano nel campo come elementi di una strutturazione in atto: né lo precedono né lo seguono. Il sistema di percezioni, valutazioni, giudizi è tutt'uno con il sistema delle azioni che a loro volta introducono modifiche nel campo il quale è concepito come una struttura dinamica in continua trasformazione.

Il vero problema: verificare l'impatto sul campo di elementi che pur non entrando per qualche verso nel sistema conoscitivo del soggetto fossero peraltro suscettibili di incidenza sulla situazione (anticipazione della tacit knowledge di Polanyi). Soluzione di Lewin: analisi empirica (probabilità soggettiva o probabilità oggettiva? - incidenti stradali).

Il principio di contemporaneità e la diversa analisi della causalità

Nell'ambito della Gestalttheorie: totalità organizzata = il tutto è una cosa diversa dalla somma delle parti => interdipendenza, ma non c'è il principio di contemporaneità che è implicito invece nel concetto di campo: "qualsiasi comportamento o qualsiasi altro mutamento entro un campo psicologico dipende soltanto dalla particolare configurazione del campo psicologico a quel dato momento". Questo non esclude la dimensione storica. Problema: determinare le caratteristiche di una situazione in un momento dato => analisi empirica (test diagnostico del presente). Here and now = essenza del metodo sperimentale. Il passato psicologico e il futuro psicologico hanno incidenza presente: entrano nel campo solo quelli che hanno un loro peso nel determinare la situazione in atto nell'ambito di una prospettiva temporale.

Struttura e dinamica del campo

Spazio odologico per rappresentare questo spazio psicologico e non fisico: il campo psicologico è diviso in regioni separate da frontiere di diversa stabilità e consistenza. Le regioni non sono stabilite una volta per tutte, ma variano col variare del campo. Una regione può assumere varie posizioni; la posizione è "un rapporto spaziale tra regioni ... il comportamento può essere considerato, in larga parte, come un mutamento di posizione ovvero come una locomozione". La locomozione rappresenta un "rapporto tra posizioni in diversi istanti", cioè il passaggio da una regione all'altra in collegamento con la dinamica di campo. La dinamica è determinata dalla tensione, dalla forza, dalla valenza.

La tensione provoca un disequilibrio nel campo; ma poiché il campo tende all'equilibrio, la tensione in una regione tenderà a defluire verso le regioni vicine in modo da organizzare la carica tensiva generale. In questo deflusso la tensione preme sulle frontiere delle aree vicine. Dal momento che le frontiere non sono tutte ugualmente solide, ne conseguirà che la tensione passerà in certe zone del campo piuttosto che in altre.

L'elemento centrale che lega valenza, forza, tensioni, regioni, locomozioni è il concetto di bisogno, come elemento dinamico di coordinazione.

Approfondendo l'esame delle forze che influenzano la condotta, Lewin prenderà via via sempre più in considerazione fattori di natura sociale piuttosto che fattori interni all'individuo => ecologia psicologica.

La dinamica di gruppo: teoria, ricerca e pratica sociale

Il gruppo come campo unitario dinamico

Per Lewin il gruppo è un fenomeno, non una somma di fenomeni rappresentati dall'agire e dal pensare dei suoi membri: è un'unità "il gruppo ... ha struttura propria, fini peculiari e relazioni particolari con altri gruppi. Quello che ne costituisce l'essenza non è la somiglianza o la dissomiglianza tra i suoi membri, ma la loro interdipendenza. Esso può definirsi come una totalità dinamica". Il gruppo evidenzia bisogni che non sono riconducibili ai bisogni dei singoli: sono bisogni di gruppo, che nascono da tensioni di gruppo, che si collegano nel campo del gruppo a valenze e a forze => fini di gruppo. Particolarmente significative diventano le analisi sulle relazioni che legano la struttura della comunicazione, tipo di direzione, produttività del gruppo e morale dei membri (fabbricare maschere): dimostrò la superiorità dei gruppi a gestione democratica rispetto a quelli autoritari.

L'"action-research" e il problema del cambiamento

Problema del cambiamento: "studiare le cose cambiandole e vedendone gli effetti". In un esperimento sulle modificazioni delle abitudini alimentari (frattaglie americane), espose la sua teoria del mutamento sociale: 3 tappe: una di rottura (con la conformità alle norme di gruppo), una di spostamento, una di ricostruzione. Dimostrò l'enorme superiorità che possono avere il coinvolgimento nel gruppo, la decisione presa nell'ambito delle sue dinamiche, la partecipazione attiva ai problemi => concezione del gruppo di formazione (T-group = parte dal concetto fondamentale che solo vivendo un'esperienza si conosce e ci si conosce, e poiché esperienza e cambiamento sono intimamente collegati, ci si cambia e si contribuisce ad aiutare gli altri a cambiare) e impegno sociale attivo della psicologia (action-research): "Nell'ambito della dinamica di gruppo, più che in qualsiasi altro ambito psicologico, la teoria e la pratica sono legate metodologicamente".

Una conclusione aperta

Con l'action-research Lewin tenta di riagganciare le scienze psicologiche e sociali alla grande tematica della trasformazione della società: le sue idee sono profondamente rivoluzionarie: non ci si stupisce che gli sviluppi futuri siano stati condizionati da due fattori essenziali: l'uso del gruppo democratico solo tra pari, in cui l'ordine di parità è già stabilito dal sistema sociale ed in cui quindi il cambiamento avviene sotto forma di perdite-guadagni nell'ambito di un sistema chiuso; la chiusura del canale tra pratica e teoria in modo che i concetti restino divisi e sparsi fuori da quella teoria generale che inesorabilmente coinvolgerebbe tutto l'uomo e tutta la società.


CAPITOLO VII - LA TEORIA DELLA DISSONANZA COGNITIVA

Fondamenti della teoria

La "cognition" e i sistemi di "cognitions"

Festinger (allievo di Lewin): l'uomo tende in generale ad essere coerente con sé stesso nel modo di pensare e di agire. Quando questa coerenza manca si crea uno stato di disagio che l'attività mentale cerca di eliminare o almeno di ridurre con varie forme di ristrutturazione cognitiva (fumo).

l'individuo sperimenta una circostanza essenzialmente in concomitanza di una decisione;

la dissonanza, creando un disagio psicologico, costituisce una motivazione a cercare modalità per eliminarlo;

queste modalità possono essenzialmente essere costituite o da un cambiamento del comportamento o da una ristrutturazione cognitiva.

Cognition (elemento cognitivo) = ogni conoscenza, opinione o credenza che riguardi l'ambiente, la propria persona o il proprio comportamento (sapere personale).

Pertinenza, consonanza, dissonanza

Condizione necessaria affinché due elementi siano in condizione consonante o dissonante é, ovviamente, che essi siano pertinenti (non è sempre facile stabilirlo: fumo/neve). Secondo Festinger due elementi possono essere dissonanti per motivi di logica interna, perché in contrasto con norme culturali, perché in contrasto con precedenti personali esperienze, etc. L'unico metro per valutare la discordanza di due elementi cognitivi è la logicità che essi possiedono nell'ambito di un sistema concettuale.

Aronson: cognition sottostante (il comportamento dei maghi non ci sconvolge perché è consonante con la nostra aspettativa su di essi).

Insorgenza e riduzione della dissonanza

Produzione e riduzione della dissonanza sono strettamente collegate: la presenza della dissonanza è già di per sé un fattore motivazionale che spinge a ridurla: dissonanza => disagio mentale => riaggiustamento cognitivo, che avviene in base al bisogno fondamentale di agganciare al mondo esterno reale il mondo interno delle rappresentazioni.

La dissonanza è una conseguenza inevitabile della decisione: scelta libera, accordo forzato, fatto compiuto, aspettative, informazioni discordanti.

Aronson ha insistito sull'autostima, sul concetto di sé come una caratteristica di fondo nei fenomeni di dissonanza: la produzione di stati di dissonanza è in stretta connessione con tutte quelle situazioni post-decisionali in cui la persona si sente responsabile direttamente delle sue azioni e delle conseguenze che ne derivano.

Riduzione della dissonanza: 

produrre un cambiamento nell'ambiente;

cambiare il proprio comportamento;

modificare il proprio mondo cognitivo.

In linea generale il cambiamento si produrrà nel dato cognitivo dissonante di minore resistenza: tale resistenza è, secondo Festinger, determinata dal "rapporto di corrispondenza tra l'elemento cognitivo e la realtà".

Ampiezza della dissonanza cognitiva

"Il massimo della dissonanza che può esistere tra due elementi è uguale alla resistenza totale opposta al cambiamento dall'elemento meno resistente". Poco dopo il punto critico l'elemento cognitivo meno resistente viene modificato e quindi la dissonanza scompare.

L'accordo forzato e la polemica sull'incentivo

Venti dollari per una menzogna

Accordo forzato = situazione in cui una persona è indotta con incentivi di vario ordine a sostenere delle tesi, o a giocare un ruolo, in contrasto con le sue idee. Tanto più basso sarà l'incentivo, tanto più alto sarà lo stato di dissonanza che essa prova; tanto più alto lo stato di dissonanza tanto più profondo sarà il cambiamento di atteggiamento (20 dollari: i soggetti meno pagati furono i più convincenti).

La teoria della dissonanza cognitiva giunge a mettere in crisi un presupposto fondamentale della teoria behaviorista: la legge dell'effetto e il peso del rinforzo. Non è un premio elevato (alto rinforzo) che agisce nel produrre modifiche di opinioni e atteggiamenti, ma il bisogno della coerenza mentale, la necessità di trovare una consistenza tra ciò che si fa e ciò che si pensa: in termini motivazionali quella che agisce non è una motivazione legata ai bisogni primari o secondari che cercano all'esterno un soddisfacimento, ma una motivazione intrinseca ai processi mentali stessi, connessa con la struttura e il funzionamento dell'organizzazione mentale.

L'apprensione per la valutazione e la coerenza cognitivo-affettiva

Cohen: saggio a favore dell'intervento della polizia nell'università di Yale.

Rosenberg: non la necessità di una consistenza cognitiva ma uno stato di apprensione, di ansia per la valutazione induce il soggetto a modificare il proprio atteggiamento. In ricerche che separano la produzione della dissonanza dall'analisi dell'atteggiamento (in modo da eliminare l'influenza ansiogena del contesto), ottiene risultati opposti.

La scelta e l'impegno

Valutare, scegliere rivalutare: conflitto e dissonanza

Conflitto: prima di prendere una decisione; poi dissonanza, che può essere ridotta in 3 modi:

revocare la decisione;

aumentare la similarità soggettiva tra le alternative in modo da "sdrammatizzare" la scelta compiuta;

rivalutare le alternative in modo da aumentare la positività dell'alternativa scelta e diminuire quella dell'alternativa scartata.

Ricerca - i piccoli bari: la dissonanza è funzione diretta delle alternative in gioco, della loro positività, della loro diversità su una uguale scala di giudizi, della vicinanza nel tempo della scelta, a soprattutto dell'importanza soggettiva della decisione.

Il "commitment"

Brehm e Cohen: la scelta è l'unica vera condizione reale in grado di determinare l'insorgenza della dissonanza: se una persona viene costretta ad una decisione, l'elemento esterno di costrizione diventa in fondo una giustificazione sufficiente, e quindi l'individuo può vivere uno stato di disagio senza provare dissonanza (dittatura). Quello che incide sulla produzione di stati di dissonanza non è la libertà reale di scelta, quanto il senso soggettivo della scelta, l'impegno (commitment).

Il sé e le aspettative non confermate

Festinger , Riecken e Schachter: When Prophecy Fails => l'aspettativa (proiezione sul futuro) costituisce un importante elemento cognitivo che può produrre stati di dissonanza tanto maggiori quanto maggiore è l'aspettativa che viene delusa e quanto più grandi sono gli investimenti personali che avevamo collocato in quell'evento.

Aronson: non è un generico self-concept che si cerca di mantenere, ma piuttosto di ripristinare una coerenza tra l'immagine primitiva di sé e la nuova immagine che sembra nascere da un comportamento che disattende le aspettative sulle quali era stato impostato.

Il giocattolo proibito

Sul significato della dissonanza cognitiva

E' provata la teoria della dissonanza cognitiva?

Fattore cruciale per l'effettiva insorgenza di uno stato di dissonanza è il fatto che la persona si senta realmente responsabile della situazione di discrepanza che venga a crearsi.

Esiste la dissonanza cognitiva?

Harré e Secord: "le sensazioni di dissonanza esistono? ... le persone si sentono di fatto a disagio quando agiscono e pensano in modo incongruente?" (non è facile definire uno stato di disagio, ed ancor meno strumenti per valutarlo).

Stati mentali molto simili a quelli della dissonanza cognitiva emergono continuamente nella fenomenologia dell'esperienza clinica.

La dissonanza cognitiva come motivazione intrinseca

La dissonanza cognitiva prende corpo come motivazione che è intrinseca alla struttura ed al funzionamento della mente intesa come dispositivo di meccanismi e di processi => l'azione va considerata come un fine e non come un mezzo, motivata da un bisogno intrinseco.

Deci: il comportamento intrinsecamente motivato è quello motivato dal bisogno che una persona ha di sentirsi competente e capace di autodeterminarsi nei suoi rapporti con l'ambiente.

Un significato della dissonanza

Ha dimostrato che l'impegno in un'azione preso attraverso una decisione è suscettibile di produrre un cambiamento di atteggiamento ed in genere del mondo cognitivo preesistente.


CAPITOLO VIII - UNA TEORIA INGENUA DELLE RELAZIONI INTERPERSONALI E L'EQUILIBRIO COGNITIVO

FRITZ HEIDER

Si colloca nella corrente della Gestalttheorie.

Tre punti basilari:

psicologia del senso comune (o ingenua)

concetto di equilibrio cognitivo

tema dell'attribuzione.

La psicologia del senso comune

Il senso comune come categoria esplicativa

La psicologia del senso comune o psicologia ingenua si basa sull'utilizzo delle "conoscenze non formulate o quasi formulate sui rapporti interpersonali così come sono espresse nella nostra esperienza o nel linguaggio quotidiano ... sebbene queste idee non siano in genere chiaramente formulate, esse tuttavia funzionano spesso in modo adeguato, realizzando in una qualche misura ciò che ci si aspetta che la scienza realizzi: una descrizione adeguata del fenomeno in esame che renda possibile fare delle previsioni". => rivalutare il soggetto come elemento attivo e consapevole del gioco di motivazioni, valutazioni, tentativi, scelte, decisioni di cui è costituita la condotta sociale => comprendere l'automatico aggiustamento che il soggetto compie del suo mondo interno e della sua condotta => consapevolezza del soggetto (suo merito nell'ambito cognitivista e suo limite: non tutta l'attività di ristrutturazione mentale avviene a livello consapevole). Tuttavia è proprio da questa autoconsapevolezza che nasce l'uomo sociale di Heider, e la percezione assume un ruolo centrale.

La percezione sociale

"Per descrizione fenomenologica si intende il tipo di contato tra la persona e il suo ambiente come viene direttamente esperito dalla persona" (realismo ingenuo gestaltista: le cose sono quello che sembrano: Ash)

"Per descrizione causale si intende invece l'analisi delle condizioni soggiacenti che danno luogo all'esperienza percettiva" (non punta sull'immediatezza del dato percettivo):

fuoco distale o stimolo distale = l'oggetto in sé, al di fuori della persona (bisogni, intenzioni, disposizioni)

stimolo prossimale = entra in diretta continuità fisica con la persona attraverso i recettori sensoriali. Da questo parte il processo costruttivo della percezione che conduce alla "rappresentazione" dell'oggetto.

Sovrapposizione tra processi cognitivi e percezione.

Oggetto, ambiente, stato dell'organismo percipiente sono quindi le tre essenziali condizioni sulle quali la psicologia ingenua costruisce la percezione delle caratteristiche stabili del mondo sociale ed essenzialmente del mondo delle relazioni tra le persone.

L'analisi heideriana non è finalizzata al mero studio del processo percettivo-conoscitivo, ma piuttosto alla funzione che esso assume nella guida dell'azione e della sua comprensione.

L'altro come percipiente

Ash: "il fatto di maggiore importanza circa le relazioni umane è che esse sono avvenimenti rappresentati psicologicamente in ciascuno dei partecipanti".

L'attribuzione causale

L'attribuzione è il processo di spontanea ed implicita interpretazione causale del mondo sociale sul quale è fondata l'analisi "ingenua" della condotta umana. Secondo Heider, la persona stabilisce costantemente delle relazioni causali tra gli elementi e/o gli eventi del campo psicosociale: tende cioè a collegare la dinamica di quello che avviene nel campo ad un meccanismo di causa-effetto. L'interpretazione dell'ambiente sociale in chiave causale e antropomorfica è un dato immediato del processo di conoscenza, spontaneo ed innato: film con i triangoli => il soggetto utilizza una visione antropomorfica per organizzare e spiegare una serie di movimenti che altrimenti non avrebbe senso.

Michotte: due aspetti essenziali:

l'impressione di causalità è un dato immediato della percezione strettamente collegato alla fenomenologia dell'esperienza quotidiana (in termini di Gestalten e non di stimoli puntiformi e disorganizzati);

i soggetti tendono ad usare termini della loro esperienza umana per descrivere situazioni puramente formali, non umane, interpretando quindi il farsi e disfarsi degli eventi in chiave antropomorfica.

Heider: postulato fondamentale della psicologia cognitiva è l'idea che le nostre cognizioni, aspettative e azioni siano basate sulla capacità di comprendere il complesso di rapporti causali dell'ambiente; e soprattutto quello di distinguere l'attribuzione di un fatto a cause personali o a cause impersonali.

L'analisi ingenua dell'azione

Per Heider l'azione è quindi in stretta correlazione con il mondo soggettivo delle percezioni, delle valutazioni, delle attribuzioni.

Condizioni necessarie e sufficienti dell'agire intenzionale sono la capacità (possibilità di produrre un mutamento) e il tentare (qualcosa che va oltre il semplice desiderio): queste contraddistinguono la forza effettiva personale e servono a far attribuire questa azione ad una causa personale.

Distinzione tra fattori ambientali e fattori personali, che a livello di attribuzione della causalità di una azione vengono visti come contrapponentisi e non intersecantisi. L'intenzione che, come confluenza della capacità e del tentare, è il fattore centrale della causalità personale, si collega strettamente al concetto di responsabilità => frattura tra persona e ambiente che contribuisce ad imprimere un'ottica unilaterale alla psicologia del senso comune e ad ogni formulazione di teoria attribuzionale.

Una teoria dell'equilibrio cognitivo

Unità, sentimento, equilibrio

La teoria dell'equilibrio cognitivo si fonda sui concetti di unità e di sentimento: "il concetto di stato di equilibrio designa una situazione in cui le unità percepite e i sentimenti sperimentati coesistono senza conflitto; non vi è cioè pressione verso il mutamento, né a livello della organizzazione cognitiva, né a livello del sentimento".

I rapporti di unità sono fondati sulla somiglianza, sulla causalità, sulle proprietà delle due entità, sull'ambiente (p è proprietario di x).

I rapporti di sentimento sono stabiliti dai meccanismi di valutazione (pLo).

"Il postulato fondamentale vuole che i rapporti sentimentali e i rapporti di unità tendano verso una situazione di equilibrio ... i sentimenti e i rapporti di unità sono mutuamente interdipendenti".

Rapporto triadico: si ha equilibrio quando tutti e tre i rapporti siano positivi, oppure uno positivo e due negativi; si ha disequilibrio quando due rapporti siano positivi ed uno negativo.

"Cognitive balance" e teoria dei grafi

Cartwright e Harary: modello basato sulla teoria dei grafi: é in equilibrio se il prodotto delle varie relazioni è positivo in senso algebrico (sistema di calcolo del grado di equilibrio di una struttura). L'applicazione di questi metodi ha permesso di quantificare degli aspetti fino ad allora considerati in termini puramente qualitativi e di precisare meglio il significato strutturale del gruppo.

Sviluppi della "cognitive balance"

Newcomb: l'individuo e il gruppo sono dominati dalla necessità di equilibrare le relazioni tra atteggiamenti e rapporti interpersonali. Questo significa che l'attrazione tra due persone è tanto più forte quanto più è simile l'atteggiamento di entrambi verso un oggetto comune: ovviamente tanto più l'oggetto è importante nel mondo personale dei due individui, tanto più è significativa l'ipotesi di equilibrio => l'individuo ha bisogno degli altri per cercare un sostegno al proprio mondo di opinioni, credenze ed in genere al proprio orientamento verso l'esterno.

"Cognitive balance" e dissonanza cognitiva

Tesi della dissonanza cognitiva: è il cambiamento del comportamento che produce una modifica dell'atteggiamento.


CAPITOLO IX - LA PSICOLOGIA SOCIALE NELL'OTTICA DELL'ECONOMIA ELEMENTARE PROFITTO-PERDITA

La relazione interpersonale come sistema di costi e benefici

Scambio sociale e rinforzo

Thibaut e Kelley: oggetto specifico: relazione interpersonale (ottica funzionalista, obiettivista e legata a matrici behavioriste). Ogni rapporto interpersonale è visto essenzialmente in termini di interazione. L'unità di analisi della teoria è una sequenza di comportamento personale: la disposizione = tendenza di una persona a mantenere un orientamento più o meno costante lungo l'intera sequenza in esame. Tale disposizione è rilevata in termini essenzialmente comportamentali, ed è legata soprattutto all'esperienza precedente dell'individuo intesa come specifiche modalità di reazione acquisite in base "al rinforzo precedentemente associato con l'emergere della disposizione".

Ma vengono focalizzate soprattutto le conseguenze dell'interazione: la relazione è vista come uno scambio sociale la cui instaurazione ed il cui mantenimento o dissoluzione sono spiegati in relazione ad un sistema di costi e ricompense (allargamento in chiave psicologica di quel criterio economicistico che sta alla base di ogni teoria dello scambio). Si incontra appieno con le matrici dominanti del mondo culturale americano: si ritorna al principio che la ricerca del "beneficio" sia il movente essenziale della vita psichica, e che il risultato positivo ottenuto agisca come elemento rinforzante e quindi costitutivo della disposizione umana alla vita sociale => trasposizione in ottica psicologica di un ragionamento non psicologico, economico.

E' implicito l'assunto che si cerca comunque di massimizzare i benefici e di ridurre i costi => riproposizione del principio utilitaristico.

Si rifanno all teoria dei giochi di Von Neumann => modellistica diretta a costruire dei giochi a somma zero (ma gli scambi reali sociali non si presentano mai come relazioni a somma zero)

Dilemma del prigioniero.

Costi, benefici e criteri di valutazione

Tra i fattori che incidono nel produrre i benefici di una relazione e nel determinarne i costi, Thibaut e Kelley distinguono tra quelli di ordine esogeno (di tipo personale e situazionale) e quelli di ordine endogeno che sono determinanti per l'andamento del rapporto. Concetto fondamentale di inferenza tra il comportamento delle due persone in gioco (produzione reale di benefici in relazione ai costi, e valutazione soggettiva degli stessi). La valutazione della situazione diventa in definitiva il vero centro psicologico di qualsiasi teoria fondata su un sistema di profitti e perdite.

La valutazione avviene in base ad un parametro di riferimento (PR): "può essere inteso come un valore medio o modale di tutti i risultati noti" => fondamentalmente legato alle esperienze passate.

Parametro di riferimento delle alternative (PRalt) = il livello più basso dei risultati che un soggetto accetterà in considerazione delle alternative possibili.

Strategie di influenza e ottica individualistica

E' evidente che nell'ambito di una teoria fondata sul sistema costi-benefici ogni relazione interpersonale finisce con l'assumere i contorni di un rapporto di influenza e di dipendenza. Diversi gradi: controllo del destino e controllo del comportamento => strategie di influenza.

Il problema posto da questa teoria deriva dal vedere il sistema profitti-perdite nei termini di una fondamentale e precostituita motivazione generale della condotta individuale, nel trasportarlo da questa al sociale, e nel collegare quindi i criteri dell'azione sociale a schemi precostituiti dell'esperienza passata => il modo di pensare, valutare, sentire appare già totalmente costruito in una visione che separa nettamente individuo e sociale => interpretazione individualistica del sociale: diversamente da Lewin, il gruppo di Thibaut e Kelley non è un fenomeno strutturale, ma un insieme di relazioni tra le persone.

Dalla giustizia distributiva alla teoria dell'equità - HOMANS

Tentativo più noto di tradurre in chiave psicologica l'idea economica elementare dello scambio sociale come sistema di profitti e costi.

Psicologia behaviorista ed economia elementare sono individuati da Homans come strumenti teorici essenziali. Fonda l'essenza del rapporto sociale sulla regola di giustizia distributiva (le ricompense sono proporzionali ai costi, i profitti agli investimenti).

Teoria dell'equità. Assunto fondamentale: l'egoismo umano e conseguente sua necessaria regolazione. "La percezione di una persona su come una relazione è equa dipenderà dalla sua stima del valore e rilevanza dei contributi e profitti dei vari partecipanti".

La sofferenza dell'inequità

L'equità può essere ristabilita ad un livello reale (cambiando livello di perdite e profitti) oppure a livello psicologico (alterando la percezione che si ha dei propri profitti e di quelli altrui e dei costi relativi). Impasse logica: il rapporto tra realtà esterna e realtà psichica si presenta nell'ambito di una teoria che affida il sociale ad una precostituita motivazione di carattere generale e di ordine "naturalistico" come è l'idea dell'egoismo e della sua regolazione.


CAPITOLO X - LA NUOVA OTTICA DEL COGNITIVISMO

Fine anni '50 inizio anni '60: si enuclea il movimento cognitivista: studio analitico e minuzioso dei processi cognitivi considerati attraverso le varie fasi di ricezione e di elaborazione dell'informazione fino al prodotto finale.

Il soggetto attivo

L'orientamento cognitivista nasce essenzialmente come reazione al behaviorismo attorno agli anni '50: recupero dell'organismo attivo al centro dello studio psicologico.

l'organismo è costantemente in attività, intrinsecamente quindi attivato e motivato, capace di autostimolazione;

l'organismo non è guidato da spinte che derivano dall'esterno ma dalla sua attività mentale;

tale attività è essenzialmente configurata come un sistema organizzato e gerarchizzato di strutture, meccanismi e processi che elaborano i dati che giungono dall'esterno, li trasformano, li valutano fino a giungere a stabilire soluzioni di azione, di espressione, di pensiero.

Il concetto di stimolo (energia e guida del neo-behaviorismo) cambia => informazione: nell'ottica cognitivista energia e guida diventano proprietà intrinseche dell'attività mentale ed il mondo esterno è visto a livello del repertorio di informazioni che invia all'organismo ed a livello dei problemi che gli pone (rottura con i vecchi schemi e assunzione di modelli derivati dalla teoria della comunicazione e dalla cibernetica: input-elaborazione-output).

Al centro della psicologia cognitivista vi è la mente e non il comportamento: il concetto base di associazione S-R è sostituito dal concetto di organizzazione gerarchica dei meccanismi mentali che presiedono alla elaborazione dei messaggi trasmessi dai sistemi sensoriali ed alla scelta (non necessariamente cosciente) delle risposte appropriate. Pur senza negare l'influenza dell'ambiente, viene in realtà privilegiato lo studio dei meccanismi innati che presiedono all'organizzazione dell'esperienza piuttosto che non i sistemi di apprendimento, che comunque viene visto non nei termini del condizionamento classico ma come processo fondato sull'attività mentale di rielaborazione, sul richiamo dalla memoria, sulle regole di organizzazione del materiale, etc.

La realtà psichica non si pone come immediato riscontro della realtà fenomenica, ma come derivante da un processo di costruzione mentale nel quale la percezione appare intimamente legata ai processi di memoria, di categorizzazione, di scelta, di valutazione ed alle operazioni di pensiero in genere.

Come la mente lavora

L'uomo come elaboratore di informazioni: processi e modelli

Teoria del filtro di Broadbent (basata su un modello analogo a quello di un elaboratore) buffer di input.

Miller, Galanter e Pribram: modello analogico sull'idea di servomeccanismo: modello TOTE = unità operativa che collega azione-controllo-progettazione:

test di ispezione per controllare se la situazione è rispondente a ciò che si è progettato;

se la rispondenza non viene constatata viene emessa un'azione (operate) adatta a modificare la situazione nel senso voluto;

si controlla di nuovo (test)

se la modificazione è avvenuta nel senso previsto, la sequenza viene abbandonata (exit) per passare ad un'altra.

In generale un'azione significativa, avente cioè uno scopo, è composta di più operazioni che possono concatenarsi in un'unità TOTE nell'ambito di un piano (insieme gerarchizzato di istruzioni che può controllare l'ordine in cui deve essere eseguita una sequenza di operazioni).

Il TOTE è un modello geniale anche se generale: ha il grosso pregio di collegare esplicitamente il mondo interno di scelte, decisioni, valutazioni al contesto del comportamento => collega l'agire ad uno scopo nell'ambito di uno schema sequenziale gerarchico che presiede all'attività umana. Se il piano è per certi versi una strategia di azioni coordinate da processi mentali di controllo, l'immagine che vi sta alla base è in realtà una struttura mentale specifica in cui viene organizzato il mondo dell'esperienza.

Concetto di azione e di autoregolazione dell'azione stessa mediante un sistema (che viene considerato una unità di comportamento) in cui sono presenti meccanismi motivazionali, richieste dell'ambiente e possibilità mentali di azione.

Strategia = concreto funzionamento dell'organismo in un dato momento;

Schema = suo potenziale comportamento regolare.

L'idea centrale da sottolineare è il fondamentale cambiamento nella definizione dell'unità di analisi: non più un aspetto frammentario della condotta o dell'ambiente, ma un sistema articolato di interrelazioni in cui è compresa l'esplorazione dell'ambiente (informazione), il controllo delle modalità operative offerte dalla situazione interna ed esterna all'individuo, ed il momento dell'azione. Feedback: individuo e ambiente si autoregolano costantemente.

La mente come sistema di regole

Chomsky analizza il linguaggio soprattutto come sistema di pensiero.

La psicologia cognitivista e l'ottica psicosociale

Intenzioni e scopi

Il concetto di azione guidata da uno scopo indirizza verso il sociale la psicologia cognitivista (Harré e Secord).

Parisi e Castelfranchi: modello di analisi scopistica del comportamento.

Schemi cognitivi e materiale sociale

La teoria dello "script-processing"

Abelson: script = rappresentazione di una sequenza coerente di eventi attesi dall'individuo, che lo coinvolgono come partecipante o come osservatore.


CAPITOLO XI - LA TEORIA DELL'ATTRIBUZIONE

I fondamenti di HEIDER

L'analisi ingenua dell'azione e successivamente tutte le teorie dell'attribuzione, puntano essenzialmente sulla distinzione tra cause di natura personale (riferite a sé o agli altri) e cause di natura ambientale. All'interno di questi due ordini di cause si distingue inoltre tra fattori transitori e fattori permanenti. E' soprattutto la ricerca di questi ultimi quella a cui tendono gli uomini in quanto essi consentono loro di muoversi in un mondo più stabile e con meno sorprese o imprevisti. Nell'ambito della distinzione tra persona e ambiente, assume particolare rilievo il concetto di intenzione.

Heider: l'intenzione è il fattore centrale della causalità personale.

Al concetto di intenzione si collega quello di responsabilità personale che serve a distinguere tra intenzione e abilità nella misura in cui "le persone vengono ritenute responsabili per le loro intenzioni e i loro sforzi ma non per le loro abilità".

Costante dicotomia tra soggetto e oggetto; quest'ultimo manterrà inoltre costanti nel tempo le sue caratteristiche di godibilità.

JONES e DAVIS: dagli atti alle disposizioni

Jones e Davis: teoria dell'attribuzione relativa alla percezione delle altre persone => mettono in evidenza soprattutto l'intenzionalità di una azione, e da questa inferiscono le disposizioni della persona che ne è stata la causa.

Danno per scontato:

che la persona agente abbia piena conoscenza dei risultati della sua azione;

che possiede l'abilità necessaria per compierla.

"il significato intenzionale di un'azione deriva dalla considerazione delle azioni alternative possibili e non intraprese". Se la libertà di scelta è limitata da costrizioni ambientali (es. ruoli sociali) non è possibile attribuirne gli effetti alla persona in sé e perciò non è possibile rintracciare una corrispondenza tra azione-intenzione-disposizione (attribute-linkage-effect).

Un'azione può produrre più effetti, o più azioni possono produrre lo stesso effetto => il criterio di discriminazione sarà fondato sugli effetti non comuni di una azione e sulla desiderabilità sociale di questi effetti.

Quando un'azione produce solo effetti non desiderati: l'attore è un deviante oppure si attribuiscono all'ignoranza e alla mancanza di conoscenza dell'attore.

Esperimento dell'astronauta/sommergibilista: quando una persona agisce fuori delle regole del ruolo le attribuzioni appaiono più sicure e più nette mentre la rispondenza a comportamenti di ruolo rende i giudizi più sfumati, meno decisi e meno sicuri => il comportamento che deroga da esigenze di ruolo ben definite richiede una spiegazione => sembra quindi che i comportamenti "più originali", maggiormente rivelatori delle caratteristiche sottostanti, siano quelli che si contrappongono a quella che viene percepita come la normalità sociale: comportamenti devianti.

L'implicazione dell'osservatore

Jones e Davis tengono conto che i processi di attribuzione sono influenzati non solo dalle caratteristiche dell'azione ma anche dalle caratteristiche di chi osserva, e più precisamente, dalla situazione interna che viene a crearsi nell'osservatore a seguito della sua implicazione nella situazione: rilevanza edonica (effetti che l'azione può avere sull'osservatore) e personalismo (influenza dell'osservatore).

L'attribuzione come analisi mentale di covariazioni: il modello ANOVA di Harold Kelley

Kelley: modello che fonda l'attribuzione della causalità sull'analisi della covarianza dei fattori causali intervenienti con gli effetti osservabili di un evento. La persona che assiste a un evento valuta i fattori che vi intervengono, li compara con gli effetti che ha sotto gli occhi e, attraverso il gioco delle covariazioni che vi registra, arriva ad attribuire specifici effetti (e solo quelli) a specifiche cause (e solo quelle). Modello ANOVA: 4 criteri di validazione:

specificità: l'impressione è attribuita alla cose se occorre unicamente quando la cosa è presente e non occorre in sua assenza;

consistenza nel tempo: ogni volta che la cosa è presente le reazioni dell'individuo devono essere le stesse o quasi;

consistenza nelle modalità: le reazioni dell'individuo debbono essere le stesse quando il suo modo di interagire con l'oggetto è diverso;

consenso: gli attributi di origine esterna sono sperimentati nello stesso modo da tutti gli osservatori.

Il modello ANOVA rappresenta il modo con cui un certo contesto informativo viene analizzato e decifrato da un osservatore al fine di formulare un'attribuzione delle cause dell'evento in corso: è in sostanza un modello di come l'informazione viene tradotta in attribuzione.

Nisbett e Brigida: la gente è poco influenzata nelle sua attribuzioni causali dal conoscere il comportamento degli altri (consenso), mentre tende a ricercare consistenza e stabilità.

Kelley: "i criteri per possedere una conoscenza valida del mondo esterno sono la specificità di una risposta, unita alla sua consistenza e al suo consenso" => cogliere le proprietà effettive del mondo oggettuale, "l'immagine vera del mondo esterno" => collegare le cause a fattori oggettivi rende più stabile il nostro mondo cognitivo; in caso contrario, per Kelley, viviamo in uno stato di dipendenza informazionale dagli altri. Partendo dalla distinzione tra una realtà oggettuale, validata dalla stabilità e dalla costanza degli elementi invarianti, ed una realtà sociale, validata dal consenso, Kelley analizza quest'ultima come gioco di processi attribuzionali e di processi di influenza nell'ambito di una concezione della relazione interpersonale come sistema di costi e benefici.

Problemi della teoria dell'attribuzione

Informazione, contesti, presupposizioni e stereotipi

Problema di informazione: stabilire i criteri con cui l'informazione si presenta, viene analizzata ed elaborata, ed infine come viene utilizzata in modo che la persona possa spiegarsi in termini di causalità soggettiva i fattori che determinano l'accadere.

Quasi tutte le ricerche dimostrano che vi è una selezione dell'informazione: i fenomeni di preminenza (la prima causa che viene in mente) e contiguità (si analizza fino a trovare un'attribuzione, poi si tralasciano le successive informazioni) influenzano direttamente l'assunzione di informazioni dal contesto. Anche le supposizioni e le aspettative incidono. La gente tende ad attribuire il successo nelle prestazioni a cause interne, l'insuccesso a cause esterne. Stereotipo che vede l'uomo più abile e competente della donna => aspettative e credenze, fondate o meno, incidono sull'attribuzione già all'origine del dato informativo: gli eventi attesi sono attribuiti alla persona, gli eventi inaspettati a fattori casuali e incontrollabili. Per giustificare questi problemi di inferenza soggettiva, Kelley avanzò l'ipotesi dell'intervento di schemi causali mentali che procedano per altre vie.

Ricerche successive mettono in luce che l'approccio alla fonte informativa è diverso a seconda che diversi siano gli eventi su cui l'osservatore si trova a compiere attribuzioni, e che differenti schemi di causalità vengono messi in atto in relazioni a tipi diversi di disposizioni personali che vengono ricercate => il significato informazionale di un evento appare strettamente collegato da un lato al modo in cui l'osservatore ne viene in contatto, dall'altro al tipo e al contenuto dell'evento stesso => problematiche del sé: in quale misura il contesto motivazionale agisce sui problemi di attribuzione?

La "self-perception theory"

Bem: "La teoria della percezione di sé afferma che la percezione di sé e la percezione interpersonale sono simili in due modi. In primo luogo i processi di inferenza implicati nella attribuzione sono gli stessi, ed in secondo, sia l'osservatore che l'attore dispongono in ugual misura delle stesse fonti sicure di evidenza (comportamento palese e variabili osservabili) sulle quali queste attribuzioni possono essere causate" => '72 tentativo di offrire una interpretazione strettamente behaviorista in termini skinneriani di quell'insieme di processi e fenomeni relativi alla percezione sociale, alla valutazione, alla motivazione. "Gli individui arrivano a conoscere i propri atteggiamenti, emozioni, ed altri stati interni parzialmente coll'inferirli dalla osservazione del proprio comportamento palese e/o dalle circostanze in cui si attua".

La teoria della dissonanza cognitiva presuppone che il cambiamento di atteggiamento sia determinato dalla necessità di un riaggiustamento cognitivo in modo da ripristinare una coerenza interna tra due elementi diventati dissonanti in seguito ad una decisione o comunque una azione, una scelta, un impegno preso. In termini attribuzionali la dissonanza cognitiva può essere anche interpretata come effetto di una attribuzione di responsabilità o causalità: più specificatamente quando l'individuo attribuisce a sé stesso la responsabilità della decisione presa (causalità interna) la dissonanza può insorgere; quando invece la causalità della situazione è attribuita a fonti esterne, la persona può non sentirsi responsabile e la dissonanza può non insorgere.

Bem parte da quest'ottica, ma vuole offrire una interpretazione del fenomeno che prescinda da ogni ipotetica considerazione di stati mentali conflittuali e motivazionali, e che sia basata esclusivamente su dati obiettivi legati al contesto informazionale: il nuovo comportamento che si registra non dipende da un riaggiustamento interno, ma dal fatto che il soggetto vede se stesso agire in un certo modo e quindi si attribuisce quel certo atteggiamento => in pratica l'individuo mette in atto un certo comportamento, quindi si osserva agire e sulla base di quello che fa si attribuisce un certo atteggiamento. Per questo motivo, essendo i dati di osservazione gli stessi, attore e osservatore possono fare identiche attribuzioni.

Attribuzione e motivazione

Jones e Nisbett: sostanziali differenze di ordine cognitivo e motivazionale separano le attribuzioni che compie l'osservatore da quelle che compie l'attore: osservare e agire sono due situazioni tali da produrre differenti attribuzioni.


CAPITOLO XII - UNA SPIEGAZIONE ANTROPOMORFICA DEL COMPORTAMENTO SOCIALE

L'ottica neokantiana e la critica al vecchio paradigma della psicologia

Harré e Secord. La nuova ottica si incentra soprattutto sui concetti di intenzione, di azione guidata da un fine e di significato del comportamento umano (soggetto agente), di contro al concetto di comportamento guidato da un movente.

"Secondo Kant percezione e pensiero devono essere considerate come attività che noi compiamo, piuttosto che come risposte prodotte in noi. Dobbiano distinguere tra i diversi "punti di vista" da cui agenti e spettatori percepiscono il comportamento: ciscun punto di vista comporta un diverso sistema concettuale".

Critica al modello meccanicistico di uomo (sequenza di semplici reazioni a stimoli esterni), alla concezione humeana di causa, alla sperimentazione psicologica (funzionale solo allo studio di un uomo passivo di fronte agli stimoli ambientali e non di un uomo "reale"): l'esperimento lavora su un modello riduzionista di uomo, e grazie alla frantumazione delle variabili assume che il comportamento non sia che una somma di atti ed eventi elementari e che gli stimoli si presentino isolatamente inveche che in contesti significativi; inoltre tende ad eliminare le caratteristiche dell'individuo; ignora che i soggetti dell'esperimento intuiscono le intenzioni dello sperimentatore.

Un modello antropomorfico di uomo

Caratteristiche dell'individuo psicologico e sociale

Modello antropomorfico di uomo: essere umano così come lo conosciamo e lo comprendiamo nella vita di tutti i giorni => unicità dell'essere umano ed il "suo ordine più elevato di complessità" come sistema che rende inadeguati per comprenderlo tutti i modelli elaborati in base ad altri sistemi animali o cibernetici. "Nel modello antropomorfico dell'uomo non abbiamo soltanto la persona in quanto agente, ma abbiamo anche la persona come osservatore, progettatore, critico".

I resoconti personali

Elemento fondamentale dello studio psicologico sono i resoconti personali che gli individui danno della propria esperienza: tentativo di introdurre nelle scienze del comportamento l'esperienza fenomenica degli individui.

L'analisi etogenetica

Spiegare i comportamenti sociali vuol dire individuare i loro meccanismi di generazione: individuare un ordine sottostante al comportamento sociale = analisi etogenica. Il comportamento sociale è essenzialmente autoguidato e la possibile consapevolezza di questa autoguida e controllo (in termini di intenzioni, progetti, sentimenti, etc.) fornisce, attraverso resoconti personali opportunamente utilizzati, la possibilità di conoscere il sistema di regole da cui il comportamento stesso è generato. Sarebbe un errore pensare che il comportamento quotidiano sia spiegabile sulla base delle contingenze ambientali. Le similarità di comportamento "non discendono necessariamente dalle similarità degli stimoli cui sono sottoposti, ma derivano piuttosto da significati condivisi e da regole e convenzioni comunemente accettate" => ricerca di queste regole generatrici.

L'episodio non comprende solo i comportamenti, ma anche i pensieri, le sensazioni, le intenzioni, le interpretazioni di chi vi prende parte e gli effetti che ne conseguono. Distinzione fondamentale tra etogenia ed etologia: l'etogenia studia la genesi dell'azione umana dal punto di vista del soggetto nei suoi piani e nelle sue intenzioni grazie al linguaggio. L'azione acquista il suo significato sociale quando viene identificata come rappresentazione che costituisce per convenzione un atto. La struttura atto-azione è la chiave per analizzare gli episodi formali (riferimento a regole esplicite); si distinguono dagli episodi causali, caratterizzati da meccanismi di causa-effetto (es. gravidanza, parto).

Regole e ruoli: "un ruolo è quella parte della struttura dell'atto-azione prodotta dal sotto-insieme delle regole seguite da una particolare categoria di individui. Il ruolo di una persona è quindi l'insieme di azioni che ci si aspetta da essa entro la struttura dell'atto-azione di un certo tipo di episodio".

In sintesi quindi le refole e i ruoli costituiscono il tessuto connettivo generativo del comportamento sociale che preesiste all'individuo, che viene acquisito e poi consapevolmente utilizzato nelle varie situazioni della vita sociale.

Il modello ruolo-regola è il modello generativo per eccellenza (prospettiva drammaturgica).

Critica: pongono il resoconto personale al centro di un sistema esplicativo senza tener conto delle numerose e complesse mediazioni di ogni ordine (giustificazioni, razionalizzazioni, condizionamenti del contesto, necessità di auto-mantenimento del self-esteem e contemporaneamente spinta a modificarlo, etc,) che interferiscono sui resoconti personali.


CAPITOLO XIII - L'ARTICOLAZIONE PSICOSOCIALE NELLA PSICOLOGIA SOCIALE EUROPEA CONTEMPORANEA

Verso la fine degli anni '60 prende corpo una psicologia sociale europea:

esigenza di una disciplina fondata sulla realtà socio-culturale ed economico-politica del nostro continente;

specifica attenzione ai processi cognitivi ed al significato del soggetto;

esigenza del recupero del sociale.

Categorizzazione sociale, identità e relazioni intergruppi

La categorizzazione sociale

Tajfel: il processo di categorizzazione è essenzialmente un processo di semplificazione e di riordinamento mentale del mondo fisico e sociale: "insieme di processi che tendono ad ordinare l'ambiente in termini di categorie: gruppo di persone, di oggetti, di avvenimenti nella misura in cui essi sono simili o equivalenti tra loro in rapporto all'azione, alle intenzioni o agli atteggiamenti di un individuo" (inevitabile semplificazione).

tendenza ad accentuare le differenze tra gli items che sono collocati in categorie diverse (accentua le differenze intercategoriali);

tendenza a minimizzare le differenze tra gli items che appartengono alla stessa categoria (accentua le somiglianze intracategoriali).

Formazione di stereotipi. Due assunti di fondo:

le caratteristiche personali (onestà, intelligenza, pigrizia, etc.) sono valutate in termini comparativi (più o meno);

esse sono attribuite a gruppi, a delle categorie di individui.

Cosicché valutando una persona di cui si conosce poco, si tenderà ad attribuirgli le caratteristiche personali della categoria in cui la si colloca.

Due fattori che contribuiscono a determinare la selezione e l'organizzazione cognitiva attorno a categorie:

l'informazione sociale: spinge a selezionare indizi che si incontrino con le nostre aspettative, soprattutto in termini di convalidazione e consenso;

connotazioni di valore (bello-brutto, amato-odiato, etc.)

Secondo Tajfel questo ruolo del valore è ancora più rilevante nel processo di categorizzazione sociale che non nel giudizio su qualità fisiche, in quanto nel sociale la necessità di convalidazione delle proprie idee si associa alla più generale esigenza di preservare sistemi di valore sociale.

Categorizzazione, identità sociale e gruppi

Gruppo = entità cognitiva piena di significato per il soggetto in un dato momento.

Identità sociale = quella parte della concezione di sé di un individuo che gli deriva dalla consapevolezza di essere membro di un gruppo sociale.

In definitiva l'identità sociale è legata al gruppo di appartenenza, e pertanto l'adesione ad un gruppo ed il permanervi sono in funzione del contributo che il gruppo dà a questa identità.

La categorizzazione sociale (che divide l'ambiente di un individuo nel gruppo cui egli appartiene e in altri gruppi) serve quindi a definire da un lato l'identità sociale personale, e dall'altro a valutare e a distinguere il tessuto dei gruppi sociali nella misura in cui si incontrano con il mondo affettivo-cognitivo delle persone. Confronto sociale.

L'ottica intergruppo

Sherif: un individuo contemporaneamente determina la differenziazione della società in gruppi e ne è determinato. Le sue ricerche mostrano come condizioni di conflitto oggettivo sono sufficienti a creare un gruppo con forti legami di appartenenza che diventa un riferimento per l'identità sociale dei soggetti.


Teoria del sociale e ricerca psicosociale

Tesi del confronto e della differenziazione sociale: le ricerche accentuano l'idea che nel processo sociale l'uomo entra con una identità che è largamente costituita dalla sua appartenenza (reale o percepita) a gruppi, e di come l'idea di gruppo tenda rapidamente a costruirsi nella mente di un individuo quando si trova ad agire socialmente, ad elaborare rappresentazioni sociali e a fornire valutazioni. D'altra parte, se l'individuo tende a riconoscersi attraverso il proprio gruppo, i gruppi stessi trovano la loro identità sociale soprattutto in base al confronto con altri gruppi.

Tajfel: due visioni del comportamento sociale (comportamento interindividuale e comportamento intergruppo) e due visioni della dinamica della società (mobilità sociale e cambiamento sociale) lungo un continuum: se una società viene percepita come caratterizzata da forti elementi di stratificazione sarà probabile che il comportamento sociale tenda a spostarsi lontano dal polo dei modelli intragruppo (mobilità) verso il polo dei modelli intergruppo (cambiamento).

Le rappresentazioni sociali

Serviva uno strumento concettuale capace di esprimere l'interscambio tra livello individuale e livello collettivo, tra mondo cognitivo e mondo sociale.

Moscovici: le rappresentazioni sociali sono modi specifici di conoscenza che si costituiscono come un riflesso dell'oggetto ed attraverso l'attività del soggetto, "occupando in tale prospettiva una posizione particolare tra il concetto, che ha per scopo quello di estrarre il senso dal reale, e l'immagine che riproduce il reale in modo sensato. Sono sempre sdoppiate in due facce: quella dell'immagine e quella del significato che si corrispondono reciprocamente". La distinzione tra rappresentazione ed immagine enfatizza il ruolo costruzionale del soggetto.

Le rappresentazioni sociali sono modi di ricostruzione della realtà in quanto essa stabilisce che la base di partenza per l'elaborazione di una rappresentazione sociale non è un dato grezzo della realtà, ma un'immagine, una struttura materiale o sociale, un materiale che ha già subito inoltre un processo di riordinamento e di ricostruzione da altri o in altra sede. In sintesi, la rappresentazione sociale si elabora in base ad un sistema di significati e non di stimoli, di idee e non di comportamenti.




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