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La comunicazione - Definizione e tipologia

comunicazione



La comunicazione


Definizione e tipologia

Il termine comunicazione deriva dal verbo comunicare che nel suo significato originale (latino) vuol dire "mettere in comune" ossia condividere con gli altri pensieri, opinioni, esperienze, sensazioni e sentimenti. La comunicazione non è semplicemente parlare ma presuppone necessariamente una relazione e quindi uno scambio.

Vari sono i tipi di comunicazione e, tralasciando quelli non umani ( animali, multimediali, ecc.) la comunicazione umana di distingue in:

Comunicazione sociale

Comunicazione interpersonale




La comunicazione sociale più nota come comunicazione di massa viene realizzata da una o poche persone ed è rivolta a molti individui(televisione, stampa, radio, pubblicità, utenti e riceventi).

La comunicazione interpersonale coinvolge 2 o più persone e si basa sempre su una relazione in cui gli interlocutori si influenzano sempre l'un l'altro, anche quando non se ne rende conto.

La comunicazione interpersonale si suddivide a sua volta in :

  Comunicazione verbale

Che avviene attraverso l'uso del linguaggio sia scritto che orale e che dipende da precise regole sintattiche e grammaticali.

  Comunicazione non verbale

Che avviene senza l'uso delle parole attraverso vari canali: mimiche facciali, sguardo, gesti, posture, andature, abbigliamento.

  Comunicazione para verbale

Che riguarda soprattutto la voce (tono, volume, ritmo), ma anche le pause, le risate, il silenzio ed altre espressioni sonore (schiarirsi la voce, tamburellare, far suoni) e il giocherellare con oggetti.

Sia il non verbale che il paraverbale inviano messaggi spesso inconsapevoli di tipo emotivo. Ad esempio è stato dimostrato che per scoprire un mentitore basta ascoltare il tono della sua voce che vibra, ma non è facile distinguerlo  ad orecchio nudi (con delle attrezzature sì).



Elementi e circolarità comunicativa

Affinché avvenga una comunicazione sono necessari i seguenti elementi: emittente, ricevente messaggio, codice, canale, contesto, filtri.

  L'emittente, anche detto trasmittente, è chi invia il messaggio e dando così inizio alla comunicazione.

  Il ricevente , anche detto destinatario, è colui a cui viene inviato il messaggio.

  Il messaggio, anche detto contenuto, riguarda ciò che viene comunicato e può essere di varia natura.

  Il codice, anche detto linguaggio, (verbale , non verbale, paraverbale)  riguarda il modo in cui si comunica dando un significato convenzionale al messaggio

  Il canale, è il mezzo con cui avviene la comunicazione ( a livello verbale la voce,a livello non verbale mimico il viso,sguardo gli occhi, la postura il corpo, andatura gli spostamenti, abbigliamento gli abiti, per il paraverbale la voce, le mani per il tamburellare, ecc.).

  Il contesto riguarda il luogo, il momento e le circostanze in cui si comunica.

  I filtri, riguardano tutto ciò che disturba, altera o più raramente? Facilita la comunicazione; possono essere fisici (rumore, brusio, volume basso della voce, silenzio) che psicologici (aspettative, bisogni, pregiudizi, vissuti emotivi). Mentre i filtri fisici sono più facilmente gestibili, quelli psicologici sono più complessi da evitare proprio perché sono quasi sempre inconsapevoli.

Gli elementi della comunicazione agiscono in modo circolare perché il ricevente, se risponde, diventa a sua volta emittente e il processo continua fino al termine della conversazione.

Fondamentale è che l'emittente e il ricevente abbiano in comune lo stesso codice per potersi capire. L'emittente codifica mentalmente il messaggio e lo invia, attraverso canali verbali, non verbali, paraverbali, al ricevente. Durante la trasmissione del messaggio quasi sempre intervengono filtri fisici e/o psicologici che agiscono sia nell'emittente che nel ricevente e ciò rischia di alterare la comunicazione. Quando il messaggio arriva al ricevente questi deve codificarlo, cioè capirlo mentalmente per poi rispondere dando così inizio alla nuova comunicazione. A questo punto il primo ricevente diventa l'emittente2 e il primo emittente diventa il ricevente2 e così via fino al termine della comunicazione.


La comunicazione interpersonale è sempre coinvolgente, in quanto produce, a breve o a lungo termine, effetti psicologici che possono essere positivi o negativi, ma mai indifferenti.

Inoltre, nel rapporto comunicativo gli interlocutori stabiliscono, man mano che la comunicazione va avanti, la natura della loro comunicazione (confidenziale, formale).

Ognuno di noi ha un proprio stile di comunicazione che dipende da vari fattori:

Esperienze sociali fatte

Conoscenze

Valori e abitudini di vita

Nei primi approcci è normale essere cauti, ma se tale atteggiamento diventa vera e propria diffidenza ciò può creare gravi problemi di comunicazione che, alla lunga, potrebbero anche causare disturbi comportamentali.

Secondo molti psicologi e sociologi la comunicazione interpersonale tende oggi ad essere scarsa e superficiale in quanto:

Non si è capaci di comunicare

Si ha poco tempo di dedicare agli altri

Si è sempre più individualisti

Si preferiscono altri mezzi di comunicazione



Fattori che facilitano la comunicazione

Un fattore fondamentale è la motivazione a comunicare che può essere dovuto spesso al solo desiderio di essere ascoltati da qualcuno. Se la motivazione è assente la comunicazione non ha neanche inizio e si blocca sul nascere. Se la motivazione è scarsa, la comunicazione fa fatica ad andare avanti, creando tensioni o incomprensioni fra gli interlocutori. Tuttavia, anche una motivazione eccessiva è disturbante in quanto chi ascolta potrebbe non avere voglia in quel momento di comunicare o di trattare quel determinato argomento. Se invece la motivazione iniziale è discreta, il desiderio di comunicare tende ad aumentare progressivamente anche se ciò dipende molto dal tipo di relazione.

Un'altra condizione fondamentale per comunicare in modo efficace è l'autenticità, intesa come la reale disponibilità verso gli altri. Essere autentici vuol dire anche saper esprimere pensieri ed emozioni con semplicità e sincerità facendosi così conoscere dall'altro per quello che effettivamente si è, si pensa e si prova.

Un altro fattore facilitante è la congruenza, ossia la coerenza tra ciò che si esprime a parole e ciò che si manifesta al livello non verbale e paraverbale.

Anche ad essere attenti ai bisogni degli altri facilita la comunicazione poiché si tende a prendere l'iniziativa e di solito a parlare per primi, ponendo così le basi per una possibile futura comunicazione.

Avere frequenti rapporti sociali è sicuramente un fattore positivo poiché consente di apprendere vari stili di comunicazione, oltre che ad arricchire sul piano dell'esperienza e delle conoscenze.

Non avere pregiudizi nei confronti di chi parla è basilare perché possa esserci comunicazione, relazione e comprensione.



Presupposti per poter comunicare in maniera efficace


  Ascoltare in modo attento, empatico e interessato

  Osservare e valutare la comunicazione non verbale

  Comprendere le pause di silenzio e saperle gestire

  Accettare tutto ciò che l'interlocutore dice, anche quando contrasta con le nostre opinioni

  Essere realmente disponibili a comunicare

  Non imporsi in nessun modo

  Considerare l'interlocutore come persona degna di essere ascoltata


La comunicazione inefficace (Carl Rogers)

Secondo Rogers (psicologo americano appartenente alla corrente psicologica "umanistico-esistenziale"  per la visione che vi è dell'uomo che a problemi psicologici come una persona che soffre e ha diritto di godere di un supporto). La persona è un solo un paziente.

Rispetto alla sofferenza attinge alla filo esistenzialistica (900) e al concetto religioso (aveva studiato per diventare prete).

I Rogersiani si definiscono quelli della terza forza, in contrapposizione con le altre correnti (Psicanalitica e Comportamentista). L'approccio è non direttivo.

La terapia di Rogers viene detta  "Terapia incentrata sul cliente" (tra l'altro, l'opera più importante che scrive eredita questo nome).

Cliente, dalla parola americana client, in Europa ha suscitato scalpore poiché sottolinea il potere contrattuale di una persona e viene associato al consumismo. Nella traduzione italiana compare il termine "persona" proprio per sottolineare l'aspetto più ampio dell'uomo, ossia quello di un individuo complesso, impregnato di caratteri spirituali e che soffre intimamente.

Il cliente non è passivo e ha l'impegno di partecipare attivamente alla terapia.


Le più ricorrenti straregie errate di comunicazione sono:


  Risposta consolatorie (RC)



  Risposta estimativa (RE)

  Risposta interpretativa (RI)

  Risposta standardizzata (RS) o generalizzata

  Consiglio (C)


La risposta consolatoria (RC)

Si consola rischiando però di minimizzare il significato che l'esperienza ha per chi sta parlando, come se la sua relazione fosse sproporzionata al tipo di problema riferito.


Esempio "non preoccuparti, con il tempo tutto passerà!"


La consolazione potrebbe essere efficace solo agli inizi di una comunicazione come strategia per creare empatia e mostrare disponibilità d'ascolto.


In genere, chi tende a consolare è una persona molto attenta ai bisogni degli altri, generosa e che si coinvolge facilmente a livello emotivo.


Effetti psicologici


Passività e dipendenza

Non si reagisce e si continua ad avere bisogno di consolazione. La persona torna a riparlare  sempre di quello, è un ciclo: problema, stupidaggini, problema.


Isolamento attraverso il silenzio

(la consolazione non è stata d'aiuto)


La risposta estimativa (RE)

Si esprimono giudizi su ciò che la persona ha detto o sul suo modo di affrontare quella determinata situazione.


Esempio: " Ti sei comportata male in questa situazione."

" Hai fatto bene a prendere questa decisione. "

(non vanno bene né i giudizi positivi né quelli negativi)


In genere chi tende a giudicare ha una visione un po' rigida della vita ed è convinto, in buona fede, di poter essere d'aiuto offrendo all'altro utili elementi di valutazione.


Tale tipo di risposta va sempre evitata, in quanto qualsiasi giudizio, positivo o negativo, è sempre inefficace.


Effetti psicologici


Forte condizionamento

Si è costretti a parlare in funzione del giudizio ricevuto


Inibizione o blocco relazione

Si temono ulteriori giudizi


La risposta interpretativa (RI)

Si risponde analizzando la presunta causa del problema e/o del vissuto emotivo di chi parla.


Esempio: " Ti succede questa cosa perché."


In genere, chi tende ad interpretare ha una certa conoscenza della psicologia e ama comunicare a un livello più profondo.


Tale risposta va sempre evitata perché fortemente forviante, crea confusione.


Effetti psicologici


Irritazione

L'interpretazione è vissuta come invadenza.

Si cambia discorso

L'interpretazione appare poco convincente.


La risposta standardizzata (RS)

La risposta standardizzata è anche detta generalizzata e consiste nel sostenere che il caso di cui la persona parla non è unico, in quanto capita a molti.


Esempio: "capita spesso che."

"succede anche a me."


Chi tende a standardizzare è una persona che ha una visione superficiale e stereotipata della vita.


È sicuramente la peggiore risposta poiché banalizza ciò che la persona ha detto, per cui va sempre evitata.


Effetti psicologici


Irritazione

Si sente di non essere stati presi in considerazione

Chiusura ed isolamento

Non si ha più voglia di comunicare e relazionare)



Consiglio (C)

Si pretende di offrire alla persona una soluzione già pronta, di solito operativa.


Esempio: "se fossi in te farei."


In genere, chi tende a dare consigli è pragmatico e vuole sentirsi a tutti i costi utile.


Ogni consiglio è sempre inutile o dannoso (peggiora la situazione).


Effetti psicologici


Rifiuto del consiglio

Percezione di inadeguatezza

Ulteriore disorientamento

Il consiglio non corrisponde a ciò che si vorrebbe fare e/o non si sa bene come metterlo in pratica


Se l'altro ci chiede un consiglio, per evitare di darlo dobbiamo:

Ribaltare la richiesta : "ma tu cosa ti senti di fare?"

Dire: "io non sono te e non posso decidere per te"











Il silenzio


    Il silenzio non significa necessariamente rifiuto o difficoltà a comunicare


    Il silenzio è sempre comunicativo e può esprimere vari tipi di vissuti emotivi:


disagio

risentimento

imbarazzo

intimità ( le parole non servono)

serenità ( "SILENTIUM" in latino = serenità d'anima )


    Il silenzio varia da cultura a cultura:


in alcune culture è valutato positivamente in quanto chi parla poco agisce molto ed è più affidabile (nord Italia, sono maggiormente apprezzati le persone silenziose)

in altre culture chi tace è considerato poco disponibile a socializzare e farsi coinvolgere dagli altri (sud Italia, un chiacchierone viene visto meglio di un silenzioso, se una persona è silenziosa gli amici lo spronano)



in ogni caso, il silenzio è correlato a valori culturali che vanno compresi e rispettati



    Se durante un colloquio il nostro interlocutore tace, il silenzio può essere dovuto al bisogno di:


riflettere

ricordare

ma può indicare anche una condizione di disagio psicologico


    Un comunicatore è efficace se sa stare in silenzio per ascoltare o per rispettare il bisogno di

riflettere o di ricordare del suo interlocutore


    Se il silenzio però è dovuto ad un disagio psicologico bisogna intervenire






Schematizzando le situazioni-tipo sono:


A parla e B tace = A si sente ascoltato

A tace per riflettere o ricordare B tace = A si sente compreso

A tace per disagio psicologico B parla = A si sente aiutato


 













L'ascolto


  Ascoltare non significa sentire, perché è un'attività molto complessa bisogna usare il cuore e la ragione


  Libro:"Saper ascoltare" di De Cataldo e Gullotta


  Le competenze logiche:


individuare le idee centrali del discorso

identificare dettagli e approfondimenti

cogliere le connessioni esplicite ed implicite presenti nel discorso

ricordare gli argomenti ascoltati, al meno quelli principali

fare mentalmente una sintesi di tutto ciò che è stato ascoltato


  Le competenze psicorelazionali:


essere consapevoli dei propri pregiudizi

distruggere i fatti delle opinioni personali di chi parla

riconoscere gli argomenti emotivi e quelli logici

individuare il punto di vista di chi parla

non interrompere arbitrariamente (interrompere solo per chiedere dei chiarimenti)

accogliere tutto ciò che si ascolta in modo incondizionato

essere empatici, ossia riuscire a vivere lo stato d'animo di chi sta parlando ma con la dimensione del "COME SE" fosse il proprio

Evitare sempre la disconferma, ossia fingere di ascoltare e inviare messaggi che mostrano invece noia o indifferenza per ciò che l'interlocutore sta dicendo (espressioni del volto, tono di voce, scarso controllo visivo, risposte per tentativi, frequenti distrazioni, cambiamenti di discorso) da evitare



Ascolto empatico (empatos = sentire insieme all'altro)


  Essere empatici vuol dire saper condividere i sentimenti di un'altra persona siano negativi che positivi


  L'empatia richiede però un certo distacco emotivo, vivendo il sentimento dell'altra persona "COME SE" fosse il proprio ma con la consapevolezza che si tratta di un suo vissuto emotivo


  È maggiormente empatico chi:


ha fatto molte esperienze relazionali

è disponibile a porsi in relazione

non è emotivamente rigido

sa osservare il linguaggio non verbale




  Fattori facilitanti


La somiglianza = più qualcuno ci somiglia (età, caratteristiche di personalità, livello socioculturale, visione della vita ) maggiore sarà l'interesse per ciò che sta dicendo

La presa di coscienza = venire a conoscenza dei motivi che determinano il vissuto emotivo dell'altro fa aumentare la capacità di ascoltare empaticamente

La disposizione cognitiva = riuscire a "mettersi nei panni" dell'altro ossia cercare di capire ciò  che sta provando


  Fattori ostacolanti


La depressione = chi è depresso non ha né il desiderio, né la forza psicologica per farsi coinvolgere

La deresponsabilizzazione = si è distratti emotivamente nella convinzione che altri debbano farsi carico di ciò che la persona prova



La comunicazione efficace


  Presupposti basilari per poter comunicare in modo efficace sono:


Evitare le risposte errate o almeno riuscire a controllare

Ascoltare in modo attento, empatico e interessato



Osservare e valutare la comunicazione non verbale

Comprendere le pause di silenzio e saperle gestire

Accettare tutto ciò che l'altro mi dice, anche quando contrasta con le nostre opinioni personali (accettazione positiva incondizionata = accettare chiunque per quello che di positivo ha)

Essere realmente disponibili e comunicare

Non imporsi in alcun modo (non direttività)

Considerare l'interlocutoe come persona degna di essere ascoltata epresa in considerazione



  Varie sono le tecniche ideate da Rogers per agevolare la comunicazione alcune delle quali però sono utilizzabili sono a livello psicoterapeutico


  Tuttavia, Rogers stesso ritiene che alcune delle sue tecniche possono essere applicate anche in contesti diversi, soprattutto nella sfera educativa e relazionale


  Tali tecniche, che si apprendono facilmente sono:


risposta eco (E)

risposta equivalente (RSP)

riassunto (R)

delucidazione (D)

riflesso dei sentimenti (S)



La risposta eco (qui si vuole mandare un messaggio di ascolto con un tono basso)


Si ripetono le ultime parole dette dall'altro, evitando però l'effetto "pappagallo" (cioè dire le stesse identiche cose), ma usando parole simili o semplicemente annuendo con il capo o dicendo "Mmh.mmh"


Tale tecnica serve per dare conferma al nostro interlocutore che lo stiamo ascoltando e che può quindi continuare a parlare


La risposta equivalente (processo di autoaspirazione di Rogers dove il problema emerge attraverso il dialogo con gli altri)


Più nota come "risposta a specchio", consiste nel ripetere brevemente ciò che l'altro ha detto, evitando dettagli inutili e senza aggiungere altro


Anche in questo caso bisogna usare parole o espressioni simili, ma non identiche (effetto pappagallo)


Tale tecnica serve per fare riascoltare al nostro interlocutore ciò che ci ha appena detto in modo da consentirgli di fare l'auto esplorazione sul suo problema , riuscendo così a focalizzarla meglio.


Inoltre, ciò ci consente di correggerci nel caso avessimo ascoltato male in quanto l'altro ce lo fa notare dandoci gli opportuni chiarimenti



Il riassunto (per questo serve un ottima capacità di ascolto e di sintesi )


Tale tecnica si usa quando la comunicazione è stata lunga e articolata.


Consiste nel ripetere l'idea-chiave di tutto ciò che l'altro ha detto, senza aggiungere altro e usando frasi simili ma non identiche.


Lo scopo è quello di facilitare nel nostro interlocutore l'auto esplorazione sui nuclei del suo problema. Di solito, dopo segue, un momento di silenzio, di riflessione che va rispettato.


TERAPIA DI ROGERS:

Prima fase: consente di focalizzare il problema

Autocompressione: capisce dov'è il problema

Passaggio all'azione: avviene un cambiamento che risolve il problema


Delucidazione (bisogna usarla con cautela perché le nostre impressioni potrebbero essere sbagliate)


È una tecnica più difficile da usare e richiede un periodo di addestramento più lungo.


Consiste nel comunicare all'altro elementi da lui non espressamente riferiti, ma che si deducono "tra le righe" o dal contesto generale della comunicazione (ciò che ha detto e/o ha manifestato a livello non verbale).

La delucidazione non va mai fatta nei primi colloqui, ne con persone che conosciamo poco.


  Lo scopo è quello di consentire un'autoesplorazione più profonda.


  Poiché la delucidazione rischia di essere interpretativa (facciamo delle ipotesi sulle cause del problema) è necessario introdurla con frasi del tipo " se ho ben capito." "forse lei vuole dire che." "probabilmente..", così facendo può essere negata e se ciò accade non bisogna insistere perché evidentemente la persona non è ancora pronta a fare un'autoesplorazione più profonda o può darsi che sia errata.


Il riflesso dei sentimenti (può succedere che ci capiti di interpretare quello che la persona ci fa provare e non la realtà)



Si cominciano all'altro i sentimenti che sono emersi da ciò che ha detto in modo sia diretto che indiretto, ossia attraverso il suo non verbale.


Bisogna usare espressioni del tipo "lei sente.." "lei prova." in modo da far percepire il sentimento come qualcosa di proprio.


È fondamentale riflettere il sentimento reale e nella sua effettiva intensità, senza ciò accentuarlo (creerebbe disorientamento), ne sminuirlo (la persona si sentirebbe sottovalutata rispetto a ciò che prova).


Tale tecnica serve ad aiutare la persona a focalizzare i suoi sentimenti rispetto al problema e a gestirli in modo adeguato e soprattutto consapevole.


ROGERS:quando si usa questa tecnica bisogna stare attenti a non  generalizzare il sentimento del paziente usando queste particelle "provi questo." "provi."


TUTTE QUESTE TECNICHE SI POSSO ASSOCIARE TRANNE L'ECO


Esempi:


"Ieri ho avuto una discussione con il mio vicino di casa!. è una persona insopportabile e polemica! Avrei voluto non parlare con lui ma le sue provocazioni alla fine mi hanno fatto perdere la pazienza ..forse ho esagerato..ma ero davvero esasperato..!"


RISPOSTA ECO


"Mmh. Mmh.." Oppure ".arrivata al limite."


RISPOSTE EQUIVALENTI


"Pur non volendo sei scoppiata.il suo atteggiamento ti ha così esasperato da farti litigare con lui"


"La situazione era diventata per te talmente insostenibile da spingerti a discutere con lui così animatamente a tuo malgrado"


RIASSUNTO


"Non ce la facevi più"


RIFLESSO DEI SENTIMENTI


"Tutto ciò ti ha esasperato e irritato "


DELUCIDAZIONE


"Probabilmente non lo sopporti come persona e questo ti ha fatto reagire in quel modo"


"Forse tu sei particolarmente sensibile alle provocazioni e non potevo reagire diversamente"













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