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INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA SCIENTIFICA FONDAZIONE DELLA PSICOLOGIA SCIENTIFICA CONTEMPORANEA

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INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA SCIENTIFICA

FONDAZIONE DELLA PSICOLOGIA SCIENTIFICA CONTEMPORANEA



I.     La fondazione della P.S.C. viene fatta risalire al 1878, allorché Guglielmo Wundt, a Lipsia, istituì un laboratorio di psicologia sperimentale. Egli infatti configurava la psicologia come una "scienza di laboratorio", con specifici problemi e metodi sperimentali, assai diversi da quelli della tradizionale psicologia di derivazione filosofica (connessi generalmente a speculazioni astratte). Il testo che ha fondato scientificamente questa disciplina è Psicologia fisiologica (1874). Il primo Congresso Internazionale di Psicologia, in cui si è legittimata la scientificità di questa disciplina, è stato quello di Parigi del 1889.

II.       In Italia, pur essendo stato creato già nel 1889, a Roma, l'Istituto di Antropologia e di Psicologia sperimentale, la psicologia, a causa del neo-idealismo hegeliano di Croce e Gentile, ha avuto serie difficoltà ad affermarsi. In un'inchiesta del 1937 su 42 paesi avanzati, promossa dal Piaget, risultò che solo l'Italia non aveva l'insegnamento obbligatorio della psicologia per completare la preparazione dei futuri insegnanti. Negli ultimi programmi ministeriali relativi agli Istituti Magistrali è stata inserita la psicologia scientifica come materia specifica.



III.      La P.S.C. nasce in un periodo storico in cui la crisi della filosofia e lo sviluppo delle scienze erano notevoli (sociologia, biologia, evoluzionismo, ecc.). Wundt collegò strettamente i processi psichici a quelli cerebrali, sostenendo la loro reciproca influenza. Si può in un certo senso dire che la psicologia diventa scientifica quando si mette in rapporto alla fisiologia. La P.S.C. è nata per stabilire il rapporto tra uno stimolo fisico e l'impressione psichica sensoriale che se ne riceve. Questo rapporto può essere verificato non solo sperimentalmente (in laboratorio), ma 434j98e anche misurato e formulato addirittura matematicamente. G.T. Fechner ad es. lo fece prima ancora di Wundt. È da notare, peraltro, che i maggiori fondatori della P.S.C. hanno avuto un'istruzione fisiologica e medica.

IV.   Questa psicologia viene detta sperimentale perché si avvale del metodo sperimentale (verifiche, prove, test, simulazioni...). Ad es. già nei primi anni nel '900 la statistica entra nella sperimentazione psicologica, permettendo di comprendere che la "variabilità" dei dati/fenomeni non dipende da un'imperfezione degli strumenti d'indagine, ma è un attributo del mondo naturale.

V.      Metodologia sperimentale significa che le ipotesi formulate per poter diventare leggi generali debbono essere verificate e confermate (ad es. facendo un test d'intelligenza in una classe si possono riscontrare differenze di rilievo fra il livello medio intellettivo di un gruppo di studenti rispetto ad un altro; il che induce a formulare delle ipotesi sulle cause del fenomeno: ad es. i contesti di vita diversi).

VI.   All'inizio il metodo sperimentale era utilizzabile solo in laboratorio. In seguito, la necessità di studiare gli individui nel loro ambiente naturale e sociale, ha portato gli psicologi a realizzare esperienze che tenessero conto di tutte le variabili ambientali e individuali (ad es. invece di studiare solo l'intelligenza di un bambino, si studia la sua personalità in rapporto alla famiglia, alla scuola, al gruppo di appartenenza, ecc.).

VII.       È nato così il metodo clinico, le cui caratteristiche fondamentali sono tre:

totalità/unitarietà/complessità (e non settorialità);

comprensione dell'osservabile (e non solo spiegazione);

interesse alla realtà quotidiana (e non solo a quella riprodotta artificialmente in laboratorio). Ciò in quanto vi sono dei fenomeni non riproducibili in laboratorio, dotati di variabili difficilmente controllabili. Molti fatti psicologici non possono essere provocati dallo psicologo né modificati secondo le sue esigenze (si pensi ad es. all'evolversi dei consumi o della moda).

E comunque i due metodi si integrano a vicenda. La sperimentazione si fa: con l'osservazione dei fatti più rilevanti, con la formulazione delle ipotesi sulle loro relazioni, con la sperimentazione vera e propria per verificare le ipotesi e con l'elaborazione dei dati per stabilire delle leggi generali.

DEFINIZIONE

La psicologia è:

studio scientifico dell'attività psichica individuale e sociale in rapporto all'ambiente in cui essa si manifesta;

oggetto di studio quindi sono sia il comportamento o linguaggio che la personalità (intesa come unità psico-fisica).

I.     OGGETTO della P.S.C. sono i processi psichici (sensazioni, percezioni, rappresentazioni, pensiero, sentimento...). La P.S.C. studia anche la formazione delle proprietà psichiche dell'uomo (esigenze, interessi, attitudini, capacità, abitudini, temperamento, carattere, personalità...). Ciò in quanto gli aspetti somato-psichici sono considerati inscindibili.

II.       L'attività psichica è sempre un riflesso della realtà oggettiva (ambientale, cioè naturale e sociale), ma è anche condizione indispensabile dell'azione del soggetto sulla stessa realtà oggettiva. Ovvero, attraverso l'azione psichica l'uomo può trasformare la realtà e, trasformandola, trasforma contemporaneamente se stesso. Ad es. un ragazzo può diventare tossicodipendente se gli amici già lo sono, se la sua famiglia è in crisi, se la scuola o la società non lo soddisfano ("coscienza passiva"), ma anche in presenza di questa "dipendenza" (frutto di un "disagio") egli può acquisire, se aiutato o autonomamente, la consapevolezza di come le cose (il "disagio") possono cambiare e, cominciando a cambiarle, egli può superare col tempo la propria "dipendenza" ("coscienza attiva").

III.      Naturalmente si può parlare di "azione dell'uomo" significativa quando essa è cosciente. Al di fuori della riflessione cosciente non può esserci nemmeno l'attività specificamente umana. La presenza della coscienza nell'attività umana è ciò che distingue la psicologia dalla biologia e dalla fisiologia. Si parla quindi di coscienza attiva, che si esprime nelle scienze, nelle tecniche e nelle arti. (A ciò -come noto- si oppone la psicanalisi, specie quella freudiana, che attribuisce all'inconscio un valore superiore a quello della coscienza).

IV.   In sintesi: compito della P.S.C. è la conoscenza delle leggi dell'attività psichica, dello sviluppo della coscienza dell'uomo, della formazione delle qualità psichiche dell'individuo. Fino al 1870-80 la Psicologia è esistita come unica disciplina priva di sezioni ben definite; in seguito si sono formate le seguenti sezioni: p. generale, p. dell'infanzia o evolutiva, p. pedagogica, p. del lavoro, p. dell'arte, p. dello sport, p. delle anomalie (sordomuti, ecc.), p. patologica (nevrosi/psicosi), p. spaziale, ecc.



PRINCIPALI ORIENTAMENTI DELLA PSICOLOGIA SCIENTIFICA



Gli USA sono stati il Paese che per primo "importò" la P.S.C. dalla Germania. William James (1842-1910) incontrò Wundt nel 1875 e quando tornò in patria creò un laboratorio presso l'Università di Harvard. Il testo ch'egli pubblicò nel 1890, Principi di psicologia, ebbe notevole risonanza.

James fu il fondatore, in filosofia, del Pragmatismo ("ciò che conta è il risultato pratico"). In psicologia determinò l'indirizzo del FUNZIONALISMO: descrivere le funzioni della coscienza nell'intero processo di adattamento dell'individuo alle esigenze della vita pratica. Si ispirava alla teoria evoluzionistica di Darwin, secondo cui la specie si evolve mediante selezione degli individui più adatti.

Cioè la coscienza viene concepita da James come un organo la cui funzione è quella di guidare la complicata struttura del sistema nervoso. La coscienza ha un rapporto "funzionale" col cervello, proprio per poter guidare le azioni dell'individuo (il vero è l'utile). Clamorosa fu la sua teoria secondo cui l'emozione è soltanto la presa di coscienza delle reazioni viscerali e glandolari antecedenti al fatto mentale (ad es. "siamo afflitti perché piangiamo"). Teoria poi contraddetta dalla psico-fisiologia, la quale evidenziò che in molti malati vi sono risate senza gioia e pianti senza tristezza.

James e altri psicologi americani funzionalisti contribuirono all'esame della vita psichica come un tutto organico, non scomponibile nelle sue singole parti (memoria, intelligenza, ecc.). La vita psichica viene colta nel suo nesso coll'ambiente. Grazie a loro l'uso pratico del metodo dei test ha avuto un grande incremento.

Come si può notare, il Funzionalismo è assai diverso dall'indirizzo PSICO-FISIOLOGICO inaugurato in Germania da W. Wundt (1832-1920). Questa corrente si serviva degli studi neuro-fisiologici (ad es. era interessata al fatto che la reazione fisiologica dell'emozione fosse stata attribuita alla regione ipotalamica del cervello). Si serviva cioè di quegli studi condotti sul sistema nervoso considerato come semplice organo biologico, a prescindere dal fatto di essere sede di un'attività psichica.

La Psico-fisiologia, studiando le emozioni, la motivazione, la memoria, l'attenzione, la fatica, la motricità ecc., ha cercato di descrivere i contenuti e la struttura della coscienza in rapporto alle funzioni cerebrali, ma non si è preoccupata d'indicare quali devono essere le funzioni della coscienza. Ad es. i soggetti di Wundt ricevevano l'istruzione di osservare i cambiamenti dei loro fenomeni di coscienza durante le variazioni sperimentali dello stimolo. Il limite quindi di questa corrente era quello di considerare in modo settoriale la vita psichica. Tuttavia, la Psico-fisica ha avuto il merito di aver rivendicato l'originalità dei fenomeni psichici rispetto a quelli organici (usando il metodo sperimentale), anche se non è riuscita a cogliere la complessità e l'unità della vita psichica.

In Germania, intorno al 1920, sorse un altro importante orientamento: la PSICOLOGIA DELLA FORMA (o GESTALT, che significa "immagine", "forma globale", "struttura"). Fondatore: Max Wertheimer (1880-1943). Principio fondamentale della Gestalt-psicologia è la globalità dei processi psichici (percezioni, memoria, pensieri...) che si avrebbe non sotto l'influenza di cause esterne, ma in virtù di leggi interiori presenti in tali processi. Ad es. la percezione non è il risultato della somma di tante singole sensazioni, ma un evento immediato che si presenta all'esperienza soggettiva come un tutto inscindibile nelle sue parti.

Ecco un esempio elementare di teoria della totalità o del "campo". A) J B) L Gli occhi sono identici ma variano al variare della bocca. Perché? Perché chi osserva ha un'immagine globale della figura ed osserva le singole parti nella loro interdipendenza. La totalità non è la somma delle parti che contiene (in B solo la bocca è stata modificata), ma è piuttosto la percezione globale che porta a modificare tutte le singole parti (gli occhi di B, pur essendo uguali a quelli di A, sono diversi). Quindi ogni percezione è percezione di una figura su uno sfondo, che precede l'osservazione di singoli elementi.

La scuola della Gestalt tende a sottolineare non solo l'organizzazione sintetica, dinamica e globale del campo percettivo, ma anche il fatto che tale campo viene determinato da tensioni interne prodotte da bisogni che determinano delle reazioni. Ad es. per l'affamato il campo percettivo si organizza diversamente rispetto a chi è sazio; così pure vi è differenza percettiva fra un cacciatore e un pittore che si trovano in uno stesso bosco.

La Gestalt ha influenzato molta psicologia contemporanea (infantile, psicopatologica, pedagogica, sociale, psicosomatica, dell'intelligenza, ecc.). I principali esponenti di questa scuola, di origine ebraica, emigrarono negli USA quando Hitler prese il potere. Negli USA criticarono soprattutto la scuola psicologica fondata da John B. Watson (1878-1958), detta BEHAVIORISMO (comportamentistica).

Watson portò a conseguenze estreme la scoperta dei riflessi condizionati che I. Pavlov (1849-1936) aveva fatto in URSS. La teoria di Pavlov ha determinato l'indirizzo della RIFLESSOLOGIA o PSICOLOGIA OGGETTIVA. Egli partì dal principio che l'attività psichica è attività del cervello determinata dai riflessi. A lui infatti si deve la scienza chiamata Fisiologia dell'attività nervosa superiore. La sua tesi fondamentale è che il riflesso costituisce l'attività principale del sistema nervoso, ovvero che la funzione principale della corteccia cerebrale è quella di formare i nessi temporanei dell'organismo coll'ambiente circostante.

I riflessi -secondo Pavlov- possono essere di due tipi: condizionati e incondizionati. Quelli incondizionati sono reazioni naturali dell'organismo (ad es. la pupilla che si restringe davanti a una luce intensa), oppure sono gli istinti (alimentazione, difesa, orientamento...), che costituiscono, in pratica, un consolidamento ereditario di risposte definitivamente acquisite.

Viceversa, i riflessi condizionati nascono dall'associazione di uno stimolo condizionato (luce, suono, calore...) con uno stimolo incondizionato (ad es. alimentazione) che provoca un riflesso condizionato (ad es. salivazione). E' noto l'esempio fatto col cane. Quando un cane afferra un pezzo di carne, nella sua bocca si ha una forte salivazione (riflesso incondizionato), ma la salivazione può aversi anche alla sola vista del cibo. Pavlov scoprì che se per un certo numero di volte, al momento di dare la carne al cane, si suona ad es. un campanello, gli si può provocare, ad un certo punto, il riflesso della fame (espresso dalla salivazione) col solo suono del campanello, senza mostrargli la carne (il riflesso diventa appunto condizionato da un segnale artificiale).

Pavlov dimostrò anche che se lo stimolo agisce troppo fortemente o troppo a lungo, le cellule della corteccia cerebrale giungono ad uno stato di inibizione e cessano automaticamente di agire. Oppure se nel momento in cui si verifica il riflesso condizionato è presente anche uno stimolo estraneo che inibisce, il riflesso tenderà col tempo a non manifestarsi più. Ad es. se il cane viene abituato a secernere saliva alla vista di un cerchio, senza reagire alla vista di una ellissi, comincerà a dare segni di agitazione quando l'ellissi, avvicinandosi sempre più al cerchio, lo renderà incapace di distinguere le due figure. Col tempo il cerchio, se l'inibizione permane, non determinerà più alcuna salivazione (o eccitazione) ma solo nevrosi.

Pavlov sosteneva che i riflessi condizionati non diventano congeniti, ma restano temporanei. Essi sono acquisibili di continuo, in quanto dipendono dall'ambiente. Servono appunto per aiutare l'organismo ad adattarsi facilmente alle mutevoli condizioni ambientali.

Pavlov sosteneva anche che i riflessi condizionati sono utili se all'uomo viene sempre data la possibilità di scomporre i singoli elementi dell'ambiente e di ricomporli, sulla base di mutate esigenze. Tuttavia, non gli riuscì di dimostrare il modo in cui i processi psichici umani conservano una loro relativa autonomia, pur in presenza di forti condizionamenti esterni. La sua teoria dei riflessi infatti tende a identificare i processi psichici con quelli fisiologici, in quanto considera la coscienza come un mero prodotto del cervello ("i fenomeni della coscienza sono epifenomeni" -diceva). Oggi invece si sostiene che la coscienza è in grado di interagire attivamente con le funzioni del cervello, essendo sempre in grado di formarsi delle rappresentazioni autonome della realtà.

Il BEHAVIORISMO di Watson non fece che accentuare i limiti dell'impostazione di Pavlov, applicando la sua teoria agli esseri umani. Egli affermò che la psicologia deve considerarsi come scienza del comportamento, poiché la coscienza è un oggetto di ricerca inconsistente (di qui il rifiuto del metodo introspettivo).

Watson cercò di applicare la teoria di Pavlov a un bambino di 11 mesi, Albert. Albert si impauriva fortemente quando sentiva un forte suono improvviso. Watson si accorse che se nei momenti in cui si faceva un rumore del genere, gli si mostrava anche un topolino, Albert, col tempo, cominciava a provare il senso della paura alla sola vista del topo, senza alcun rumore. Secondo Watson, con questo meccanismo si potevano creare riflessi condizionati di qualunque tipo.

Egli in pratica credeva di aver dimostrato che la condotta dell'uomo non è che l'insieme delle reazioni agli stimoli esterni e che la coscienza non è in grado di reagire autonomamente a questi stimoli. L'uomo cioè non è che una macchina biologica: desideri, piaceri, sentimenti...sono momenti supplementari che accompagnano il comportamento, ma non hanno un ruolo causale. Ad es. una persona che si volta in una direzione lo fa -secondo Watson- perché stimolata da qualcosa (a livello visivo, acustico, termico...), non (anche) perché decide di farlo. A Watson non interessava prendere in esame l'attenzione, la memoria, la volontà, l'intelligenza.

Il Behaviorismo dominò la psicologia americana soprattutto negli anni Venti. Le sue tesi fondamentali sono state riprese e sviluppate da B.F. Skinner, che è attualmente considerato il maggior esponente della psicologia comportamentistica americana.

Un'importante corrente staccatasi dal Behaviorismo è quella PERSONALISTICA di Gordon W. Allport (1897-1967), considerato il caposcuola della PSICOLOGIA SOCIALE americana. La quale però va intesa come un aspetto della psicologia della personalità, cioè come lo studio degli atteggiamenti della singola persona verso gli altri, non tanto come uno studio dei contenuti dell'incontro interpersonale in quanto tale.

Il complesso degli atteggiamenti sociali più studiati da Allport si raccoglie attorno al concetto di pregiudizio (etnico, razziale, religioso). Il pregiudizio è interpretato sia come prodotto dell'educazione, sia come bisogno psicologico di conformismo, ovvero come incapacità di accettare la varietà delle personalità altrui, come insicurezza che cerca nell'identificazione con un gruppo la propria consistenza, come accettazione dogmatica di un'opinione o come esenzione dall'obbligo di rivedere continuamente le proprie posizioni.

L'opera fondamentale di Allport è Personalità. Un'interpretazione psicologica (1937), frutto di vent'anni di ricerche. Allievo di William Stern, ad Amburgo, trasse da questi l'ispirazione a studiare l'uomo sotto il profilo globale della personalità, pur conservando una metodologia decisamente empirica, propria della cultura americana. Allport sostiene che la personalità non è solo un prodotto reattivo alle stimolazioni ambientali (Behaviorismo) né il prodotto dei conflitti tra meccanismi inconsci (istintuali) e meccanismi consci (come vuole la Psicanalisi freudiana), ma è anche e soprattutto il maturarsi di una struttura che, indirizzandosi verso determinati valori (o scopi, si rinnova continuamente. La personalità cioè è un essere in divenire verso la realizzazione di un'intenzione, di un progetto di sé.

Le motivazioni di questa struttura non possono essere comprese rifacendosi semplicemente a delle basi fisiologiche, in quanto esiste un'autonomia funzionale dei motivi superiori, quelli per i quali un soggetto da uno scopo alla sua vita. La personalità è dunque una struttura complessa (vi sono abitudini e creatività, atteggiamenti definiti e prospettive incerte, ecc.) i cui singoli elementi (memoria, attenzione...) non aiutano, se esaminati separatamente, a comprenderla: essa infatti va colta nella sua unicità e globalità.

Una psicologia particolare è quella COMPARATA dell'etologo Konrad Lorenz, scomparso di recente. Le ricerche condotte sugli animali lo convinsero dell'idea che le grandi "pulsioni" come la fame, la sessualità, la fuga, l'aggressione possono anche cedere il passo a istinti ancora più forti (ad es. nell'oca selvatica l'istinto del gruppo è superiore a quello della fuga davanti al pericolo). La condotta degli animali è sì istintiva ma anche flessibile, in quanto può risultare determinata da motivazioni che si incastrano in un ordine molto variabile.

Ciò significa che nel comportamento animale non vi sono solo istinti ma anche strutture psichiche ereditarie vere e proprie, cioè meccanismi filogenetici programmati che determinano concatenazioni causali rinnovabili (entro certi limiti). Gli animali si servono di informazioni acquisite nel corso dell'evoluzione della specie, attraverso i geni e nel plasma dell'uovo, ma sono anche capaci di rielaborarle, seppure in modo limitato, al fine di sopravvivere meglio in un ambiente soggetto a continui mutamenti. Ogni nuova acquisizione è impossibile senza una struttura innata, ma la nuova acquisizione tende sempre a rinforzare la struttura innata, specializzandola.

Lorenz ha sviluppato notevolmente la teoria dell'imprinting (prima impressione), arrivando a dire che in alcune specie animali il primo essere vivente che appare a un animale appena nato, rispondendo approssimativamente a un certo numero di "domande" istintive, viene registrato e fissa l'istinto in un modo che Lorenz considerava irreversibile. Ad es. l'oca selvatica Martina, appena uscita dall'uomo, gli si attaccò al punto da non comportarsi più come un'oca normale; Martina si rifiutava di stare con i suoi simili e Lorenz le calmava l'angoscia facendo la parte di mamma-oca.


Oltre a queste importanti psicologie, vi sono quella GENETICA di Jean Piaget e quella PSICANALITICA di Sigmund Freud, che saranno esaminate a parte. (Il testo su Freud lo trovi nella Filosofia Contemporanea).


N.B.) Un altro criterio di classificazione delle varie psicologie è il seguente:

A) Psicologia generale (comprende quella umana e comparata, oggi ulteriormente suddivisa in psicologia "dell'età evolutiva", "dell'età media" e "dell'età senile"). Gli argomenti della psicologia generale sono: percezione, apprendimento, memoria, linguaggio, pensiero, motivazione, personalità, comportamento sociale, emotività, affettività.

B)  Psicologia differenziale (comprende settori quali: differenze/somiglianze tra individui di diversa età, sesso, classe sociale, caratteristiche fisiche, ecc.).

C)  Psicologia applicata (comprende la psicologia scolastica, del lavoro, medica, dei mass-media, ecc.).




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