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Denotazione e connotazione nel racconto: "Ultimo venne il corvo"

narrativa



Stefano Ansaloni 2a B


Denotazione e connotazione nel racconto: "Ultimo venne il corvo"


La trama dell'opera parla di un ragazzo, che abita in un paesino sperduto tra le montagne e, del quale, non si sa nulla: l'autore non specifica nemmeno l'età.

Il racconto si apre con l'incontro tra il personaggio suddetto ed un gruppo di partigiani, che si erano fermati ad un torrente per riposarsi. I partigiani, al momento dell'incontro, stavano osservando le trote che nuotavano all'interno del ruscello; quando, all'improvviso, il ragazzo si fece avanti, prendendo il f 525j99f ucile ad un antinazista e sparando ad una trota.

La colpì con precisione e continuò a sparare, mostrando la sua abilità con il fucile, finché il capo lo invitò a seguirli nelle loro rappresaglie e lui accettò a condizione di avere un fucile.

Durante il cammino gli avevano proibito di sparare, ma lui continuò a colpire i suoi bersagli fino a che il capo gli ritirò il fucile.

La notte dormirono in una baita, ma il giorno successivo il ragazzo si svegliò presto, prese il fucile migliore, riempì una sacca di munizioni e partì per sparare a tutto ciò che gli capitasse a tiro. Arrivò fino ad una strada, dove scorse un gruppo di militari tedeschi. Ora il suo bersaglio era un bottone dorato sulla divisa di uno di quelli.



Sentì un urlo dell'uomo e gli spari a raffiche contro di lui. Ne uccise un altro mirando ad una mostrina; poi sentì delle raffiche provenire da dietro di lui: erano i partigiani che lo coprivano con il mitragliatore.

Sparò un'altra volta, ma colpì la cassa del fucile, costringendo il soldato alla fuga. Si mise ad inseguirlo, inoltrandosi nel bosco e giunti in una radura il soldato tedesco si nascose dietro ad un masso, mentre il ragazzo lo continuava a tenere di mira con il fucile.

Sulla radura passavano molti uccelli e il giovane si divertiva nel colpirli; invece il militare cercava un modo per scappare. Fino al momento in cui venne il corvo: il milite credeva che il ragazzo avrebbe sparato anche a questo, ma lo sparo tardava a farsi sentire. Così si alzò in piedi e urlò al giovinetto che là c'era il corvo, il proiettile lo colpì in mezzo a un'aquila che aveva ricamata sulla divisa.

Se andiamo ad analizzare il testo troveremo che l'inizio è simile ad una poesia, ma poi decade con la prima azione; proprio come nel romanzo: "Il sentiero dei nidi di ragno".

Ma se andiamo più a fondo scopriremo che la struttura coincide in ogni minimo dettaglio con il primo libro che Calvino ha scritto: un linguaggio di tipo dialettale e poco colto riservato ai personaggi e un altro, più aulico (anche solo per i contenuti trattati), per i discorsi indiretti liberi; dove esprime i veri messaggi che vuole trasmettere.

Il narratore è sempre in terza persona con la focalizzazione variabile che passa dal ragazzo con la faccia a mela al soldato militare, riportandone i pensieri e le paure.

Il personaggio principale si aggrega per puro caso ad un gruppo partigiano (sia Pin, sia il giovane di questa storia avrebbero potuto schierarsi con i tedeschi, tanto per loro non avrebbe fatto alcuna differenza) ed è in entrambi i casi un adolescente non colto.

In entrambi i racconti Calvino dà molta importanza alle descrizioni degli ambienti in cui si muovono i personaggi (utilizzando un linguaggio addirittura poetico), con particolare attenzione alle specie vegetali ed animali che popolano tali luoghi. Ciò è giustificato dal fatto che i suoi genitori erano persone colte.

Tutto questo è riconducibile alla poetica dell'autore, infatti Calvino vive durante la seconda guerra mondiale e la sua volontà è, oltre che documentare, esprimere i fatti accaduti in modo più oggettivo possibile e per farlo utilizza la terza persona per rimanere il più distaccato possibile dalla narrazione.

I suoi pensieri li camuffa sottoforma di riflessioni che fa svolgere ad altri personaggi, nel corso della narrazione.




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