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Letteratura di viaggio

letteratura francese



Letteratura di viaggio è il  genere letterario contenendo le opere di descrizioni e osservazioni dei  luoghi visitati dall'autore. I testi possono essere molto diversi fra loro, ma si tende a definire come specificamente appartenenti al genere opere che abbiano come soggetto luoghi visitati realmente, e che ne descrivano l'ambiente fisico, sociale, storico e culturale. Infatti, la letteratura di viaggio è un genere mutevole che si sovrappone con altri generi. Uno di questi è il caso dell'antica letteratura scientifica e dei testi che svolgevano la funzione informativa e descrittiva dei luoghi esplorati ma questi hanno perso la loro attendibilità ed efficacia dopo le nuove scoperte. Questi testi oggi non hanno più la funzione enciclopedica, ma sono usati come strumento per capire la visione del mondo tra gli antichi.

La letteratura di viaggio portò inoltre alla fondazione di nuove discipline come l'etnografia e l'antropologia. E anche l'origine della storia e delle scienze naturali si devono a due viaggiatori: Erodotto - che cercava sulle strade dell'Asia un'occasione per comprendere meglio gli altri popoli per poterle poi raccontare ai greci.

Plinio - che si metteva in cammino per scrivere la sua enciclopedia Naturalis istoria.


Una delle caratteristiche più importanti della letteratura di viaggio è il confronto dell'interno con l'esterno, il qua e l'altrove, nostro mondo vs. altro mondo, cioè guardare oltre per comparare.



Ciò che rappresenta il momento privilegiato del testo di viaggio è l'incontro con l'altro e con l'altrove. Questo aspetto costituisce sia il fine del viaggio reale, il motivo per il quale il viaggio viene compiuto, sia il motivo per il quale esso viene raccontato.

La letteratura di viaggio può essere considerata anche come un genere non specialistico, nel senso che accoglie opere di diversi autori di ideologie e interessi diversi. Infatti, sotto forma di diaristica appartiene al sottogenere più diffuso di una paraletteratura personale. Quasi tutti quelli che scrivono, usano la forma di diario come strumento di prova per la descrizione di viaggio.

La letteratura di viaggio è oggetto di studio comparativo dove si cerca di mettere in luce le effettive influenze esercitate da un'opera su un'altra e da un autore su un altro. Si cercava di ricostruire la storia di un'opera letteraria, collocandola all'interno di una gerarchia di autori primari e autori secondari, di opere superiori e inferiori, si culture forti e culture deboli. Tra le opere ritenute inferiori - rispetto a generi "alti" come il romanzo o il poema figurano i resoconti di viaggio, i quali non erano considerati testi letterari.

Solo negli ultimi venti anni, i testi di viaggio sono stati inseriti nell'insieme più generale dei testi culturali. Lo studio della letteratura di viaggio lavoro a fianco di altri campi di riceca:

gli studi postcoloniali - il testo di viaggio descrive l'altro e l'altrove giustificando gli interventi dell'Europa verso le altre culture del mondo

i gender studies - fin dalle origini mitologiche la scrittura di viaggio era la traduzione letteraria di un' esperienza ritenuta prerogativa maschile. Invece la produzione dell'Ottocento e del Novecento mette questa es 757h71h clusività in discussione

l'imagologia - la letteratura di viaggio fornisce immagini di luoghi e popoli

gli studi sul genere letterario - la letteratura di viaggio è per definizione un genere di frontiera

lo studio delle identità nazionali - la letteratura di viaggio mostra rappresentazione e definizione delle culture dall'esterno come dall'interno. Lo fa soprattutto attraverso le guide di viaggio dove si colgono quei elementi idonei a offrire un'immagine d'identità.

il genere della letteratura della migrazione - è la letteratura del viaggio verso la nostra cultura e verso di noi, che a nostra volta sono visti come diversi


L'ODEPORICA


La parola deriva dell'aggettivo greco "hodoiporikòs" = "relativo al viaggio", formato a sua volta da "odòs" = "via", e "poéia" = "viaggio". La forma latina "hodoeporicon" è stata presente già nell'epistolario di san Girolamo ed è anche il titolo del più antico diario di viaggio della letteratura anglosassone dell' ottavo secolo di un viaggiatore Willibald, che per primo raccontò il suo viaggio a Gerusalemme. Nel Rinascimento era diffusa la definizione di "hodoeporicum" per disegnare il diario di viaggio.

In tanto bisogna definire la parola "viaggio", che significa comunemente "spostamento", "tragitto". I caratteri principali per riconoscere letteratura di viaggio seguenti tematiche: partire, viaggiare e tornare. Spesso è solo uno di essi ad assumere l'aspetto prevalente.

Partire - deriva dal sostantivo latino "pars" = "parte", "frazione". Quindi contiene in sé l'atto della separazione, del distacco. Sono i termini facilmente applicabili alla morte. Eppure dalla stessa radice deriva anche il verbo latino "parere" = "partorire", che è contrariamente collegato alla nascita. Con questa ambiguità semantica si può dire che partire significa abbandonare una condizione, per cercare un'altra; lasciare qualcosa di sé alla ricerca di una rinnovata identità. Nell' atto del partire è quindi contenuta una morte e poi una nascita, una separazione e poi il tentativo di congiungimento con il futuro. Partenza è quindi separazione, distacco e in certo senso anche morte parziale.

Viaggio - deriva dal provenzale "viatge", a sua volta derivato dal latino "viaticum", che designa "ciò che serve per viaggiare" = "ciò che viene consumato durante la strada". Ciò vuol dire che durante il viaggio non basta considerare solo il spostamento da un' luogo verso l'altro, ma bisogna considerare tutti gli aspetti che alimenta il percorso, gli scambi avvenuti per strada, e come l'esperienza del viaggio e la scoperta dell'altrove ci ha influenzata. La parola inglese "travel" = "viaggio", ma nell'etimologia conserva qualcosa relativo alla sofferenza. "Tripalium", infatti, era uno strumento di tortura. Quindi, la parola assume una connotazione di sofferenza imposta, un castigo. L'idea di sofferenza si è conservata anche nell'italiano travaglio, con i significati di "tormento", "lavoro".

Queste due sovrapposizioni tra travel/travaglio e partire/partorire costituiscono un nucleo intorno al quale viene organizzata l'esperienza del viaggio. Infatti nella parola partire avevamo trovato le tracce della morte, in viaggio troviamo tracce della nascita.

Tornare - deriva dal latino "burnus" = "qualcosa che gira in tondo". Nel senso comune il verbo designa l'azione dei riportarsi al punto di partenza, del recupero del luogo abbandonato. Il ritorno è quello che completa e qualifica il viaggio, perfino nel caso dell'esilio, che è un viaggio forzoso al quale viene negato il completamento, cioè il ritorno al luogo di origine. La pena dell'esilio si chiama "nostalgia", parola che contiene il ritorno dal greco e dolore (-algia). Si parte sempre per tornare e quello anche nei casi in cui la mèta è un "io" nascosto da ritrovare. Ma anche quando il ritorno conduce al punto di partenza, non si torna per ritrovarsi nella stessa situazione di prima ma si parte per cambiare. Ci si allontana dalle proprie abitudini per far morire una parte di sé e permettere alla nuova di nascere.

Ma esiste anche un paradosso, di cui autore è Ulisse, che era dominato dall'ossessione del ritorno. Lui ha fatto prima il ritorno e infine la vera partenza, la quale si è trasformata in un viaggio doloroso. La vera fine del suo peregrinare finisce con la sua morte.


La visione del mondo


Anche l'enigma delle fonti del Nilo ci conferma che il viaggiare è un atto potenzialmente sovversivo. Infatti, in ogni viaggio troviamo la negazione della precedente visione del mondo. Bisognò aspettare duemila anni per capire il mistero del Nilo e che le sue sorgenti erano molteplici e quindi che tutti gli esploratori avevano in parte ragione. Su questo mistero è rimasta anche la metafora sulla conoscenza e sul pregiudizio verso la pluralità. Il valore del ritorno è tornare da ogni viaggio con una riorganizzazione dell'universo conosciuto. La natura sovversiva del viaggio è esplicita in Thomas More, che colloca la repubblica della sua Utopia in un mondo felice e immaginario. Tomasso Campanella situa la sua Città del sole nell'altro emisfero. Samuel Butler battezza la sua utopia col nome di Erwhon =Nowhere. Tutti questi tre autori attingevano, per dare una collocazione alla loro utopia dal mito degli Antipodi, secondo il quale dall'altra parte della terra viveva un popolo diverso dai popoli della nostra parte. Un scienziato e letterato greco, Eratostene, è l'autore di Hermes, dove narra la nascita del dio e racconta avesse dato origine alla Via Lattea , prima di salire in cielo e descrivere dall'alto la terra. Da li si vedeva la terra divisa in due zone e che era abitata anche agli antipodi. Questo frammento descrive i deserti, i poli, e le due zone temperate.

Nella letteratura geografica e di viaggio è ricorrente anche il mito di un mondo lontano, il quale è stato visto a seconda delle necessità come società ideale, quando si voleva denunciare il vizio e la corruzione di "questo" mondo. Ma veniva sempre definito in opposizione alle virtù e i pregi del mondo dominante. All'epoca circolavano molti mirabilia, molte raccolte di esotismi e stranezze intorno al mondo. Tra questi c'e il libro di John Mandeville, Travels, considerato la prima opera inglese in prosa e tradotto in dieci lingue. Giovanni di Mandeville probabilmente non si spostò mai dall'Europa, ma raccolse informazioni da altri resoconti e compilò un inventario delle stranezze d'Oriente, nel quale si faceva riferimento anche al carattere degli occidentali, nati per viaggiare, contrapposti agli orientali che invece non sono mobili.

Nel mondo medievale, la rappresentazione del mondo si fondava sui fatti, che l'alto corrisponde al bene e al positivo e il basso al male e al negativo. Il Paradiso terrestre era sempre descritto molto bene e con particolari. Era un luogo situato dalle parti dell'Oriente, tra il golfo Persico, il mar rosso, i monti del Libano e quelli del Caucaso. Il Paradiso si trovava quindi ai confini orientali della Terra, visto che l'Asia si trovava nella parte superiore del mondo raffigurato. Paradiso è comunque un luogo non accessibile, separato dalla nostra terra. La separazione è dovuta alle acque o alle terre, montagne inaccessibili, confini di fuoco.

Alcune mappe medievali appaiono con l'asse di rotazione della terra orizzontale: l'Oriente si trovava in alto e il nord a sinistra della mappa. Il motivo di questa rotazione era la tradizione, secondo la quale il Paradiso terrestre si trovava a oriente, inoltre il Paradiso è il luogo che sta in alto.

La rappresentazione del mondo più nota e dalla quale discendono le successive, è quella di Mercatore, il geografi del XVI secolo, che disegnò un planisfero adottando il metodo delle proiezioni. L'Europa è rappresentata al centro, invece le terre verso i poli sono ingigantite. Anche questa come altre rappresentazioni non sono state accettate e invece si preferisce a ricorrere a quella nuova disegnata dal tedesco Peters del 1973in cui l'immagine del mondo risulta allungata al centro e schiacciata ai poli. Tutte queste carte geografiche venivano create in base ai pregiudizi personali. Il pregiudizio è un giudizio che precede l'esperienza empirica. Si valuta un oggetto prima ancora di averne sperimentato la conoscenza diretta. Il suo errore non dipende quindi dalla qualità del giudizio anticipato , ma proprio dal fatto che viene emesso prima dell'esperienza cognitiva. Esso è da sempre considerato un giudizio errato. Pregiudizio appartiene ad una sensibilità collettiva che porta ad una l'egemonia culturale di un'idea rispetto ad altre. Il nucleo concettuale sul quale opera il pregiudizio è lo stereotipo, che è un insieme di informazioni e credenze rispetto a una categoria di oggetti.


Alcuni viaggi comparati


Il Robinson Crusoe di Defoe racconta tutti e tre i momenti che dominano nella letteratura odeporica: la partenza, il viaggio e il ritorno. La partenza qui è anticipata dalla dichiarazione di estraneità dell'io narrante rispetto al luogo. Nel testo c'e la precisazione alla città di York in Inghilterra, ma la sua famiglia è di Brema in Germania. Robinson Crusoe si chiama in realtà Robinson Kreutznauer. Il nome con il quale è conosciuto è una deformazione, visto che gli inglesi inclinano a storpiare le parole.

In una delle riscritture del Robinson Crusoe del francese Michel Tournier, al protagonista viene anticipato il suo destino dalla lettura dei tarocchi a opera del capitano, sulla nave che l'avrebbe portato al naufragio.

Defoe aveva tratto la sua storia da un episodio realmente accaduto a un marinaio scozzese Selkirk. Questo viene abbandonato dai compagni su una piccola isola dove visse per più di quattro anni in solitudine, fino a quando una nave di passaggio non lo ricondusse a casa. L'incontro con l'altro di Robinson ha per oggetto un indigeno ribattezzato Venerdì, che Crusoe aveva salvato dal sacrificio di altri indigeni cannibali. Robinson incarna le aspirazioni e le strutture etico - religiose del suo mondo. Naufraga sull'isola vestito come un perfetto cittadino inglese, con i suoi strumenti, le sue armi e soprattutto con la Bibbia. Sull'isola si ricostruisce le strutture religiose, etiche, sociali e economiche dell'Inghilterra puritana e protestante. Robinson è un viaggiatore e non si fa cambiare dal suo viaggio, ma al contrario trasforma il luogo e l'altro che incontra. L'isola diventa così il suo dominio e Venerdì diventa il suo schiavo.

Un altro naufrago invece, vissuto realmente, lo spagnolo Alvar Nunez Cabeza de Vaca, avvenne sulle coste dell'attuale Florida e al contrario di Crusoe, perde nel naufragio tutti gli strumenti della sua civiltà, i vestiti, le armi, gli specchietti e le collanine che dovevano incantare gli indigeni durante il viaggio di conquista. Vivrà in una tribù di indios per sette anni, aprendosi alla loro cultura al punto di diventare un elemento fondamentale, lo sciamano. Ma in realtà, non rinuncia invece alla sua cultura originaria, cattolica e razionale. Però l'integrazione con la sua cultura d'adozione è tale che de Vaca arriverà a distinguere, verso la fine del racconto, un "noi" che si riferisce a se stesso e agli indios, e un "loro" che designa invece i vecchi connazionali spagnoli, sentiti ormai estranei.

Se Robinson riuscì a conquistare lo spazio incontrato, de Vaca ne venne invece conquistato.

Poi abbiamo Voyage autour de ma chambre di Xavier de Maistre che si compie in realtà nella sua camera. Maistre si trovava agli arresti a Torino, per scontare i quarantadue giorni di pena che gli erano stati ordinati a causa di uno duello.  Per poter viaggiare dentro questo minuscolo mondo, il personaggio deve operare un cambiamento di prospettiva. Il viaggio si svolge lungo un percorso disseminato di oggetti che assurgono alla grandezza di monumenti e non manca neanche l'incontro con l'altro, che in questo caso è dentro di sé. Ma Maistre ne parla come di un vero incontro.


Le guide di viaggio


La guida di viaggio ha una tradizione molto antica che risale a Pausania allo scrittore greco del II secolo che è autore di un'opera in dieci volumi, la Periegesi della Grecia. Descrive i luoghi e i monumenti nella zona dell'Attica, della Grecia centrale e del Peloponneso. Ma già prima di lui Prodotto nel V secolo a.c. e Stradone nel I sc a.C. avevano dato le basi al genere della cronaca storica, la geografia, l'etnografia e le scienze naturali. Il primo, con le sue Storie, aveva interpretato le cause delle guerre persiane e il secondo, con la Geografia, descriveva tutto il mondo allora conosciuto, dalla Spagna all'Asia Minore. Entrambe le opere facevano parte di un progetto ideologico: per Prodotto era quello di ribadire la superiorità dei greci rispetto alla cultura inferiore dei barbari; per Stradone era invece quello di preparare la classe dirigente alla nuova realtà politica e amministrativa creata dall'impero di Augusto.

Nel IX sc. venne scoperto il sepolcro dell'aopstolo Giacomo che si trovava in Galizia a Santiago (Spagna), sulle sponde dell'Atlantico. Ciò diede origine a un pellegrinaggio che si trasformò nel primo vero fenomeno di turismo organizzato. I pellegrinaggi a Roma e Gerusalemme era già una precisa realtà, invece per raggiungere quello a Santiago bisognava attraversare i Pirenei, incontrare popolazioni ostili e esporsi a pericoli di ogni genere. Santiago di Compostela era considerato il più lontano e pericoloso dei pellegrinaggi medievali, soca che rendeva necessario disporre di un itinerario ben preciso. Il Leiber Sancti Jacobi del XII sc. È il teso più completo e fissa gli itinerari principali. Da secoli gli strumenti di informazione più usati dai pellegrini erano gli itineraria romana e hierosolymitana, cioè gli itinerari verso Roma e Gerusalemme. Gli itineraria erano divisi in due parti: la Descriptio itineris, che tratta del viaggio e la Descriptiones, dove erano illustrati i luoghi santi che devono essere visitati. Niente è trascurato, perfino il prezzo dei traghetti sul fiume, le impressioni e i pregiudizi. Nel Liber Sancti Jacobi è riportato anche l'episodio del sogno di Carlo Magno, che una notte, meditando sul mistero della Via Lattea, si addormentò e gli apparve il santo, dal quale ebbe la rivelazione che la via luminosa nel cielo segnava la strada per giungere al suo sepolcro, ma sarebbe stata vietata ai cristiani fino a quando i saraceni avessero imperversato nelle terre ispaniche. A Carlo Magno era consegnata la missione di entrare in Spagna e liberarla dall'invasione.

Le guide di viaggio, soprattutto quelle del XX secolo, offrono interessanti strumenti di ricerca nell'ambito degli studi sulla colonizzazione e anche informazioni sulle opere segnalate nei musei. La guida di viaggio moderna nasce come strumento destinato a chi ha bisogno di una selezione di luoghi e aneddoti che possano riassumere i tratti salienti del paese da visitare. Le opere d'arte, le città, i monumenti, i cenni storici e geografici sono tutti selezionati in quanto ritenuti caratteristici di una cultura.

Sembra come se la storia di viaggio dovesse finire. Come dice anche Lèvi-Strauss, è con la quantità che si misura oggi il prestigio che il mito del viaggio attribuisce. Oggi è la parola "vacanza" il termine più usato quando si riferisce al viaggio di piacere di una persona temporaneamente libera dal lavoro. Prima del turismo c'erano stati i viaggi e prima di viaggi le esplorazioni. Le tre figure: il turista, il viaggiatore e l'esploratore. L'esploratore era alla ricerca delle terre non ancora scoperte, il viaggiatore cercava qualcosa da scoprire con la mente e il turista cerca solo quello che la società del consumo ha fissato in stereotipo.


Le tipologie della letteratura di viaggio


1. Viaggi immaginari - vi sono alcune opere che raccontano viaggi immaginari dal significato religioso, morale e filosofico che si sviluppano soprattutto con la diffusione del cristianesimo che adotta lo schema della visione e del viaggio nell'aldilà. Il rappresentante più fascinoso è la Navigatio sancti Brandanti.


E stata scritta in latino fra il IX e il X sc. e presto tradotta in provenzale, anglonormanno e italiano. L'autore della Navigatio è un monaco rifugiato in Francia dall'Irlanda all'epoca dell'invasione vichinga. Il volgarizzamento più antico ( Viaggio di San Brindano) del testo è opera di un Benedeit che scrive in anglonormanno all'inizio del XII secolo. Il suo testo si definisce come un poema con 1834 versi ottosillabi a rima baciata, che in letteratura francese è il primo testo con questa metrica. Quello di Benedeit è un rifacimento inventivo di cui la dedica è per la reggina, la moglie di Enrico I d'Inghilterra, signora Adelisa., alla quale attribuisce la commissione di mettere per iscritto questo poema.

Il viaggio si svolge in una dimensione fantastica e simbolica che riunisce elementi diversi: letteratura agiografica irlandese, racconti di mare gaelici (echtrai e immrama) e caratteri odepoici. Il pubblico al quale si rivolge Benedeit è di laici. Narra le peregrinazioni sul mare del monaco irlandese, Brandano, abate di Clonfert, che vaga per sette anni in una barchetta.

Brandano aveva da tempo desiderio di scoprire il paradiso e prega il Dio che glielo mostrasse. Prima di morire vorrebbe scoprire cosa spetta ai giusti e quale luogo toccherà invece ai malvagi. Brandano  decide di confessare suo desiderio a Barinto, un abate che anche lui navigò per lungo al mare, nella ricerca del suo figlio Mernoc. Barinto gli raccontò del suo viaggio e Brandano dopo averlo sentito si convinse di affrettare i preparativi. Scelse quattordici dei suoi monaci migliori con i quali iniziano tutti i preparativi e costruiscono la nave: l'interno tutto di abete e l'esterno avvolto di pelli bovine. La equipaggiò di tanti attrezzi quanti potevano portare e il cibo sufficiente per quaranta giorni. Al punto di partenza gli monaci vedono altri tre arrivare che volevano salire con loro a bordo. Abate ben sapesse cosa loro accadrà e gli dice così: "Due di voi saranno preda di Satana e il terzo sarà fortemente tentato ma da Dio ben sostenuto". Ultimi tre arrivati decidono comunque di partire con loro. Durante sette anni di viaggio vagano per mare dove scontrano varie difficoltà e incontrano tante nuove esperienze arrivando infine sull'isola di beati.


Un' altro testo importante è il Tractatus de Purgatorio S. Patricii di Henricus di Saltrey, ed è un'abate cistercense a chiedergli di scrivere la storia, pervenutagli da un altro monaco, Gilberto, nel quale è raccontata la storia del soldato Owein, peccatore fattosi crociato e pellegrino dopo una visione dell'aldilà all'interno di una caverna. Questo viaggio immaginario introduce novità importanti. Soprattutto quella che Purgatorio vi è nominato come uno dei tre luoghi dell'aldilà. Pochi anni dopo la sua composizione l'opera è riadattata da Marìa di Francia nel l'Espugatoire Seint Patriz. Alla fine del XIV secolo un nobile catalano Ramon de Perellòs racconta una sua personale spedizione nell'altro mondo ma con una valenza politica.De Perellòs incontra nel Purgatorio l'anima del re Giovanni I e lo scagiona da ogni sospetto di regicidio.


2. Viaggi allegorico - didattici - sono caratteristici con la presenza di figure allegoriche e di elementi didattico filosofici, che religiosi. I protagonisti sono le figure allegoriche che rappresentano per esempio dei vizi. Il testo caratteristico di questa tipologia è quello di Raoul Houdenc del 1215 - Songe d'Enfer. Poema in ottonari dove racconta in toni satirici il suo pellegrinaggio verso l'inferno ricco d'incontri con personificazioni di vizi.

Un altro testo è il Voyage de Charlemagne, poema epico - comico in lasse di alessandrini della fine del XIII secolo, in cui si narrano le imprese compiute alla corte imperiale di Costantinopoli dal sovrano e dai suoi dodici pari. L'opera è basta su antiche leggende sul viaggio di Calomagno in Oriente.


3. Pellegrinaggi - si doffondono divenendo infine un fenomeno di massa. Le mete privilegiate sono Gerusalemme, Roma e Santiago de Compostela. Nascono così nel IV secolo itineraria e descriptiones della Terrasanta, cioè elenchi delle località visitate e delle distanze percorse, i manuali per il viaggio a Roma e le guide al camino de Santiago.

Sono soprattutto resoconti dei pellegrinaggi oltremare ad avere importanti sviluppi. I pellegrinaggi, sono nel rapporto molto stretto con le crociate. Alle spedizioni militari si accompagna un'intensa produzione storiografica, che spesso include resoconti di viaggi, itinerari e descrizioni di località. Con la caduta di Acri (1291), la Terrasanta ritorna sotto il dominio musulmano, ma il flusso di pellegrini occidentali non si arresta. Anzi, il viaggio diventa più agevole grazie alla gestione degli organizzatori veneziani che offrono ai fedeli un tour di gruppo, inclusivo per il mare e escursioni ai principali luoghi santi. Questi resoconti prendono la forma di diari di viaggi tra quali si possono ricordare, in area francese, il Saint voyage de Jherusalem di Ogier VIII, che riferisce con vivacità un pellegrinaggio della durata di un anno tra il 1395 e il 1396. L'altro è il Voyage d'oultremer en Jherusalem di Nompar II, in cui il racconto del viaggio ai luoghi santi è seguito da pellegrinaggio a Santiago e a Finisterre.


4. Portolani - diari di descrizione di viaggi. I primi portolani sono così come le prime carte, di origine italiana (veneziani, genovesi). Ai portolani si affiancano le tariffe mercantili, elenchi di località rilevanti per i traffici. Indicavano distanze, percorsi, soste e rispecchiano la mentalità mercantesca. Facevano da guida per i navigatori.

Un supporto di questo tipo è alla base del Milione, opera del mercante veneziano Marco Polo che rinchiuso nelle carceri genovesi assieme allo scrittore Rustichello da Pisa, detta al suo compagno di prigionia le memorie dei territori dei Mongoli. Il risultato finale è un trattato geografico, che accogliendo elementi provenienti da tradizioni diverse sovrappone al modello dell'itinerario quello dell'enciclopedia.


5. Summe del sapere geografico - nel XIV secolo ha inizio un'intesa attività di traduzione di letteratura orientalistica in lingua latina. Da questa atmosfera culturale nasce il Livre de voyages di Jehan de Mandeville, grande summa del sapere geografico ed etnografico del tempo, redatta in forma di relazione di un viaggio compiuto dall'autore. Si presenta come un cavaliere inglese, che ha lasciato il suo paese per vagabondare fino ai confini del mondo conosciuto e, tornato in Europa, ha messo per iscritto il lingua francese le sue memorie. Fonti principali sono le relazioni di altre persone a numerosi altri testi storici, scientifici ed enciclopedici. Queste fonti sono riorganizzate a formare un discorso continuo in cui le finalità educativo non distruggono il piacere del racconto.


6. viaggi dei diplomati, avventurieri, spie - nel corso del Trecento, verso la fine della pax tartarica, le rotte dell'Asia interna diventano pericolose. Di questi paesi lontani esiste però una testimonianza, la relazione del viaggio dalla Spagna a Samarcanda, compiuto da un gruppo di ambasciatori casigliani inviati dal re Enrico III. Il testo riunisce i dati sull'itinerario percorso, descrizioni delle regioni e notizie politiche sul governo. Somma le caratteristiche della relazione diplomatica. Il testo è stato redatto al ritorno in patria in base alle note prese durante il cammino da diversi membri della spedizione.

Poi abbiamo Tafur, che scrive il Tratado de andancas e viajes verso il 1454, spinto dallo choc della caduta di Costantinopoli in mano ai turchi. Le descrizioni di città, genti e paesi, lasciano spazio alla narrazione delle esperienze del viaggiatore. Il viaggio è raccontato per giovare all'intera comunità, cui fornisce conoscenze sui caratteri, le attività economiche e le forme di governo degli altri popoli.

Un itinerario simili è quello di Bertrandon de la Broquière, primo maggiordomo del duca di Borgogna Filippo il Buono, che visita per incarico del suo signore la Palestina, la Siria, l'Asia Minore fino a Costantinopoli, rientrando in Francia attraverso l'Europa orientale, la Baviera e la Svizzera e in seguito mette per iscritto i suoi ricordi annotati anni prima e forse è aiutato da Jean Miélot, miniatore, copista e traduttore al servizio della casa borgognona, creando così il Voyage d'Outremer. I duchi di Borgona raccolgono informazioni d'ogni genere sui paesi d'oltremare: al Bentrandon si deve anche l'Advis sur la conqueste de la Terre Sainte, versione francese della memoria militare scritta in italiano da Jean Torzelo, ciambellano dell'imperatore bizantino.


7. viaggi oltremare, le prime esplorazioni atlantiche - grazie ai progressi della tecnica nautica ha inizio, nel corso del XV secolo, l'esplorazione delle rotte oceaniche; i portoghesi in cerca d'oro si spingono per primi lungo le coste occidentali dell'Africa. Fra questi vi è il navigatore veneziano Alvigo da Mosto, che scrive in volgare italiano il resoconto delle sue esplorazioni. Le Navigazioni atlantiche, per l'abbondanza e l'esattezza delle informazioni, sono una fonte inestimabile per la storia delle scoperte. Infine c'è la relazione di viaggio del fiammingo Eustache de la Fosse, che, imbarcatosi per una spedizione commerciale, viene fatto prigioniero dai portoghesi, riuscendo poi a scappare e tornare in patria. La vicenda è di grande interesse, ma quando Eustache de la Fosse scrive la sua relazione, l'esplorazione della costa atlantica dell'Africa è ormai passata in secondo piano poiché con Cristoforo Colombo e Vasco de Gama le Indie sono al centro di una ricchissima produzione letteraria.




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