|
|
ALTRI DOCUMENTI
|
|||||||
I delitti della Rue Morgue
Tutto comincia con una strage. Alle tre di notte, gli abitanti di Rue Morgue vengono svegliati "da una serie di grida spaventevoli", provenienti da un appartamento al quarto piano d'un vecchio stabile, abitato dall'anziana mad 444g67e ame L'Espanaye e da sua figlia Camille. Per entrare, i primi soccorritori devono sfondare la porta d'ingresso, solidamente chiusa dall'interno. Lo spettacolo che si trovano di fronte è terrificante: "La stanza è nel più grande disordine; i mobili spezzati e sparsi in tutte le direzioni. I materassi del letto sono stati tolti e gettati nel mezzo dell'impiantito. Su una sedia giace un rasoio intinto di sangue. Sul camino, due o tre lunghe trecce di capelli grigi che sembrano essere state strappate violentemente dalle radici. Nessuna traccia di madame L'Espanaye: si osserva però una quantità insolita di fuliggine sul focolare; allora si cerca nel camino e (orribile a dirsi!) ne viene estratto il cadavere della figlia, che è stato spinto, con la testa in giù, a viva forza, fino a un bel tratto della stretta apertura!"
Dopo una minuziosa investigazione
della casa, in un cortiletto situato sul retro i vicini trovano il cadavere
della vecchia signora, con la gola profondamente tagliata, al punto che, quando
si prova a sollevarlo, il capo si stacca completamente dal busto. Sia il corpo
sia la testa "appaiono spaventosamente mutilati ed è tanto se conservano
un aspetto umano", come scrivono l'indomani i giornali parigini.
La polizia brancola nel buio: l'appartamento è stato trovato ermeticamente
chiuso, e nessuno sembra poterne essere uscito dopo il delitto. Le porte erano
sbarrate, le finestre anche; e dalle scale si sono sentite le urla degli
assassini, proferite in un linguaggio su cui nessuno dei testimoni riesce a mettersi
d'accordo: secondo alcuni è italiano, secondo altri inglese, o francese, o
spagnolo, o russo. La polizia "denuda addirittura i pavimenti, soffitti e
pareti", per scoprire un'eventuale uscita segreta, ma senza risultato.
Non resta che fare appello alle facoltà di Dupin. Munito dell'autorizzazione
del prefetto di Parigi, il cavaliere e il suo amico si recano nella casa del
delitto. Sebbene si sia frugato dappertutto, il detective non si fida degli
occhi della polizia e vuole cercare coi propri. In effetti, non esistono uscite
segrete, così come non è possibile passare attraverso il camino, troppo
stretto. Dalla prima stanza dell'appartamento, poi, l'assassino o gli assassini
non possono essere usciti, perché sarebbero stati visti dalla folla che guardava
in alto o dai soccorritori che salivano per le scale.
"Devono essere passati dalle finestre della stanza sul retro" spiega
Dupin: proprio le finestre trovate ermeticamente chiuse. "Essendo ora
arrivati a questa conclusione per mezzo d'irrefragabili deduzioni, non è affar
nostro, come ragionatori, rigettarla in ragione della sua impossibilità
apparente. Non ci resta che dimostrare che tale apparente impossibilità in
realtà non esiste". Così, il detective parte alla ricerca della prova che
dimostri la validità del suo ragionamento. E la trova: un chiodo spezzato che
sembra intatto, una molla che chiude automaticamente il telaio della finestra,
e l'enigma è spiegato. Fuori della finestra, però, c'è una parete liscia, e
l'altezza è notevole; ma a due metri di distanza passa il filo d'un
parafulmine, e un essere dotato di una "straordinarissima e quasi
sovrannaturale specie di forza e agilità", un essere capace di ficcare
Camille nella cappa del camino, può benissimo essere saltato da quel filo alla
finestra e viceversa, utilizzando la pesante persiana di legno come appoggio e
prolunga. A conferma di ciò, ai piedi del filo del parafulmine Dupin trova un pezzo di nastro, legato con un nodo tipico dei marinai maltesi.
Scoperta la possibile chiave dell'enigma, non sarà difficile completare il
mosaico e inserire al loro posto quegli indizi così apparentemente
contraddittori che disorientano la polizia: la ferocia e la gratuità del
delitto, la forza sovrumana dell'assassino, gli strani peli rossicci trovati
nelle mani di una delle vittime, il linguaggio incomprensibile sentito dai vicini.
In questo racconto, pubblicato nell'aprile del 1841 sul The Graham's Lady's and Gentleman's Magazine, abbiamo il mistero
della camera chiusa, il problema investigativo per eccellenza, alla cui
soluzione può arrivare solo la sottigliezza dell'investigatore. Ma troviamo
anche la classica mancanza di fantasia e la suscettibilità dei funzionari di
polizia: "...il funzionario non poteva nascondere il suo dispiacere per la
piega che aveva preso l'affare e si lasciò sfuggire qualche sarcastica
osservazione su quanto sarebbe desiderabile che ognuno s'occupasse delle
proprie faccende". In più, ci sono l'arresto d'un innocente e lo
stratagemma dell'investigatore per forzare la mano al colpevole. Senza dubbio,
il metodo investigativo di Dupin ricalca alcune caratteristiche tipiche del
procedere scientifico: la capacità di ricostruire il tutto da una parte; la
convinzione che dietro l'apparente complessità d'un enigma si celi una
soluzione semplice; l'attenzione data a indizi e circostanze che appaiono
marginali.
Privacy |
Articolo informazione
Commentare questo articolo:Non sei registratoDevi essere registrato per commentare ISCRIVITI |
Copiare il codice nella pagina web del tuo sito. |
Copyright InfTub.com 2024