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Umanesimo Civile a Firenze
Umanesimo civile è l'espressione con cui ci si riferisce alla cultura che si sviluppò a Firenze nella prima metà del XV secolo.
L'intellettuale fiorentino era convinto che la 838e43i cultura non dovesse essere solo uno strumento di raffinamento culturale e spirituale soggettivo, ma uno strumento di miglioramento della vita civile collettiva, e lo scopo che si prefiggeva era quello di mettere la propria cultura a disposizione della comunità e del suo progresso, in quanto era convinto che la vera felicità si potesse conseguire solo nel rapporto e nell'apertura nei confronti degli altri.
L'intellettuale non traeva sostentamento dalla propria attività letteraria, e per questo si dedicava spesso ad altre attività come l'insegnamento o l'attività politica.
Alcuni concetti particolari su cui si sviluppò l'umanesimo fiorentino furono:
La valorizzazione della famiglia come primo e nucleo sociale, il cui armonico funzionamento è fondamento dell'armonico funzionamento della società (mentre nel medioevo si valorizzavano la castità o l'amore adultero);
L'esaltazione dell'attività economica e della ricchezza come attestazione dell'abilità dell'uomo a mettere in atto le proprie capacità e potenzialità (calvinismo), in quanto la ricchezza individuale poteva rivelarsi un'utile riserva economica per aiutare lo stato in momenti di crisi e un fondamentale strumento per realizzare e conservare la bellezza (arte).
La dignità dell'uomo che si manifesta nelle sue virtù civili.
L'umanesimo civile fiorentino si spegne progressivamente attorno alla metà del secolo, di conseguenza all'affermazione della Signoria.
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