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UGO FOSCOLO: il poeta della rivoluzione e degli anni napoleonici

letteratura



UGO FOSCOLO: il poeta della rivoluzione e degli anni napoleonici.


Il '700 del F. non era l'arcadia e il razionalismo della prima metà del secolo ,ma il sensismo inglese delle passioni e delle sensazioni ed era il naturismo di Rousseau rivoluzionario e sentimentale; era anche il senso civico dell'opera di Parini e le tragedie di Alfieri; era anche il senso ossianesco buio e misterioso : ERA PERTANTO UN 700 CHE ASSUMEVA TONI TIPICAMENTE OTTOCENTESCHI, UN FALSO 700 QUINDI.

Si capisce allora come in F. si mescolino elementi eterogenei che vanno a formare una discorde concordia che giunge a valori non solo riducibili ai sensi ( vedi i riferimenti alle teorie di Vico - richiamo alla storia - e la fusione della poesia sensistica con un neoclassicismo arricchito dalle nuove tendenze sepolcrali ).



L'ORTIS : il romanzo della crisi


Opera che abbraccia 20 anni di produzione ma resta comunque un'opera giovanile. Sono 62 lettere che J.Ortis scrive al suo amico L. Alderani


Forti sono i richiami settecenteschi ai romanzi epistolari d 949d31j i S.Richardson, Rousseau, Goethe. Accanto a tali influenze contribuiscono in maniera determinante i fatti della vita di F. a tal punto che l'Ortis può a ragione essere considerato opera fortemente autobiografica.



Il corpo centrale dell'opera si rifà al Werther di Goethe ma il tutto viene arricchito da motivi che premevano nell'animo dello scrittore, motivi che possiamo definire tipicamente foscoliani.

Entrambe le opere affrontano infatti il problema di un uomo contro la società: se in Goethe però l'uomo è di fronte alla propria classe di provenienza ( borghesia), in F. centrali sono le delusioni delle aspettative umane di Jacopo: il libro infatti inizia con una delusione non amorosa ma politica dove la delusione amorosa trova spazio: il romanzo diventa così prettamente foscoliano ( vedi Ode a Bonaparte liberatore ) e, a tratti alfieriano ( vedi lettera di premessa del 1799).

C'è chiaramente un forte motivo della patria accanto a cui si possono sottolineare alcuni tratti essenziali:

Passione contrapposta all'intelletto ( Jacopo contro Odoardo, cioè pathos contro ratio, cioè improvvisazione di Jacopo di fronte alla programmazione di Odoardo

Senso della natura di tipo ossianesco

Senso della storia ( le età passando travolgono popoli e stati senza lasciare alcun ricordo, motivo del tempus edax , tempo divoratore caro a Orazio)


Tutto ciò porta Jacopo ad una rassegnazione che non trova altro sbocco che nel suicidio, suicidio che non è viltà o mediocrità ma è una decisione che non accetta la sottomissione al tiranno ( qui si intravede una forte componente che in seguito diverrà risorgimentale)


La posizione di Ortis - Foscolo è asociale; la società è nemica dell'uomo giacchè Ortis, uomo di un disperato libertarismo non trova altro sbocco che nel suicidio che viene spogliato anche del tirtaico ed esemplare che Alfieri mostrava nei suoi eroi.


Il Foscolo quindi non ha più le certezze del suo periodo giacobino ( sovranità popolare, educazione politica del popolo, repubblicanesimo). La politica napoleonica volta a vedere l'Italia come terra di conquista mette in crisi tale certezze e la stessa lotta interna all'Italia diventa un grosso truma per l'unificazione : l'Ortis diventa un romanzo disperato della nostra patria ( vedi colloquio con Parini).

Ortis - Foscolo vagheggia una repubblica socialmente giusta ( invettive contro i patrizi, contro i ricchi) ma constata l'impossibilità di cambiare la natura di uomini e società ripiegando su soluzione moderate che sboccano in una sorta di mediocrazia.


Elementi filosofici presenti nell'Ortis


A L'urto fra ragione sterile e sentimento, fantasia si rivela drammatico e sboccia in una forte crisi   tra aspirazioni vitali e pessimismo che potremmo avvicinare al Leopardi. Es. lettera da Ventimiglia : elogio del suicidio simbolo di un attacco fortissimo alla fiducia ottimistico - illuminante che dà l'avvio ad una dissertazione sui confini naturali dell'Italia: essi sono inutili ad impedire le invasioni.


A Alternanza della potenza delle nazioni che fanno una terra di belve


A Vanità della virtù


A Creazione tutta umana degli Dei ( che vengono continuamente strumentalizzati dai vincitori)


A Contraddizione della natura che crea gli uomini per farli soffrire e dona a loro la ragione


Unico rifugio per questa situazione è il ritorno alla terra natale per una morte consolata dal pianto di altri " infelici compagni delle mie disgrazie ".



Alcuni cenni sui sonetti e le odi


Sono il risultato di un raccoglimento interiore molto vicino all'Ortis e al classicismo greco che però evidenzia un risultato foscoliano al massimo perché le figure che F. riprende diventano diverse dall'originale, acquistano nuove peculiarità che non possono precindere da Foscolo stesso.


Alla sera (1802/1803)

" . e mentre io guardo la tua pace dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge ."

Non è facile attingere un contenuto dal sonetto. Nella disperazione d'animo di Foscolo che vede calare la sera, si allontana lentamente la contingenza storica, l'appartenere al tempo (" .e intanto fugge questo reo tempo . ")

Temi principali:

Natura tempestosa specchio del suo animo irrequieto

Ardore ruggente di passioni

Desiderio di morte ( pace e riposo)

Mitizzazione della sera ( perché immagine della morte)


A Zacinto

Sonetto denso di affetto e meditazione che richiama miti centrali della poetica foscoliana:

Suggestione per i miti classici ( Ulisse)

Nostalgia della terra natale lontana

Evocazione solenne della virtù sfortunata ( bello di fama e di sventura) che verrà ripresa nei sepolcri

La Tomba


Il sonetto nasce da un dolore, da una tristezza d'esule ( riverenza verso la terra sacra) che però non sfocia in un ricordo personale del fanciulletto Foscolo ( del tipo leopardiano delle ricordanze), ma Zante diventa un'entità di proprio valore, al di là di ciò che il poeta può dare: Zacinto è il centro della scena che si allarga sempre più : dal mare fino alle isole feconde, alle nubi, alle fronde a tutta la luce che l'isola emana. Con Zacinto si evoca la mitologicità di quelle terre e gli eroi immortali che hanno in Ulisse il loro rappresentante. Il poeta esule esalta la figura di Ulisse tanto diversa da lui: Ulisse viene nobilitato dalla sventura mentre Foscolo si configura il proprio destino di una sepoltura deserta, illacrimata. L'accostamento dei destini di Foscolo e Ulisse è probabilmente il significante del sonetto: Ulisse bacia la sua petrosa Itaca mentre Zante non avrà altro che tale sonetto del proprio figlio: la tomba di Foscolo non sarà confortata dal pianto.



I Sepolcri


I motivi dei sepolcri sono già presentirei lavori precedenti: è pertanto un riassunto di passioni e riflessioni in cui si intrecciano miti, quadri storici, personaggi uniti da un elemento base: la tomba.


Cause remote: Poesia sepolcrale (T.Gray) / temi dei sonetti ( in particolare finale di Zante)

Cause prossime : Colloquio con Pindemonte ("I Cimiteri") ed editto di Saint Cloud (1804 che vietava l'apposizione delle lapidi sulle tombe)


L'editto di Saint Cloud era un'offesa ad una religione foscoliana della sepoltura ( Tomba = Simbolo). Le tesi di fondo sensistiche e materialistiche non mancano mai però : il mondo è materia, come l'uomo e la morte è disfacimento totale. Se Ortis si ribella a tale legge Foscolo ora la accetta con la ragione e contemporaneamente la respinge col sentimento che richiamando gli affetti umani stabiliscono una corrispondenza di amorosi sensi che può vincere la stessa morte. Il carme parte da una negazione e giunge ad affermazioni sempre più alte: dall'inutilità delle tombe per i morti si cresce ad affermarne l'utilità per i vivi e il valore affettivo che suscita e trapassa nel valore civile e patriottico fino ad esaltare le tombe quali ispiratrici della poesia che è per Foscolo scuola di vivere umano. Pertanto si instaura un rapporto diretto fra Tomba - Memoria - Ispirazione poetica.

L'arte rende quindi durature le memorie e le illusioni grazie alle quali è possibile alleviare l'angoscia del vivere.


Realtà e illusione nei sepolcri

Due sono le illusioni presenti nei sepolcri: illusione sentimentale e illusione pubblica.

Illusione sentimentale

Ortis non aveva avuto la forza e il tempo per maturare una concezione di illusione perché si era ucciso prima: Foscolo invece fa dell'illusione un elevato concetto di vita.

Le tombe sono illusioni per la ragione astratta ma non per l'uomo vivo che non può fare a meno degli affetti che legano gli uomini stessi, vivi o morti che siano. La polemica è quindi contro l'editto di S.Cloud che il nome ai morti contende ma soprattutto contro la concezione cristiana della morte alla quale Foscolo contrappone il senso vichiano della storia  e l'uscita dell'umanità dal proprio stato selvaggio nella scoperta del culto delle tombe.

Sapere che una tomba conserverà il nostro nome ci consola in vita dandoci il senso di non esser morti del tutto.

Illusione pubblica

Il Foscolo, deluso oramai dalle vicende storiche, si era sradicato dall'umana società. L'ideale di Foscolo era stata una concezione borghese affermatasi durante la riv. Franc. Che avrebbe portato ad uno stato di proprietari. Tale ideale era lontano: il dispotismo illuminato era destinato a fallire e Napoleone era oramai un tiranno. Non restava altro che scrivere per chi fosse in grado di intendere e non più per un popolo che aveva dimostrato di non esistere: il letterato diventa quindi l'aristocratica coscienza del popolo: LE ILLUS IONI LDELLA CIVILTA' ILLUMINISTICA ERANO FINITE: FOSCOLO SI PONE OLTRE A CIO' ED ELABORA UNA POESIA ISPIRATA CIVILMENTE E TRADOTTA IN MODO RAFFINATO ( vedi l'intonazione solenne e la mole enorme di riferimenti classici)


I sepolcri: un'analisi



L'impianto materialistico e l'inutilità delle tombe per i morti (vv.1 - 22)

Premessa materialistica: è forse la morte meno dura nelle tombe ? No, pertanto le tombe sono inutili per i morti poiché la morte è un annullamento totale. Attraverso le immagini della vita F. evidenzia la bellezza del vivere e la nostalgia della vita che scorre. Quando cioè il Sole non per me feconderà ancora della propria luce la terra e quando più non danzeranno le lusinghe delle ore future né sentirò più la poesia, unica forza direttrice delle mia vita , quale sarà un motivo di conforto il sapere che una lapide distinguerà le mie ossa da tutte le altre che la morte regala al mare ed alla terra ?



Persino la speranza abbandona il morto e l'oblio ricopre tutte le cose mentre forze misteriose le trasformano in continuazione e la natura trasforma ciò che rimane dell'uomo ( qui F. si rifà fortemente a Lucrezio).


L'ancoraggio per gli affetti dei vivi   (vv.23 - 90)

Perché il mortale dovrebbe negare a se stesso l'illusione che la morte non sia per lui la distruzione totale? Egli rimane vivo se riesce a stabilire un rapporto ( celeste corrispondenza d'amorosi sensi) con i vivi se la terra che lo nutrì riesce a conservare il ricordo attraverso un sasso. Solo chi non lasci eredità di affetti non ha gioia della tomba : la celeste corrispondenza. presuppone affetto tra vivi per il quale la tomba acquista un grosso valore sentimentale. E anche se in una prospettiva cristiana chiunque può essere perdonato, nella realtà chi non lascia affetti sarà abbandonato ad una zolla deserta.

Occasione del carme: editto di S.Cloud che il nome ai morti contende: e così senza tomba giace Parini che coltivò nella sua povera casa un alloro in segno di venerazione alla poesia (Talia) e la musa abbelliva i suoi versi satirici del Giorno ( l'aristocrazia lombarda a cui dolce è solo il muggito dei buoi).

Non sento più la tua presenza, o Musa, qui dove io siedo , sotto i tigli ( che ricordano l'Ortis); sai forse tu dove è sepolto il Parini, vai forse in cerca di lui e perciò non ti sento qui da me? La sua città dissoluta non lasciò neppure una pietra o una parola e forse egli è sepolto accanto ad un ladro o chissà. Senti la cagna raminga che vaga e l'upupa che si ripara dalla luce e rimprovera con il suo strido le stelle che illuminano il cielo notturno e le tombe dimenticate dagli umani. Esiste quindi una religione naturale per cui è la natura che interviene dove l'uomo non lo fa: non sorgono fiori sulle tombe se non ci sono le lodi dei vivi.


L'espressione vichiana ( tre età di sviluppo dell'uomo: divina - eroica - umana) dell'incivilimento umano (vv.91 - 150)

Dal giorno in cui si sono sviluppati i riti verso i morti le tombe hanno assunto un profondo significato storico: la funzione pubblica delle tombe era notevole (perché testimoniavano fatti) ma anche la funzione privata non era da meno (erano i numi tutelari domestici). Tale culto si tramandò in diversi modi a seconda dei popoli.

Descrizione specifica dei sepolcri che trova la propria realizzazione nelle tombe degli antichi ed in quelle degli inglesi. F. polemizza con la visione medievale delle tombe terrorizzanti e cupe perché nel medioevo la paura della morte viene portata all'estremo e tutto ciò riduce ad una vita preoccupata in cui si vive pensando alla morte e ai morti ed in cui la religione approfitta di tutto ciò. Foscolo propone la sua idea: due momenti esemplari sono il mondo classico ed ilo mondo inglese in cui la fede insana e contrastante con la ragione spinge le britanne vergini a pregare i numi tutelari affinché Nelson porti a termine l'impresa.

Ma F. ora dichiara guerra al proprio tempo e agli italiani del proprio tempo: l'aristocrazia lombarda in primis ( ricchezza e paura governano la società) che già da viva è morta poiché l'unica soddisfazione per lei è lo stemma che la raffigura. F. invece non sogna stemmi e reggi ma solo un luogo di pace, una tomba raccolta dove gli amici possano portare caldi sensi e trarre dalla poesia libera un valore.


Le tombe di S.Croce: un fondamento etico per tutti (vv.151 - 225)

Le tombe dei grandi accendono gli animi generosi a imprese magnanime, ma non dicono nulla ai mediocri. F. vede a S.Croce le tombe di Machiavelli, Michelangelo, Galileo e grida beata te, o Firenze per le tue bellezze naturali : la luna è resa lieta da quest'aria piena di vita, dalla luce che proviene dai colli, dal profumo che mandano i fiori al cielo. Firenze ha udito per prima il canto di Dante e quello di Petrarca che idealizzò il sentimento d'amore che nell'antica Grecia era stato sentito. Ma ancor più beata è Firenze perché accoglie in un tempio tutte le glorie italiane, le uniche rimaste da quando le Alpi poco protettive e l'alterna fortuna della sorte umana non riuscirono a salvare né le armi né l'arte né la patria. Resta così solo la memoria e se mai una speranza di gloria rifulgerà nella testa dei più forti si vedrà: la memoria così alta va cioè attualizzata per riprendere ciò che è stato perso.

Qui veniva spesso Alfieri vagando muto senza che nulla potesse alleviare i suoi dolori ( Rappresentazione tragica di Alfieri sdegnato dalla decadenza della patria. Alfieri = alter ego di Foscolo). Dalla pace sacra, religiosa, egli parla come una divinità e mette in rilievo i valori eroici della patria, e nutre gli stessi valori che alimentavano l'ira degli ateniesi contro i persiani a Maratona, dove poi Atene consacrò ai caduti tombe gloriose ( Maratona = S.Croce).

Versi 201 - 214 : descrizione della guerra tramite l'immagine del navigante che veleggia sotto quel mar.

Il valore religioso delle tombe induce ora il F. ad un'altra meditazione sui valori dei miti e sulla funzione della poesia: 3° apostrofe a Pindemonte. Anche le tombe dei grandi soggiacciono alla legge del tempo e alla distruzione: nascono così i miti che immortalano le imprese: i lidi dell'Ellesponto sembrano risuonare delle vicende di Aiace ed Ulisse e restituire alla morte un valore riparatore ( giustizia della natura). Aiace, lo sconfitto da Ulisse risultò poi vincitore perché la morte restituì a lui ciò che Ulisse gli tolse in vita ( le armi).


Le tombe dei grandi troiani e la funzione della poesia (vv.226 - 295)

Parallelismo tra Aiace e F. (entrambi sconfitti). F. si descrive fuggiasco che però da sconfitto ha come unica vittoria il canto della poesia: le muse chiamino me ad evocar gli eroi; F. sembra Dante: il suo scrivere diventa alta lirica che addolcisce il dolore dell'esilio.

Tutto muore con il tempo, anche le tombe, ed il silenzio vince la voce di 1000 secoli. Così nella Troia deserta splende il luogo in cui fu sepolta Elettra progenitrice dei Troiani. E lì si recava Cassandra che aveva il dono di predire il futuro ma anche la sorte di non essere ascoltata. Profezia della distruzione di Troia.

Il carme culmina con la celebrazione di Omero che sarà colui che canterà quelle stragi grazie al gemito delle tombe.

Potere della poesia: consolazione che rende eterna la memoria degli eroi greci presso tutta la terra e tutti i popoli. La conclusione dei sepolcri non a caso mette in luce un vinto: Ettore che avrà più della fama perché conoscerà il pianto di chi considera cosa sacra il sangue versato alla patria.







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