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L'IMPRESSIONISMO

letteratura



L'IMPRESSIONISMO




Il 15 aprile del 1874, a Parigi, in alcune sale prestate gratuitamente dal celebre fotografo Nadar, in Boulevard des Capucines, si apriva una mostra, organizzata da un gruppo di giovani pittori, in opposizione al Salon, l'esposizione ufficiale che consacrava la fama degli artisti. Nel 1863 perfino Napoleone III di fronte alle clamorose 848b14i proteste dei molti esclusi dal Salon, aveva fatto organizzare un Salon pubblico. L'atto era sembrato molto liberale, ma non aveva sortito nessun risultato. Nel caso della mostra del "74 l'iniziativa non era del governo ; era degli espositori stessi che se ne erano accollate anche le spese costituendosi in " SOCIETA' ANONIMA". Da vari anni questi artisti si battevano contro l'accademismo per l'affermazione di una pittura che interpretasse la realtà in maniera nuova, totale e libera. Il gruppo si era formato per aggregazione spontanea e per unità di intenti nella battaglia comune. Le idee, sperimentate giornalmente nella pittura, venivano fervorosamente discusse negli incontri che avvenivano al Caffè Guerbois dove gli artisti si recavano quando, tramontato il sole, diventava impossibile continuare a dipingere. Personaggio centrale ne era Edouard Manet, cui si affiancavano, con frequenza regolare o saltuaria Camille Pissarro, Claude Monet, Edgar Degas, Auguste Renoir e, più raramente e silenziosamente, Paul Cèzanne. La mostra ottenne un esito disastroso. L'incasso bastò appena a coprire le spese ; poche le opere vendute, scarsi i visitatori. Del resto, salvo l'eccezione di qualche intelligenza superiore ( Zola ) anche quei pochi visitatori si recavano alla mostra per curiosare, per ridere, per sbeffeggiare. Un altro critico, Louis Leroy, su un celebre giornale satirico, scrisse un articolo nel quale immaginava di accompagnare nella visita un vecchio pittore di fama sicura, tentando invano di spiegargli che quelle macchie, quelle "linguette" erano le "impressioni " dell'artista. Non soltanto usava anch'egli questa parola "impressione" se ne serviva perfino nel titolo: Mostra degli impressionisti. I quadri sembravano solo abbozzi in attesa di essere rifiniti. L'articolo del Leroy fece scalpore : da allora i pittori del gruppo vennero definiti da tutti " impressionisti ". L' "impressionismo" era nato ufficialmente. Tuttavia esso esisteva già da vari anni ; nelle discussioni che il gruppo teneva al Caffè, il termine era usato per sottolineare che noi percepiamo la realtà attraverso "impressioni" di forme, di luci, di colori. Il rapporto degli impressionisti con la realtà è dunque diverso da quello " Scuola di Barbizon", che, tuttavia, ha avuto un peso non indifferente per la loro formazione, avendo insegnato a dipingere la natura in piena libertà. La natura, gli impressionisti la rendono così come la vedono e non si limitano a rappresentare la realtà naturale, ma la comprendono. Qualunque soggetto sia trattato, esso vive solo per la vita che gli dà l'artista. Negli impressionisti non vi sono intenti politici, un po', forse, per la stanchezza generata dalle tante delusioni subìte, un po' per l'eterogeneità sociale del gruppo ma, soprattutto, proprio per l'indifferenza al tema. La modernità degli impressionisti è nel modo diverso di affrontare il problema del rapporto con la realtà. Essi si rendono conto che noi non percepiamo per frammenti isolati, definiti, immobilizzati, ma la sentiamo nella sua totalità e continuità. Nessun oggetto vive da solo ma in contesto generale. Lo spazio non è definibile, secondo le norme della prospettiva ( rappresentazione piana di una figura spaziale, che riproduce la visione che della figura ha un osservatore in una certa posizione ), perché esiste non soltanto in profondità verso il "punto di figura" ma anche a destra e a sinistra. Nella riproduzione pittorica dunque nulla potrà essere definito, enumerato come in un elenco, ma la realtà dovrà essere resa nella sua globalità come noi la percepiamo. Il nostro occhio vede oggettivamente ogni dettaglio sul quale si sofferma ma, la ragione, cogliendo solo "l'impressione" generale opera una sintesi. Di un grappolo d'uva, dice Manet, noi sentiamo l'essenza costituita da un certo numero di acini, ma non sapremmo certo dire da quanti. Gli impressionisti vogliono raffigurare la realtà con immediatezza, quale essa appare in un determinato momento e non rifarsi a temi storici e mitologici sentiti ormai come superati. La luce del sole definisce le forme e i colori di quel che vediamo, ed è quindi preferibile dipingere all'aria aperta e non al chiuso negli studi di pittura. Anche il disegno preparatorio sulla tela non è più necessario : sono le indeterminate variazioni del colore al mutare della luce che danno vita al quadro ; infatti la luce è l'elemento indispensabile per la visione : tutto ciò che è davanti ai nostri occhi è visibile solo se illuminato. È la luce che viene parzialmente assorbita o respinta scomponendosi nei vari colori . Essa passando da un prisma di vetro si scompone nei vari colori dai quali essa è costituita ( fenomeno della dispersione della luce ). La suddivisione in sette colori è quella tradizionale introdotta da *Newton . Lo spettro che si ottiene è, in realtà, costituita da una ricchissima gamma di colori che vanno dal rosso al violetto che si succedono l'uno all'altro con differenze cromatiche appena avvertibili. Tutto ciò che vediamo è luce e colore cangianti continuamente di minuto in minuto, a seconda dell'ora, e quindi della posizione della fonte luminosa, a seconda della stagione, a seconda del nostro punto di vista. L'impressionismo è il trionfo del colore ; l'accostamento di un colore al suo complementare diventa cosciente e sistematico negli impressionisti e genera la straordinaria luminosità dei loro quadri. Sebbene gli impressionisti siano esponenti di un'età, quella positivista, essi sentono l'impossibilità di ridurre questi fenomeni a qualcosa di statico. Gli, impressionisti, vanno al di là della loro epoca e preludono ad alcuni atteggiamenti propri della cultura moderna ; è per questo che si rendono anche il senso del movimento, quel movimento che è una ricerca costante dell'epoca nella riproduzione del vero quel movimento che fa parte dell' "impressione" che noi riceviamo percependo il mondo esterno. La loro resa costante della realtà li ha fatti talvolta qualificare come "realisti" e "naturalisti". Il realismo riproducendo il vero ed isolandolo dal contesto, e, comunque, gli dà spesso il significato di polemica sociale ; il naturalismo esprime la vita in tutte le forme, quella della natura e quelle create dall'uomo. Uno degli argomenti maggiormente dibattuti era, per esempio, quello delle plein air ( "aria aperta"). Altri come Degas, preferivano dipingere in studio ritenendo che l'impressione ricevuta dalla realtà venisse come filtrata attraverso il ricordo e quindi fosse più autentica. In un primo momento i vari artisti venivano tutti e sempre a Parigi fino a quando non si è verificata la cosiddetta " dispersione" : molti abbandonarono la capitale per rifugiarsi in un luogo tranquillo. La durata dell'impressionismo è breve : solo nel 1886 ( quando viene organizzata l'ultima mostra ) gli impressionisti raggiungono fama, benessere.




DIVISIONISMO E PUNTINISMO


La mentalità della fine dell'800 nutriva un'immensa fiducia nella possibilità della scienza e la ricerca si interessò anche del colore grazie all'apporto delle intuizioni e dello studio di alcuni di alcuni artisti che ritenevano che il colore visto dall'occhio umano fosse in realtà un miscuglio di piccolissime parti di colori puri. I pittori divisionisti puntinisti infatti costruiscono grandi quadri accostando fra loro minuti frammenti costruiti da pochi pigmenti e ottenendo così l'effetto di grandi campiture variamente colorate. I soggetti raffigurati sono solitamente momenti sereni tratti dalla vita quotidiana.





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