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LA CULTURA DEL POSITIVISMO

letteratura



LA CULTURA DEL POSITIVISMO


La nuova immagine della scienza

Gli ultimi decenni dell'Ottocento segnano il momento in cui la borghesia capitalistica rafforza e organizza il proprio potere, sia sul piano economico sia su quello politico. Lo sviluppo globale del momento ha un risvolto culturale nel razionalismo , che si fonda sull'idea che la realtà del mondo sia qualcosa di oggettivo e quindi di misurabile; esistono le cose gli oggetti e noi li possiamo percepire, conoscere, produrre. Adesso, vengono esaltate le scienze sperimentali, quelle che fanno uso di modelli matematici. Soprattutto la comparsa della grande industria esige un rapporto sempre più stretto tra produzione e scienza. Si produce così una esaltazione del sapere scientifico, invece la religione, la filosofia e la poesia, che avevano caratterizzato la cultura del romanticismo, passano in secondo piano e sono fatte anch'esse oggetto di indagini scientifiche.


La discussione sul "progresso": la corrente marxista

Per alcune correnti di stampo anticapitalistico, l'industria è il prodotto di una struttura economica condannabile (il capitalismo), che si impossessa di uomini e cose e li piega acriticamente al 737c28h l'interesse del profitto, schiacciando ogni altro spazio d'individualità e libertà. Per questa corrente di pensiero il mondo industriale, e con esso il capitalismo, è il frutto di un processo ineluttabile, che tuttavia dovrà necessariamente modificarsi ad essere superato dando origine a una nuova forma di società.


L'ideologia del progresso

Altre correnti di pensiero, invece, danno vita a una vera e propria ideologia del progresso, fondata sul convincimento che il sapere scientifico schiuda all'umanità un cammino inarrestabile di prosperità. L'idea del progresso tende a diventare una vera e propria fiducia collettiva nella capacità degli uomini di progettare il proprio futuro sulla base delle conoscenze scientifiche, un modo di pensare sé e il mondo. E' la fiducia che si esprime nella filosofia razionalistica del positivismo, che permea tutta la cultura del secondo Ottocento.




Un nuovo indirizzo filosofico: il positivismo

Il termine positivisme fu usato dal francese Simon per definire il metodo rigoroso delle scienze positive, quelle cioè fondate sull'osservazione dei fatti e la verifica sperimentale delle teorie. Venne usata l'espressione filosofia positiva per indicare il nuovo sapere che avrebbe dovuto riorganizzare la società europea, sulla base del potere spirituale esercitato dagli scienziati e del potere economico, in mano agli industriali. Su basi neo-illuministiche si sviluppa anche l'elaborazione sistematica del positivismo di Auguste Comte. A suo parere, l'umanità è passata attraverso varie fasi di sviluppo: la prima fu una fase teologica, in cui si considerava il mondo come un prodotto di principi soprannaturali; è seguita una fase metafisica, dominata invece da principi razionali; infine è giunto uno stadio positivo, in cui gli uomini hanno cessato d'interrogarsi sulle cause e sul perché dei fenomeni e sono passati a occuparsi del come essi si manifestano.


Le basi del positivismo

Il positivismo diviene l'indirizzo culturale dominante nella seconda metà dell'Ottocento. Le sue basi conclamate sono sostanzialmente tre: il ricorso all'esperienza e all'osservazione diretta dei fenomeni come necessario avvio del sapere scientifico; l'adozione del metodo comparativo; la ricerca di leggi e principi generali, che spieghino razionalmente la realtà così come si presenta.


La teoria dell'evoluzione di Darwin

Il frutto più noto della cultura positivista in campo scientifico è rappresentato dalla teoria dell'evoluzione darwiniana. La teoria si impone quindi grazie al naturalista inglese Darwin che ipotizza che la vita apparve all'inizio in forme molto semplici, che si modificarono via via secondo il principio della selezione naturale. Darwin sostiene la derivazione dell'uomo da una scimmia antropomorfa mettendo così in forte dubbio il racconto biblico per il quale l'uomo è stato creato direttamente da Dio.


L'evoluzionismo sociale di Spencer

Spencer rifiuta premesse finalistiche per studiare la realtà esterna, così come rifiuta premesse spiritualistiche per studiare ciò che chiamiamo anima: sia l'una che l'altra dipendono da processi di aggregazione, che avvengono secondo leggi evoluzionistiche naturali e necessarie che portano dal semplice al complesso.


IL RINNOVATO SFORZO CULTURALE DELL'ITALIA POSTUNITARIA


Il problema della lingua comune

All'esigenza di una cultura nazionale e popolare si lega anche il tema della lingua. Nell'Italia unita politicamente, si avvertiva in termini drammatici l'assenza di un tessuto linguistico comune alla nazione; se la lingua scritta era di fatto il toscano letterario, le popolazioni delle diverse regioni parlavano i dialetti locali.


Gli intellettuali e l'Italia unita

Quando nel decennio 1870-80 si diffonde anche in Italia la nuova cultura del positivismo e della scienza essa offre ali intellettuali inediti modelli per interpretare la realtà e schemi per comprenderla con maggiore precisione. Molti intellettuali trovano così nel positivismo le ragioni per impegnarsi con rinnovato slancio nella costruzione della nuova società italiana.


La diffusione della cultura positivistica in Italia

Il precursore della cultura razionalistica era stato in Italia, Carlo Cattaneo, tra i maggiori intellettuali dell'età risorgimentale. Ma l'approccio in qualche modo ufficiale della cultura Italia al positivismo si ebbe nel 1866.


LA REAZIONE AL POSITIVISMO E LA NUOVA CULTURA DECADENTE


La crisi del positivismo

Il passaggio dalla cultura positivistica alla nuova sensibilità decadente è l'espressione in tutta Europa di una fase di transizione, segnata da una vasta crisi culturale. Il travagliato passaggio dall'Ottocento al Novecento viene avvertito come il passaggio da un vecchio a un nuovo mondo. Cambiano infatti valori e ideali, cambiano i modelli tradizionali del sapere: la scienza, la filosofia, l'arte si danno nuovi scopi e nuovi strumenti.Negli ultimi decenni del secolo si rimprovera al positivismo di ridurre la conoscenza al puro sapere sperimentale della scienza. L'esaltazione acritica dei fatti finisce cioè con il perdere di vista altre dimensioni ineludibili nell'essere umano, quali l'inferiorità, il vissuto personale, la vita spirituale.


Il tema della crisi e della decadenza della civiltà



Sembra che scienza e ragione nulla possano contro un ciclo degenerativo che non ha rimedio. La sensazione di essere giunti alla fine di una civiltà genera il tema della decadenza che colpisce gli uomini, le loro civiltà e tutto ciò che esiste; decadente viene appunto definita la tendenza letteraria più tipica di questa età. Nasce così la sensazione apocalittica di essere giunti alla fine non di uan civiltà, bensì della civiltà tout court.


Nietzsche e la morte di Dio

Nietzsche rappresenta l'espressione più compiuta del moderno irrazionalismo. Nietzsche non riconosce più valore alla verità o alla morale tradizionale: i valori tradizionali sono fittizi, non c'è più nulla di certo, di stabile, di oggettivo. Nietzsche afferma che l'uomo contemporaneo è l'ultimo di un inarrestabile processo di decadenza incapace di produrre nuova storia.


Freud e la nascita della psicanalisi

Alla cultura del decadentismo fornì un decisivo contributo Freud fondatore della psicoanalisi. Il presupposto di Freud è che l'io degli uomini sia diviso: c'è in esso una parte cosciente, ma c'è anche una larga zona, l'inconscio, di cui non abbiamo né la coscienza né il controllo.


La cultura dell'irrazionalismo

Una estesa polemica antiborghese critica anzitutto la convinzione diffusa che il denaro, l'industria, il commercio tutto permeino e tutto permettano. Si condanna poi il fatto che la concreta esistenza di popoli, di etnie, di costumi e tradizioni locali, finisca compressa sotto un'indistinta umanità che nega le radici individuali e tutto assimila e confonde. Si enfatizzano perciò le differenze tra i popoli, tra le razze e le diverse tradizioni nazionali e, coerentemente si condanna il pacifismo socialista, in un quadro di risorgente nazionalismo che esalta la lotta come fucina di nuova concordia nazionale.


IL NATURALISMO FRANCESE


Sul tronco del romanzo realistico ottocentesco

Nato in Francia attorno al 1865 il naturalismo diviene per oltre un trentennio la tendenza letteraria dominante in Europa. Dal suo solco deriva, peraltro con accenti anche fortemente originali, il verismo italiano. Il naturalismo manifesta l'attenzione per la realtà e per il vero, oltrechè la preferenza per la prosa: è il romanzo che si offre come strumento privilegiato per una letteratura sperimentale che analizzi in maniera circostanziata la realtà. Al romanzo si affianca poi, la scelta della novella, il bozzetto breve che inquadra con precisione una condizione umana, un ambiente sociale.


La rappresentazione scientifica e oggettiva dei fatti

Il naturalismo si orienta verso una rappresentazione oggettiva, scientifica dei fatti della realtà; il narratore si documenta dettagliatamente su ambienti e situazioni e ricostruisce pezzi di vita, sulla bse dell'osservazione diretta della realtà.


Il vero dei naturalisti: un reale nudo e crudo, privo di idealità e di sentimento

Il naturalismo capovolge la preferenza che i romantici accordavano alla fantasia, all'immaginazione, al ricordo, cioè ai lati soggettivi e sentimentali dell'uomo, in quanto facoltà capaci di produrre il mondo. Il vero a cui aspira il naturalismo scientificamente e sociologicamente, non religiosamente o filosoficamente; vengono perciò rigettati l'individualismo, la tensione metafisica, il sentimentalismo dei romantici.


Un metodo scientifico per la letteratura

Il romanziere sostiene Zola, ha un compito analogo a quello dello scienziato: deve osservare la realtà e condurre esperimenti su di essa scomponendo i fatti e poi ricostruendoli nel loro intento meccanismo psicologico.Perciò gli scrittori naturalisti trasfondono nella letteratura conoscenze specialistiche, che vanno dalla patologia al folclore popolare, dalla biologia alle strutture economiche della società. Essi inoltre ricavano dalla teoria dell'evoluzione la convinzione che esistano fattori che condizionano con certezza il comportamento degli individui e della società; spetta allo scienziatoartista il compito di riconoscerli e rappresentarli.L'evoluzionismo offre alla letteratura naturalistica un inedito campo tematico, permettendo di legare con naturalezza i personaggi gli uni dagli altri, nell'arco di diverse generazioni: lo studio delle varie tappe del progresso umano è all'origine del ciclo dei Vinti di Verga.


La poetica di Taine: l'artista come scienziato, l'opera d'arte come documento e come organismo



Sia l'oggettività dei contenuti sia la scientificità del metodo nella creazione letteraria, capisaldi della poetica naturalistica, vengono teorizzati dal filosofo Taine. Nella visione di Taine, l'arte e la letteratura sono in sostanza inutili, se puntano a creare il bello svincolato da ogni altro fine di conoscenza; viceversa, se l'arte viene ricondotta al modello delle scienze esatte, le opere così prodotte dagli artisti offriranno documenti plausibili e utili a chi studia da osservatore la realtà sociale e umana. Taine riduce l'artista a uno scienziato, che studia e rappresenta gli uomini e la società alla luce dei fattori generali che da sempre guidano l'agire umano e che regolano anche il mondo dell'arte. Essi sono tre: la race: l'ereditarietà della razza, ovvero le radici etniche; il milieu: l'ambiente sociale che sta intorno al personaggio e nel quale una certa situazione si inquadra. Il moment: cioè il particolare momento storico, l'epoca contingente che influisce con i suoi caratteri peculiari. Cade perciò l'idea romantica dell'artista, visto come il genio che, creando, trasfigura liberamente la realtà; al contrario, egli ne viene direttamente condizionato. Per Taine, l'opera è in sostanza una sorta di organismo del quale possiamo conoscere le leggi.


Il programma dell'impersonalità

Il naturalismo sostiene il canone dell'impersonalità. E' cioè necessario che l'autore offra una riproduzione obiettiva, fedele e integrale di cose e situazioni reali, nascondendosi dietro alla propria opera. L'autore nasconde la propria mano, sforzandosi di far parlare la realtà; egli lascia che al lettore s'imponga l'evidenza oggettiva della realtà da lui rappresentata, in maniera, dirà Verga, che l'opera sembri essersi fatta da sé.


Un precursore:Flaubert

L'immediato precursore del naturalismo fu Flaubert. Quello di Flaubert è un realismo molto particolare in quanto racconta le cose in un modo apparentemente neutro e oggettivo, che in realtà risponde alle impressioni e alla sensibilità della protagonista. La precisa successione dei fatti, l'assoluto dominio stilistico, non sono cioè finalizzati a una rappresentazione al vero, bensì all'introspezione nel personaggio di Emma, realizzata mediante lievi accenni e continue, sottili rivelazioni.Per dare alla protagonista la parola anche quando tace lo scrittore utilizza per la prima volta con sistematicità il discorso indiretto libero e una focalizzazione impersonale ma centrata sul personaggio.


Dal bovarismo alla frammentazione della realtà

Emma è il simbolo del conflitto tra illusione e realtà, fra l'immagine interiore di una vita sognata e la caduta nell'esperienza umiliante. Nacque così il fenomeno di costume detto bovarismo, ovvero l'esaltazione delle segrete passioni femminili, represse dalla pubblica moralità e celebrate invece nei libri dell'amore romantico: un'esaltazione che resta estranea alle discussioni del femminismo più serio con le sue rivendicazioni dei diritti della donna, tanto che il termine bovarismo assunse presto un senso dispregiativo.


La scuola naturalista francese

Il termine naturalismo venne a indicare dopo Flaubert, una vera e propria scuola di scrittori francesi, che si riunivano al giovedì presso Zola. Da una parte abbiamo il vasto affresco sociale realizzato con un ampio ciclo di romanzi. Dall'altra parte, il naturalismo si concentra sulla forma breve della novella, il cui maestro fu Maupassant e al cui sviluppo viene un grande impulso dall'ospitalità che le concedono le pagine dei quotidiani.


I fratelli Edmond e Jules de Goncourt

Una prima parziale realizzazione del naturalismo provenne dai fratelli de Goncourt che funsero da tramite tra il realismo di Flaubert e lo studio oliano dell'ereditarietà fisiologica


Emile Zola: il capofila del naturalismo

Capofila indiscusso del naturalismo fu Zola che conservò sempre un contatto diretto con la realtà, sia la disposizione a piegare la penna con agilità di polemista alle più avanzate battaglie ideologiche e artistiche. Fu tra i patrocinatori della nuova pittura impressionistica di Monet; fu infine in prima linea contro gli ambienti conservatori, nella difesa di Dreyfus, l'ufficiale ebreo falsamente accusato da alto tradimento.Dal positivismo Zola accoglie il principio dell'ereditarietà fisiologica.


IL VERISMO ITALIANO




Luigi Capuana e l'elaborazione della poetica verista

Il maggior teorico del verismo fu Luigi Capuana che elaborò la poetica verista in molti articoli e saggi critici e le applicò in romanzo e novelle. Già nei saggi Capuana auspica che si abbandoni il dramma storico romantico e la tragedia classicistica, per volgersi a una scena più semplice, naturale, vicina al vero. Il pregio di Zola a parere di Capuana, è quello di avere riassorbito il mondo da lui fedelmente tratteggiato in una viva creazione artistica.


Giovanni Verga il maggior verista italiano

L'elaborazione della poetica verista si precisa quindi con le sparse prese di posizione del catanese Verga il maggiore dei nostri veristi. La cosiddetta sua conversione al verismo, dopo una serie di opere ispirate alla maniera del tardo romanticismo, viene fatta risalire al 1874, l'anno in cui Verga pubblicò la novella Nedda. La prima riflessione sui temi veristi e sul mondo degli umili la troviamo in un'altra novella, Fantasticheria.


Gli elementi originali in Verga

Verga auspica un atre che muova dalla realtà del documento umano cui parlava Zola. Ma Verga non intendeva affatto ridurre la complessità delle strutture psicologiche degli uomini alla consequenzialità delle leggi fisico-chimiche. Scompare dunque l'evoluzionismo in senso positivo, ancora presente nei naturalisti francesi; il progresso è una fiumana e può sembrare grandioso solo a chi lo contempli da lontano, nei risultati finali, che nascondono però gli egoismi, le lotte, le feroci passioni.


Differenze tra naturalismo e verismo; la letteratura veristica e la crisi del Mezzogiorno

In generale i veristi accolgono alcune esigenze di base del naturalismo: l'attenzione sistematica all'ambiente, l'osservazione rigorosa delle passioni umane, il desiderio di dare alla letteratura strumenti metodologici appropriati. Ma essi respingono l'astratto scientismo delle teorie di Zola, per esempio l'idea secondo cui sono le leggi fisiologiche e le tare ereditarie a determinare i caratteri individuali attraverso la lenta successione dei fatti nervosi e di sangue che si verificano in una stirpe. Il verismo italiano si differenzia dai modelli francesi in quanto privilegia l'interesse per la vita delle popolazioni contadine nelle diverse realtà regionali. Se in naturalismo francese ed europeo ha un carattere sociologico e scientifico, il nostro verismo è più mitico e arcaico, legato alla terra, alle sue tradizioni antiche, ai suoi influssi dialettali, alle voci primordiali di una natura selvaggia e lussureggiante.


I capolavori del verismo verghiano

Il capolavoro del Verga verista è il romanzo I Malavoglia che ha per sfondo i decenni della crisi della Sicilia postunitaria e che s'incentra sul motivo della sconfitta riportata, nella lotta per l'esistenza, dagli umili pescatori del pese siciliano di Aci Trezza. Inutile è l'ideale dell'ostrica di chi si chiude a riccio per difendersi dall'urto della marea. Vero protagonista dei Malavoglia è il coro degli abitanti di Trezza, che Verga coglie al vero, utilizzando la tecnica del discorso indiretto libero. Pure ambientate in Sicilia, ma ora nel mondo della campagna, stretto tra leggi ineluttabili e crude esigenze materiali, sono le novelle raccolte da Verga in Vita dei campi e nell'altra raccolta Novelle rusticane; qui Verga sperimenta la tecnica di una narrazione che sembra provenire dall'interno stesso del mondo primitivo dei personaggi. Allo stesso ambiente, ma con una più ambiziosa struttura, si rifà l'ultimo grande romanzo verghiano, il Mastro Don Gesualdo. Il protagonista Gesualdo vi appare come una sorta di anti-eroe, tragicamente sconfitto, nella sua ricerca del meglio, sia nella sfera degli affetti sia in quella della roba, alla quale aveva votato la propria esistenza.


Meriti e limiti della letteratura veristica

Il grande merito del naturalismo fu quello di aver dato vita a una produzione letteraria ricchissima, favorita tra l'altro dal notevole sviluppo dell'editoria e dall'incremento del pubblico dei lettori. Le idee della nuova poetica rinnovarono in profondità sia i temi sia il linguaggio tradizionale della letteratura. Più in particolare, il verismo italiano ha favorito un importante rinnovamento della lingua letteraria, promovendo una maggiore semplicità d'espressione e una inedita concretezza di temi e personaggi. Vanno però segnalati anche i difetti delle opere dei veristi italiani, il più importante dei quali consiste nelle frequenti cadute nel tono paternalistico, di superiorità, proprio di chi contempla dall'alto le sorti di essere inferiori, che si limita quasi solo a compiangere, senza un autentico tentativo di comprensione da di dentro.








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