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Giovanni Verga
Del positivismo Verga accoglieva esclusivamente i metodi di
indagine ma rifiutava la fiducia nel cambiamento e nel
PROGRESSO. Anche Verga parlava di progresso e lo definiva
"grandioso nel suo risultato" ma solo se "visto nell'insieme, da
lontano" "il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e
febbrile che segue l'umanità per raggiungere la conquista del
progresso". Portava l'attenzione, diversamente da altri, non
sulle conquiste ma sul prezzo che questo comportava, più che
celebrare i vincitori, Verga pone la sua attenzione "ai deboli
che restano per via." Partendo da questa predilezione per i
deboli, dalla sua sfiducia nel progresso la rappresentazione
verghiana non poteva che risolversi in una analisi
dell'esistente ma priva di prospettive e di sbocchi. Proprio i
presupposti indispensabili del progresso costituivano nei suoi
due romanzi maggiori il "peccato originale". La
trasformazione sociale in atto in Italia non viene accettata da
Verga per gli sconvolgimenti della società agricolo-arcaica che
essa comporta e per i nuovi valori.
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