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GABRIELE D'ANNUNZIO - Cronologia

letteratura




GABRIELE D'ANNUNZIO




Cronologia


1863 Nasce a Pescara il 12 marzo.



1874 Viene iscritto al collegio Cicognini di Prato, dove resta sino al completamento degli studi liceali (1881).

1879 Pubblica una raccolta in versi, Primo vere, che esce in seconda edizione l'anno seguente; Giuseppe Chiarini scrive che l'Italia ha un suo nuovo poeta.

1882 Pubblica le raccolte poetiche Canto novo e Intermezzo. Lo "scandalo" della sua relazione con la duchessina Maria Hardouin di Gallese si conclude col matrimonio.

1889 Il Piacere .

1891 Dal matrimonio con Maria Hardouin nascono tre figli. Si trasferisce a Napoli: collabora al "Corriere di Napoli"; inizia una relazione con Maria Anguissola, principessa Gravina.

1892 Pubblica il romanzo L'Innocente e la raccolta di liriche Elegie Romane.

1893 Pubblica la raccolta di liriche Poema Paradisiaco .

1894 Pubblica il romanzo Trionfo della morte.

1895 Collabora con la rivista "Il Convito", che lo mette in contatto con il gruppo antidemocratico dei simbolisti europei. Scrive la Vergine delle rocce, ispirato da un viaggio in Grecia sullo yacht di Scarfoglio.

1897 Inizia la frequentazione con Eleonora Duse. Partecipa alle elezioni, e viene eletto deputato, con un programma di chiara impostazione nazionalistica.

1898 Vive a Settignano (Firenze) nella villa "La Capponcina "; la Duse, con la quale ha una relazione amorosa, risiede lì vicino.

1899 L'opera teatrale La Gioconda, interpretata dalla Duse, ottiene un grande successo.

1900 Il romanzo Il Fuoco suscita scandalo per le spregiudicate rivelazioni sugli amori con la Duse.

1903 Pubblica i primi tre libri delle Laudi (Maia, Elettra, Alcyone).

1904 Successo dell'opera teatrale La figlia di Jorio . Continua a produrre per il teatro (1905 La fiaccola sotto il moggio, 1908 La Nave), coltiva più relazioni amorose, si circonda di lussi di ogni genere e si dà a spese smodate. Ad un certo punto, non potendo più tenere a bada i creditori, è costretto ad abbandonare l'Italia (ma egli parlerà di "volontario esilio").

1910 Vive a Parigi e ad Arcachon (in riva all'Atlantico); scrive in francese Le martyre de Saint Sébastien.

1913 Compone le Canzoni per la gesta d'Oltremare ad esaltazione dell'impresa libica (costituiranno il quarto volume delle Laudi  intitolato Merope. Le nuove amanti sono una russa ed una pittrice americana.

1915 Ritorna in Italia e partecipa attivamente alla propaganda interventista. Durante il primo anno di guerra rimane ferito ad un occhio durante un atterraggio di fortuna.

1916 Con gli occhi bendati e servendosi di strisce di carta contenenti una sola riga, inizia a scrivere il Notturno

1918 In febbraio compie la cosiddetta "beffa di Buccari", in agosto sorvola Vienna lanciando manifestini.

1919 A capo di volontari, occupa militarmente Fiume , in opposizione al governo italiano: la abbandonera' in seguito all'intervento dell'esercito italiano.

1921 Si stabilisce a Villa Cargnacco, sul lago di Garda, che trasforma nel "Vittoriale degli Italiani ".

1924 Pubblica il primo dei due volumi de Le Faville del maglio; il secondo verra' pubblicato nel 1928.

1937 Viene nominato presidente dell'Accademia d'Italia da Benito Mussolini e celebra la conquista dell'abissinia con i versi e le prose di Teneo te Africa.

1938 Muore di emorragia celebrale il primo marzo.




Il piacere -D'Annunzio


Diviso in quattro parti (o libri), il Piacere non segue rigorosamente l'ordine cronologico degli avvenimenti. All'inizio ci viene presentato il protagonista, il giovane conte Andrea Sperelli, che in un pomeriggio di dicembre (1886) attende nel suo raffinato appartamento, in cima a piazza di Spagna, a Roma, la sua antica amante, la divina Elena che dopo il gran commiato della primavera dell'anno precedente ha casualmente incontrato, ricevendone la promessa di abboccamento. Ma Andrea non ottiene da questo incontro quel che sperava. Segue, giustificata dai dialoghi e dalle rievocazioni dei due protagonisti, la narrazione retrospettiva del loro precedente rapporto, che occupa i primi due libri. Andrea quindi, ossessionato dai ricordi, si stordisce nella disipazione erotica, e viene gravemente ferito in duello da un rivale. Durante la convalescenza, in casa di una cugina, conosce un'amica di questa, Maria Ferres, la cui spirituale bellezza lo affascina e della quale poi si innamora. Anche Maria è conquistata dalle raffinate qualità di Andrea. Ma con l'autunno entrambi lasciano la villa. Ritornato a Roma (libro terzo), Andrea riprende la sua vita di disincantato piacere; incontra intanto Elena, ma anche Maria ora è a Roma. Andrea con ambiguità e freddezza incalza e circuisce l'una e l'altra. Quando nella prima notte d'amore con Maria, Andrea, nell'impeto della passione, si lascia sfuggire l'invocazione ad Elena, tutto crolla e Maria, inorridita, fugge.

Ma mi vorrei soffermare un attimo sulla tipologia del personaggio Andrea Sperelli.
Sperelli è stato il personaggio più noto e divulgato fra i tanti creati da D'Annuzio, ed è il risultato il risultato di un'abile contaminazione fra l'esperienza biografica dell'autore e sollecitazioni culturali straniere. Egli rappresenta la versione italiana dell'eroe decadente e D'Annunzio non trascura occasione per mettere in luce la sua aristocratica ascendenza, la sua bellezza e gagliardia fisica, la sua raffinatezza, il suo costante impegno per dare alla vita una dimensione estetica. La singolarità dei gusti di Andrea Sperelli, il suo distacco dalla norma, sono tutte caratteristiche dell'eroe decadente europeo, ma D'Annunzio si sofferma a precisare, delineando così una figura non priva di implicazioni autobiografiche, che Sperelli è anche un artista: eleggeva nell'esercizio dell'arte gli strumenti più difficili, esatti, perfetti, incorruttibili: la metrica e l'incisione. Il suo spirito era essenzialmente formale. Piu' che il pensiero amava l'espressione.
Nel suo primo romanzo, quindi, D'Annunzio riversò tutto il decadentismo europeo, dimostrando già a venticinque anni una incredibile capacità di apprendimento e di elaborazione.

Commento introduttivo

Nel 1889 , quando il naturalismo e il positivismo sembrano oramai conquistare pienamente la cultura italiana e Verga pubblica in volume il Mastro don Gesualdo , D'Annunzio dà alle stampe il romanzo attraverso cui entra nella nostra letteratura il personaggio dell'eroe decadente. Così come quasi un secolo prima l'eroe dalle passioni sconvolgenti e assolute Jacopo Ortis aveva diffuso la cultura e la sensibilità romantica in Italia, ora il protagonista del Il Piacere, Andrea Sperelli, si fa propulsore e mediatore della tendenza più recente e raffinata della cultura decadente europea, l'estetismo. Come sottolineò Croce, con D'Annunzio «risuonò nella letteratura italiana una nota, fino ad allora estranea, sensualistica, ferina, decadente».

Servendosi dei più svariati materiali, soprattutto francesi ( Baudelaire, Flaubert, Huysmans, Verlaine, Moréas, i preraffaelliti, Wagner e molti altri ancora ), quasi volesse costruire con la sua opera - dice Mario Praz- «una monumentale enciclopedia del decadentismo» , D'Annunzio si propone di uscire dai limiti del naturalismo, non più imitando, ma continuando la natura. Quindi, inaugurando con Il Piacere un tipo di prosa introspettiva - psicologica che conoscerà in seguito notevoli favori , tenta di scandagliare le complicazioni e le deviazioni della vita mondana e amorosa del protagonista «ultimo discendente d'una razza intellettuale», educato dal padre a costruire la propria esistenza come «un'opera d'arte».

Il culto dell'arte, la risoluzione della vita stessa nell'arte, la ricerca del bello e di tutto ciò che è prezioso nel più assoluto distacco da ogni convenzione morale, il disprezzo per la volgarità del mondo borghese, accomunano l'Andrea Sperelli di D'Annunzio al Dorian Gray di Oscar Wilde e al Des Esseintes di Huymans, e ne fanno la versione Italiana dell'esteta decadente.

Non solo, ma 1' «anima camaleontica, mutabile, fluida, virtuale» di Andrea Sperelli rivela quella mancanza di autenticità , di forza morale e di volontà che si ritroverà in tanti personaggi decadenti, crepuscolari, inetti e indifferenti che affollano la letteratura di questo secolo. Duplice e ambigua appare dunque questa figura in cui convivono il grandioso il meschino ; e in modo altrettanto duplice, D'Annunzio si immedesima e si distacca da essa.

L'estetismo dannunziano inoltre, abbagliando ed incantando il lettore, trionfa nell'elencazione e nella descrizione delle opere d'arte, degli oggetti raffinati e preziosi di cui ama circondarsi la frivola e mondana Roma degli anni Ottanta, nuova capitale, centro del nuovo giornalismo e della nuova editoria. Non la Roma classica «dei Cesari,. degli Archi, delle Terme, dei Fori» - che al tempo de Il Piacere aveva il suo vate in Carducci- ma la Roma tardo-rinascimentale e barocca «delle Ville, delle Fontane, delle Chiese» era il grande amore di Andrea Sperelli . Ma da tutta quella magnificenza spira un senso di decadenza e di disfacimento per cui Roma sembra adagiarsi «tutta quanta d'oro come una città dell'Estremo Oriente, sotto un ciel quasi latteo, diafano» in «una primavera de' morti, grave e soave». Roma, capitale dell'estetismo, sembra una nuova Bisanzio, capitale del declino imperiale. E Il Piacere diviene il romanzo della Roma bizantina.





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