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Appunti sul dialetto

letteratura



Appunti sul dialetto

Cosa è, le sue caratteristiche, quali e quanti dialetti, le differenze rispetto alla lingua, e la sua importanza nell' Italia di oggi e di domani.



Per dialetti si intendono, le parlate locali o regionali 555j93f usate da piccoli gruppi o minoranze all' interno di un contesto nazionale unitario.

Se esaminata nel nostro contesto nazionale, questa definizione, risulta inesatta: in Italia, il dialetto non è

affatto una parlata delle minoranze, ma bensì, costituisce la scelta linguistica di comunicazione maggiormente usata in Italia attualmente.

Questo fenomeno è forse il risultato della tardiva unificazione nazionale dell' Italia che ha portato al forte mantenimento delle diverse lingue italico-latine presenti negli stati italiani prima del 1861.

Si calcola infatti che in Italia circa l' 80% della popolazione parli il dialetto soprattutto in casa e nelle città, e che esso sia prevalente al nord piuttosto che al sud Italia, inoltre sono gli ultrasessantenni a detenere il primo posto nella classifica dei parlatori di dialetto in un contesto regionale che vede primo il Friuli e ultima la Toscana .



In Italia i diversi dialetti sono divisi in quattro fasce geografiche dallo studioso Tullio de Mauro:

Varietà Settentrionale, Varietà Toscana, Varietà Romana e Varietà meridionale.

Elencare le differenze morfologiche, sintattiche o lessicali di queste quattro fasce essenziali in cui

l' Italia è divisa, risulterebbe lungo e complicato; ci limiteremo per cui a fornire qualche vocabolo che riassuma le caratteristiche principali di ogni fascia nella tabella






Varietà Settentrionale


Situassione, Barbone, Michetta, Omino, Terrone, Papà

Addolcimento dell "Z" pronuncia molto secca e precisa





Varietà Toscana


'Asa, Coltrone, Figlioli, Babbo, Conigliolo...

(Per noi toscani, non servono altri esempi).





Varietà Romana


Abbacchio, Burino, Lavabbile, Pizzardone

Raddoppiamento consonantico della "B"




Varietà Meridionale


Fiumara, Puparo, Guaglio', Vurria, Galantuomo

troncamento del finale, morfologia dei verbi




Le differenze tra la lingua parlata e il dialetto sono certamente un numero infinito, in molti dialetti per esempio, si potrebbe parlare addirittura di lingue "diverse" dall' italiano, si può solo dire che le differenze sono meno evidenti in regioni aperte agli scambi con le altre regioni oppure la dove vi è stata un immigrazione, perché un dialetto particolare, perde importanza quando non si trova in un contesto stabile dove non è disturbato dagli influssi di dialetti diversi.

L' italiano "migliore", è comunque parlato dalle regioni abitate un tempo dagli etruschi che come tutti sanno ebbero un diverso rapporto con il latino (vedi graduatoria dialetti Toscana).

L' importanza del dialetto, sta comunque nel fatto che è vicinissimo alla vita vera della gente, alla concretezza dei rapporti tra gli uomini e rappresenta una diversità di radici storiche, di culture, di esperienze umane che non deve andare perduta.

E' importante conoscere la lingua nazionale come strumento di comunicazione fra tutti, ma i "tutti" di una comunità come l' Italia non sono tutti uguali, sono "diversi" e questa diversità è una ricchezza che va mantenuta, difesa, valorizzata.

Vorrei concludere riportando un testo vernacolo di un autore di cui si tralascia il nome perché ancora poco noto, ma che sicuramente è destinato a una fama non immeritata, testo che appunto affronta concretamente e in dialetto il tema della diversità.


'NTRODUZIONE

Io 'redo che cor vernaolo 'un si possa solamente scherzà in sulle becerate; i discorsi di 'uesto tipo fanno scompiscià dar gran ride, gl'è vero, però er vernaolo, ar mì parere, gl' è più bello per parlà delle 'olline di 'ue tempi là, come ce l' avrebbe dette un contadino co' 'alli alle mane. O anco per esprime robba un pò più profonda e magari anco per descrive una piaggia cor grano maturo e non come diano le genti di oggi "una bella distesa di frumento ", A dì così son tutti boni, 'nvece er vernaolo nostro si sa parlà artro che noi e ci rende un poino più diversi dall' artri di 'uanto 'un siamo già, e per di più, c'aiuta a mantené le nostre tradizioni, la nostra 'ultura, e a riordà la storia 'n di dove siamo venuti.

E tutte 'ueste ose glienno dimorto 'mportanti perché, una vorta dimentiate, si son perse e allora si doventa tutti uguali e fatti 'ollo stampino e, sempre seondo Beppe - che s' arè io- , er mondo gliè più bello 'uando semo tutti 'n pò speciali e tutti 'n pò diversi.


F.to Beppe


Riordo del 31 Agosto 1944


Oh Pisa mia! glieri 'osì bella !

Ci 'avevi 'r domo tutto lustro dar marmo

e ora è nero, affummiato dalle bombe.

Piazza de' miraoli era l' orgoglio di tutti e 'pisani,

'r core di Pisa 'ntera.

La nostra piazza dove si gioava bimbetti

e si sentiva 'r sapore der vento 'n bocca,

vella piazza che ti stringeva 'r core

e se chiudevi ll' occhi, vedevi 'r mare

è piena delle bue delle granate.

Oh Pisa mia !

tu eri la mi' più bella donna 'n fondo ar core,

sè ora martoriata dalle bombe de' tedeschi.

Er camposanto vecchio, stendardo della gloria tua,

neanche 'uello hanno risparmiato.

Poveri e mì lungarni! tutti sfatti dalla furia nemia!

Mille furono 'e morti,

ma 'r popolo pisano cor su' forte 'ore,

anche dopo mille ammzzamenti 'ome questo,

continuerà a esse ribelle,

come la su' torre:

che gli è piegata, sì !

ma un vo' cascà a' piedi der nemio.


























































































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