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SENECA: Consolatio ad Helviam Matrem -Riassunto-

latino



SENECA: Consolatio ad Helviam Matrem -Riassunto-


Seneca inizia la consolazione dicendo di aver a lungo meditato sullo scriverla o meno, perché temeva di non ottenere il risultato sperato. Tuttavia dice che, affinché abbia successo, il dolore nel cuore della madre deve essere rinvigorito, per poterlo poi eliminare. Ammette che questo può sembrare un controsenso, ma è lo stesso metodo usato dai medici. Così inizia un lungo elenco di esempi delle sventure capitate alla madre (soprattutto lutti). Dopodiché Seneca afferma di vincere il dolore della madre dicendole che egli è in salute e non è infelice,  e neanche può diventarlo, esorta dunque la madre a credergli 717d36h . Inizia poi una sorte di critica alla gente comune, che si lascia trasportare e abbindolare dalla buona sorte, e quando poi l'avversa giunge li coglie impreparati. Seneca invece è sempre all'erta, così non si affida alla buona sorte come non si affida all'opinione comune. Ad esempio tutti giudicano male l'esilio. Per Seneca non è altro che un cambiamento di luogo, proprio come fa moltissima gente trasferendosi nelle grandi città, non ha bisogno dell'attaccamento alla patria, è come se fosse sempre in esilio; inoltre poiché anche le cose divine sono sempre in movimento, e cambiano sempre dimora, come può l'esilio essere un male? Tutte le migrazioni di popoli, le conquiste, sono un esilio collettivo. La stessa Roma risale ad un esule che ha perso la patria e la ha fondata. Tutto ciò è stato però stabilito dal Fato. Inoltre non ci può essere esilio in senso cattivo nell'universo, perché nulla nell'universo è estraneo all'uomo.



Seneca passa ora a trattare delle difficoltà dell'esilio, e dice che le necessità per un uomo sono ben poche, quelle sufficienti per sopravvivere, un riparo dal freddo e alimenti; tutto il resto è superfluo viene dopo, e per i più raffinati l'esilio sarebbe la cura ideale per guarire il corpo dagli eccessi inutili ricercati in vita. La condotta di vita sfrenata porta l'uomo a impazzire, questo capita a chi non usa ragionevolmente le ricchezze perché il desiderio non viene mai appagato, la ragione e la natura bastano di poco. Nessun esilio quindi ha così poche risorse da poter essere considerato un male, perché l'esule riesce comunque a vivere, purché si tenga nei limiti del bisogno. Quello che è messo alla prova in esilio è il corpo dell'esule, ma la sua anima no, è libera e vaga per l'universo con il pensiero. Seneca continua la sua critica alla morale del tempo, si avventa soprattutto sui ricchi e sui poveri che si lamentano della loro condizione, quando anche personaggi illustri come Menenio Agrippa e Platone non navigavano in fiumi d'oro, tutt'altro. Ma se si è ben temprati dalla sorte, si è pronti ad affrontare tutto quello che verrà, non solo alcuni eventi. Cosicché un uomo grande e illustre, resta tale anche se cade a terra, e non va disprezzato se macchiato dall'esilio. Dopo questa ricca argomentazione Seneca dice alla madre che non ha motivo di piangere per lui, ma piange per se stessa, quindi la causa è in se. La prima è che soffre perché ha perduto un sostegno, e Seneca inserisce vari e toccanti episodi di vita quotidiana che la madre finge di raccontare, e aggiunge poi che la sorte l' ha punita ancor di più perché al momento della notizia dell'esilio la madre né era presente, né era preparata ad una simile notizia, ma viene confortata dicendo che non è il primo dei mali che ha sconfitto. Seneca afferma poi che il miglior comportamento non è il non lamentarsi o l'esagerare, ma trovare il compromesso tra ragione e sentimento cioè sentire il dolore ma dominarlo. Il filosofo dice poi che la madre ha sempre condotto una vita nel rispetto della moralità e che non deve abbandonarla ora, giustificando il suo dolore dicendo che è il tipico comportamento femminile; cita allora alcuni esempi di madri famose che hanno sopportato stoicamente il dolore, ed esorta la madre a fare altrettanto. Seneca dice che non è aggirando il dolore, non pensandoci che si può credere di guarirlo, ma l'unica via sono gli studi. Mentre però starà per iniziarli ha bisogno di sostegni cui aggrapparsi: come i fratelli di Seneca stesso che onorano la madre e si prenderanno cura di lei, i nipoti che la faranno divertire con la loro allegria, il padre di Elvia che sarà sempre un punto di riferimento per lei, e soprattutto la sorella, che è in grado di aiutarla o ad uscire o a sopportare il suo dolore, perché essa è una donna "più che perfetta", come ha dimostrato quando ha salvato, nonostante afflitta dal dolore e dalla paura, il corpo del marito morto in mare durante una burrasca, Seneca esorta dunque la madre ad accostarsi a lei ogni qual volta che ne sentirà il bisogno. Seneca assicura la madre che non sta celebrando la gloria della zia ma vuole che la madre capisca l'esempio per poter dimostrare un carattere come il suo. Egli dice infine alla madre che è normale pensarsi a vicenda, ma ella non deve pensarlo triste, bensì euforico e in buona salute, perché il suo animo si dedica agli studi di ogni tipo.




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