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IL PENSIERO
UN EPOCA DI CRISI
La figura di Sallustio è segnata dalla crisi profonda che pervade la sua epoca e che prende corpo nella grave questione istituzionale che vede il passaggio dalla repubblica a principato. I dati anagrafici lo collocano adolescente negli anni che scontavano le conseguenze del regime sillano, un disegno razionale che aveva tentato di ripristinare l'a 616b16g utorità del senato ricorrendo a misure tanto drastiche nell'immediato quanto inefficaci o pericolose per l'avvenire.
LE CONSEGUENZE DEL REGIME SILLANO
Peraltro la costituzione di Silla non aveva fatto altro che
tamponare le numerose falle del governo oligarchico, che si rifiutava di aprire
il senato ai ceti emergenti. Sallustio non avrà vissuto che il ricordo degli
anni sillani, ma di certo aveva ben presenti le conseguenze del regime, che
ripetutamente nel De coniuratione
Catilinae presenta come l'inizio del processo degenerativo della sua epoca.
Proprio negli anni successivi al
UN VENTENNIO DI VIOLENZE POLITICHE
Sono note le vicende che seguirono, tra le quali: nel
UN CONSERVATORE DALLA PARTE DEI POPULARES
Doveva essere davvero difficile per un uomo impegnato nell'attività pubblica concepire idee politiche originali in un momento in cui a un alto tasso di violenza politica faceva riscontro una scarsa differenziazione ideologica tra le fazioni in lotta. Oggi, infatti, la maggior parte degli storici considera la lotta politica nella tarda repubblica come uno scontro tra fazioni nobiliari per la conquista del potere. La stessa opposizione tra optimates e populares non va intesa come uno scontro tra due partiti, ciascuno con la propria ideologia: in realtà gli optimates non spiravano ad altro che a conservare i propri privilegi; i populares cercavano l'appoggio del popolo solo come strumento per la conquista del potere. All'interno di questo panorama politico, Sallustio scelse di schierarsi con i populares e con Cesare, in cui vedeva l'uomo in grado di salvare lo stato dal malgoverno del senato. Già nel Bellum Iugurthinum la corruzione e l'inadeguatezza del senato erano i principali motivi d'instabilità della res publica. Secondo il De coniuratione Catilinae, poi, l'antidoto allo strapotere del senato non andava cercato nella sovversione totale di cui si faceva promotore Catilina, ma nel moderatismo sociale della politica di Cesare, fondata sul rispetto della legalità e della proprietà privata. La fortuna di Sallustio seguì l'ascesa di Cesare.
LE ESPISTULAE AD CAESAREM: DALLA SPERANZA ALLA RASSEGNAZIONE
Non tutti sono convinti dell'autenticità delle due Epistulae ad Caesarem: certo è che esse combaciano alla perfezione con il ritratto politico di Sallustio che emerge dalle altre opere. Mentre, infatti, nella seconda delle due epistole Sallustio suggeriva a Cesare un programma di riforme inteso a restaurare i boni mores del passato e la libertas dell'antica repubblica, nell'altra lettera lo storico appare molto più freddo nei confronti del dittatore. Scritta dopo la battaglia di Tapso, la lettera fa riferimento all'immagine di un Cesare ormai padrone di Roma al quale si poteva solo chiedere clemenza.
LA "SOLITUDINE" DI SALLUSTIO
Ha così origine quella che Italo Lana chiama la "solitudine" di Sallustio. Ancora prima che la morte del dittatore lo inducesse a ritirarsi dall'attività pubblica, Sallustio aveva scelto di tenersi in disparte, assumendo una posizione che non aveva più nulla dell'uomo di parte. Nelle due monografie egli appare sempre più scettico sul futuro di Roma, uno stato le cui condizioni facevano temere - anche se non ancora prevedere - la fine per opera di un nemico esterno.
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