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Esopo - Favole

greco



Esopo - Favole

3 - Le due bisacce

Anyrvpvn ekastow duo phraw ferei, thn men emprosyen, thn de opisyen, gemei de kakvn ekatera: all' h men emprosyen allotrivn, h de opisyen tvn autou tou ferontow. Kai dia touto oi anyrvpoi ta men ej autvn kaka oux orvsi, ta de allotria panu akribvw yevntai.

Ciascun uomo porta due bisacce, una davanti, l'altra dietro, e ciascuna delle due è piena di difetti, ma quella davanti è piena dei difetti altrui, quella dietro dei difetti dello stesso che la porta. E per questo gli uomini non vedono i difetti che vengono da loro stessi, mentre vedono assai perfettamente qu 747c27h elli altrui.

4 - La gallina dalle uova d'oro

Orniya tiw eixen va xrusa tiktousan: kai nomisaw endon authw ogkon xrusiou einai, kteinaw, eurhken omoian tvn loipvn orniyvn. O de, ayroon plouton elpisaw eurhsein, kai tou mikrou esterhtai ekeinou. O muyow dhloi oti dei toiw parousin arkeisyai kai thn aplhstian feugein.



Un tale aveva una gallina che faceva le uova d'oro, e credendo che dentro di essa ci fosse una massa d'oro, avendola uccisa, la trovò simile alle altre galline. E lui, avendo sperato di trovarvi una ricchezza ammassata, fu privato anche di quella piccola ricchezza. La favoletta mostra che bisogna accontentarsi dei beni presenti e fuggire l'insaziabilità.

7 - La volpe davanti a una maschera da teatro

Alvphj eiw oikian elyousa upokritou kai ekasta tvn autou skeuvn diereunvmenh, eure kai kefalhn mormolukeiou eufuvw kateskeuasmenhn, hn kai analabousa taiw xersin efh: "v oia kefalh, kai egkefalon ouk exei". O muyow prow andraw megaloprepeiw men tv+ svmati, kata de cuxhn alogistouw.

Una volpe che era entrata nella casa di un attore e che esplorava ciascuno dei suoi arredi trovò anche una maschera da teatro lavorata con molta abilità, e avendola sollevata con le mani disse: "Oh, quale testa, ma non ha cervello". La favoletta si addice agli uomini splendidi di corpo, ma stolti di mente.

8 - La volpe e l'uva

Alvphj limvttousa, vw eyeasato epi tinow anadendradow botruaw kremamenouw, hboulhyh autvn perigenesyai kai ouk hdunato. Apallattomenh de prow eauthn eipen: "omfakew eisin". Outo kai tvn anyrvpvn enioi, tvn pragmatvn efikesyai mh dunamenoi di' asyeneian, touw kairouw ativntai.

Una volpe che aveva fame, come vide su una vite dei grappoli sospesi, volle impadronirsene ma non poteva. Allontanandosi disse fra sé: "Sono acerbi". Così anche alcuni uomini, non potendo raggiungere i propri scopi per inettitudine, accusano le circostanze.

16 - Il contadino e la serpe

Gervn tiw gevrgow xeimvnow vra+ ofin eurvn upo kruouw pephgota, touton elehsaw kai labvn upo kolpon eyeto. Yermanyeiw de ekeinow kai analabvn thn idian fusin, eplhje ton euergethn kai aneile. Ynhskvn de elege: "dikaia pasxv, ton ponhron oikteiraw". O logow dhloi oti ametayetoi eisin ai ponhriai, kan ta megista filanyrvpeuvntai.

Un vecchio contadino durante la stagione dell'inverno, avendo trovato una serpe intirizzita dal freddo e avendone avuto compassione, la prese e se la mise in seno. Quella poi, riscaldandosi e riprendendo la propria natura, ferì il benefattore e lo uccise. Allora lui morendo disse: "Ho quello che mi merito, poiché ho avuto compassione di quella malvagia". La favola mostra che i malvagi sono immutabili, anche se sono trattati con estrema bontà.

19 - Il cane che porta la carne

Kuvn kreaw exousa potamon diebaine. Yeasamenh de thn eauthw skian kata tou udatow, upelabe eteran kuna einai meizon kreaw exousan: dioper afeisa to idion, vrmhsen vw to ekeinhw afairesomenh. Sunebh d' auth+ amfotervn sterhyhnai, tou men mh efikomenh+ dioti mhde hn, tou d' oti upo tou potamou paresurh. Prow andra pleonekthn o logow eukairow.

Un cane che aveva della carne passava un fiume. Avendo allora visto la sua ombra nell'acqua, credette che fosse un altro cane che aveva della carne più grande: perciò avendo lasciato la propria, si lanciò con l'intenzione di afferrare quella dell'altro. Gli accadde di essere privato di entrambe: dell'una poiché non la raggiunse perché non c'era, dell'altra perché fu trascinata via dal fiume. La favola è adatta a un uomo avido.

28 - La cicala e le formiche

Xemvnow vra+, tvn sitvn braxentvn, oi murmhkew ecuxon: tettij de limvttvn h+tei autouw trofhn. Oi de murmhkew eipon autv+: "dia ti to yerow ou sunhgew trofhn;" O de eipen: "ouk esxolazon, all' h+don mousikvw". Oi de gelasantew eipon: "all' ei yerouw vraiw huleiw, xeimvnow orxou". O muyow dhloi oti ou dei tina amelein en panti pragmati ina mh luphyh+ kai kinduneush+.

In inverno, essendosi bagnati i chicchi di grano, le formiche li esposero all'aria; una cicala invece che aveva fame chiedeva loro del cibo. E le formiche le dissero: "Perché durante l'estate non hai raccolto del cibo?". E quella disse: "Non sono stata in ozio, ma ho cantato armoniosamente". E quelle mettendosi a ridere dissero: "Ebbene, se nelle giornate d'estate hai cantato, d'inverno balla". La favoletta mostra che non bisogna essere negligenti per non affliggersi ed essere in pericolo.

38 - Le rane

Batraxoi duo en limnh+ enemonto. Yerouw de jhranyeishw thw limnhw, ekeinhn katalipontew, epezhtoun eteran. Kai dh bayei perietuxon freati, oper idvn, aterow yaterv+ fhsi: "sugkatelyvmen, v outow, eiw tode to frear". O de upolabvn eipen: "an oun kai to enyade udvr jhranyh+, pvw anabhsomeya;". O muyow dhloi oti ou dei aperiskeptvw prosienai toiw pragmasin.

Due rane abitavano in uno stagno. Ma d'estate, poiché lo stagno si era prosciugato, avendolo lasciato ne cercarono un altro. Ed ecco che s'imbatterono in un pozzo profondo, e avendolo visto, una disse all'altra: "Scendiamo giù insieme, cara, in questo pozzo". E quella rispondendo disse: "Se dunque si prosciugherà anche quest'acqua qui, come torneremo su?". La favoletta mostra che non bisogna andare incautamente incontro alle circostanze.

39 - I galli

Alektorvn duo maxomenvn peri yhleivn orniyvn, o eiw ton eteron katetropvsato. Kai o men htthyeiw eiw topon kataskion apivn ekrubh: o de nikhsaw, eiw ucow aryeiw kai ef' uchlou toixou staw, megalvfonvw ebohsen. Kai pareuyuw aetow kataptaw hrpasen auton. O d' en skotv+ kekrummenow adevw ektote taiw yhleiaiw epebainen. O muyow dhloi oti kuriow uperhfanoiw antitassetai, tapeinoiw de didvsi xarin.

Di due galli che si azzuffavano per le galline, uno mise in fuga l'altro. Allora il vinto si ritirò e si nascose in un luogo ombreggiato, invece quello che aveva vinto, sollevatosi in alto e posatosi su un alto muro, cominciò a cantare a gran voce. Ma ecco che subito un'aquila piombata giù volando lo rapì. E quello che si era nascosto nelle tenebre da allora se ne andò liberamente tra le galline. La favoletta mostra che chi ha il potere si oppone ai superbi, ma dimostra benevolenza agli umili.





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