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Aristofane (445 a.C. - 380 a.C.)

greco



Aristofane

(445 a.C. - 380 a.C.)


Atene era un gigante con i piedi d'argilla, lo stesso fattore che la aveva fatta  progredire ora è la causa principale del suo degrado. Aristofane, assieme ad Euripide ed a Tucidide, testimonia la situazione del tempo con profondo sentime 434g68e nto.

Nel 405 a.C. avviene la battaglia di Egospotami, evento che segna la fine di Atene.

A questo dato negativo se ne affianca un altro ancora: la crisi irreversibile degli ordinamenti cittadini, minati dalla prevaricazione dei singoli e dall'irresponsabilità collettiva.


L'evasione comica

Il riso offre una via di fuga da una realtà opprimente. L'evasione comica, secondo Aristotele, è una deformazione grottesca della realtà che provoca un rovesciamento della realtà (è un processo di contestazione della realtà stessa).



È questa la risposta di Aristofane nei confronti della sua attualità. Egli nelle sue commedie riproduce il ridicolo, definito da Aristotele to geloion

Il bersaglio maggiore della critica di Aristofane è Atene. Egli ridicolizza la realtà attuale proprio perché ha nostalgia del passato e dei valori tradizionali. I bersagli favoriti della sua critica sono personaggi del suo tempo:

Cleone: demagogo successore di Pericle (quest'ultimo ammirato da Aristofane)

Nicia (democratico)

Socrate: visto come eversore del sistema costituito, fu definito oltretutto un sofista

Euripide: che aveva fatto un attacco corrosivo alla tradizione della tragedia


Le fasi della commedia

Inizialmente abbiamo una situazione di disagio, personale o collettivo, dato dalla difficoltà di vivere o dall'immoralità, da un pericolo o da una mancanza.

Nella fase successiva il protagonista passa all'azione per superare il disagio del presente con soluzioni mirabolanti ed astute.

Infine il protagonista ricostituisce la situazione originaria, in cui può godere la pienezza delle sue facoltà, secondo quanto ha meritato la sua azione intrepida e determinata.

Ma, ATTENZIONE!! È un recupero sul piano dell'utopia.


L'eroe comico

È un personaggio stralunato e paradossale, che cerca di isolarsi dal mondo deteriore che lo circonda. Egli con l'aiuto dell'astuzia riesce ad opporsi ai falsi valori accettati dalla comunità, e con la sua lotta riesce a far prevalere i valori autentici, a cui è rimasto fedele. Egli finisce con l'ottenere una vittoria che si riverbera anche sulla collettività e riesce così a staccarsi dalla dimensione soffocante dei dubbi e delle lacerazioni della realtà.

Questo bisogno di libertà, questa adesione laica, aperta e spregiudicata alla vita rimanda alle origini preletterarie cella commedia (processioni dionisiache - riti falloforici).


Due lati contrastanti della realtà

Pars construens: ritorno ad uno stato di genuinità e di innocenza, recupero della naturalità (che è implicita nelle origini della commedia stessa.

Pars destruens: critica al nudo ed al vuoto che c'è dietro alla realtà.



Di Aristofane ci sono pervenute per intero undici commedie.









Acarnesi (grottesca irrisione dei guerrafondai, elogio della vita dei campi) Composti qualche anno dopo l'inizio delle ostilità con Sparta. In Aristofane inizia ad accendersi una vivace bramosia di pace. Diceopoli, contadino, riesce ad infiltrarsi in un'assemblea e ad ottenere una personale tregua con Sparta di 30 anni. Il coro, composto dai carbonai di Acarne, facile preda della propaganda bellica, considerano costui un traditore: si recano nella sua dimora dove egli, in euforia, stava celebrando un rito falloforico, cantando un inno che celebra le delizie della pace. Il coro lo assale ed egli prende come ostaggio una cesta di carbone. Ottiene così il permesso di esporre le proprie ragioni. Per suscitare a loro pietà chiede in prestito ad Euripide dei cenci. AGONE: Diceopoli dichiara la vera causa di quella guerra: questioni di prostitute che avrebbero suscitato l'ira di Pericle Olimpio. Di contro a Diceopoli interviene nell' agone Lamaco, personaggio della realtà, a sostegno della causa dei guerrafondai. P




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