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SCHEDA DI LETTURA - Erec e Enide

italiano





TITOLO: Erec e Enide


AUTORE: Come per la maggior parte degli scrittori del Medioevo, poco si conosce della vita di Créthien de Troyes, il maggior poeta medievale prima di Dante. Gli elementi certi della sua vita sono dedotti dalle sue opere.

Créthien nacque nella Champagne, probabilmente a Troyes, verso il 1135; a giudicare dalla sua formazione culturale molto probabilmente fu un chierico e, stando alle sue nozioni geografiche e alle precise indicazioni di alcune città inglesi, si suppone abbia soggiornato in Inghilterra. Créthien potrebbe aver conosciuto il "grande mondo" alla corte di Champagne e nelle città di Troyes, dove due importanti fiere richiamavano mercanti e novellatori da ogni angolo del mondo cristiano. Quando il poeta cominciò a scrivere, verso il 1160, la letteratura francese attraversava un periodo di rinascita; dopo Erec e Enide, composto intorno al 1170, seguirono altri romanzi quali Lancelot ou le Chevalier à la Charrette, Yvain ou le Chevalier au Lion, Perceval ou le Conte du Graal dei quali due rimasero incompiuti. Sotto la corte di Enrico I di Champagne, Créthien compose le opere ovidiane e due canzoni di datazione incerta. Quando nel marzo 1181 Enrico I morì Créthien rivolse l'omaggio alla corte di Fiandra. Il conte Filippo d'Alsazia prestò al poeta un libro da cui doveva nascere il romanzo mistico di Perceval. Se anche questo poema rimase incompiuto, fu per la morte del poeta, avvenuta prima della partenza del co 121g61b nte per la crociata da cui non sarebbe tornato.



Si può quindi dedurre che Créthien sia morto nelle Fiandre prima del 1190.


EDIZIONE: Oscar Classici Mondadori

SINTESI: Erec era un valoroso cavaliere della Tavola Rotonda alla corte di re Artù; un giorno, durante una caccia organizzata dal re, Erec cavalcava a fianco della regina, quando in lontananza scorsero un cavaliere armato accompagnato da una fanciulla e da un nano. Erec sotto l'ordine della regina si avvicinò per chiedere loro chi fossero, ma venne offeso e respinto dal nano; decise così di seguirli in lontananza per scoprirlo.

Arrivò così a una roccaforte poco distante, dove il cavaliere misterioso era accolto dalla gente che festeggiava e acclamava il suo arrivo; Erec si fermò allora da un vassallo per chiedere informazioni su quello che stava succedendo. Il vassallo lo accolse gentilmente, lo fece accomodare da lui e lo invitò a rimanere, Erec accettò volentieri e, parlando con l'ospite, scoprì così che il cavaliere aveva nome Idiero, colui che era intenzionato a prendere lo sparviero e che mai era stato contrastato. Erec allora per vendicarsi di quello che era successo in precedenza, decise di sfidarlo; il vassallo gli offrì le armi e l'armatura e sotto richiesta di Erec gli concesse anche la sua bellissima figlia Enide, perché potesse reclamare lo sparviero in suo onore. Gli promise inoltre che se fosse riuscito a sconfiggere il cavaliere avrebbe portato la damigella nella sua terra e l'avrebbe fatta incoronare regina.

Il giorno successivo i due cavalieri si scontrarono e alla fine del combattimento Erec ebbe la meglio. Come promesso al vassallo portò con sé Enide alla corte di re Artù dove si celebrarono le nozze tra i due. Entrambi erano molti legati l'uno all'altra ed Erec amava talmente tanto la sua compagna che, con il passare del tempo, aveva abbandonato l'arte delle armi. Il tanto parlarne della gente scosse l'animo di Erec che decise così improvvisamente di prendere con sé la moglie e partire. Non volle nessuno con sé e non rivelò neppure la sua meta e le sue intenzioni; tutti a corte erano preoccupati, ma nessuno osò fermarlo.

Anche Enide era molto scossa per la decisione presa dal marito, ma lo seguì senza chiedere nulla; i due partirono per il viaggio, attraversarono molte foreste ed affrontarono pericoli e avventure. Erec dovette scontrarsi prima con tre briganti che volevano derubarlo, poi con altri cinque, ma nonostante tutto ne uscì vittorioso senza problemi. Successivamente si trovò alle prese con un conte che cercò di imbrogliarlo: voleva ucciderlo per impossessarsi di Enide, ma grazie a un'abile mossa della ragazza riuscirono a fuggire e a salvarsi.

Il viaggio non era ancora finito ed Erec si trovò a scontrarsi con un altro cavaliere che scoprì poi era il re d'Irlanda Guirvet il Piccolo; lo scontro fu brutale e sanguinoso ma Erec riuscì comunque a vincere, anche se i due si lasciarono in buoni rapporti e si fecero amici. Passando di foresta in foresta Erec ed Enide vennero a imbattersi con re Artù e la sua corte che per una battuta di caccia, soggiornava anch'egli in quella foresta. I due decisero così di fermarsi una notte per riposare un poco, ma il mattino seguente erano già in sella ai loro cavalli per riprendere il cammino.

La sfida di Erec continuava e si scontrò con due giganti che avevano rapito un cavaliere, ne uscì in fin di vita tanto che cadde da cavallo e svenne. Enide in preda al panico cominciò a urlare pensando fosse morto; accorse così un conte che li portò al castello di Limors, il suo intento era quello di seppellire Erec e di sposare Enide nonostante lei si fosse rifiutata. Erec però si risvegliò improvvisamente, uccise il conte e con Enide riprese il cammino. Guirvet intanto era accorso in loro aiuto ma essendo la vicenda già conclusa, prese il cammino con loro verso la corte di re Artù dove Erec voleva fare ritorno.

Durante il viaggio però si fermarono a Brandigan, in una roccaforte, dove Erec era stato attratto da una sfida chiamata Gioia della Corte; deciso a conquistarla contro il parere di tutti, si fece accompagnare dal re del posto Evrain nel luogo della sfida. Qui dovette lottare contro un cavaliere potentissimo e dopo un sanguinoso combattimento Erec fu ancora una volta il vincitore; tutta la gente del posto fece festa e acclamò Erec che aveva dato ancora una volta prova del suo coraggio e della sua forza.

Dopo i festeggiamenti ripresero finalmente il cammino verso re Artù. Arrivati a destinazione festeggiarono di nuovo per l'arrivo di Erec e le sue valorose imprese. Si scoprì che era voluto partire per mettere alla prova si il suo coraggio e le sue forze, ma soprattutto rinforzare l'amore che lo legava ad Enide; nel frattempo arrivò però anche la notizia della morte del padre di Erec. Il trono adesso spettava a lui, così Artù lo incoronò re ed Enide divenne regina, come promesso.


ANALISI:

  • Trama (Fabula/Intreccio): il libro segue l'ordine logico e cronologico in cui i fatti sono avvenuti perciò la fabula e l'intreccio coincidono.
  • Narratore: il narratore è uno ed esterno alla vicenda, scrive quindi in terza persona; la focalizzazione è zero.

PERSONAGGI principali:

Erec forse il protagonista di tutta la vicenda, Erec è un valoroso cavaliere di nobili origini, figlio di re Lac. La sua presentazione è diretta e viene fornita già nelle prime pagine dal narratore.

Il personaggio potrebbe essere considerato un individuo poiché non ha dei tratti psicologici costanti che mettono in risalto solo le sue qualità, ma durante il corso della storia il suo carattere si evolve, cresce.

La prima presentazione di Erec avviene da parte del narratore che ne parla sotto il profilo sociale e psicologico; fa riferimento al suo aspetto fisico citandone l'età e descrivendone dettagliatamente l'abbigliamento e gli oggetti personali. Si sofferma quindi sull'aspetto generale del personaggio, ma rende comunque un idea chiara del protagonista. Erec viene descritto come un cavaliere importante e valoroso, pari a nessuno, molto bello e cortese.

"Erec era della Tavola Rotonda e godeva di grande rinomanza a corte, sì che da quando vi si trovava nessun altro era stato mai tanto lodato. Non si sarebbe visto cavaliere più bello in alcun paese, e inoltre era molto coraggioso e di grande cortesia. In sella al suo destriero, Erec indossava un mantello foderato di ermellino e una tunica di seta preziosamente rabescata che era stata tessuta a Costantinopoli; e le brache, di broccato di seta, erano molto ben fatte e ben tagliate. Saldo sulle staffe, aveva speroni d'oro e non portava altre armi che la spada." (CFR. pag. 4)

Successivamente la presentazione viene ripresa da parte della gente del popolo che fornisce una breve descrizione fisica del giovane sconosciuto che attira l'attenzione del volgo.

"Ma invero porta bene l'elmo brunito e il giaco e lo scudo e il brando d'acciaio affilato. È prestante a cavallo del suo destriero, e sembra un cavaliere invero valoroso. È ben fatto e di belle proporzioni, nelle braccia, nelle gambe e nei piedi. " (CFR. pag.13)

Di Erec si ha fin da subito l'immagine di un cavaliere coraggioso, valoroso e imponente; anche l'aspetto fisico fa pensare a un ragazzo con tutte le qualità al posto giusto. La sua grandezza e cortesia fanno in modo che una persona che gli si trovi di fronte si senta inferiore e provi quasi soggezione. Il narratore per sottolineare e rendere più evidente questa sua qualità lo paragona a grandi eroi che hanno fatto la storia.

"Nessuno godeva di altrettanta gloria: di aspetto somigliava ad Assalonne; per facondia ricordava Salomone; per fierezza pareva un leone e, quanto a generosità e liberalità, era pari ad Alessandro." (CFR. pag.35)


Enide è una giovane fanciulla semplice e bellissima che conquista con il suo fascino e i suoi modi garbati il cavaliere Erec. Anche la sua presentazione è diretta e avviene da parte del narratore che fornisce soprattutto una descrizione fisica, è presente anche quella psicologica, ma è meno accurata; bisogna notare però che questo personaggio viene sempre introdotto nel discorso con il nome di "fanciulla" o "pulzella". Il narratore non rivela mai il suo vero nome celando così la sua vera identità, fino al momento del matrimonio con Erec.

"Quando Erec ricevette la damigella in moglie, dovette chiamarla con il suo vero nome, poiché nessuna donna può divenire sposa legittima se non è chiamata con il proprio giusto nome. Nessuno lo conosceva ancora, e solo allora lo si seppe per la prima volta: al battesimo aveva avuto come nome Enide." (CFR. pag.31)

Enide viene descritta come una fanciulla bellissima, dono prezioso di Madre Natura, nessuno le era pari nel fascino e nel portamento. Il narratore si lascia trascinare talmente tanto dalla descrizione della sua bellezza, che talvolta usa dei paragoni "esagerati".

"E di lei, Natura è testimone: mai nel mondo intero fu vista creatura tanto bella. Devo dirvi, ed è la verità, che i capelli dorati e splendenti di Isotta la Bionda non erano nulla in confronto dei suoi; la fronte e il viso erano più chiari e bianchi del fiore del giglio; la carnagione meravigliosamente esaltata da un fresco colore vermiglio di cui Natura le aveva fatto dono per dare risalto allo splendore del viso. Gli occhi diffondevano tanta luce da sembrare due stelle; mai Dio seppe meglio disegnare un naso, una bocca, degli occhi. " (CFR. pag.9)

"Le due damigelle le hanno intrecciato un filo d'oro tra i capelli, ma essi superavano in splendore perfino quel metallo fra i più puri." (CFR. pag.26)

La fanciulla oltre che essere molto bella era anche rispettosa, obbediente, di modi cortesi e molto saggia. Lo dimostra quando Erec improvvisamente la fa preparare per una partenza senza una meta conosciuta; pur essendo molto inquieta e preoccupata Enide si comporta saggiamente, facendo finta di niente e non chiedendo nulla.

"Enide si chiede con stupore quale sia l'intento del marito, ma si comporta con grande saggezza perché, quando giunge alla sua presenza, si mostra più lieta che può." (CFR. pag. 42)


PERSONAGGI secondari:

Sono molti i personaggi secondari in questo libro, tutta la vicenda ruota attorno ad Erec e Enide i veri protagonisti, tutte le altre figure fanno da sfondo alla loro storia. Erec durante il suo viaggio incontra molte persone, briganti, conti, cavalieri, re e fanciulle; le relazioni che si vengono a creare con questi sono brevi e vengono citate una sola volta, si tratta quindi di una serie di incontri e avventure subito finiti.

Tuttavia tra questi personaggi secondari è possibile individuarne tre che hanno più rilevanza rispetto agli altri e sono re Artù, la sua compagna Ginevra e Guirvet il Piccolo.

Re Artù era un re molto potente che possedeva vari castelli e alla sua corte risiedevano moltissimi cavalieri, tra i quali Erec. Viene descritto come un re molto disponibile e generoso, amava i giochi ed era molto legato ad Erec.

"Domani al mattino partiremo tutti con grande diletto per cacciare il cervo bianco nella foresta avventurosa, e sarà invero una splendida caccia!" (CFR. pag. 4)

"Alessandro il grande conquistatore che soggiogò il mondo intero, era ricco e molto munifico; pure, in confronto a Artù, sarebbe apparso povero e avaro! Cesare, l'imperatore di Roma, e tutti i re le cui gesta vi sono narrate in poemi e canzoni, non presentarono mai tanti doni in una festa quanti ne distribuì Artù il giorno in cui incoronò Erec. E Cesare e Alessandro insieme non avrebbero osato spendere quanto fu elargito in quella corte!" (CFR. pag.99)

Ginevra compagna di Artù anch'ella è molto disponibile e generosa, è molto legata sia ad Erec che a Enide.

"La regina risponde senza esitazione: -È giusto che ella riceva gli abiti da me. Gliene donerò subito di buoni e belli, freschi e nuovi-" (CFR. pag.25)

Guirvet il piccolo: uno dei primi personaggi che Erec incontra nel suo viaggio, è re d'Irlanda. In principio si mostra molto scontroso, quando poi viene sconfitto da Erec gli si fa molto amico, corre in suo soccorso quando è in pericolo e lo accompagna fino alla fine del suo viaggio.

"Allora Guirvet disse: -Signore, ho qui vicino un castello in un luogo molto ameno. Vorrei condurvici domani per il vostro agio e la vostra convenienza. Là faremo curare le vostre ferite, poiché vi risiedono due mie sorelle gentili e gaie, abili nel guarire le piaghe.-" (CFR. pag.77)


LUOGHI:

La vicenda si svolge in diversi luoghi a causa dei continui viaggi di Erec. La prima parte del racconto si snoda nel castello di re Artù a Cardigan, nel Galles e in una roccaforte poco distante.

Per quanto riguarda la seconda e la terza parte, molti sono i luoghi che ospitano la vicenda; Caerwent, nel Monmoutshire dove soggiornava il re Lac: " Superano tante colline, rupi, foreste, pianure e montagne che, dopo quattro intere giornate di viaggio, giungono un giorno a Carnat, dove il re Lac soggiornava in un magnifico castello: non se ne vide mai uno meglio situato.la roccaforte era anche ben fornita di foreste e praterie, vigneti, campi arati, fiumi, verzieri, e abitata da dame e cavalieri, valletti forti e coraggiosi, da chierici cortesi ed eruditi che ben dispensavano le proprie rendite, da belle e nobili dame e da opulenti borghesi."  (CFR.pag.36)

La seconda e la terza parte non sono segnalate e distinte così come i luoghi non vengono molte volte né citati né tanto meno descritti. Si sa comunque che l'avventura e il viaggio di Erec si snoda in una serie di piane e foreste dell'attuale Regno Unito. Le uniche citazioni sono quelle del castello di Limors, la roccaforte di Brandigan, Carlise nel Cumberland e la Cornovaglia.


TEMPO:

  • Tempo della storia: circe tre anni e mezzo; non è comunque un dato preciso perché non viene specificato ed è reso difficile a causa dei diversi viaggi di Erec
  • Tempo del racconto: 103 pagine, tre parti di cui le ultime due non segnalate e distinte
  • Epoca in cui si svolge la vicenda: nel periodo medievale
  • Epoca in cui vive lo scrittore: 1135-1190 circa

STILE: breve analisi

  • Livello lessicale: ricercato e specialistico, uso del voi durante i discorsi diretti
  • Con terminologia: antica, tipica del tempo e ora superata; spesso ricorrono termini tecnici precisi nelle descrizioni di armi, vestiti e oggetti
  • Aggettivazione: ricorrente e particolareggiata

FIGURE RETORICHE:

Similitudine: " È sì piena di gioia che potrebbe volare come un uccello!"  (CFR. pag. 96)


GIUDIZIO PERSONALE SULL'OPERA:

La trama e gli elementi di questo libro sono abbastanza scontati e monotoni: un cavaliere bello e coraggioso, l'amore per una fanciulla stupenda, le prove e le sfide da superare, la conquista della ragazza e il lieto fine. Nonostante ciò Chrétien riesce a non rendere la storia noiosa, le avventure e gli avvenimenti avvengono secondo una logica, sono collegati tra loro, pur sembrando in ordine casuale; non dà per scontato i sentimenti dei personaggi, i loro comportamenti di fronte agli ostacoli, ma li fa crescere sotto il profilo psicologico.

Il viaggio fisico che Erec percorre potrebbe rispecchiare un viaggio psicologico, che si riferisce a ognuno di noi in qualsiasi momento della nostra vita. Il cavaliere incontra molti ostacoli, i briganti, per esempio, nella vita reale possono essere considerati come imprevisti di poco conto, subito superati. La sfida con Guirvet invece è dura e sanguinosa, ma alla fine per Erec si rivela un amico, così come alcuni problemi della vita difficili da superare, sono comunque delle esperienze che ci fanno crescere e ci danno fiducia. Infine la prova della Gioia della Corte può essere intesa come una sfida con noi stessi, per metterci alla prova, affrontare qualcosa per la nostra gioia, le nostre soddisfazioni e il nostro orgoglio.

Nonostante non mi abbia interessato particolarmente, questo libro mi è piaciuto perché Chrétien ad una storia così banale e poco improvvisata riesce a dare un significato reale molto profondo.

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