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L'isola in via degli ucelli

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L'isola in via degli ucelli

"Pensa alla città in cui vivi o a quella più vicina al posto in cui vivi. Immagina la città completamente occupata da un esercito straniero che ha separato una parte d'abitanti dal resto; per dire, tutti quelli con la pelle nera o gialla o tutti quelli con gli occhi verdi o azzurri..". Così inizia il libro scritto da Uri Orlew, da cui è stato ispirato il film "l'isola in via degli uccelli" ambientato nel ghetto di Varsavia durante la seconda guerra mo 828i82i ndiale.

Il protagonista è un bambino ebreo, Alea, che abitava nel ghetto assieme al padre e allo zio, e che durante la deportazione riesce a sfuggire alla cattura dei nazisti, rimanendo così solo nel ghetto, e aspettando il ritorno del padre, il quale, prima di essere deportato gli aveva promesso che sarebbe tornato a prenderlo ed aveva fatto promettere ad Alex di resistere.Durante la sua permanenza nel ghetto incontrerà persone che lo aiuteranno e che lui aiuterà, ed altre che tenteranno di ucciderlo. La storia mostra l'avventura di Alex nel tentativo disperato di sopravvivere in quella dura realtà che è stato il periodo nazista, superando ostacoli, pericoli e paure che lo porteranno a lottare con tutte le forze che un bambino possiede aspettando con fiducia il ritorno del padre.

Un film che ci rimanda perfettamente alla realtà della 2° guerra mondiale, dove milioni di persone sono state perseguitate ed uccise in campi di concentramento senza nessun motivo. La dimensione di disagio, paura e terrore è resa efficacemente nel film in cui sono usati prevalentemente toni freddi come il grigio, il blu scuro e il nero. Si notano colori caldi solo in casi rari come dove Alex, rimasto solo, sogna il padre e lo zio. Sono usate prevalentemente inquadrature in primo piano per il bambino che cercano di trasmettere i suoi stati d'animo, mentre quando nella scena sono presenti i nazisti solitamente l'angolazione è lungo gli assi verticali e va dal basso verso l'alto con un'inquadratura al particolare degli stivali; questo sta a trasmettere un senso di forza, e potenza, legato però ad un concetto di potere negativo.



Ci sono parecchie soggettive, questo per immedesimare lo spettatore nella scena. Il montaggio ha funzione narrativa poiché il suo scopo è quello di raccontare la vicenda.

Nel film la colonna sonora è formata prevalentemente da rumori arbitrari, soprattutto quelli dei passi tedeschi in marcia, da voci in campo dei personaggi e dalla voce off del protagonista.

La caratteristica che differenzia questo film dagli altri che parlano dello stesso periodo storico (es. la vita è bella) è che la storia non si svolge in un campo di concentramento, ma si svolge esclusivamente nel ghetto. Il profilmico è reale e vengono usate prevalentemente luci naturali. Nei temi del film ritroviamo principalmente quello della dittatura che toglie la libertà personale. Questo è reso efficacemente in tutto il film ma soprattutto nei momenti in cui vediamo Alex fare cose che per un bambino dei giorni nostri sono normali, mentre lì non erano ammesse come ad esempio quando Alex gioca con il suo topolino Neve di nascosto dai nazisti, oppure quando legge a voce alta l'unico libro che possiede: una copia sgualcita di Robinson Crusoe.  Quest'ultimo oggetto peraltro è una metafora nel film. Infatti Alex s'immedesima nel protagonista che lotta contro i "cannibali" (per lui i nazisti) mentre aspetta che arrivi sull'isola (il ghetto) la nave che lo salvi (per lui la speranza apparentemente utopistica del ritorno del padre).

Attraverso questo film si può meglio capire come un bambino di otto abbia potuto vedere la realtà dell'olocausto: inizialmente come un gioco, ma poi come una dura lotta per la sopravvivenza. Un film diverso dai soliti del suo genere, drammatico e commovente che vuole trasmetterci questa dura realtà così vicina e pure così apparentemente lontana a noi che non possiamo capire il dolore e la sofferenza. Tutto questo con lo scopo di far capire quanto è importante ricordare e fare in modo che atrocità simili non accadano mai più.





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