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Realismo (letteratura) - L'allegoria nel Medioevo, Dal Seicento all'Ottocento

italiano



Realismo (letteratura)

In letteratura, il Realismo può essere definito come una particolare tendenza del testo letterario a rappresentare situazioni, ambienti, epoche, oggetti e persone con una persuasività tale da indurre il lettore a riconoscere elementi e caratter 828c28i i che richiamano la realtà, sia essa individuale, sociale o storica.

La questione del realismo affonda le radici nel mondo antico ed ha come punto di riferimento la Poetica di Aristotele, dove la natura della poesia è nell'imitazione e le forme artistiche sono divise in base ad oggetti, mezzi e modi di imitazione. I generi letterari più elevati e perfetti sono comunque non quelli più fedeli alla realtà, ma quelli che rappresentano gli uomini migliori di quello che sono, ovvero il poema epico e la tragedia. Questo giudizio è il riflesso del sistema gerarchico dei generi letterari antichi, che fa corrispondere il livello dello stile al livello dei temi e dei personaggi. la questione del realismo affonda le radici nel mondo antico ed ha come riferimento la poetica di aristotele dove la natura della poesia sono divise in base ad oggetti mezzi e modi di imitazione, quindi in letteratura il realismo puo' essere definito come una particolare tendenza del testo letterario a rappresentare oggetti e persone con una persuasivita' tale da indurre il lettore a riconoscere elementi che richiamano la realta'sociale individuale e storica.



L'allegoria nel Medioevo

Anche il medioevo presenta una idea selettiva e tassonomica della teoria degli stili, ma la caratteristica principale del periodo è l'abitudine di attribuire alla rappresentazione letteraria e figurativa un significato allegorico che rimanda all'ordine divino dell'universo. La civiltà umanistica libera i temi della corporeità dall'allegorismo, ma crea una concezione classicistica che ristabilisce e regolamenta la gerarchia dei generi.

Dal Seicento all'Ottocento

Mentre il barocco amplia il campo degli oggetti della rappresentazione letteraria, con lo scopo di inserirlo nel gioco dell'artificio, il propone in alcuni generi, tra cui il romanzo, una nuova rappresentazione media dei personaggi e degli ambienti. Nel romantico la storia costituisce l'elemento di realtà che gli scrittori usano in opposizione alla mitologia.Nella poetica naturalista, invece, il realismo segue un modello scientifico da cui derivano sia il determinismo dei contenuti ed il progetto di un testo narrativo che riproduca il procedimento del metodo usato dalle scienze sperimentali. L'obiettivo è quello di trasformare l'opera d'arte in un fatto che abbia un autonomo fatto causale, immune dall'impronta soggettiva dell'autore. L'impersonalità teorizzata da Gustave Flaubert è la rinuncia alla voce autorale a favore di quella degli stessi personaggi. La poetica del naturalismo pone chiaramente il realismo come finalità unica del lavoro artistico, specialmente del romanzo e del lavoro teatrale.

Dal marxismo ai giorni nostri

Un'altra importante concezione del realismo matura nella linea di pensiero marxista, e nel suo massimo esponente novecentesco Georg Lukács, che coglie un legame storico fra l'ascesa della borghesia e l'affermarsi delle poetiche realistiche. L'idea di un nuovo realismo socialista si rivela invece molto più fragile.Un altra linea delle teoriche letterarie novecentesche è quello che esamina il realismo letterario come procedimento di finzione, effetto stilistico, artificio estremo. Tale filone va da Henry James e dal formalismo russo fino allo strutturalismo, concentrando l'attenzione sulla natura essenzialmente formale del realismo.In una posizione defilata ma particolarmente autorevole si trova infine il contributo di Erich Auerbach che propone l'interpretazione novecentesca più originale e sintetica del problema nel suo Mimesis. Il Realismo nella letteratura occidentale del

Naturalismo (letteratura)

Il naturalismo è il movimento letterario che nasce in Francia alla fine dell'Ottocento come applicazione diretta del pensiero positivista e che si propone di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi metodi usati dalle scienze sociali

I fondamenti teorici del naturalismo

Il movimento letterario del naturalismo trasse i suoi fondamenti teorici dal pensatore Hippolyte Taine ) la cui concezione, già nota tra gli anni e , si ispirava a un forte determinismo materialistico. Egli affermava che tutti i fenomeni spirituali sono prodotti della fisiologia umana e vengono determinati dall'ambiente in cui l'uomo vive.

Lo stesso Taine applicò come critico questo concetto alla letteratura augurandosi che essa si assumesse il compito di studiare la realtà in modo scientifico

Nel egli scriveva che anche il romanzo è "una grande inchiesta sull'uomo, su tutte le varietà, sulle situazioni, tutte le fioriture, tutte le degenerazioni della natura umana. Per la loro serietà, il loro metodo, la loro esattezza rigorosa (...) entrambi si avvicinano alla scienza".

Nel lo stesso Taine aveva indicato come modello di scrittore-scienziato Honoré de Balzac che nella sua "Commedia Umana" aveva analizzato personaggi appartenenti a generazioni diverse e a diversi ambienti sottolineandone la precisione di anatomista e di chimico nella sua indagine sulla natura umana e le sue forme patologiche

Gustave Flaubert

Ma lo scrittore che i naturalisti indicheranno come loro maestro sarà Gustave Flaubert, autore di "Madame Bovary" ( ), per la sua teoria dell'impersonalità che fa largo uso del "discorso indiretto libero".
Flaubert aveva, con i suoi
romanzi, impresso una svolta radicale alla tradizione del realismo romantico. Nel 1857, a proposito della sua teoria dell'impersonalità, scriverà: "L'artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione, invisibile e onnipotente, sì che lo si senta ovunque, ma non lo si veda mai. E poi l'Arte deve innalzarsi al di sopra dei sentimenti personali e delle suscettibilità nervose. É ormai tempo di darle, mediante un metodo implacabile, la precisione delle scienze fisiche".

Émile Zola

Capofila della scuola è però da considerarsi Émile Zola ) che oltre a essere l'iniziatore del movimento ne fu anche il principale teorico e divulgatore.

Le concezioni che sono alla base della narrativa zoliana vengono esposte in modo organico nel volume "Il romanzo sperimentale" del nel quale, prendendo le mosse dal fisiologo Claude Bernard, Zola sostiene che il metodo sperimentale delle scienze deve essere applicato anche agli atti intellettuali e passionali dell'uomo.

Al centro dei romanzi di Zola vi sono spesso casi patologici dovuti a cause ereditarie come ad esempio nel protagonista di Germinal (1885) che soffrendo dell'alcolismo dei genitori, cade talora in accessi di ira irresponsabile.

Accanto a questi intenti medico-patologici si collocano gli intenti sociali e politici, perché l'autore desidera dare un quadro completo della società francese in tutti i suoi strati sociali e in tutti i suoi ambienti caratteristici.

I fratelli Goncourt

Tra i maggiori esponenti del naturalismo vi sono inoltre i fratelli Edmond de Goncourt ) e Jules de Goncourt ) noti per la cura con cui costruivano i loro romanzi basandosi su una documentazione minuziosa e diretta degli ambienti sociali che rappresentavano e per la nuova attenzione che dimostravano verso i ceti inferiori, i fenomeni di degrado umano e i casi patologici, il via al naturalismo viene dato nel ([1865]) dai fratelli Goncourt con il testo intitolato Germinie Lacerteux .

Guy de Maupassant

Amico e discepolo di Flaubert si ricorda anche Guy de Maupassant (1850-1893) fertile autore di romanzi e racconti nei quali predilesse la raffigurazione della vita quotidiana con le sue ipocrisie e paradossi.

La poetica naturalista

I principi della teoria del romanzo sperimentale furono comunque fissati da Émile Zola in due punti fondamentali secondo i quali lo scrittore:

  • deve osservare la realtà e non inventarla per poi riprodurla oggettivamente;
  • deve utilizzare una scrittura che risulti essere un documento oggettivo dal quale non deve trasparire nessun intervento soggettivo dell'autore.

L'origine del termine decadentismo

Agli inizi degli anni '80 e del XIX secolo si avvertiva in Francia uno stato d'animo caratterizzato da un senso di disfacimento e termine di una civiltà; si avvertiva un prossimo crollo, un cambiamento epocale. I poeti esprimevano lo smarrimento della coscienza e la crisi dei valori di fine Ottocento che erano stati sconvolti dalla rivoluzione industriale, le lotte di classe, da un progressivo scatenarsi degli imperialismi.

La critica ufficiale, per descrivere questi atteggiamenti assunti da alcuni intellettuali, usò il termine "decadentismo" proprio per sottolineare la sensazione di crollo di una civiltà. La critica usò questo termine con una accezione negativa ma gli intellettuali che facevano parte di quel gruppo, definito come "decadente", ribaltarono il significato, arrivando ad indicare un privilegio spirituale e ne fecero una sorta di bandiera da esibire con orgoglio.

Il termine originariamente indicava quindi un determinato movimento letterario nato nella Parigi di fine Ottocento. Siccome all'interno di questo movimento vi erano altre correnti che poi si sarebbero sviluppate autonomamente, la storiografia letteraria italiana, nel Novecento, ha assunto il termine a designare un intero movimento letterario di portata europea. L'uso del termine con questo suo secondo significato è prevalentemente diffuso in Italia mentre in altri paesi sono preferite diverse denominazioni, quali ad esempio, "Simbolismo".

Il Simbolismo è una poetica in cui si procede per simboli: attraverso l'intuizione il poeta descrive nei particolari l'universale, nel finito l'infinito. Perciò questa nuova poetica mette in crisi i principi del positivismo e rifiuta ogni spiegazione razionale e scientifica. Il Decadentismo fa dell'estetismo la sua parola chiave: esalta il gusto del bello e dell'arte, da cui deriva la sua predilezione per il Simbolismo.




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