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Il primo Novecento - LA SITUAZIONE STORICA E SOCIALE

italiano



Il primo Novecento

LA SITUAZIONE STORICA E SOCIALE

All'inizio del Novecento l'Italia è un paese agricolo anche se comincia ad affermarsi un'economia più moderna e tra il 1880 e il 1913 si assiste ad un'espansione industriale (1899: fondazione della FIAT; 1911. esposizione universale a Torino) e a una parallela evoluzione sociale, che vede la costituzione di un proletariato cittadino soprattutto a Torino, anche per impulso dell'attività politica e sindacale di Gramsci.

Ci sono però diversi problemi:

emigrazione interna (inurbamento);

emigrazione oltre confine (soprattutto verso l'America);



questione meridionale (miseria al Sud) e arretratezza delle aree contadine al Nord (escluso il triangolo industriale Milano-Torino-Genova).

Si prova a risolvere questi problemi con il tentativo (fallito) di conquistare l'Abissinia e con la conquista della Libia. La crisi economica però provoca tumulti (nel 1898 il generale Beccaris soffoca una rivolta a Milano) che  vengono duramente repressi dai governi (Crispi, Rudinì, Pelloux) e culminano con l'assassinio di Umberto I nel 1900 e l'elezione di Vittorio Emanuele III; salgono al governo i liberali Saracco, Zanardelli e Giolitti. Quest'ultimo, progressista, cerca un accordo tra la borghesia liberale e i socialisti: lo Stato diventa quindi mediatore dei conflitti sociali; vara leggi a tutela dei lavoratori (soprattutto donne e bambini) e a favore del progresso agricolo e industriale: inaugura così la belle èpocue, aumento del benessere delle classi alte. Si assiste a un progresso anche in campo culturale (arredamento liberty, nascita della grafica pubblicitaria, del cabaret e del cinema). Nel congresso di Reggio Emilia i socialisti espellono i gruppi favorevoli all'impresa di Libia ma all'interno sono sempre più forti le tendenze massimaliste (Labriola); nello stesso anno la nuova legge elettorale istituisce il suffragio universale maschile che favorisce i socialisti e il Partito Cattolico, con il quale si allea Giolitti stipulando il "patto Gentiloni". Ma l'opposizione lo costringe a dimettersi.

In Europa le industrie sono finalizzate alla produzione di armamenti in vista della guerra, che infliggerà un duro colpo al mito della scienza, che era considerata fonte di progresso in senso positivo.

Al momento di entrare in guerra, l'Italia è divisa:

neutralisti: giolittiani, cattolici e parte dei socialisti;

interventisti: nazionalisti (Italia come potenze egemone), irredentisti, socialisti, futuristi.


LE RIVISTE

Gli intellettuali più giovani, che provengono dalla media borghesia, vedono nella cultura una possibilità di affermazione sociale e vogliono essere protagonisti della vita nazionale; per questo vengono fondate diverse riviste:

Nome

Data e Luogo

Fondatore

Programma

Hermes


Borghese

Rinnovamento letterario, riflessione critica e  invenzione creativa.

Leonardo


Papini e Prezzolini

Orientamento filosofico; programma di svecchiamento culturale e studio del pensiero pragmatista.

La Voce


Prezzolini

Non un programma preciso, palestra di incontri e discussioni, mirato a collegare il discorso culturale con i problemi politici e sociali, quindi trascura gli interessi letterari.

L'Unità


Salvemini

Giornale politico sulla questione meridionale.

L'anima


Papini e Amendola

Ricerca di tipo spiritualistico e religioso.

Voce Bianca


De Robertis

Deriva da La Voce ma con un taglio letterario.

Lacerba

Firenze

Papini e Soffici

Organo del Futurismo; prima segue Marinetti poi lo critica; interventista.

Poesia

Milano 1905

Marinetti

Accoglie i testi dei simbolisti e dei futuristi.

La Critica

Bari 1903

Croce

Diffondere il pensiero idealistico.

Accanto alle riviste, compaiono i quotidiani ("Il Secolo", il "Corriere della Sera", "La Stampa", "Il Mattino") e la stampa dei libri.

LA RICERCA DI NUOVE FORME

I generi letterari compiono diversi percorsi in questo periodo:

lirica: tende a sottrarsi ai condizionamenti della metrica e della rima. Le forme metriche vengono dapprima formalmente conservate, ma poi il poeta si propone di indebolire dall'interno gli schemi tradizionali a di apportare innovazioni, come l'adozione del verso libero, con il quale il poeta dà vita ad un ritmo interiore che si adatta alle varie situazioni e stati d'animo, espressione più completa dell'individualismo e del bisogno di libertà di questo periodo.

prosa: c'è il rifiuto delle strutture del romanzo ottocentesco, che rappresentava una realtà estranea e oggettiva con tipologie convenzionali, per lasciare spazio alla trascrizione delle nuove concezioni dell'io; questo fa sì che la prosa si vada avvicinando via via alla lirica, tendendo alla brevità (il modello sono i "poemetti in prosa" di Baudelaire).

In alcuni casi prosa e poesia arrivano a compenetrarsi (poesia prosastica e prosa ritmata, oltre al "poemetto in prosa").

CREPUSCOLARISMO

La definizione di poeti "crepuscolari" compare per la prima volta nel 1909 in un articolo di Borghese, sulla "Stampa", che parla di una «poesia che si spegne»: il crepuscolo è il momento in cui la luce si sostituisce al buio (e viceversa) e i crepuscolari, che sono per la maggior parte poeti, rappresentano l'esaurirsi di una tradizione, con la quale hanno le seguenti differenze:


poesia tradizionale

crepuscolari

contenuti

aulici e sublimi

amore per le piccole cose e atmosfere quotidiane

linguaggio

forme complesse ed elaborate

vicino al parlato

scopo della poesia

propone messaggi eccezionali

si mimetizza nell'opacità della vita borghese

Vengono presi a modello il simbolismo intimista francese, la poetica del fanciullino" e la tematica domestica di Pascoli e infine il Poema paradisiaco di D'Annunzio. Più che di un movimento si tratta di un modo di sentire, che non ha un programma preciso e i cui autori spesso non si conoscono. Si vuole recuperare il passato, ma non quello storico e della patria, bensì quello intimo e personale; rimpiangendo le "buone cose di cattivo gusto" essi rimpiangono il periodo della loro infanzia: il loro è un atteggiamento di ritiro nel loro privato e nei ricordi personali. Con tutto ciò essi vogliono coprire la crisi dell'800.

Torino Gozzano: Nasce nel 1883, inizia gli studi di Giurisprudenza ma li lascia per quelli di Lettere, divenendo allievo di Graf e studiando gli autori dei primi secoli (Dante) e i pensatori contemporanei. Ha un difficile legame sentimentale con la poetessa Amalia Guglielminetti, alla quale scrive diverse lettere, raccolte in Lettere d'amore; pubblica anche alcuni articoli su "La Stampa". È capofila della scuola dell'ironia; in lui è tipico lo straniamento (punto di vista insolito) sottile e ambiguo nei confronti della materia rappresentata; egli considera l'arte come un artificio e non promette la creazione di un paradiso artificiale; la poesia secondo lui nasce da un paradosso: la sua inutilità coincide con il grado più alto in cui essa si esprime, consentendo l'unica forma di conoscenza, anche se in negativo. Egli mescola espressioni comuni con citazioni colte della tradizione di Dante e Petrarca, sottraendoli però al loro significato originario e rivelando una grande perizia metrica e formale. Sente la mancanza delle "buone cose di pessimo gusto".

Oxilia, che, verso la fine della sua vita, si occupa di una tematica cittadina e del presente tecnologico, considerando il compito dei crepuscolari ormai finito di fronte al mondo industriale e alla guerra.

Thovez: esponente di un moralismo chiuso ed intransigente, condanna la retorica superomistica di D'Annunzio e riprende la tradizione lirica dei greci fino a Leopardi, anticipando l'Ermetismo.

Graf: è tra i fondatori del "Giornale storico della letteratura italiana" e propone una ricerca di valori spirituali; è considerato il maestro della nuova generazione degli intellettuali torinesi.

Liguria Vallini, Novaro.

Roma Corazzini: adotta il verso libero e si ispira al simbolismo; si presenta come un povero fanciullo malato fino a dire che la propria opera non può essere definita poesia; critica al panismo e al superomismo di D'Annunzio. Non può terminare gli studi per le difficoltà economiche della famiglia; la sua poesia è segnata profondamente dalla sofferenza e dalla malattia che lo porta ad una morte precoce. Del crepuscolarismo egli tratta le tematiche della solitudine esistenziale, del mondo delle "piccole cose", la semplicità di composizione, la scelta di temi infantili, senza però farsi vittima o lamentarsi della sua condizione.

Emilia Romagna Moretti: privilegia gli ambienti di provincia, le atmosfere di interni chiusi e soffocanti, la noia di giornate monotone; i suoi contenuti sono banali e il linguaggio dimesso e prosaico, adottando le prospettive ideologiche della vita borghese.

Govoni (poi futurista).

Firenze Palazzeschi (poi futurista).

FUTURISMO

Il Futurismo nasce a Milano e si diffonde rapidamente in Italia e all'estero. Il Crepuscolarismo svuota dall'interno i significati e le forme della letteratura tradizionale, mentre i futuristi le aggrediscono dall'esterno, distruggendo manifestamente i fondamenti su cui si poggiano, esprimendo un'esigenza di rinnovamento e di rifiuto dei canoni tradizionali. Il programma del futurismo appare nel Manifesto del Futurismo pubblicato su "Le Figaro" nel 1909 da Marinetti; il movimento propone una rivolta contro la cultura del passato e gli istituti del sapere tradizionale, volendosi fondare sulla velocità, sul dinamismo, sull'attivismo, valori distintivi della cultura moderna industriale, dominata dal mito della macchina e dal culto dell'azione violenta in nome dell'individualismo assoluto, in cui si fa strada una nuova idea di superuomo. Di qui l'adesione all'ideologia nazista e militarista, che spinge i futuristi a schierarsi a favore dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale, celebrando la guerra come «sola igiene del mondo» (by Marinetti). L'uomo, essere meccanico e dinamico, trova la sua completa espressione nell'azione. I futuristi disprezzano la dimensione psicologica e il sentimentalismo Romantico, insieme all'antica tradizione critica.

Si propongono inoltre di rinnovare il linguaggio, sostituendo all'impianto logico del pensiero, l'analogia, forma più abbreviata e sintetica: essa, amore profondo che collega cose distanti, riprendendo le teorie del Simbolismo, ma rifiutandone il valore indefinito e interiorizzato, mette in comunicazione realtà molto diverse e lontane attraverso non un percorso logico ma un semplice accostamento, senza congiunzioni e quindi più immediato della metafora. Marinetti la definisce «sostantivo doppio», insistendo sulla sua imprevedibilità: ogni sostantivo deve essere seguito immediatamente dal sostantivo a cui è legato per analogia. La parola quindi non serve più ad indicare concretamente l'oggetto ma diviene polisemica, allusiva ed evocatrice, autonoma rispetto ai contenuti della realtà rappresentata.

Principali caratteristiche del Futurismo

all'oggettività del naturalismo se ne sostituisce una dinamica e complessa;

rifiuto del Soggettivismo sentimentale e Romantico;

volontà di distruzione della sintassi tradizionale (che riflette l'ordine logico di un pensiero concatenato): vengono aboliti i segni di punteggiatura per rendere il fluire delle sensazioni e le analogie esistenti nella realtà, viene usato il verbo all'infinito e compare la teoria delle "parole in libertà", che consiste nel disporre i sostantivi a caso (preannuncio della scrittura automatica del Surrealismo);

forma grafica delle parole, che diventano segni concreti e visibili per suggerire suoni e sensazioni;

rapporto stretto tra letteratura e pittura («tavole parolibere») e con lo spettacolo (i testi vengono recitati nelle «serate futuristiche»), che dà vita allo spettacolo di varietà e a una nuova scrittura teatrale analogica e sintetica; questi rapporti danno vita a diversi manifesti programmatici con cui il Futurismo si propone una rifondazione totale.

Autori futuristi sono: Buzzi, Cavacchioli (rappresentate del «teatro grottesco»), Cangiullo, Folgore, Corra e scrittori crepuscolari quali Govoni e Palazzeschi.





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