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PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE ECOLOGICA - (Camilla Torroni, n° matricola 0000192646)

geografia



PIANIFICAZIONE   E PROGETTAZIONE

ECOLOGICA

(Camilla Torroni, n° matricola 0000192646)


▪ Pianificazione ecologica


- Introduzione

La pianificazione è stata definita sia come l'utilizzo del sapere scientifico, di quello tecnico e di altre forme di conoscenza, allo scopo di fornire i modi per prendere decisioni, sia come processo per ottenere il consenso su un insieme di scelte.

Con il termine ambiente si fa riferimento a ciò che ci circonda.

La pianificazione ambientale è l'attivazione e la messa in opera di azioni per governare l'acquisizione, la trasformazione, la distribuzione e la posizione di risorse in modo tale da sostenere le attività umane attraverso una riorganizzazione dei processi fisici, ecologici e sociali.




- Un nuovo approccio

Negli anni '70, a causa del boom edilizio, è stato necessario pensare ed attivare un approccio che potesse aiutare i pianificatori ad analizzare i problemi di una regione in relazione al paesaggio e alla struttura politico-economica locale e nazionale. Questo approccio potrebbe essere definito ecologia umana applicata o, più semplicemente pianificazione ecologica e parte dal presupposto che ogni problema è collegato in uno o più modi specifici. Tale approccio riconosce i modi in cui gli individui sono influenzati dalle molte reazioni a catena che vi sono a seguito di scelte politiche, imprenditoriali, territoriali e sociali. Inoltre, identifica le scelte per il futuro basate sugli effetti diretti ed indiretti di tali reazioni.


- Metodo di pianificazione ecologica

Che cosa s'intende con pianificazione ecologica ?

La pianificazione è un processo che utilizza informazioni tecniche e scientifiche per esaminare un certo numero di scelte e costruire il consenso intorno ad esse.

L' ecologia (da oikos, il termine greco per casa) è lo studio delle relazioni di tutti gli esseri viventi, incluse le persone, con il loro ambiente biologico e fisico.

La pianificazione ecologica può essere definita come l'uso di informazioni biofisiche e socioculturali per aiutare gli addetti quando devono assumere decisioni sull'uso del paesaggio. Il metodo di pianificazione ecologica è, in primo luogo, una procedura per studiare i sistemi biofisici e socioculturali di un'area, per rivelare dove possano essere praticati al meglio certi specifici usi del territorio.

Nel modello di pianificazione ecologica ci sono undici fasi tra loro interagenti.

Nella fase 1 la comunità identifica una o più questioni tra loro connesse. Tali questioni, per gli abitanti o per l'ambiente di un'area, costituiscono dei problemi o delle opportunità.

Nella fase 2 si determinano uno o più obiettivi per affrontare i problemi.

Di seguito, nella fase 3 e 4, si riconoscono le componenti, si raccolgono i dati e si attuano le analisi dei processi biofisici e socioculturali, prima a livello più ampio, come un bacino fluviale o un'unità regionale di governo, poi a livello più specifico, come un bacino idrografico o un'unità amministrativa locale.

Nella fase 5 si realizzano gli studi di dettaglio che collegano le componenti e le informazioni ottenute dalle analisi, ai problemi, alle opportunità e agli obiettivi precedentemente determinati. Le analisi d'idoneità sono un esempio di questo tipo di studi di dettaglio.

La fase 6 riguarda lo sviluppo delle ipotesi progettuali e le possibili alternative. In base a queste, nella fase 7, si formula il piano di paesaggio. Per tutto il processo, in modo sistematico, si conduce un'attività d'informazione-formazione e di coinvolgimento dei cittadini. Questo coinvolgimento è importante in ogni fase, ma lo è soprattutto nella fase 8, quando il piano è discusso con il pubblico coinvolto.

Nella fase 9 si elaborano i progetti di dettaglio per specifici siti o utenti del territorio. Nella fase 10 si attuano i progetti e il piano.

Con la fase 11 si arriva al momento della gestione del piano.

Tra ogni fase c'è un sistema di feedback perciò ogni fase può modificare la fase precedente o essere mutata dalla fase che segue. Durante il processo si possono verificare modifiche nella successione di fasi. Per esempio, gli studi di dettaglio (fase 5) possono condurre all'identificazione di nuovi problemi o al miglioramento degli obiettivi (fase 1 e 2). Le elaborazioni progettuali (fase 9) possono modificare il piano del paesaggio.

Quando il processo è concluso e si avvia la gestione del piano (fase 11), i punti di vista su problemi, opportunità della regione e obiettivi da raggiungere possono essere modificati.

Questo metodo è un adattamento del processo di piano convenzionale e delle numerose variazioni che ad esso sono state apportate così come quelle suggerite specificatamente per la pianificazione del paesaggio (Lovejoy, 1973; Fabos, 1979; Marsh, 1983; Duchart, 1989). A differenza di alcuni di questi, nel modello ad undici fasi la progettazione svolge un ruolo rilevante. Ogni fase del processo contribuisce a -ed è influenzata da- un progetto e dalle modalità d'attuazione; entrambi possono essere visti come i risultati del processo, anche se ogni singola fase può fornire esiti parziali. Questo approccio alla pianificazione ecologica da' maggior importanza alla determinazione degli obiettivi, alla realizzazione e gestione del piano e alla partecipazione del pubblico, tutto secondo una prospettiva ecologica.

La pianificazione ecologica è fondamentale per lo sviluppo sostenibile. La definizione più nota di sviluppo sostenibile è stata data dalla Commissione mondiale per l'Ambiente (WCED): "Far sì che (lo sviluppo) soddisfi i bisogni dell'attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere ai loro" (WCED 1987, pag. 8). Una definizione più recente è stata fornita dalla National Commission on the Environment, che ha definito lo sviluppo sostenibile come: "Una strategia per migliorare la qualità di vita attuale mentre si conserva il potenziale ambiente per il futuro, abbandonando gli interessi del singolo e il consumo dal capitale naturale. Lo sviluppo sostenibile implica che la generazione attuale non debba restringere il campo delle possibilità di scelta delle generazioni future, ma, piuttosto, cercare di allargare tali possibilità passando ad uno stile di consumo che permetta ai nostri figli di vivere bene, se non preferibilmente meglio di noi oggi. Lo sviluppo sostenibile è la promessa per vivere in armonia con le risorse della terra" (National Commission on the Environment, 1993, pag. 2).

Fase 1: identificazione dei problemi e delle opportunità da affrontare nel piano

Le comunità umane affrontano molti problemi e opportunità di carattere sociale, economico, politico e ambientale. Poiché il paesaggio è l'interfaccia tra i processi sociali e quelli ambientali, la pianificazione del paesaggio si rivolge a questioni che riguardano le relazioni tra uomo e natura. Il pianeta offre molte opportunità ai suoi abitanti e i problemi ambientali non mancano. Problemi e opportunità sono specifiche questioni di pianificazione.

Fase 2: determinazione degli obiettivi del piano

In una democrazia gli abitanti di una regione determinano gli obiettivi da raggiungere attraverso un processo politico. Gli obiettivi esprimono una situazione futura idealizzata. Questo metodo presume che, una volta stabiliti gli obiettivi, qualche gruppo si impegni ad affrontare il problema e/o sviluppare le opportunità identificate nella fase 1. Problemi e opportunità possono essere riconosciuti a vari livelli: locale, nazionale, internazionale, globale. La risoluzione dei problemi, di cui la definizione degli obiettivi è una parte, può avvenire a più livelli o combinazioni di livelli.

Fase 3: analisi del paesaggio, livello regionale

Questa fase e quella successiva riguardano l'interrelazione tra livelli di scala. Questo metodo considera tre livelli di scala diversi: la regione, la località e il sito specifico. L'uso di scale diverse ha a che fare con il concetto di "livelli di organizzazione", usato dagli ecologisti, secondo il quale ogni livello di organizzazione possiede specifiche proprietà.

Fase 4: analisi del paesaggio, livello locale

Lo scopo principale dell'analisi a livello locale è di ottenere una visione più approfondita dei processi naturali, delle attività e dei programmi della comunità. Questi ultimi possono essere considerati come elementi di un sistema e il paesaggio come espressione visiva di tale sistema. Questa fase del processo di pianificazione ecologica, come la precedente, prevede la raccolta di informazioni sugli elementi fisici, biologici e sociali che caratterizzano l'area di piano. Ian McHarg ha sviluppato un modello chiamato "torta a strati" (layer-cake model) che propone, per la fase di indagine diretta, una schematizzazione per gruppi: clima (temperatura, umidità, precipitazioni, velocità, direzione e durata del vento, primi e ultimi geli, nevicate, gelate, nebbia, inversione termica, uragani, tornadi, tsunami, tifoni); geologia (rocce, età, formazione, pini, sezioni, proprietà, attività sismica, terremoti, frane, subsidenza); geologia superficiale (cumuli di detriti di origine glaciale, depressioni, dorsali di detriti, morene, detriti, depositi glaciali); idrologia sotterranea (formazioni geologiche interpretate come acquiferi, pozzi, quantità e qualità dell'acqua, dati statistici); geomorfologia (regioni e sub-regioni geomorfologiche, forme, contorni, sezioni, pendenze, insolazioni, modelli digitali del suolo); idrologia superficiale (oceani, laghi, delta, fiumi, torrenti, ruscelli, paludi, stagni, aree umide, ordine gerarchico dei corsi d'acqua, densità, portate, capacità, qualità delle acque, zone di esondazione); suoli (associazioni, serie, proprietà dei suoli, spessore rispetto alla quota stagionale di falda e allo strato di roccia, caratteristiche fisiche, resistenza alla compressione, scambio di anioni e cationi, acidità, alcalinità); vegetazione (associazioni, comunità, specie, composizione, distribuzione, età e condizione, qualità visuale, numero delle specie, specie rare e a rischio, storia degli incendi, storia delle successioni); fauna selvatica (habitat, popolazione animale, dati censuari, specie rare e a rischio, valore scientifico e di studio); popolazione umana (storia etnografica, forme degli insediamenti, usi del suolo attuali, infrastrutture esistenti, attività economiche, caratteristiche delle popolazioni).

La capacità di un pianificatore del paesaggio, o di chi si occupa della gestione degli ecosistemi, di sottoporre a censimento i processi biofisici, sarà certamente diversa da caso a caso, ma sarà comunque superiore a quella di valutare gli ecosistemi umani.

Fase 5: studi di dettaglio

Gli studi di dettaglio collegano il censimento dei dati e la conseguente analisi con i problemi e gli obiettivi. Un esempio di studio di dettaglio è l'analisi d'idoneità utilizzata per determinare l'attitudine a diversi usi del territorio di un luogo specifico, sulla base di un'esauriente raccolta di dati e di valori ad essi attribuiti dagli utenti del territorio. Lo scopo primario degli studi di dettaglio è comprendere le relazioni tra gli interessi e i valori umani, le opportunità e i limiti ambientali e le questioni che devono essere affrontate.

Fase 6: ipotesi progettuali, opzioni e scelte di pianificazione

Questa fase riguarda lo sviluppo di ipotesi progettuali. Spesso devono essere mostrati più scenari alternativi. Queste ipotesi sono basate sull'unione di tutte le informazioni ottenute nelle fasi di raccolta di dati e di analisi. Il modello ideale mostra la sistemazione di usi e di attività. Le scelte dovrebbero essere basate sugli obiettivi del piano. Per esempio, se l'obiettivo è quello di proteggere i suoli agricoli e tuttavia permettere che si sviluppi un tessuto edilizio a bassa densità, si dovrebbero progettare più ipotesi organizzative dell'ambiente per i due usi del territorio. Per poter scegliere e realizzare ciò che si desidera si devono considerare più progetti. Per l'attuazione di un piano è necessario considerare anche diverse possibilità.

Fase 7: piano del paesaggio

Le ipotesi progettuali e le opzioni sono inserite nel piano del paesaggio. Questo contiene una strategia di sviluppo a scala locale e fornisce linee guida flessibili per chi elabora le politiche di piano, per chi gestisce il territorio e per gli utenti sui modi di sviluppare, ricostruire o conservare un'area. Il piano dovrebbe avere sufficienti gradi di libertà per permettere ai funzionari locali, così come agli utenti del territorio, di adattare le loro azioni alle nuove esigenze economiche o alle trasformazioni sociali. Questa fase costituisce un punto fondamentale per le decisioni riguardanti il processo di piano.

Con l'espressione piano del paesaggio si vuole sottolineare che tali piani dovrebbero occuparsi sia degli aspetti naturali sia di quelli sociali. Un piano del paesaggio è più di un piano d'uso del suolo, perché affronta la sovrapposizione e l'integrazione di diversi usi del territorio.

Fase 8: informazione e coinvolgimento continuo dei cittadini e della comunità

In questa fase il piano è spiegato al pubblico attraverso azioni di divulgazione e d'informazione. Questa interazione avviene durante tutto il processo di piano, a cominciare dall'identificazione dei problemi. Il coinvolgimento del pubblico è particolarmente decisivo durante la definizione del piano del paesaggio in quanto è importante assicurare che gli obiettivi stabiliti da una comunità siano raggiunti. Il successo di un piano dipende in gran parte da quanto le persone interessate dalle decisioni sono state coinvolte nella sua definizione.

Fase 9: progettazione di dettaglio

Progettare significa dare forma e disporre gli elementi nello spazio. La progettazione ecologica è la capacità di comprendere la situazione ecologica in cui gli uomini vivono, di riconoscerne i limiti e di progettare gli interventi alla scala adeguata.

Fase 10: attuazione del piano e del progetto

L'attuazione di un piano comporta l'impiego di varie strategie, tattiche e procedure, per rendere raggiungibili gli obiettivi e le politiche del piano del paesaggio. Una tecnica di attuazione particolarmente adatta per la pianificazione ecologica è quella dei "criteri prestazionali". Come per molti altri strumenti attuativi della pianificazione, "criterio prestazionale" è un'espressione generica che può essere intesa e applicata in vari modi. Principalmente, un determinato uso del suolo è consentito solo a seguito del raggiungimento di criteri prestazionali definiti in precedenza. In genere questi criteri rappresentano una combinazione di fattori economici, ambientali e sociali.

Fase 11: gestione

La gestione comporta il monitoraggio e la valutazione di come il piano dovrà essere attuato nel suo sviluppo. Miglioramenti e adattamenti saranno senza dubbio necessari, a causa delle trasformazioni prodotte dal cambiamento delle condizioni iniziali o dall'ottenimento di nuovi dati informativi. La gestione può essere realizzata da una commissione che comprende cittadini con o senza il supporto di un team professionale. I cittadini dovrebbero giocare un ruolo importante nella gestione della pianificazione locale, attraverso commissioni e comitati di controllo che sorvegliano le ordinanze locali.


Caso di studio


Gli "environmental design studio" sono studi specializzati in pianificazione ecologica e riqualificazione ambientale in termini di gestione del verde urbano pubblico, progettazione, gestione e rinnovo vegetazione. Argomento principale è il verde: la tutela e la salvaguardia sono temi cruciali che coinvolgono direttamente e indirettamente la comunità locale e gli operatori del settore. Una nuova conoscenza ecologica ed una maggiore sensibilità dei cittadini nei confronti del verde e dell'ambiente porta gli amministratori ad esigere una sempre migliore qualità della vita negli spazi urbani e di conseguenza una gestione efficace e professionale del verde. Diventa necessario definire l'entità del patrimonio verde attraverso il suo censimento (tappa fondamentale per conoscere l'esistente, per individuare i necessari interventi di gestione, per pianificare nuovi progetti e programmare ogni intervento futuro di riqualificazione), programmare gli interventi in base alle priorità e agli obbiettivi tramite la redazione di un regolamento del verde pubblico e privato, effettuare una corretta manutenzione e gestione dei rischi riconducibili e carenti condizioni di stabilità meccanica degli alberi. Solo una corretta ed efficace gestione del verde in ambiente urbano si traduce in un razionale impiego delle risorse disponibili, un'ottimizzazione delle funzioni espresse dal verde e la soddisfazione delle richieste dell'opinione pubblica.



▪ PRINCIPI GENERALI DEL PROGETTO ECOLOGICO

Progettare ecologicamente significa realizzare edifici con un ridotto impatto ambientale. L'architettura ha sempre avuto questo scopo, ma i prodotti dell'attività edilizia svolta nel nostro secolo dimostrano il contrario. Da molti punti di vista la "bioarchitettura" si presenta come recente riscoperta dei vecchi propositi del fare architettura, sollecitata dalle attuali emergenze ambientali e da una crescente preoccupazione per la salute. Le prime ricerche sul risparmio energetico e sull'inquinamento all'interno degli edifici risalgono agli anni settanta. La maggior parte di noi trascorre il 90% del proprio tempo in luoghi chiusi. La scorretta progettazione degli ambienti e la presenza di elementi tossici riscontrati in alcuni materiali sono state messe in relazione a sintomi di malessere e patologie molto comuni. L'inquinamento indoor ha diverse fonti: emissioni di sostanze nocive dai materiali edili e dall'arredo, climatizzazione eccessiva, umidità o secchezza dell'aria, illuminazione priva di contrasto o vibrante, produzione di ioni positivi e di campi elettrici da parte di apparecchi vari, inquinamento acustico e vibrazioni di elettrodomestici e automobili, combustione dei fornelli, uso di sostanze chimiche varie e di detergenti per la manutenzione della casa e delle piante, fumo di tabacco, presenza di microrganismi e muffe. L'edificio inoltre dovrebbe essere pensato per la massima durabilità e per un funzionamento che produce benessere/comfort, che non sprechi le risorse, ma anzi sia in grado di recuperarle e rigenerarle.

L' edificio ecologico è semplicemente un manufatto edilizio di qualità, che non risparmia sui materiali, ma in compenso la sua qualità dura nel tempo, con costi di gestione e di manutenzione molto ridotti. Il costo di edificazione e i livelli di comfort possono variare moltissimo, da livelli medi fino a livelli molto alti, secondo le possibilità del committente.    I criteri generali per progettare ecologicamente sono molto articolati, rimandano ad una realtà molto complessa, e sono quindi difficilmente applicabili nella loro globalità: secondo il contesto si cercherà di corrispondere il più possibile ai modelli ideali, avendo come obbiettivi l'armonizzazione del luogo, il risparmio di risorse e la salute degli abitanti. 

In generale il progetto deve porsi i seguenti obiettivi:

-Utilizzare prevalentemente materiali disponibili in grandi quantità e in loco, di tipo grezzo o che abbiano subito ridotti processi di lavorazione (a basso consumo energetico), non nocivi alla salute dell'uomo.    -Garantire la flessibilità della costruzione in previsione di possibili modifiche, sostituzioni o cambi di destinazione d'uso.

-Mirare ad un'efficienza energetica della costruzione (isolamento termico, illuminazione naturale.) e utilizzare, in relazione alle condizioni microclimatiche locali, le innovazioni tecnologiche alternative (tecnologie solari per il riscaldamento e sistemi di raffrescamento naturali).    -Garantire massima durabilità della costruzione.

-Porre attenzione alla recuperabilità e alla riciclabilità dei materiali in seguito a demolizione.

-Deve tendere alla bellezza delle strutture e alla sensualità naturale del comfort (assicurare un'adeguata illuminazione naturale, colori naturali ecc..).

-Utilizzare il verde come elemento di progetto.

- Caso di studio

"Centro didattico Pantarei", Passignano sul Trasimeno (Perugia).

Centro di educazione ambientale realizzato attraverso un radicale recupero ecologico, è diventato un cantiere di studio e sperimentazione.

Panta Rei è un centro per attività didattiche, anche residenziali, realizzato su una collina che si affaccia sul lago Trasimeno, in provincia di Perugia. Oltre ad ospitare attività per bambini e scuole, è un centro di formazione per professionisti e adulti ed accoglie i campi del Servizio Civile Internazionale.  L'intervento si è caratterizzato fin dall'inizio per la particolarità dell'intero processo di progettazione e costruzione. È nato dall'incontro tra i soci della cooperativa agricola Panta Rei e l'architetto Rainer Toshikazu Winter di AAd'a (Atelier Ambulant d'architecture, associazione europea che opera per la rivitalizzazione socio-ambientale dei luoghi) affiancati da una rete di collaboratori che hanno fornito la loro consulenza per la terra cruda, gli impianti e la fitodepurazione. Tutti i protagonisti erano accomunati dall'obiettivo di mostrare concretamente come costruire secondo i principi dello sviluppo sostenibile, riuscendo ad avviare la sperimentazione di molte tecniche bioedili, tra cui serre, bacini di fitodepurazione, pareti in terra cruda,., ecc.
L'intervento è stato cofinanziato tramite il programma europeo LEADER II.

Sono tre gli elementi che distinguono quest'intervento: la scelta di fare del progetto sostenibile un campo di sperimentazione continua, il saper utilizzare l'architettura stessa per insegnare l'educazione ambientale, e la capacità di diventare un cantiere permanente che diffonde competenze e capacità critica, facendo partecipare alla costruzione del centro stesso non solo le persone che lo gestiscono ma anche i visitatori che qui vengono ad imparare.

Il progetto sostenibile è un terreno di ricerca e le scelte ottimali non possono venire da cataloghi predefiniti di soluzioni ecologiche, nascono piuttosto da processi di ricerca su materiali e tecnologie, sempre relazionati ad un contesto.


Progetto ecologico: la scelta di impiegare tecnologie bioedili è guidata da una continua volontà di sperimentare, è un processo mai concluso, a più soluzioni, che mira a realizzare le scelte migliori, sempre in relazione ad un contesto. Il progetto ecologico non è definibile attraverso l'applicazione di soluzioni pronte, ma attraverso la ricerca di tecnologie appropriate all'intervento richiesto.

Esterni: la scelta di recuperare le tre strutture esistenti (sala mungitura, ovile, fienile) è stata la base di partenza per definire il progetto. In questo modo si è reso possibile ottenere un notevole risparmio energetico, evitare lo smaltimento dei materiali e limitare l'impatto ambientale. Il centro comprende tre fabbricati principali che accolgono aule e laboratori e un'ampia area esterna con orto, frutteto, giardino con percorsi dimostrativi e impianti di fitodepurazione.

Percorsi esterni


Relazione con l'ambiente: il progetto è nato con l'intenzione di rivitalizzare tutto il sito. La scelta di recuperare i fabbricati esistenti, valutata in modo accurato in base all'ecobilancio complessivo, ha portato a mantenere un legame con la storia del luogo. Lo scambio con il territorio si realizza anche attraverso le attività del centro rivolte alle realtà locali di lavoro (artigiani, .) per lo sviluppo di pratiche di sostenibilità.

Nella foto: realizzazione di intonaci in terra cruda

Il progetto deve saper mettere in gioco le energie umane coinvolte, farle entrare non solo nella progettazione, ma anche - attraverso il cantiere permanente - nella gestione e nella costruzione continua legate all'abitare concreto e quotidiano.

Panta Rei è stato presentato in numerosi convegni e mostre, in Italia e all'estero.

Corrado, Maurizio, Martelli, Mario, "Il Progetto naturale", Edicom, 2001.

Centro Panta rei: www.pantarei-cea.it

Associazione Aad'a (Atelier Ambulant d'architecture): www.aada.freeweb.org

Laboratorio Ecoform: www.ecoform.org








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