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India - La cultura indiana - map

geografia



India


"India" è il nome di uno Stato, ma è anche quello di una regione geografica che per la sua vastità, la quantità della sua popolazione, la sua omogeneità fisica è stata definita un "subcontinente".


Complessivamente, il subcontinente indiano ospita all'incirca un miliardo  di abitanti (il 20% dell'intera popolazione mondiale).


Il subcontinente indiano non è stato mai interamente unito politicamente, se non sotto la dominazione britannica. Oggi esso comprende molti stati: l'Unione Indiana, il Pakistan, il Bangladesh, Sri Lanka (Ceylon), gli stati himalayani (Nepal, Bhutan) e le isole Maldive.



La regione indiana corrisponde a una zolla che circa 50 milioni di anni fa si incontrò con la massa continentale asiatica. L'urto fece si che il bordo del continente si rialzasse e che giovani rocce uscissero dalle viscere della terra fino a formare le più vaste e le più elevate catene montuose del mondo: il Karakorum e L'Himalaya. L'Himalaya, che in tibetano significa "la casa delle nevi", è la più grande catena montuosa del mondo, lunga 2700 km. La sua punta più alta, giustamente definita "il tetto del mondo", si trova al confine tra il Nepal e la regione autonoma cinese del Tibet. In lingua tibetana si chiama Qomolangma, e cioè "Dea madre della terra"; gli Occidentali la conoscono invece come Monte Everest, dal nome di un inglese che nel secolo scorso studiava l'Himalaya.




Nella parte nordoccidentale del subcontinente c'è un piccolo deserto, quello di Tahr: ma poco più a est, lungo il Tropico del Cancro, si trovano fertili e vaste pianure, coperte da coltivazioni e

Foreste lussureggianti. Gli inverni indiani sono miti e gradevoli. In gennaio e in febbraio domina il bel tempo; in buona parte del subcontinente a gennaio fa caldo come a Napoli in piena estate. In questi mesi l'India pullula di gente in movimento e di moltissimi viaggiatori e turisti. Da marzo a maggio la temperatura aumenta di giorno in giorno fino a raggiungere una media di 35° C in alcune regioni dell'interno. Tra giugno e luglio arriva il monsone (vedi foto sovrastante): dapprima sulla costa occidentale della penisola, poi su quella orientale, infine sul Bengala. E' un arrivo per lo più violento e spettacolare, nella forma di tifoni che gonfiano i fiumi fino a farli straripare, che scoperchiano case e capanne. "Monsone" è una parola araba che vuol dire stagione.

In india si professano varie religioni: Indù, Buddismo, animismo, giainismo, ecc. L'induismo ortodosso considera buddisti, giainisti e sikh come seguaci piuttosto di correnti al proprio interno che di religioni indipendenti. Il rispetto per gli animali, e in genere per ogni forma di vita, è tipico soprattutto del giainismo, appartiene tuttavia fin dai tempi antichi all'intera cultura indiana. Particolarmente venerati, forse per il ricordo di antichissimi culti totemici, sono la scimmia, il coccodrillo e il cobra; ma è soprattutto la vacca ad essere considerata quasi ovunque un animale sacro, sicchè è fatto divieto assoluto ad ogni buono induista di uccidere bovini e di mangiarne la carne.

Fin dalla sua nascita ogni indiano appartiene ad una casta. Una casta è un gruppo sociale che presenta varie caratteristiche:

L'endogamia, e cioè il dovere di sposarsi solo all'interno della propria casta.

L'esercizio da parte di tutti i suoi membri, della stessa attività lavorativa.

L'osservanza di riti religiosi, consuetudini e regole alimentari specifiche della casta.

L'essere inserito all'interno di una rigida gerarchia tra i diversi gruppi sociali.

Le caste sono gruppi chiusi: è impossibile, per un singolo individuo, passare alla casta superiore. Chi nasce in una casta morirà in essa, a meno che un suo cattivo comportamento lo faccia precipitare nello stato di "senza casta", e cioè in un gruppo sociale considerato inferiore a tutti gli altri.


Le grandi caste indiane sono quattro: in primo luogo i sacerdoti o bramini; poi i guerrieri o kshatriya; i vaisya artigiani e mercanti; i tundra contadini, artigiani più poveri, servitori. Più in basso di tutti nella scala sociale sono i senza casta, i paria, gli intoccabili.


La cultura indiana più antica onorava le donne e riservava loro un posto importante nella famiglia e nella società. Molte delle divinità più venerate erano femminili. Solo nei primi secoli della nostra era l'irrigidirsi del sistema delle caste e l'aumentata funzione di controllo della famiglia porta ad un graduale peggioramento della condizione femminile. Comparvero la poligamia, il divieto di risposarsi dopo la morte del marito, l'usanza del matrimonio in età infantile.

L'avvento della cultura islamica comportò un ulteriore accentuazione dell'inferiorità delle donne nelle famiglie. Le figlie femmine finiscono per essere considerate un peso inutile, poco adatte al lavoro nei campi, bisognose di una dote quando fosse venuto il tempo del matrimonio. Si diffuse anche l'infanticidio femminile. Oggi la condizione delle donne in India è molto contraddittoria; nelle città ci sono molte donne colte ed emancipate, ci sono anche matrimoni moderni, in cui il rapporto tra coniugi è paritario, ma questi sono solo episodi marginali.





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