I massicci che circondano il Bacino sono a loro
volta fronteggiati a sudovest e ad est da complessi montani molto più alti.
Così ad est si trovano le Alpi, separate da una lunga depressione in cui
scorrono la Saona
e il Rodano, e a sud-ovest si elevano i Pirenei, che la depressione della
Garonna divide dal Massiccio Centrale. Sia le Alpi che i Pirenei appartengono
al Terziario, cioè ad una formazione geologica più recente, mentre il Bacino e
i massicci sono molto antichi. Nei massicci e visibile una vasta azione
vulcanica, specie nel Massiccio Centrale dove si aprono ampi coni vulcanici,
come il tipico Puy de Dôme alto 1465
m.
Coste ed isole
La F.
è bagnata dal mar Mediterraneo e dal golfo di Biscaglia e dal canale
dellaManica, formati dall'Atlantico. La sezione mediterranea è ad ovest, nella
Linguadoca, bassa e di non facile accesso, ad est alta e frastagliata con buoni
porti naturali e spiagge sormontate da pittoreschi dirupi. Il tratto di costa
in corrispondenza delle Alpi Marittime, con colline che si spingono fin
sull'acqua, forma la famosa «Costa Azzurra». La costa occidentale manca di
buoni porti naturali: la linea che corre lungo il golfo di Biscaglia è bassa,
con una catena di dune sabbiose lungo il mare, ad est delle quali nel tratto
meridionale, tra i Pirenei e la
Garonna, si estende la desolata ma tipica regione delle
Lande. Nella parte nord-occidentale della penisola di Bretagna la costa è
spezzata e vi sono numerose piccole isole. Le coste della Manica nella zona
corrispondente agli altipiani dell'Artois, della Piccardia e della Normandia
sono unite, con rive alte che il mare scalza alla base.
La F.
ha poche isole importanti: nel Mediterraneo la Corsica appartiene
politicamente alla F., ma fa parte da un punto di vista geografico dell'Italia;
le Isole del Canale appartengono all'Inghilterra; le isole principali della
costa atlantica sono Belle Ile, Ile d'Yeu, Ile de Ré e Ile d'Oléron.
Fiumi.
La F.
è ricca di corsi d'acqua che permettono alle imbarcazioni minori di penetrare
in gran parte del territorio. La
Senna e la
Loira con i loro affluenti formano i due grandi sistemi
fluviali del Bacino di Parigi. La
Senna ha origine nel Plateau de Langres e si versa nella
Manica presso Le Havre. Può essere risalita da navi oceaniche fino a Rouen e da
questa città in poi da piccolo naviglio. La Loira è il maggior fiume interamente francese,
sia per l'estensione del bacino (121.000 kmq) sia per la lunghezza del corso (1020 km). Nasce nel Gerbier
de Jonc e sfocia nell'Atlantico presso Nantes. La navigazione su di essa nei
periodi di magra è facilitata da vari canali. La Garonna ha origine in
Spagna e si getta con la Gironda
nell'Atlantico, dopo aver raccolto le acque di numerosi tributari provenienti
dai Pirenei e dal Massiccio Centrale. Il Rodano, le cui sorgenti si trovano in
Svizzera, attraversa il Giura meridionale e si versa nel Mediterraneo: la
decima parte del suo bacino e 270 degli 812 km che costituiscono il suo corso non
appartengono alla F. I suoi maggiori affluenti vengono dalle Alpi.
Canali
Un ingegnoso sistema di canali colleganti tra loro
i vari fiumi costituisce una vera e propria rete di vie acquee di grande
importanza economica. La Senna
è unita al Reno dal canale Marna-Reno e da altri canali alla Loira, al Rodano,
alla Schelda e alla Mosa. Il fiume Garonna è collegato attraverso il Canal du
Midi al Rodano e alla costa mediterranea. La Saona e il Reno sono uniti tra loro da un canale.
Il Rodano, che a sud di Lione scorre impetuoso creando difficoltà per la
navigazione, è congiunto a Marsiglia da un canale costruito arditamente appena
ai margini dei monti che sovrastano Marsiglia.
Laghi
La F.
è in genere povera di laghi, situati per lo più nell'area alpina. I maggiori
sono quello di Bourget (44 kmq) e quello di Annecy (27 kmq). Nella regione
delle Lande e nella Linguadoca si trovano, nei tratti costieri, numerosi
stagni, alcuni completamente chiusi da cordoni litoranei, altri comunicanti
direttamente col mare.
Clima
E' in complesso temperato con notevoli differenze dovute alla distanza
dal mare, alla latitudine e all'altezza. L'Atlantico, molto più che il
Mediterraneo, influenza il clima francese con le sue masse d'aria, calde in
estate e relativamente fredde in inverno, che penetrano largamente
nell'interno. Notevole è anche sulle coste l'influsso della Corrente del Golfo.
I venti principali sono quelli occidentali, che recano piogge copiose specie
sulla Bretagna, dove piove quasi per metà dell'anno. Gli inverni a Parigi sono
freddi e le estati fresche; la pioggia cade con una media di ca. 150 giorni
all'anno. La neve è rara nelle zone pianeggianti, abbondante sui massicci e
nelle regioni delle Alpi e dei Pirenei. L'Alsazia e la Lorena hanno clima
continentale, simile a quello dell'Europa centrale. La F. meridionale presenta un
clima mediterraneo con inverni miti e piovosi, estati calde e aride. Protetta
alle spalle dai monti alpini e soggetta all'immediata influenza del mare, la Costa Azzurra per il
suo numero di giornate solari è frequentata dai turisti anche nei mesi
invernali.
Flora
Ancora all'epoca romana la
F. era ricoperta di foreste sulle pendici montuose, di
boschetti, praterie e acquitrini nelle pianure, ma d 858f58i i tutto questo ben poco
rimane. Nelle Lande tuttavia, lungo il golfo di Biscaglia a sud dell'estuario
della Gironda, sopravvivono estese pinete, mentre nelle Ardenne vi sono vasti
tratti forestali seguiti da pascoli alpini. Le aree sabbiose dalla Bretagna
alle Fiandre presentano spesso un tipico paesaggio vegetale caratterizzato da
associazioni di ginestre, giunchi ed eriche. La regione mediterranea con clima
arido e solare è il regno della macchia formata di arbusti sempreverdi (rovi,
lentischi, corbezzoli, eriche).
Fauna
Il carattere faunistico della F. è quello
dell'Europa centrale. Nelle Alpi e nei Pirenei si trovano l'orso bruno, il
lupo, la puzzola, la martora, il gatto selvatico, il ghiro, il cinghiale, il
daino, il camoscio, la lepre e la marmotta. Molti fiumi sono ricchi di lontre;
il castoro si trova solo nella vallata del Rodano. La foce della Somma è il
regno del vitello marino e vi sono porci marini nelle acque costiere. Un'alta
percentuale di volatili è rappresentata da uccelli migratori. Le acque dei
fiumi sono ricche di pesci, specie trote e salmoni.
Abitanti
Alla fine dell'Epoca glaciale la F. fu invasa da gruppi di
cacciatori Cro-Magnon che distrussero o sottomisero orde già preesistenti. Sono
oggi riscontrabili in F. diversi gruppi razziali: il gruppo nordico, alto,
biondo, con occhi blu; il mediterraneo, più basso di statura, con capelli e
occhi scuri; il tipo alpino, caratterizzato da cranio tondeggiante, occhi e
capelli scuri. Per lungo tempo la
F. ha avuto un indice di natalità bassissimo (14,8 per poco
nel 1938), ma dal secondo dopoguerra l'indice è risalito e si calcola che oggi
la popolazione francese aumenti di ca. 300.000 unità annue. Bisogna dire però
che in F. vivono numerose comunità straniere o di colore, impegnate nei lavori
manuali. Sopravvivono in F. parlate locali, soprattutto nelle regioni
meridionali: così i Bretoni nei dipartimenti di Morbihan, Finistère e
Côtes-du-Nord hanno un dialetto di origine celtica; gli Alsaziani un dialetto
ricco di espressioni e termini tedeschi; i Baschi dei Bassi Pirenei parlano una
lingua mista di reminiscenze aquitaniche e iberiche.
Lingua
Il francese
è una delle lingue romanze derivate dal latino. Con l'occupazione romana, prima
della F. meridionale poi delle regioni settentrionali, i Galli vennero in
contatto con soldati, impiegati, mercanti e coloni romani, gente che parlava un
linguaggio familiare. Da tale linguaggio, una lingua romana rustica, è nato il
moderno francese. La diffusione del latino divenne intensa soprattutto dopo l'editto
di Caracalla che estendeva a tutti i Galli liberi i diritti della cittadinanza
romana. In quest'epoca dovevano essere numerose in Gallia le scuole dove i
figli dei proprietari e dei capi locali imparavano a parlare e scrivere in
latino. Naturalmente il latino insegnato in queste scuole era quello più
elaborato degli scrittori e dei documenti ufficiali, ma con le invasioni
barbariche tale insegnamento ebbe termine. Tipica nel processo di formazione
del francese è la scomparsa delle vocali brevi immediatamente precedenti le
sillabe accentate; così pure la scomparsa o modificazione d'una consonante tra
due vocali, di cui la seconda accentata, e la scomparsa o riduzione ad e muta
delle vocali immediatamente seguenti una sillaba accentata (rispettivamente: claritatem,
«clarté»; debere, «devoir»; mortalem, «mortel»). Nella F. medievale si
formarono due aree linguistiche, la langue d'oil (F. settentrionale) e la
langue d'oc (F. meridionale), così dette dalle parole usate per indicare
l'affermazione. Vi sono nel francese poche parole d'origine celtica (come sac,
alouette) e numerose parole derivate dal dialetto germanico parlato dai Franchi
(fief, guerre).
Religione
Nessuna religione è ufficialmente riconosciuta
dallo Stato, ma tutte le fedi sono ammesse. Nel 1905 con la Legge di Separazione le
Chiese vennero separate dallo Stato e contemporaneamente fu abolito il
concordato con la Chiesa
cattolica risalente al 1802. Sono ammesse associazioni religiose (associations
cultuelles) che possono avere edifici per lo svolgimento del culto;
l'amministraone di tali proprietà è però controllata dalle autorità civili. La
maggioranza della popolazione è cattolica; i protestanti sono ca. 1.000.000.
Costituzione
e governo
La costituzione della IV Repubblica entrò in vigore
il 24 dicembre 1946 e venne modificata con la Legge costituzionale del 7 dicembre 1954. Essa
riaffermava la dichiarazione del 1789 e riconosceva inoltre alcuni fondamentali
principi moderni, quali l'eguaglianza dei diritti per i due sessi, il diritto
d'asilo a quelli che lottano per la libertà, il diritto al lavoro senza alcun
pregiudizio di fede, origini e opinioni politiche, la libertà di sciopero,
l'assistenza alle madri e alle famiglie, ecc. La F. è una repubblica democratica in cui la
sovranità popolare è esercitata da tutti i cittadini adulti attraverso i propri
rappresentanti o tramite l'istituto del referendum. Il Parlamento è composto
dall'Assemblea Nazionale eletta ogni 4 anni con suffragio universale diretto e
dal Senato eletto per 9 anni con suffragio indiretto. La riforma costituzionale
del 1958 ha
introdotto il collegio uninominale sostituendolo al sistema proporzionale. Un
articolo della Costituzione prevede che essa può essere revisionata solo se vi
è la maggioranza assoluta delle due Camere, altrimenti si deve ricorrere al
referendum. Il 28 ottobre 1962 i Francesi furono chiamati alle urne dal
generale De Gaulle, il quale fece ricorso al referendum appunto per una riforma
costituzionale. Scopo del referendum era quello di fare eleggere il presidente
con suffragio universale diretto, mettendolo così in un certo qual modo al di
sopra dei partiti politici e dandogli autonomia e autorità rispetto
all'Assemblea. Le votazioni diedero la maggioranza voluta a De Gaulle, che
acquistò un potere presidenziale molto accentuato. Il presidente della
Repubblica dura in carica 7 anni. Egli è capo dello Stato, capo del potere
esecutivo, nomina il primo ministro, e su proposta di questi, i ministri.
Amministrazione
La F.
è ora suddivisa in regioni, a loro volta suddivise in dipartimenti. Negli
ultimi tre decenni ve è stato un continuo progresso nella creazione di
organismi elettivi a vario livello, che dovrebbero garantire una più
democratica "mediazione" del potere politico.
Giustizia
Il sistema legale francese si basa, con una serie
di aggiornamenti, sul Codice napoleonico. L'amministrazione della giustizia è
articolata in quattro sistemi, conosciuti come juridiction civile, juridiction
commercielle, juridiction administrative, juridiction correctionnelle et
criminelle, cui corrispondono rispettivamente i tribunaux civils per tutti i
casi civili privati, i tribunaux de commerce per le vertenze commerciali, i
tribunaux administratifs per tutti i casi di azioni contro organi del governo,
i tribunaux correctionnels e le corti d'assise per i casi penali. Solo in
queste ultime è ammessa la giuria popolare. Casi civili di minore entità sono
discussi innanzi ad un giudice di pace (juge de paix), esistente in ogni
cantone. Il tribunal civil può giudicare anche cause commerciali dove non
esiste l'apposito tribunal de commerce. L'appello contro le decisioni dei
tribunali civili e commerciali può essere fatto presso una delle 25 corti
d'appello esistenti in F. Speciali tribunali chiamati conseils de préfecture si
trovano in ogni prefettura e dirimono le vertenze tra privati e organi dello
stato. Appelli contro le decisioni di tali tribunali possono essere presentati
al conseil d'état. Appelli contro le sentenze dei tribunaux correctionnels
delle corti d'assise possono essere inoltrati alla corte di cassazione, che ha
autorità su tutti i tribunali francesi. Perché il potere giudiziario sia
indipendente dal potere politico vi è un Consiglio Supremo della Magistratura
composto dal Presidente della Repubblica, dal ministro di Giustizia, da sei
rappresentanti dell'Assemblea, da quattro rappresentanti dei magistrati e da
altri due membri scelti dal Presidente della Repubblica tra esperti legali.
Difesa
Malgrado la
perdita dopo la seconda guerra mondiale dell'impero coloniale e la fine del primato
che aveva con la Gran
Bretagna, la F.
ha continuato a considerarsi una potenza militare "autosufficiente".
Un tale concetto permane anche oggi, pure dopo la
scomparsa di De Gaulle, che lo sostenne come fondamentale per la ripresa della
nazione nei mutati termini della storia planetaria. l'a F. ha quindi un
deterrente nucleare con adeguate strutture missilistiche. L'esercito, la marina
e l'aviazione sono inoltre dotati di sofisticate armi convenzionali.
Tabella agglomerati urbani
Organizzazioni
sindacali
In F. vi sono tre maggiori organizzazioni di
lavoratori e altre minori. La Confédération Générale du Travail (CGT), sorta
nel 1902, è in parte controllata dai comunisti; la CGT-Force Ouvrière
venne fondata nel 1947 e comprende per lo più elementi socialisti; la
Confédération Française des Travailleurs Chrétiens (CFTC),
nata nel 1910 ad iniziativa dei cattolici, ha avuto un suo sviluppo dopo il
1947. Tra le organizzazioni minori va citata la
Confédération Générale d'Agriculture (CGA). Organismo delle forze
industriali e capitaliste è il Consiglio Nazionale degl'Imprenditori francesi.
Educazione
Il sistema
educativo francese è diviso in tre gradi: quello primario comprende le scuole
materne, le elementari e complementari; il secondario lycées e collèges per
l'istruzione media e tecnico-professionale; il terzo grado rappresenta
l'istruzione superiore impartita nelle università e in scuole superiori o
grandes écoles. Vi è la tendenza a coordinare i corsi universitari con quelli
delle grandes écoles e spesso studenti di queste ultime sono assimilati ai fini
del titolo con quelli universitari. I principali titoli rilasciati dalle
università francesi sono quelli di bachelier, licencié, agrégé, docteur. Le più note grandes écoles sono l'École polytecnique,
École normale supérieure, École des Chartres, École des Langues orientales,
École des Beaux Arts, Institut agronomique, École des Hautes études
commerciales, École centrale des Arts et manufactures, École forestière, École
coloniale e Institut de Études politiques (già École libre des Sciences
politiques).
Dal punto di vista amministrativo la F. è divisa in 16
circoscrizioni accademiche (Parigi, Caen, Lilla, Nancy, Strasburgo, Besançon,
Digione, Lione, Clermont-Ferrand, Grenoble, Aix, Montpellier, Tolosa, Bordeaux,
Poitiers, Rennes), ognuna controllata da un rettore nominato dal ministero
dell'Educazione nazionale e assistito da un consiglio circoscrizionale.
L'insegnamento religioso è abolito in tutte le scuole dal 1880. L'istruzione è
obbligatoria fino ai 14 anni.
Istituti
di cultura
L'Institut de France è il nome ufficiale di un
gruppo di accademie, che per tradizione e per importanza debbono considerarsi
tra le maggiori istituzioni culturali europee. Esse sono: Académie des Inscriptions et Belles-Lettres;
Académie des Beaux Arts; Académie des Sciences; Académie des Sciences morales
et politiques. Famosi sono anche i seguenti altri istituti e società culturali
che hanno quasi tutti sede a Parigi: l'Académie nationale de Musique (1669), la Comédie française
(1689), l'Académie d'Agricolture (1671), l'Académie de Médecine (1820),
l'Istitut Pasteur (1886), l'Académie Goncourt (1896), l'Académie des Sports
(1910), l'Institut Océanographique (1910), l'Institut de Paléonlologie humaine
(1916), l'Académie des Sciences coloniales (1922), l'Institut d'Hydrologie et
de Climatologie (1925).
La
politicizzazione studentesca
La F.
ha una tradizione per quanto concerne la sensibilizzazione politica della
classe studentesca universitaria e le posizioni d'avanguardia che essa assume
in determinati periodi della storia del paese. Le università e gli istituti
superiori, a partire da Parigi, diventano allora centri di agitazione e di
fermenti riguardanti l'intera società francese.
Un momento di acuta crisi che finì per investire
tutto il paese, si ebbe nel 1968. Alla fine dell'inverno di quest'anno, quando
la "grandeur" auspicata da De Gaulle pareva un fatto compiuto, la F. venne d'improvviso scossa da
una lunga serie di scioperi. Ma furono gli studenti di Parigi a dare una
particolare impronta alle rivendicazioni salariali. Essi andarono molto oltre
le richieste dei lavoratori. Crearono propri organismi, ebbero dei leader e
agitarono dei programmi di alternativa al sistema considerato borghese,
espressione delle multinazionali. Chiedevano non solo riforme negli studi, ma
prendevano su di sè i problemi sindacali, passando a una critica radicale
dell'organizzazione sociale ed economica nel suo complesso.
In primavera la F. sembrò minacciata dalla rivoluzione. In maggio
(quello che poi sarebbe stato chiamato "Maggio francese") a Parigi si
innalzarono barricate. Fu la straordinaria personalità di De Gaulle a
dissolvere rapidamente il movimento studentesco e le spinte eversive che
venivano da taluni gruppi e a trasformare in una grande vittoria quella che
doveva essere la sua sconfitta. De Gaulle capì che la società francese era per
il mantenimento di una situazione d'ordine e non desiderava affatto lanciarsi
nella confusa avventura che veniva prospettata dagli studenti e dai gruppi
estremisti. Bastava solo guidarla. Indisse allora nuove elezioni, invitò la
borghesia ad organizzarsi in comitati civici, fece affluire alcune divisioni
corazzate su Parigi. Il paese, spaventato dalla minaccia di una rivoluzione,
riprese animo. Le elezioni videro infatti un successo senza precedenti del
partito De Gaulle, che si assicurò più della maggioranza assoluta.
Il Maggio francese ebbe un'eco nell'intera Europa
occidentale, e si è parlato di Rivoluzione del Sessantotto per indicare la
contestazione giovanile tra il 1968 e il 1970. La contestazione terminò con una
storia diversa a secondo i paesi.
Nel 1986, in novembre, a 18 anni dal Sessantotto,
in una realtà politica diversa, gli studenti di Parigi scendevano nelle strade
per manifestare contro la riforma universitaria e delle scuole secondarie. La
situazione sembrò precipitare come nel '68. Nasceva un "Nuovo
movimento" Si imponevano altri leader. Gli studenti rispondevano da
sinistra alla riforma, accusando il governo di volere imporre la meritocrazia e
la selezione. In verità la riforma era, a un'obiettiva valutazione, in pieno
adeguata alle nuove dimensioni create nel mondo del lavoro dall'età
dell'elettronica.
Economia
Malgrado il ridimensionamento dovuto alla perdita
dell'impero coloniale, e inoltre ai drammatici eventi dell'Indocina e
dell'Algeria, che ebbero, in particolare per quanto riguarda l'Algeria, gravi
ripercussioni all'interno, la F.
è riuscita a ricostruirsi una solida, moderna economia, che la pone al quarto
posto del mondo tra le potenze industriali dell'Ocse, dopo gli Stati Uniti, il
Giappone e la Germania
federale.
Il ritmo di aumento della popolazione è stato
costante, se si eccettua l'inevitabile calo, relativo e durato solo alcuni
anni, causato dalla crisi energetica mondiale iniziata nel 1973-74. L'industria ha proceduto
regolarmente a un rammodernamento degli impianti e sono in atto piani regolari
per il passaggio del paese all'età post-industriale. E' da dire che l'attività
industriale ha potuto, anche indirettamente, giovarsi dello sforzo tecnologico
compiuto dalla F. per procurarsi un deterrente nucleare.
La F. è un grande paese agricolo.
L'agricoltura ha alle basi una lunga tradizione e appare oggi ben chiaro quanto
valide siano state le riforme agrarie attuate prima di ogni altro paese
d'Europa. In genere non esistono in F. grossi fondi, ma piuttosto fondi
condotti senza l'aiuto di lavoratori a ingaggio. Sono caratteristiche le
fattorie specializzate in un unico prodotto, come bietole nel nord, cereali nel
Beauce e vigneti in Linguadoca. Il carattere familiare dell'agricoltura
francese non è tuttavia totale. A esempio, il settore vinicolo è per una buona
parte nelle mani delle banche.
Il processo di meccanizzazione, già avanzato, è
stato in questi anni costante. Si è giunti alla robotizzazione di diverse
attività. Così la vendemmia viene ora eseguita da macchine robot, che avanzano
tra i filari raccogliendo l'uva nelle loro "mani". Si hanno un
risparmio rispetto all'impiego di mano d'opera e un vantaggio per quanto
riguarda la qualità del prodotto, perchè è possibile procedere alla vendemmia
con tempestività nei primi giorni solari adatti.
I cereali sono al primo posto nella produzione e
non solo coprono il fabbisogno, ma permettono anche una notevole esportazione.
Va ricordato che dalla seconda metà degli anni settanta la F. ha trovato nell'Unione
Sovietica un grande mercato di esportazione cerealicola. Patate e bietole da
zucchero danno ottimi risultati.
Per quanto riguarda il vino la F. è, insieme con l'Italia, tra
i primi paesi produttori al mondo. Rispetto all'Italia può avvalersi sui
mercati internazionali di una più affermata tradizione e forse d'una migliore
organizzazione commerciale. Le aree vinicole sono distinte in cinque maggiori
distretti vinicoli: il Mezzogiorno mediterraneo, l'Est (Borgogna
principalmente), il Sud-ovest (Bordeaux, Médoc), la Champagne (vini
spumanti), Media e Bassa Loire.
L'allevamento dei bovini, degli ovini e dei suini è
condotto con un alternarsi di metodi intensivi ed estensivi ed è pure legato a
una lunga tradizione. Per la produzione di formaggi la F. è ai primi posti nel mondo.
Vi sono ancora in F. vaste aree boschive, ma il
fabbisogno del paese di legname e dei prodotti relativi deve essere coperto con
l'importazione. Estesi sughereti si trovano nella Corsica meridionale, in
Linguadoca, nella Guascogna e in Provenza. La produzione annuale di legname si
aggira sui 36,5 milioni di metri cubi.
La maggior parte dei pescatori francesi è
costituita di Bretoni, i quali da generazioni pescano merluzzi e aringhe sui
banchi del mar del Nord. Attiva è anche la pesca nell'Atlantico. La produzione
di pesce pescato si aggira sulle 766.000 t annue. Boulogne è il maggiore centro
peschereccio. Porti pescherecci si trovano comunque lungo tutta la costa
bretone. Estese, antiche coltivazioni di ostriche esistono in Bretagna e nel
Golfo di Biscaglia. Grande sviluppo sta avendo in varie regioni l'acquacoltura
praticata su basi industriali.
La F.
possiede miniere di carbone, diverse delle quali sono state negli ultimi anni
abbandonate perchè lo sfruttamento risultava antieconomico. Vi sono numerosi
altri minerali, ma in scarsa quantità. La loro estrazione ha importanza solo
per quanto riguarda il ferro, lo zolfo e il potassio. Manca in pratica il
petrolio. Vi sono talune vene di gas naturale, ma la produzione è del tutto
modesta. A differenza dell'Italia, la
F., come la
Gran Bretagna e la Germania federale, ha messo in atto negli anni
settanta un grandioso piano di realizzazione di centrali nucleari, che
dovrebbero già prima della fine del millennio assicurarle una piena
autosufficienza energetica. Nel 1986,
l'anno in cui si ebbe l'incidente alla centrale nucleare
di Chernobyl, nell'Unione Sovietica, la
F. aveva già venti centrali nucleari.
Tradizionalmente una delle maggiori industrie
francesi è quella siderurgica, che si giova della larga disponibilità di
minerali ferrosi. Gli stabilimenti più importanti si trovano in Lorena e nei
dipartimenti settentrionali. Nella seconda metà degli anni settanta vi è stata
una crisi nel settore, del resto comune ad altri paesi occidentali, in quanto
il mercato nazionale e quello internazionale non assorbivano la quantità di
acciaio prodotta. Vi dovette essere allora un ridimensionamento e varie
acciaierie vennero chiuse.
L'industria aerospaziale e quella elettronica hanno
posizioni di primato e sono in continuo ampliamento. La F. fabbrica sofisticati aerei
militari (da ricordare, tra gli altri, i famosi "Mirages", delle
officine Dassault) e missili. E' in attuazione un progetto telematico che dovrebbe
nei prossimi anni portare un videoterminale in ogni casa. Per ora Biarritz,
scelta nel 1979 come città campione per tale progetto, è la prima città
interamente "cablata" del mondo. Il progetto viene attuato dal
ministero delle Poste francesi attraverso un "Centre Mondial Informatique
et Ressources Humaines". E' prevista la creazione in F. di un sistema
totale telematico, ma anche la costruzione di sistemi analoghi nei paesi della
Comunità francese e del Terzo Mondo in genere.
La F.
produce ed esporta autoveicoli. Le principali case sono la Renault, la Citroen, la Simca, la Peugeot. L'industria
chimica è in continua espansione. Le industrie tessili sono concentrate in
Normandia, famosa per la lavorazione del cotone, nelle Fiandre, in Piccardia,
nella vallata del Rodano. Particolare importanza hanno alcuni prodotti, come le
porcellane di Sèvres, i cristalli di Baccarat, gli orologi di Besançon, gli
articoli della moda e i prodotti della profumeria, entrambi di rinomanza
mondiale.
La F.
fa parte della Comunità economica europea. L'appartenenza alla Comunità ridestò
all'inizio pregiudizi nazionalistici, che lo stesso De Gaulle aveva contribuito
non poco a conservare. Si rivelò inoltre vantaggiosa per certi aspetti,
svantaggiosa per altri aspetti. Ma è evidente che la F. non può fare a meno della
CEE, che poi, a pensarci bene, anche se finora non ha raggiunto una precisa
fisionomia politica, potrebbe richiamare quella "media Europa", di
cui lo stesso De Gaulle amava parlare.
La F.
vende armi in tutto il mondo. Sono ben noti i "Mirages" che nel '67
furono determinanti per la fulminea vittoria israeliana della guerra dei Sei
giorni e francesi sono i missili lanciati dagli aerei argentini che affondarono
alcune fregate della Task-force britannica nelle acque delle Falkland durante
la breve guerra anglo-argentina del 1982.
La Comunità francese. La Costituzione del 1958
dissolse ufficialmente l'Unione francese, sorta per tenere uniti in un nuovo
tipo di organizzazione gli ex territori coloniali. Sorse al suo posto una
Comunità, comprendente tre tipi di membri oltre al territorio metropolitano: i
dipartimenti d'oltremare, i territori d'oltremare e le repubbliche autonome. Ma
in non molto si rivelarono contrasti e in effetti la tendenza dei passati
territori coloniali ad avere una completa indipendenza apparve una spinta
irresistibile. Già alla fine degli anni '60 la Comunità francese
era in effetti un'associazione con vincoli piuttosto labili, sul tipo del
Commonwealt britannico. La F.
è intervenuta due volte nello Shaha, la regione dello Zaire, ricca di minerali,
e mantiene un contingente nel Ciad, dilaniato da un'endemica guerra civile.
Storia
In tempi
remoti la F. era
abitata da comunità di Liguri e di Iberi, i quali facevano probabilmente parte
dell'area culturale ligure formatasi ancora prima delle grandi migrazioni
indoeuropee. All'inizio del VII Sec. a.C., provenienti dalle coste del Baltico,
arrivarono in F. tribù di Celti o Galli che sottomisero gli abitanti e ne
assorbirono la cultura. Altre tribù di Galli emigrarono verso la Germania, il basso
Danubio, l'Italia, l'Inghilterra. Nello stesso tempo i Greci fondavano
l'importante colonia di Massilia (Marsiglia) che finì per controllare tutta
l'economia della valle del Rodano. Nel II sec. a.C. i Romani presero la valle
padana (Gallia Cisalpina), quindi penetrarono nella Gallia meridionale
procedendo attraverso i Pirenei alla conquista della Spagna. Nel 58 a.C. alcune tribù di Galli,
premute dai Germani, chiesero aiuto a Cesare che intervenne e in una serie di
geniali campagne occupò tutto il paese (57-52). La conquista romana fu favorita
dalla mancanza di unità politica dei Galli. La Gallia venne romanizzata.
Furono costruite strade, acquedotti, stabilite stazioni militari.
L'amministrazione era curata da funzionari inviati da Roma, coadiuvati da
grandi proprietari terrieri locali. Nel 212 d.C. l'editto di Caracalla, che
estendeva i diritti della cittadinanza romana a tutti i nati liberi, accelerò
grandemente il processo di romanizzazione. Il declino dell'autorità romana ebbe
inizio molto prima del crollo dell'impero e fu contrassegnato dallo sviluppo di
poteri locali, come, per es., le bacaudae (dal celtico bagad, riunione).
Frequenti divennero anche le rivolte contadine, specie tra la Marna e la Senna. Nel 406-7 il paese
fu invaso dai Goti di Alarico, nel 455 dai Vandali di Genserico. Crollato
definitivamente l'impero romano, la
F. restò nelle mani delle tribù germaniche: i Franchi,
stabilitisi tra la Schelda
e la Mosa
(Franchi Salii) e tra il Reno e la
Mosa (Franchi Ripuari), i Burgundi nel bacino della Saona e
nell'alta valle del Rodano, i Visigoti tra il Rodano e l'Atlantico, gli
Alemanni in Alsazia, i Sassoni a nord della Loira.
Nel 496 Clodoveo (481-511), re dei Franchi, il
quale era riuscito a riunire le sue tribù in un unico popolo, si convertì al
cristianesimo e iniziò una serie di guerre per ampliare l'area territoriale dei
Franchi. Alla morte di Clodoveo il regno restò diviso tra i figli. Clotario I
(497- 561) ristabilì una certa unità; quindi si ebbe una nuova divisione
(l'Austrasia con capitale Metz e la
Neustria con capitale Soissons). Tra i successori di Clotario
I vi furono Clotario II (584-628) e Dagoberto I (602- 639). Tutti questi
sovrani vennero detti Merovingi, da un antico loro capo, Meroveo. Gli ultimi di
essi lasciarono il governo quasi interamente nelle mani dei loro maggiordomi di
palazzo. Nel 732 Carlo Martello, un maggiordomo di palazzo, sconfisse presso
Poitiers gli Arabi, salvando non solo la
F. ma la stessa Europa occidentale dall'invasione. Alla sua
morte (741) gli successero i figli Carlomanno, ritiratosi presto in un
convento, e Pipino, detto il Breve, che nel 751 prese il nome e i poteri di un
re. La politica estera di Pipino fu contrassegnata dall'amicizia per il papato
e dall'interesse per le cose d'Italia: due volte Pipino discese in Italia
costringendo i Longobardi a fare al papa concessioni territoriali, che
costituirono il primo nucleo dei possessi dello stato temporale della Chiesa,
durato fino al 1870. Alla morte di Pipino (768) il suo successore, Carlomagno,
attuò piani ambiziosi che in pochi anni portarono alla formazione di un grande
impero: tolse l'Italia ai Longobardi, combatté contro gli Arabi, i Sassoni, i
Danesi e gli Avari. La notte di Natale dell'anno 800 il papa poneva sulla sua
testa la corona imperiale. Per quanto Carlo avesse creato una salda
amministrazione centrale in grado di mantenere i contatti tra i vari territori
dell'impero, affidati a grandi feudatari, la sua morte significò anche la fine
dell'impero. Questo dapprima venne diviso tra i figli, poi si disgregò in una
serie di poteri locali. L'idea tuttavia di un potere imperiale sopravvisse per
molti secoli e costituì uno dei grandi miti del Medioevo. Per lungo tempo la F. si trovò sotto la minaccia
delle incursioni dei Normanni, che entravano a gruppi nel paese risalendo i
fiumi a bordo delle loro agili navi. Nell'886 Parigi stessa venne assediata e
il re, Carlo il Grosso, invece di combattere, tentò di allontanare i Normanni
offrendo loro dell'oro. Per tale suo atto egli venne scacciato dal trono. Gli
successe Odo, quindi Carlo il Semplice il quale concluse accordi con i Normanni
e cedette loro la
Normandia. Nel 987 con la morte di Luigi V la dinastia dei
Carolingi ebbe fine: venne riconosciuto re, sia dalla Chiesa, sia dai grandi
feudatari, Ugo Capeto, fondatore della dinastia dei Capetingi.
I secoli successivi furono di formazione nazionale.
La monarchia dopo il Mille tese ad un'autonomia di governo che le assicurasse
sufficiente forza e prestigio di fronte ai sovrani confinanti e d'altra parte
la nobiltà feudale osteggiò tale autonomia, che preludeva all'assolutismo
monarchico, con frequenti rivolte. La corte fece allora leva sulla borghesia
delle città, la quale divenne la sua più stretta alleata. Tra i maggiori atti
dei Capetingi vi furono la creazione del Parlamento di Parigi e la soppressione
del diritto fino ad allora riconosciuto ai nobili della guerra privata e di
proprie corti giudiziarie. La guerra dei Cento anni, durante la quale la F. si trovò impegnata in un
mortale duello con l'Inghilterra, chiuse praticamente il Medioevo e contribuì
in effetti all'unificazione nazionale. Le vere cause di questa lunga serie di
lotte furono non tanto le pretese dinastiche dei sovrani inglesi, quanto la
concorrenza che i mercanti francesi di panni facevano agli Inglesi nelle
Fiandre. Nel XV sec. la corte aveva ormai pacificato il paese; essa sola
disponeva di un esercito e si identificava con lo stato. L'assolutismo
monarchico era nato. Con le campagne di Carlo VIII in Italia ebbe inizio
l'espansionismo francese, ma nella nostra penisola la F. si trovò di fronte la Spagna. Durante il
regno di Francesco I, essa, circondata da ogni parte dai domini degli Asburgo,
dovette lottare per la sua stessa sopravvivenza. Le varie vicende europee
scatenarono anche in F. le lotte religiose. In questo oscuro periodo, che vide
protagonisti anche il papato, la
Spagna e l'Inghilterra, dominò la potenza dei Guisa.
L'eccidio degli ugonotti nella notte di S. Bartolomeo (1572) ne fu il corollario.
L'avvento borbonico (1594) nella persona di Enrico IV di Navarra, ex calvinista
passato al cattolicesimo e designato alla successione da Enrico III in punto di
morte, pose fine alle lotte e alle repressioni. L'editto di Nantes (1598), che
sanciva la libertà di culto, fu seguito da un periodo di governo abile e dal
consolidarsi della monarchia borbonica attraverso l'opera di due ministri
cardinali, il Richelieu e il Mazzarino. Al primo di essi si deve quella guerra
dei Trent'anni che stroncò in Europa il crescente potere germanico. I Borboni
pervennero all'apogeo dell'assolutismo e della potenza nel XVII sec. con Luigi
XIV, il re Sole, il quale poté rafforzare l'economia nazionale mediante la
politica finanziaria del Colbert e imporsi nello stesso tempo di fronte alle
maggiori potenze europee. La F.
diveniva intanto il centro della cultura europea. Nel 1701 l'inizio della lunga e
logorante guerra di Successione spagnola segnava però il declino della potenza
francese. I trattati conclusivi di Utrecht (1713) e Rastadt (1714) assicuravano
ai Borboni il trono d'una Spagna ormai priva degli antichi possessi fiamminghi
e italiani, mentre sulla F. si profilava la rivolta della borghesia contro
l'assolutismo monarchico. Dopo oltre 50 anni di crociata ideologica (v. Illuminismo),
nel 1789 la borghesia passava sul piano dell'aperta azione politica. L'intera
F. era scossa dalla rivolta contro le vecchie strutture feudali.
La Rivoluzione francese inizia
praticamente l'Europa contemporanea. Preoccupati dal pericolo che le nuove idee
rappresentavano per i loro stati, i vecchi sovrani europei attaccarono la F. tentando di restaurare la
monarchia, ma il popolo in armi seppe respingere gli invasori. Le cosiddette
guerre rivoluzionarie furono in effetti un trionfo per la F. repubblicana. Per motivi di
predominio marittimo e commerciale anche l'Inghilterra fu contro la F. repubblicana, ma se riuscì a
batterla sul mare e a toglierle il suo impero coloniale, non riuscì a
determinarne il crollo. Il sorgere dell'astro napoleonico (con la clamorosa
campagna d'Italia e lo sbarco in Egitto) diede inizio alla seconda fase della
lotta tra la F. e
l'Europa aristocratica. Col colpo di stato del 18 brumaio Napoleone prese nelle
sue mani il potere e poté dedicarsi alle sue grandi imprese militari.
L'Austria venne piegata alla pace di Lunéville
(18o1), l'Inghilterra a quella di Amiens (1802). Ma l'assunzione da parte di
Napoleone del titolo imperiale originò una nuova alleanza anglo-austro-russa
che fu spezzata dalle vittorie di Ulma e di Austerlitz (1805). Non migliore
sorte toccò alla coalizione anglo-russo-prussiana battuta a Jena, Auerstadt,
Eylau e Friedland. La Russia
fu costretta alla pace di Tilsit (1807). L'Inghilterra venne isolata. Intanto
però gli eserciti francesi erano spossati in Spagna dalla feroce guerriglia
condotta da tutta la popolazione. La vittoria di Napoleone a Wagram infrangeva
ancora un'altra coalizione. La borghesia francese era però stanca: i suoi
interessi economici venivano colpiti a morte dal blocco inglese. Nel 1812
Napoleone organizzava la disastrosa campagna di Russia, l'anno seguente si
aveva l'infausta battaglia di Lipsia. Napoleone partiva allora per l'esilio
dell'isola d'Elba, mentre a Parigi faceva ritorno Luigi XIII. I Cento giorni e
Waterloo (1815) segnarono il tramonto definitivo di Napoleone, una delle più
leggendarie figure della storia, e l'invasione territoriale della F. Negli anni
successivi la borghesia finanziaria e agraria impedì con la rivoluzione del
1830, alla quale prese parte il popolo di Parigi in armi, il tentativo di
restaurazione assolutistica compiuto da Carlo X. Il paese restò tuttavia
agitato anche per l'insoddisfazione delle classi medie desiderose d'una
maggiore rappresentanza politica e per il profilarsi dei primi movimenti
operai. Nel 1851 Luigi Napoleone sciolse l'assemblea repubblicana nata dai moti
del 1848 (Seconda Repubblica) e ripristinò l'impero (1852) sulla costituzione
napoleonica del 1800.
Il Secondo Impero (1852-1870), organismo statale
burocratico e militare, forte del sostegno dell'alta e media borghesia, del
clero e delle masse contadine, fu caratterizzato all'interno da un
miglioramento delle condizioni di vita e da un ampliarsi degli strati borghesi
della società; sul piano estero si ebbero la guerra di Crimea (1854-55), l'intervento
in Italia a fianco dei Piemontesi contro l'Austria (1859) e l'attuarsi di un
vasto programma di espansione coloniale. Il 1870, con la fulminea campagna
prussiana e la battaglia di Sedan, segnò la fine del Secondo Impero.
La guerra continuò fino al 1871 ed ebbe come
tragico corollario i 71 giorni della Commune, la cui violenta repressione ad
opera del Thiers segnò il termine del ciclo rivoluzionario francese iniziatosi
nel 1789. La svolta fondamentale nella vita della Terza Repubblica succeduta all'impero
fu data dal clamoroso «Affare Dreyfus» (1894), che isolò gli elementi clericali
e militaristi e aprì la strada ad una moderna democrazia laica. Tra l'altro nel
1906 venne denunciato l'ormai secolare concordato con la Chiesa cattolica. Al già
esteso impero coloniale si aggiunsero prima della fine del secolo il
protettorato di Tunisi, l'Indocina e Gibuti. In politica estera l'alleanza con la Russia e il riavvicinamento
all'Inghilterra fecero da contrappeso alla Triplice del Bismarck e
determinarono un equilibrio solo apparentemente stabile, che fu del tutto
rovesciato dalla guerra del 1914- 18.
L'assassinio di Sarajevo (1914) coinvolse
automaticamente la F.
nel conflitto mondiale. La vittoria (1918) le ridiede l'Alsazia-Lorena, ceduta
alla Prussia nel 1870-71, ed estese la sua influenza alla Siria e al Libano in
Asia, al Camerun e al Togo in Africa. Potenza di primo piano nella Società
delle Nazioni, la F.
si unì con nuove alleanze alla Polonia, alla Cecoslovacchia, al Belgio, alla
Jugoslavia. Rimase però costantemente ostile alla Germania e nel 1923 truppe
franco- belghe occuparono il bacino della Ruhr. All'interno l'asse politico si
spostava sempre più decisamente a sinistra e ciò portò a un punto critico anche
le relazioni con l'Italia, dove nel 1922 era salito al potere il fascismo.
Nulla giovarono ai rapporti franco-italiani gli effimeri accordi
Laval-Mussolini del 1935. L'inconsistenza
dei vari ministeri a carattere nazionale favoriva intanto l'ascesa del Fronte
popolare, che nel 1936 otteneva la maggioranza con Léon Blum, sostituito due
anni dopo dal ministero Daladier. La politica aggressiva dei nazisti tedeschi e
dei fascisti italiani, che aveva costretto la F. a guardarsi le spalle estraniandosi quasi del
tutto dalla guerra civile spagnola (1936-39) e a stringere una solida alleanza
con l'Inghilterra, non tardò a scatenare il temuto nuovo conflitto (v. Guerra
mondiale, Seconda), del quale la F.
sopportò, specie nei primi anni, il maggior peso, subendo la fulminea invasione
tedesca. Salì allora alla presidenza il vecchio maresciallo Pétain e si formò
il governo filotedesco di Vichy con a capo Laval, fautore del collaborazionismo
e promotore di azioni armate contro l'ex alleato britannico. Ma mentre sul
territorio metropolitano si organizzavano le file della Resistenza contro i
nazisti, il generale De Gaulle, sottrattosi alla prigionia tedesca, formava un
governo provvisorio all'estero e, sostenuto da una parte delle colonie
nord-africane, quando l'appoggio anglo-americano lo rese possibile, stabilì la
sua sede in Algeri. Lo sbarco alleato in Normandia (1944) restituì alla F. la
sua libertà.
Gli anni successivi alla guerra furono anni di
crisi, perlomeno fino al 1962. La
F. perse il suo impero coloniale, il maggiore del mondo dopo
quello della Gran Bretagna, ma la cosa più grave appare oggi il fatto che la
classe dirigente francese non si rese allora conto che la fine dei possessi
coloniali era qualcosa che rientrava nel nuovo corso che aveva la storia. La F. si trovò impegnata in una
logorante guerriglia in Indocina. Sarebbe poi venuta la guerra in Algeria.
Nel '58 fu eletto ancora presidente il generale De
Gaulle, l'uomo prestigioso, che ora mirava a conservare alla F. un ruolo di
potenza nazionale. De Gaulle mise fine alla guerra in Algeria, decise
l'attuazione di un piano per la realizzazione di un deterrente nucleare, cercò
di conservare una propria autonomia pur nell'adesione al Patto atlantico. Nel
'68 De Gaulle riportò l'ordine nel paese scosso dalla contestazone studentesca
e in apparenza sull'orlo d'una rivoluzione ("Maggio francese"). Si
dimise nel '69 quando le sue proposte di riforma istituzionali vennero
bocciate. Gli succedeva come presidente della Repubblica Georges Pompidou, col
quale la F.
adottava una politica più duttile e soprattutto più realistica. A Pompidou,
morto nel 1974, succedeva Valery Giscard d'Estaing, che superò di stretta
misura François Mitterand, il candidato delle sinistre.
Nel maggio del 1981 Giscard era superato dal
candidato socialista Mitterand, il quale indiceva nuove elezioni per confermare
anche sul piano parlamentare la sua vittoria. Nel giugno i socialisti
ottenevano la maggioranza assoluta. Il governo socialista procedette a un
programma di nazionalizzazione, ma molte cose evidentemente non andavano bene
nel paese. Nel marzo del 1986 il governo socialista di Laurent Fabius era
sostituito da un governo di centro-destra guidato da Jacques Chirac.
Arte
Le prime manifestazioni artistiche in F. connesse
alla cultura classica si ebbero dopo la conquist romana (si può parlare in
proposito di un'arte gallo-romana), ma con la caduta dell'impero e il
sopraggiungere di tribù barbare, come Burgundi, Franchi e Visigoti, vi fu un
periodo di oscurità, durante il quale lentamente cominciò a rivelarsi, specie
in alcune arti minori, la presenza di un gusto più duro e grezzo, ma nuovo
rispetto alle forme tradizionali. Più tardi Carlomagno nella sua opera
d'edificazione dell'impero favorì un ritorno alla tradizione classica, aprendo
la via a quello che venne detto il «Rinascimento carolingio» (VIII e IX sec.),
notevole per lo sviluppo della miniatura, degli smalti, dell'oreficeria, degli
avori. Col sorgere degli ordini monastici si sviluppò l'arte romanica, che ebbe
come suo centro soprattutto l'abbazia di Cluny.
L'architettura si servì di elementi vari presi
dall'arte romana, dalla bizantina, da quella musulmana, usati con una tecnica
spesso differente da quella della contemporanea arte romanica italica. Questo
in un secondo momento diede l'avvio all'arte gotica. La scultura consistette
soprattutto nella decorazione plastica di portali e capitelli (portale di
Moissac, capitelli di Autun, di Vézelay, di Cluny). La pittura continuò la
tradizione bizantina.
La F.
fu la culla dell'arte gotica, fiorita dalla metà del XII sec. alla metà del
XVI, che superò il greve peso di materia proprio del romanico per slanciarsi,
grazie anche alle nuove conquiste strutturali, in senso verticale. Sulla scia
di St.-Denis vennero costruite le splendide cattedrali di Noyon, Senlis,
St.Remi, di Reims, NotreDame di Parigi, dove la fantasia degli architetti si
sbizzarrì in una miriade di guglie, pinnacoli, trine marmoree e rosoni.
Inserite nelle strutture delle cattedrali (di Chartres, Reims, Amiens) vi sono
le più belle statue e i più bei rilievi di questo periodo. Elemento decorativo
di prim'ordine furono le splendide vetrate policrome. Nel sec. XIV Parigi ed
Avignone, nuova sede del papato, dove affluivano artisti italiani e dei Paesi
Bassi, divennero centri di un'arte di gusto realistico. I più celebri pittori
formatisi nell'ambito d'una cultura pittorica ricca di elementi di mistione
sono Fouquet e Clouet. Nei secc. XV e XVI l'arte francese fu sotto l'influenza
del Rinascimento italiano. Nel XVII sec. accolse suggerimenti barocchi, ma con
molta sobrietà, come si nota nel castello di Versailles e nel Louvre, gli
esempi più significativi del gusto francese del tempo. Lo stile quasi classico,
adottato da Mansart, Perrault, Boffrand, Gabriel, solo nelle decorazioni
interne e nell'arredamento permise espressioni decorative fantasiose di gusto
barocco o rococò. All'inizio del '700, liberandosi dalle influenze straniere, la F. diffuse in tutta l'Europa
un'arte nazionale ed elegante che ebbe in pittura, col Watteau, il più
significativo esponente. Dopo un ritorno allo stile classicheggiante, il
romanticismo riportò la F.
al primato in Europa, dando l'avvio a numerose correnti innovatrici. Nella
pittura, dopo Delacroix, si affermarono Corot, Millet, Courbet; nella scultura
Rüde, Barye, Carpaux, Rodin, Bourdelle. La più importante corrente artistica
francese della fine del XIX sec. fu l'impressionismo che, traendo fuori la
pittura dall'imitazione naturalistica, diede la preminenza alla sensazione
soggettiva dell'artista fatta soprattutto di impressioni di luci e colori. Tra
i maggiori esponenti dell'impressionismo vi sono Manet, Degas, Monet, Renoir.
Successive scomposizioni della forma condussero alla pittura di colori puri
(Seurat). Sorsero poi in F. movimenti d'estrema avanguardia, come il cubismo
che, nato da premesse tracciate da Cézanne, ebbe i suoi capiscuola in Picasso e
Braque ed il dadaismo. L'arte francese dei primi del '900 si può dire abbia
condizionato tutto il gusto del secolo. Dei pittori il più vitale e
polemicamente impegnato è stato Picasso. Villon e Bissière si sono inseriti in
una problematica attuale muovendosi nel campo dell'astratto. Tra i movimenti
più recenti emerge quello del gruppo astratto-concreto di Bazaine che annovera
tra i suoi componenti Manessier, Estève ed altri. Alla tradizione figurativa
trasformata da esperienze astratte si legano A. Beaudin, M. E. Vieira de Silva,
V. Vasarely. Al surrealismo hanno dato il loro contributo l'originalissimo J.
Miro e A. Masson. Tra i più vigorosi esponenti dell'astrattismo vi sono H.
Hartung e P. Soulages. La pittura informale ha i suoi migliori artisti in Wols,
Fautrier, Du Buffet. Degli scultori del XX sec. che hanno contribuito al
rinnovamento del linguaggio plastico i maggiori sono Picasso, Braque, Arp,
Miro, Brancusi, Pevnser, Gabo, Laurens, Zadkine. Sono andati avanti sulla via
da essi tracciata Giacometti, Bloc, Gilioli, Lardera, Jacobsen, Richier,
Stahly, César, Delahaye. L'architettura del XX sec. è stata dominata dalla
geniale personalità di Le Corbusier.
Letteratura
La storia della letteratura francese ha inizio
coll'organizzazione dei Franchi nella società feudale, basata sul dominio
assoluto della classe aristocratica. Precedentemente si hanno in F.
componimenti religiosi come una cantilena in onore di s. Eulalia morta martire
durante le persecuzioni di Diocleziano, una passione di Gesù e una vita di s.
Alessio, ma tali lavori rientrano piuttosto nella cultura paleocristiana del
tardo periodo imperiale o di quello delle invasioni barbariche.
Perché nascesse una letteratura al di fuori degli
schemi ascetici e religiosi, con caratteri autonomi nazionali, era necessario
non solo che le tribù dei Franchi conquistatori della Gallia si trasformassero
in una società stabile, ma anche che la vita e le imprese dei grandi uniti
intorno al loro sovrano, dessero origine ad una cultura e che questa entrasse
almeno in parte nel mito. Tale processo di formazione della cultura franca
verso il sec. XI era già compiuto. Vi rientravano come motivi dominanti le
lotte contro gli Arabi, che nei primi decenni del sec. VIII avevano addirittura
minacciato il territorio francese, la difesa della religione cristiana,
divenuta un elemento di unità di fronte a Normanni, Frisoni e Arabi, e
l'esaltazione della nobiltà. Un altro motivo fondamentale tipico del mondo
medievale era l'esistenza di un sovrano assoluto laico, l'imperatore, e di un
sovrano spirituale, il papa. Una società così concepita con due soli sovrani
era esistita in un certo modo solo all'epoca di Carlomagno, ma il suo ricordo
sopravvisse a lungo nell'immaginazione popolare. La Chanson de Roland è uno
dei primi esempi della letteratura feudale francese: in essa si narra la morte
di Rolando in un agguato tesogli dai Mori di Spagna, mentre il suo imperatore
Carlo può continuare la propria opera in difesa della cristianità.
Contemporanea alla Chanson de Roland è la Chanson de Guillaume che svolge un argomento
simile. Da questi poemi ebbe origine la serie ciclica delle chansons de geste
ispirate alle imprese dei paladini franchi. Si tratta di poemi scritti per
essere cantati dai joungleurs nei castelli feudali o anche nei villaggi e nelle
città davanti ad un pubblico di contadini e artigiani. Essi dimostrano che, a
parte il clero, la sola società dei feudatari aveva avuto una propria
trasposizione sul piano culturale. Dopo il Mille un aumento demografico
generale in tutta Europa e la ripresa dei traffici, con il conseguente
popolarsi delle città e la rivolta contro il feudo, cominciarono a scalzare le
basi di tale società. Gli urti diventarono sempre più violenti finché essa non
ebbe più ragione di essere, ma il suo ricordo miticizzato perdurò ancora a
lungo.
Un nuovo momento nella letteratura feudale fu il
diffondersi dei modi provenienti dalla Provenza. In questa regione, nei testi
composti per essere cantati al piccolo pubblico del castellano, dei suoi
familiari e cortigiani, accanto ai motivi di fedeltà al sovrano e della fede
era stato introdotto quello della fedeltà alla signora, alla castellana. A lei
il poeta-cantante, il troubadour, si rivolgeva nei termini del rispetto feudale
per rendere omaggio alla sua bellezza e perfezione. Ne era nata una poesia
fredda e astratta, ma ben più raffinata e nuova che non quella ciclica. Anche
la musica che l'accompagnava aveva perso il tono di cantilena popolare ed era
costruita nei modi di una lirica elegiaca. La Francia del nord subì
largamente l'influsso dei modi provenzali soprattutto quando, col matrimonio di
Luigi VII re di Francia con Eleonora d'Aquitania (1137), si ebbero contatti
ufficiali fra il nord e il sud. Si sviluppò allora il tema del cavaliere che,
dedica le sue imprese alla lontana castellana. Uno dei più significativi
esponenti della letteratura franco-provenzale è Chrétien de Troyes vissuto alla
corte di Maria, contessa di Champagne, figlia di Eleonora. In centinaia di
poemi il nuovo eroe del sec. XII, molto più complesso dei suoi predecessori
Roland e Guillaume, segue un comportamento d'onore divenuto ormai standard. Il
re Artù, che aveva combattuto contro i Sassoni, diviene il sovrano di una corte
ideale. Achille e Alessandro, personaggi della poesia e della storia greca,
sono trasformati in cavalieri medievali. Il Roman de la Rose di Guillaume de Lorris e
Jean de Meung riassume un po' la letteratura di due secoli: la rosa è il
simbolo dell'amore che il cavaliere ha conquistato agendo rigorosamente secondo
il codice della cavalleria e dell'amore di corte.
Accanto agli schemi dell'epica ciclica e
dell'erotica provenzale cominciarono ad apparire aspetti borghesi o paesani che
talora si ricollegavano allo spirito mordente e spregiudicato formatosi già
nella tarda Gallia romana; è questo l'esprit gaulois, lieve, piccante, gaio,
satirico, che poi sarà una nota essenziale della moderna letteratura francese.
I fabliaux, brevi racconti in versi, sono espressione piena di tale esprit.
Essi furono preceduti da raccolte di favole dette ysopets dal nome del celebre
Esopo. Il maggior esempio nel genere favolistico del tempo è il Roman de Renart
del XI sec., un brioso poema epico in cui gli animali hanno caratteristiche
umane e la volpe vince con l'astuzia i suoi rivali. I più noti dei fabliaux
sono Le Vilain Mire Estula e Les Perdrix. Un celebre autore di fabliaux fu
Rutebeuf, morto nel 1280 ca., che può considerarsi un poeta già borghese ricco
di accenti personali.
Negli ultimi decenni del sec. XIII ebbe inizio una
decadenza che si riflesse anche nel secolo successivo. Tale decadenza,
contrassegnata dalle sconfitte di Crécy (1346), Poitiers (1356), Azincourt
(1415), che videro cadere sul campo il fiore della nobiltà francese, riguarda
più gli antichi filoni aristocratici, in quanto la vita culturale è egualmente
fervente in F. e si delineano i temi della borghesia. Certo però la F. non ha ora più il primato,
che in un certo senso passa all'Italia. Il crollo degli antichi valori medievali,
tranne quello della morte rimasta unica signora degli uomini, è espresso da
Francois Villon (1431-80) che può considerarsi la prima grande voce in F. e in
Europa del nuovo realismo borghese. Sono suoi capolavori il Petit Testament e
il Gran Testament e alcune ballate come Ballade des dames du temps jadis e la Ballade des pendus
I primi lavori storici francesi furono scritti in
latino, quindi si ebbero opere in versi come l'Estorie des Angles. Il primo
importante testo storico in prosa è la Conquête de Constantinople di Villehardouin
(1207) che narra i fatti della quarta crociata. Più tardi Jean de Joinville
(ca. 1224- 1319), su richiesta di Giovanna di Navarra, moglie di Filippo il
Bello, scrisse la storia della sesta crociata. Tipico osservatore e narratore
dei grandi eventi accaduti durante la guerra dei Cento Anni, con la quale il
mondo medievale francese ebbe definitivamente termine, fu Jean Froissart (ca.
1338 - ca. 1410).
Una particolare importanza ha nella F. medievale il
dramma sacro, recitato dapprima in latino maccheronico e in schemi rapidi dagli
stessi sacerdoti sull'altare, poi in volgare nelle piazze da confraternite
d'attori. Si ricordano Les pasteurs e
Les vierges sages et les vierges folles. Uno dei maggiori lavori
è Jeu d'Adam del XII sec. Il genere si sviluppò ulteriormente nel XIII, XIV e
XV sec. coi misteri (dal latino ministerium, azione, lavoro) ispirati alle vite
dei santi, alle Sacre Scritture o anche ad eventi profani. Un atto del
Parlamento di Parigi del 1516 li proibiva per il loro spirito profano.
L'origine della commedia è oscura. Nei borghi medievali menestrelli e buffoni
vaganti recitavano dis, monologues, débats; da questi primi rozzi componimenti
derivarono farse e sotties, testi già più completi ed elaborati che sono alla
base della commedia francese. Una prima commedia in F. è Jeu de la Jeu de la feuillée di Adam de la Halle, detto il «Gobbo di
Arrass», rappresentata nel 1262.
Le campagne militari di Carlo VIII nel Napoletano e
nel Milanese, che dettero inizio nel 1493 ai tentativi espansionistici della
Francia, e la serie di grandi guerre di predominio in Europa fecero conoscere
ai Francesi più direttamente la splendida cultura fiorita presso le corti
italiane e gli spunti e le influenze che ne derivarono diedero origine alla
rinascenza francese. François Rabelais (ca. 1490-1553) e Montaigne (1533-1592)
sono i primi due grandi autori della moderna letteratura francese. Ambedue
mostrano uno spirito critico nuovo, una sensibilità duttile di fronte ai valori
ufficiali e ambedue attaccano l'aristotelismo medievale. Rabelais scrisse
Gargantua e Pantagruel, capolavori di epico humour, e Montaigne gli Essais,
fondamentali nella storia della cultura occidentale per l'affermazione del
diritto alla critica, all'osservazione, all'ironia. Espressione completa della
rinascenza francese è anche l'Heptaméron (1558) di Margherita di Navarra,
scritto ad imitazione del Decamerone del Boccaccio. Nel 1549 apparve la Défense et
illustration de la langue française di Joachim du Bellay che si inseriva nel
clima di polemiche per un rinnovamento in senso classicista del linguaggio
letterario, sollevate dai poeti della Pléiade raccolti intorno a Ronsard. Tra i
poeti della Pléiade che risentirono direttamente l'influenza italiana sono da
ricordare du Bartas, autore di La semaine, e Agrippa d'Aubigné, protestante, il
quale scrisse Les Iragiques.
La F.
ebbe nuovamente un suo primato. Il Discours de la méthode di Descartes (1637)
affermò in modo rivoluzionario che il valore d'una idea era da cercarsi nella
sua evidenza. Questa asserzione significava che qualsiasi processo di cultura
doveva svilupparsi nei termini di una chiarezza (clarté), al di fuori d'ogni
dispersione verbale, d'ogni astratta costruzione del pensiero. La formazione
d'una letteratura con caratteri nazionali fu favorita dall'Accademia di
Francia, fondata nel 1635 sotto la protezione del cardinale Richelieu, che ebbe
una grande funzione nel promuovere un linguaggio unitario. Vaugelas (1585-1650) pubblicava nel 1647 Remarques sur la
langue française. Sempre nel sec. XVII si affermarono tre
grandi autori drammatici, Corneille, Molière e Racine. Corneille (1606-1684)
delineò personaggi dai tratti forti ed eroici. Il suo Le Cid (1636) ottenne un
immenso successo; seguirono, tra gli altri lavori, Horace (1640), Cinna (1640),
Polyeucte (1643), Pompée (1643). Molière (Jean Baptiste Poquelin, 1622-1673)
operò la riforma del teatro in senso borghese. Le sue commedie non vogliono
solo far ridere, ma costituiscono anche una satira del costume, una presa di
posizione di fronte ai problemi del tempo. Sono dei capolavori nella sua produzione Les précieuses
ridicules (1659), L'école des maris (1661), L'école des femmes (1662), Tartuffe
(1664), Le misanthrope (1666), Les femmes savantes (1672), Le malade imaginaire
(1673). Racine (1639-1699) scrisse Andromaque (1667), Britannicus (1669),
Bérénice (1670), Iphigénie (1674). Blaise Pascal (16231662),
membro di Port-Royal, fortezza del giansenismo, in Les provinciales (1656) e
nei Pensées, pubblicati postumi, scoprì zone inesplorate della coscienza: l'uso
doloroso ma necessario della ragione porta alla distruzione dei valori; la
salvezza può cercarsi nella fede, una fede non chiesastica, ma cercata
liberamente con un'ispirazione immediata. Pascal fu in effetti uno dei campioni
del libero pensiero contro i gesuiti divenuti i sostenitori ufficiali del
cattolicesimo posttridentino. Jean de La Fontaine (1621-1695) scrisse nel 1664 in una lingua
incantevole e con uno spirito arguto i Contes e nel 1668 i primi sei libri di
Fables. Nicolas Boileau (1636-1711) fu l'apostolo del classicismo secentesco.
Con L'art poétique egli si richiamò ai modelli antichi e si oppose alle teorie
dei modernisti guidati da Charles Perrault. Il genere didattico fu trattato da
François Fénelon (16511715), arcivescovo di Cambrai, che scrisse Éducation dei
filles (1689) e Télemaque (1699), ambedue esempi altissimi di perfezione
stilistica. Sono inoltre da citare nella saggistica morale François de la Rochefoucauld e Jean
de la Bruyère,
nel genere epistolario M.me de Sévigné e M.me de Maintenon, e in quello
autobiografico M.me de Motteville.
Il sec. XVIII segnò la rivolta contro l'assolutismo
politico e la fine della letteratura cortigiana. La borghesia controllava ormai
la vita economica del paese e tendeva, sull'esempio di quella inglese, al
potere politico. Per oltre 50 anni, prima di sollevare il popolo contro lo
stato monarchico, essa sostenne una vera e propria crociata ideologica. La
cultura della monarchia e dei gesuiti venne attaccata in base ad un metodo che
poneva la ragione come punto di partenza per la costruzione d'un mondo nuovo.
Esponente della crociata borghese e dell'illuminismo, come venne detto tutto il
movimento di revisione iniziato verso il 1730, fu Voltaire (1694-1778), che tra
l'altro ironizzò sull'ottimismo ufficiale (Candide) e sui pregiudizi religiosi.
Dal 1751 al 1772 apparve l'Encyclopédie uno dei maggiori manifesti della
borghesia, cui lavorò indefessamente Diderot. Jean Jacques Rousseau (1712-1778)
fu uno scrittore rivoluzionario, separato anche dagli stessi illuministi. Nel
Discours sur l'origine de l'inégalisé parmi les hommes (1751) egli afferma che
la proprietà privata divise gli uomini in padroni e schiavi e diede luogo ad
una società fondata sul terrore della guerra e sull'autorità. Una società
cosiffatta è per Rousseau un momento di corruzione collettiva, da cui
l'individuo può sfuggire con una nuova educazione (Émile) e una nuova
organizzazione sociale (Le contract social). L'amore della natura ispirò a
Rousseau pagine bellissime che anticipano alcune descrizioni tipiche dei
romantici (Paul et Virginie, 1789). Nel sec. XVIII il romanzo s'affermò ad un
buon livello, ma su un piano inferiore a quello del contemporaneo romanzo
inglese, con Alain Lesage (Le Diable boiteux e Gil Blas, quest'ultimo
ambientato in Spagna), Pierre Marivaux (La vie de Marianne e Le Paysan
parvenu), l'Abbé Prévost (Manon Lescaut, un moderno appassionato romanzo
d'amore). Marivaux scrisse anche
commedie (La surprise de l'amour, 1722; Le jeu de l'amour et du hasard, 1730;
Les fausses confidences, 1737). Autore di due commedie
divenute celebri, Le Barbier de Séville, 1775, e Le mariage de Figaro, 1784, fu
Pierre de Beaumarchais. Nella poesia prevalsero Jean Baptiste Rousseau
(1671-1741), Écouchard Lebrun detto Lebrun-Pindare e André Chénier (1762-1794),
giustiziato durante la
Rivoluzione.
Nel XIX sec. la retaurazione politica e religiosa
reagì sul piano culturale all'illuminismo, di cui vennero attaccati i principi
più rivoluzionari, quali il cosmopolitismo, la critica alle religioni rivelate,
al razionalismo. François de Chateaubriand (1768-1848) nei suoi principali
lavori (Atala, 18o1; Le génie du christianisme, 1802; René, 1805) inizia la
corrente di reazione religiosa. La pubblicazione di due scritti di M.me de
Staël (1768-1817), De la littérature (1800) e De l'Allemagne (1810), diffuse in
F. le teorie romantiche tedesche. Furono autori romantici il poeta Alphonse de
Lamartine (1790-1869) e Victor Hugo (1802-1885), ma in Hugo accanto ai temi
tipici di un certo romanticismo, come i violenti contrasti, le grandi passioni,
si ritrovano anche elementi di vivo populismo. Ciò appare in ampi squarci dei
suoi romanzi, indubbiamente grandi anche se disuguali: Notre-Dame de Paris
(1831), Les Misérables (1862), Les travailleurs de la mer (1865). Maestri della
costruzione psicologico-sociale sono George Sand (1804-1876) e Stendhal
(1783-1842), autore quest'ultimo di due capolavori, Le rouge et le noir (1831),
che pur nell'analisi individuale e tormentata del protagonista finisce per
essere un grande affresco della società post-napoleonica e La Chartreuse de Parme
(1839). L'Ottocento francese è nella narrativa soprattutto il secolo di Honoré
de Balzac (1799- 1850), La comédie humaine, grandiosa galleria di romanzi, è il
risultato già completo d'una letteratura ricca formatasi attraverso eventi
storici densi d'esperienza e che esprime una società pienamente cosciente della
propria struttura. Su un piano minore appare invece Alexandre Dumas padre
(1803- 1870) con i suoi Le Comte de Monte-Cristo (1841-45) e Les trois
mousquetaires (1844), mentre invece Prosper Mérimée (1803-70) raggiunge
risultati notevoli con Colomba (1840).
La poesia dopo una fase romantica (lo stesso Hugo;
Alfred de Vigny, 1797-1863, con La colère de Samion, La mort du loup e La
bouteille à la mer; Alfred de Musset, 1810-1857, con i malinconici versi di Les
nuits e i drammi poetici) volse rapidamente verso temi nuovi: quello dell'«art
pour l'art» dei parnassiani capeggiati da Théophile Gautier (1811-1872), quello
dell'irrazionale di Charles Baudelaire (1821-1867), influenzato dallo stesso
Gautier e in parte da Poe, e i temi decadenti e simbolisti di Stéphane Mallarmé
(18421898) e Paul Verlaine (1844-1896). Arthur Rimbaud (1854-1891) abbandonò la
poesia prima ancora dei 21 anni, ma i suoi versi (Une saison en enfer, 1873)
sono densi d'una suggestione che agì su tutte le generazioni successive.
Gustave Flaubert (1821-1880) pubblicò nel 1857
Madame Bovary, il primo grande romanzo d'analisi psicologico-ambientale,
considerato dalla successiva scuola naturalistica come un punto di partenza. Ma
in realtà i naturalisti (Edmond e Jules Goncourt, 1822-1896 e 1830-1870; Émile
Zola, 1840-1902; Guy de Maupassant, 1850-1893 tesero ad una descrizione
scientifica dell'ambiente. In Maupassant l'ambiente mostra le contraddizioni
della borghesia: i feroci odi di classe, i miti sociali, l'ipocrisia. L'affare
Dreyfus (v.) fu un momento della battaglia che il naturalismo condusse in F.
contro l'oscurantismo, l'intolleranza, il clericalismo. La liberazione di
Dreyfus segnò la fine della vecchia F. e l'affermarsi delle forze progressiste.
Importantissimo è nel XIX sec. il teatro, che
riflette nella prima parte del secolo le esperienze romantiche e
post-romantiche, nell'ultima parte i terni del naturalismo. Sono da ricordare
Eugène Scribe (1791-1861), Émile Augier (1820-1889), Alexandre Dumai figlio
(1824-1895) e Victorien Sardou (1831-1908). Henri Becque (1837-1899) con Les
Corbeaux (1882) e La
Parisienne (1885) offrì i due maggiori esempi del teatro
naturalista. Nel 1887 André Antoine (1858-1943) fondò il «Theatre libre», che
ha dato un grande contributo all'evoluzione del dramma contemporaneo.
Il XX sec. si svolge per vie diverse spesso
contorte e confuse, in un paese insanguinato da due conflitti e da
un'occupazione straniera e sensibilissimo ad ogni esperienza e novità. Il
romanzo partito dalla reazione al naturalismo riecheggia problemi individuali
spesso portati sul tono di un'intensa emozione personale. Paul Bourget (1852-1935)
con Le disciple (1889) inizia l'attacco agli schemi della tranche de vie. André
Gide (1869-1951), per quanto sregolato nella vita o almeno insofferente ai
legami della morale «convenzionale», cerca nell'arte una rigida disciplina
formale, tanto da giungere a volte ad una classica perfezione. Le sue opere,
tra cui Les nourriturei terrestres, 1897, L'immoraliste, 1902; La porte étroite,
1909; Les Caves du Vatican, 1914, restano capolavori d'una clarté occidentale.
Marcel Proust (1871-1922) in A la recherche du temps perdu, 1913-27, delinea
un'analisi introspettiva dell'uomo moderno. Un tema affrontato nel romanzo è
quello dell'adolescente: così Le Grand Meaulnes di Alain-Fournier (1886-1914),
Le diable au corps (1923) di Raymond Radiguet (1903-1923) e Les enfants
terribles (1929) di Jean Cocteau. Vi è poi il tema cattolico della crisi dei
valori e della salvezza nella fede (Georges Bernanos). André Malraux affronta
la stessa crisi, ma passando attraverso esperienze politiche (La condition
humaine, 1933, sulla rivoluzione cinese; L'espoir, 1937, sulla guerra civile
spagnola; Les noyers de l'Altenburg, 1948, sul movimento di resistenza
francese). Il tema proletario è stato trattato tra gli altri da Charles
Plisnier e da Louis Aragon, mentre quello della 1ª Guerra mondiale ha ispirato
Henri Barbusse (1873-1935), in Le feu (1916), e Genrges Duhamel, nato nel 1884, in La vie des
martyrs (1917).
La poesia ha avuto le sue maggiori voci con Paul
Claudel, d'ispirazione religiosa nella sua produzione poetica (Cinq grandes
odes, 1910) e drammatica (L'annonce faite à Marie, 1912), e con Guillaume
Apollinaire, Paul Valéry, André Breton, Louis Aragon, Paul Eluard, Pierre
Emmanuel. La loro ispirazione va dal surrealismo al neosurrealismo, ai terni
della Resistenza, all'esistenzialismo.
Negli anni trenta e nel secondo dopoguerra la più
importante forza direttiva nella letteratura francese è stato
l'esistenzialismo. Un messaggio esistenziale e insieme di rivolta politica
dell'uomo è in Albert Camus (L'étranger, 1942; La peste, 1947; L'homme révolté,
1951). Jean-Paul Sartre ha esposto il contenuto filosofico dell'esistenzialismo
nel saggio L'être et le néant (1943) e lo ha esemplificato in opere narrative e
drammatiche, raggiungendo spesso risultati di potente realismo. Uno dei suoi
migliori lavori può considerarsi La nausée (1938) che anticipa i romanzi di Les
chemins de la liberté. Anche Maurice Merleau-Ponty, nato nel 1908, e Simone de
Beauvoir, pure nata nel 1908, hanno esposto idee simili. Le sang des autres e
Les mandarins della Beauvoir godono d'una popolarità pari a quella di alcuni
testi di Sartre. Elementi esistenzialistici si trovano anche nel teatro: in
lavori teatrali di Sartre come Les mouches (1943) e Huis clos (1945), nei
drammi di Jean Genet, Eugène Jonesco e Samuel Beckett (En attendant Godot, Fin
de partie). E' da notare che l'esistenzialismo sartriano è stato attaccato da
cattolici e da marxisti. D'altra parte Sartre, il quale nella «guerra fredda»
prese una posizione progressista, aveva denunciato in Les mains sales (1948) il
tatticismo comunista.
Un successo da best-seller hanno avuto i romanzi di Françoise Sagan,
nata nel 1935, Bonjour tristesse (1954), Un certain sourire (1956), Dans un
mois, dans un an (1957), Aimez-vous Brahms? (1958), ma il successo della Sagan
è dovuto anche ad una certa atmosfera creata intorno ai suoi libri, che
appaiono nettamente inferiori a quelli della Colette (1873-1954), la famosa
autrice di Gigi. Un posto a sé ha infine Georges Simenon, che con le sue
descrizioni d'una Parigi ambientale, intima e cosmopolita nello stesso tempo,
ha certamente superato gli autori anglosassoni del genere «giallo».
Musica
Un aspetto importante della tradizione musicale
francese è costituito dal filone di canti popolari bellissimi sia per testo che
per melodia e ancora attuali nelle varie regioni. La vitalità di tali canti ha
tra l'altro contribuito in F. a mantenere ad un alto livello il repertorio
musicale leggero. La F.
è inoltre ricca di danze paesane, molte passate poi nella musica colta. Una
corrente musicale già culturalmente elaborata può considerarsi quella
affermatasi in Provenza presso la società aristocratica nel XII e nel XIII sec.
ad opera dei troubadours che accompagnavano i loro versi con una melodia
elegante, in genere dal tono impersonale. S'affermarono in questo periodo
alcuni tipi di composizioni come il lai, il rondeau, il virelai. Nel XIII sec.
musica e canto comparvero anche nei primi lavori teatrali, quale la commedia
pastorale di Adam de La Halle,
Le jeu de Robin et de Marion. Contemporaneamente danzatori, menestrelli,
buffoni giravano la F.
diffondendo arie e danze popolari. Una tradizione sinfonica francese si
sviluppò a Parigi intorno a Notre Dame e viene di solito divisa nel periodo
dell'ars antiqua e in quello dell'ars nova, entrambi legati allo sviluppo d'una
linea monodica grave, priva di variazioni. Successivamente la F. fu influenzata dalla grande
scuola fiamminga. Dalla fine del sec. XVI la vita musicale s'accentrò intorno
alla corte. Nacque il balletto (un importante lavoro in tale genere è La ballet
comique de la reine, che iniziò un'intera tradizione). In questi anni cominciò
ad aversi l'influenza degli autori italiani stabilitisi a Parigi. Nel sec. XIX
si svilupparono in F. la grand opera e l'opéra-comique. La prima tese ai grandi
effetti scenici ed ebbe come esponenti Meyerbeer, Thomas, Gounod, Massenet.
L'opéra-comique volse spesso verso l'operetta, in cui si distinse un
compositore ebreo di origine tedesca, Offenbach, autore di alcuni tra i più bei
balli e melodie del secolo. Ebbero una personalità musicale nuova Bizet, il cui
capolavoro è Carmen (1875), e Berlioz. La rottura con i vecchi schemi
ottocenteschi cominciò ad essere operata da Fauré, nel quale la tessitura
musicale raggiunge sorprendenti effetti cromatici. Nella via aperta da Fauré
s'affermarono poi Debussy e Ravel, che in modo diverso appartengono
all'impressionismo musicale. Honegger, Milhaud e Poulenc sono tra gli autori
contemporanei in parte legati ancora all'impressionismo, in parte influenzati
dalle esperienze delle ultime scuole.