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La storia della Palestina
Oltre cinque milioni sono oggi i palestinesi. La loro storia
si identifica con quella terra che per novemila anni li ha accolti: una distesa
grande quanto
Nel XX secolo, come tutti gli altri popoli arabi, lottarono contro il dominio
Turco-Ottomano, e per questo furono preziosi alleati degli occidentali che
nella guerra mondiale si trovavano di fronte
Ma le aspirazioni dei popoli arabi all'Indipendenza, una volta crollato
l'Impero Ottomano (1917), si scontrarono con gli interessi delle potenze
europee, che miravano di colmare immediatamente il vuoto di potere lasciato dai
Turchi nella regione.
Gli interessi della maggiore potenza coloniale,
Violando tutte le promesse di sostegno all'indipendenza araba, date dalla Gran
Bretagna negli anni critici della lotta contro i turchi, il ministro degli esteri
Balfour dichiaro' nel 1917 il pieno appoggio del suo paese al progetto sionista
della creazione di un Focolare Nazionale Ebraico in Palestina.
Da allora e per trent'anni, gli interessi imperialistici britannici e il
sionismo si trovarono a confluire nell'obiettivo pratico della creazione di uno
stato ebraico nel Medio Qriente. Cosi, fu la pressione dei circoli finanziari
sionisti, mirante a neutralizzare le spinte contrarie di Stati Uniti e Francia,
a far si che nel 1923
Le intenzioni della Gran Bretagna sono altrettanto chiare: essa nomina suo
primo alto commissario in Palestina un ebreo sionista; riconosce
l'organizzazione sionista mondiale come "Agenzia Ebraica" che
rappresenta gli interessi degli ebrei in tutto il mondo (cioe' come
"governo" ebreo dello stato ebreo che si ha intenzione di costruire);
apre le porte alla immigrazione sionista di massa malgrado le continue pretese
arabe trasferisce dei terreni statali agli ebrei permette alla comunita
sionista di amministrare le proprie scuole e di mantenere la propria
organizzazione militare (Haganah); addestra unita' mobili delle truppe sioniste
(il Palmach), finge di ignorare l'esistenza di organizzazioni terroristiche
(Irgun, Stern). Alla maggioranza palestine furono negate analoghe facilitazioni
ed essa fu privata dei mezzi di autodifesa (un palestinese che veniva trovato
in possesso anche di un solo proiettile era mandato a morte).
I sionisti vogliono la terra, le risorse, ma vogliono soprattutto creare lo
stato ebraico. Di conseguenza, i palestinesi non sono destinati a essere
sfruttati (come nel colonialismo tradizionale) ma di essere sostituiti. La
parola d'ordine e "lavoro ebraico". La nuova "nazione
ebraica" dovra' avere una classe operaiai ebrea. Il che significa
l'esclusione degli arabi dall'economia locale (tra l'altro, l'operaio ebreo non
potrebbe reggere ai bassi salari dell'operaio arabo e di colpo cesserebbe
l'immigrazione sionista).
La reazione araba a questa violenza organizzata, metodica e autorizzata dalle
grandi potenze rappresentate dalla Societa delle Nazioni, e' immediata.
Gli anni 1936-1939 furono un susseguirsi di rivolte, di scioperi generali ad
oltranza, i piu' lunghi della storia del proletariato mondiale, di boicottaggio
della amministrazione inglese. La grande rivolta araba del 1936-1939 -la piu'
importante sollevazione anticoloniale dell'epoca- e' repressa nel sangue.
Soltanto dopo l'invio da Londra di rinforzi militari di 20mila uomini che,
assistiti dall'aviazione, spazzano via la tenace guerriglia dimostratasi capace
di occupare intere zone agricole e citta', e di resistere a lungo contro forze
di gran lunga superiori, grazie ad un vasto appoggio tra le popolazioni locali.
Ma dietro la protesta spontanea non esisteva una reale politica di opposizione
all'imperialismo inglese ed ai sionisti, le masse arabe palestinesi venivano
strumentalizzate dai regimi arabi i quali, lungi dal difenderne i dirittie ne
usavano la protesta per aumentare il prezzo della resa ai sionisti.
"La popolazione palestinese e' senza dubbio gia' a quell'epoca una delle
piu avanzate nella regione e possiede un alto grado di coscienza politica e
nazionale. Nel 1929 una commissione d'inchiesta britannica constata:
"L'opinione che il fellah non s'interessa di politica non trova conferma
nella nostra esperienza in Palestina... Qui nessuno puo dubitare che i
contadini e i braccianti sono autenticamente interessati sia alla creazione di
un loro stato sia allo sviluppo di istituzioni di autogoverno. Non meno di 14
quotidiani vengono pubblicati in Palestina e quasi in ogni villaggio vi e
qualcuno incaricato di leggerli a quattro contadini che non sanno leggere...
Essi discutono tutti di politica e questa fa abitualmente parte dei sermoni di
venerdi nella moschea. Questi fellahin... sono con tutta probabilita' piu'
politicizzati di molta gente in Europa".
Nel maggio del '39, il governo britannico pubblica un libro bianco. Essendo
mutata la situazione internazionale e accresciuta l'importanza del petrolio,
Londra e' costretta a fare agli arabi delle concessioni: una delle piu'
importanti e' la limitazione dell'immigrazione ebraica. La risposta delle
milizie ebraiche non si fa attendere: intensificano l'immigrazione clandestina
in vista della creazione del futuro stato. Quindi
L'lrgoun (con a capo Menachem Begin) e lo Stern (tra i capi ricordiamo Shamir)
ricorrono ad azioni terroristiche, anche all'esterno della Palestina. Nel 1944
due loro agenti assassinano lord Moyne, ministro residente britannico al Cairo
e nel 1946 fanno saltare l'albergo King David a Gerusalemme, dove aveva sede
l'amministrazione britannica, causando 91 morti (tra i quali alcuni ebrei).
Gli inglesi indeboliti ma desiderosi di conservare il loro mandato proseguono
la loro politica ambigua, nella speranza di mettere palestinesi e sionisti gli
uni contro gli altri, ma il terrorismo sionista continua, nonche'
l'immigrazione clandestina. L'Irgoun applica con successo la tattica
dell'occhio per occhio, dente per dente e risponde ad ogni vessazione
britannica con grandi rappresaglie. Quando gli inglesi vedono che la situazione
sfugge dalle loro mani, sottopongono la questione palestinese alle Nazioni
Unite.
La spartizione della Palestina
Oltre alla fine del mandato britannico per il maggio
Tale piano privava automaticamente gli arabi abitanti nella zona assegnata al
nuovo <<Stato di Israele>> di ogni possibilita' di decidere della
propria sorte. Per assicurarsi l'esecuzione del piano di spartizione, le
pressioni sioniste aumentarono costantemente durante tutto il 1947 e il 1948.
Al pubblico europeo e americano veniva spiegato che le rivendicazioni sioniste
erano fondate sulla Bibbia e sulle sofferenze patite dagli ebrei sotto il
nazismo e il fascismo. Tutti gli Stati, membri o no dell'ONU, che si erano
opposti alla spartizione furono minacciati o ricattati dall'America.
Infine, il 29 novembre
Deir Yassin
Presso le alture ad Ovest di Gerusalemme, Deir Yassin era un villaggio come tanti altri, 300 abitanti in tutto. Gli israeliani pensarono di compiere lì una "azione esemplare" che servisse a convincere i palestinesi ad abbandonare collettivamente la zona. La spedizione fu organizzata ed eseguita dal capo dell'Irgun, Menachem Begin. Le sue truppe circondarono il villaggio, all'alba del 9 aprile 1948, ed uccisero sistematicamente 250 abitanti: uomini, donne, bambini. Di proposito la notizia fu sparsa in tutti i villaggi, utilizzando i pochi superstiti, organizzando conferenze stampa, riproduzioni fotografiche del villaggio distrutto, volantini incitanti a fuggire. Inizio' allora l'esodo in massa dei palestinesi. Lo stesso Begin, capo del governo racconta: << Dappertutto noi eravamo i primi a passare all'azione. Gli arabi, spaventati, cominciarono a fuggire. L'Haganah compiva attacchi vittoriosi su altri fronti, mentre le forze ebraiche continuavano ad avanzare verso Haifa come un coltello nel burro. Presi dal panico, gli arabi scappavano gridando: "Deir Yassin">>.
(M. Begin, The Revolt Story of the Irpun)
La reazione degli arabi, e le proteste di quasi tutti i paesi
extraeuropei (tra i quali, solo il Sudafrica si schiero' apertamente con i
sionisti), costrinsero le Nazioni Unite a riesaminare la spartizione.
La situazione in Palestina era allora la seguente: dopo trenta anni di
dominazione inglese in Palestina, la comunita' ebraica era diventata 12 volte
piu grande che nel 1917 e rappresentava quasi un terzo della popolazione. Le
terre in suo possesso -come proclamava la legge costituzionale
dell'<<Agenzia Ebraica">> (1929)- dovevano "essere
registrate a nome del Fondo Nazionale Ebraico, affinche' divenissero proprieta'
inalienabile del popolo ebraico" . Avevano dunque il carattere di
extraterritorialita' e non potevano piu' essere ricomprate dagli arabi. Si era
cosi formato uno "stato nello stato", anche se, per la forte
resistenza dei palestinesi a vendere le loro terre, i massicci sforzi degli
ebrei colonizzatori avevano portato, dopo vent'anni, all'acquisto di meno del
6% delle terre di Palestina.
Quando l'ONU voto' il piano di spartizione l'<<Agenzia Ebraica>>
ordino' di operare il tutto per tutto e di mettere il mondo di fronte al fatto
compiuto: il 1948 doveva diventare l'anno del terrore sistematico attuato per
allontanare gli arabi dalla Palestina. L'obiettivo era la conquista della
maggior quantita' possibile di territorio. Si attaccarono militarmente villaggi
e terre con valore strategico, specialmente nelle zone assegnate, nel progetto
dell'ONU, allo Stato arabo. Si utilizzo' la minaccia di "fare di ogni
villaggio una nuova Deir Yassin" per convincere gli abitanti delle regioni
controllate dagli ebrei ad evacuare.
L'esodo
Dopo la strage di Deir Yassin comincio' l'esodo dei
palestinesi, costretti ad abbandonare ogni loro avere e ad incamminarsi verso
gli sterminati "campi profughi" che l'ONU generosamente preparava
nella valle del Giordano. A nulla valse la reazione militare degli stati arabi
che, all'atto della scadenza del mandato britannico (15 maggio 1948), tentarono
di respingere gli ebrei sionisti nelle zone di partenza. Tali stati,
completamente in mano ad aristocrazie feudali vendute agli inglesi o agli
americani (Giordania, Arabia saudita), obbedirono immediatamente al <>
lanciato dall'ONU una settimana piu tardi. Gli ebrei sionisti invece, avendo la
possibilita' di giustificare la loro azione come <>, continuarono le
ostilita' occupando con facilita' nuovi territori, servendosi di aerei e carri
armati forniti in continuazione dagli USA. Giunsero ad eliminare fisicamente il
mediatore dell'ONU, conte Bernadotte, che aveva presentato un progetto per il
ritorno dei profughi in Palestina. Quando nel 1949 i sionisti accettarono
l'armistizio proposto dall'ONU, essi controllavano il 78% della Palestina,
mentre le proprieta ebraiche legali all'interno di quel territorio ne
costituivano il 7%. In quel periodo di tempo, quasi un milione di palestinesi
fu costretto ad abbandonare la patria e solamente 170mila poterono restare
nelle terre occupate dai sionisti, che per proprio conto, avevano proclamato lo
"Stato d'Israele".
Quindi in nome di una "guerra di difesa" Israele oltre il 56% del
territorio concesso dall'ONU si appropiava di un altro 22%, l'ONU copriva il
misfatto riconoscendo ed ammettendo il nuovo stato nel concerto dell
"Nazioni Sovrane" del mondo, e così facendo privava i palestinesi del
diritto a costituirsi come stato.
Israele non si fermo' qui scateno' infatti altre guerre contro gli arabi e i
palestinesi nel 1956 e nel 1967 occupando ancora
La conseguenza fu una nuova diaspora del popolo palestinese costrtto ad
abbandonare tutto ed a dirigersi verso i paesi arabivicini ospite indesiderato
accolto in campi profughi in condizioni sub-umane costretto all'ozio e
all'inattivita', impossibilitato ad inserirsi nella vita produttiva dei paesi
in cui ha trovato rifugio.
I palestinesi si resero conto che la difesa dei loro diritti e la riconquista
della loro terra sono possibili fidandosi sulle loro forze, si organizzavano
quindi a livello di massa ed organizzavano la loro lotta, espressione di
volonta' di un popolo di liberera la propria patria, si creavano così le basi
del movimento di liberazione nazionale che si configura oggi nell'OLP;
Che cosa e' l'OLP
e' l'Organizzazione per
La lotta del popolo palestinese non e' una lotta contro gli ebrei inquanto
comunita' etnica e religiosa ma contro il movimento sionista inquanto
espressione di "Colonizzazione" basata su un sistema teocratico
"Razzista" ed "Espansionista".
II Sionismo
Nacque in Europa orientale negli ultimi anni dell'800
teorizzando la fondazione di uno "Stato ebraico" per tutti gli
aderenti alla fede ebraica in quanto gli ebrei costituiscono una minoranza che
non riesce a trovare un proprio inserimento nella vita economica sociale-culturale
dei vari paesi in cui essi vivono, ma questa teoria altro non era che
l'espressione del disagio in cui veniva a trovarsi la borghesia commerciale
ebraica nei paesi dell'Est europa, nel momento in cui si sviluppava il
capitalismo con la sua borghesia i cui interessi si scontravano con quelli
della borghesia ebraica. Il capitalismo utilizzava il razzismo anti ebraico
(Ipogrom) proprio per potersi sbarazzare di questi temibili concorrenti nella
direzione delle economie locali. Alla borghesia ebraica non restava dall'altro
lato che il destino dell'assorbimento nel proletariato locale oppure la ricerca
di uno sbocco esterno (una colonia). Il movimento sionista opto' per la
colonizzazione, si delineava a questo punto "il problema" sulla
scelta del luago dove far sorgere (lo stato ebraico) il movimento sionista fu
diviso fra chi voleva un pezzo di terra in Argentina, chi in Africa orientale,
per altri ancora
Nel I congresso del movimento sionista riunito a Basilea nel 1897 sotto la
guida di Teodor Herzl prevalse la tesi di chi opto' per la "Colonizzazione
della Palestina", in seguito a cio', gli ebrei che si riconoscevano nel
"Sionismo" (e cioe' meno dell'1% degli ebrei di tutto il mondo)
prepararono un programma per la colonizzazione della regione. Questa
colonizzazione prevedeva due progetti, quello massimo che seguendo la frase
biblica mirava ad occupare il territorio compreso tra i due fiumi "dal
Nilo all'Eufrate", e ancora oggi sostenuto dal clero rabbinico e dai
partiti di governo, mentre quello minimo riguardava l'occupazione di un
territorio comprendente oltre
Lo Stato d'Israele
A 40 anni daUa sua nascita, lo Stato d'Israele non ha una
costituzione scritta. Bisogna ricorrere alla dichiarazione della sua fondazione
e ad altri documenti ufficiali per capire di che tipo di stato si tratta, chi
ne e' cittadino, quali garanzie offrono le sue istituzioni.
Le due leggi fondamentali dello Stato, la legge del ritorno e la legge sulla
nazionalita' confermano il carattere discriminatorio razziale, infatti, mentre
riconosce il diritto automatico alla cittadinanza ad ogni ebreo che immigri nel
paese (ed e' ben inteso che l'ebreo e riconoscibile dalla sua ascendenza, e
piu' precisamente dal fatto di essere di madre ebrea) ignora i diritti civili e
religiosi dei palestinesi abitanti (da sempre) in Palestina. Per chiarire le
intenzioni della politica israeliana basta leggere queste parole scritta a Y.
Waitz, ex capo del dipartimento per la colonizzazione dell'Agenzia Ebraica e
riportate nel giornale israeliano "Davar" il 29-9-1967: "Detto
fra noi, sia chiaro che in questo paese non c'e posto per entrambi i popoli...
l'unica soluzione e' l'Eretz Israele, almeno Israele occidentale, senza arabi.
Non c'e altra soluzione che trasferire gli arabi da qui ai paesi vicini,
trasferirceli tutti, senza risparmiare nessun villaggio, neppure una
tribu".
Il carattere teocratico dello Stato si manifesta anche nella profonda
compenetrazione tra legislazione civile e precettistica ebraica. Tutte le
cariche piu' importanti sono assegnate ad ebrei praticanti, e la presenza del
clero rabbinico e d'obbligo in tutte le decisioni piu' importanti nella vita
del paese.
Il clero ha soprattutto funzione di stimolare il "patriottismo" degli
ebrei, ricordando che il loro dovere e quello di portare la nazione alla
dimensioni volute dalla Bibbia "dal Nilo all'Eufrate". A questo
proposito va pero' subito chiarito che l'oscurantismo rabbinico trae soltanto
una parte dalla propria forza dall'appoggio dei partiti di estrema destra che
rappresentano una minoranza dell'elettorato. La sua forza reale dipende
dall'Adesione all'ideologia Sionista, di tutti i partiti che sinora si sono
succeduti al governo, compreso il Partito Laburista, fortemente responsabile
della tragedia del popolo palestinese.
L'economia di Israele e assai precaria, un dato molto rilevante e' l'inflazione
sempre alta, che e' passata dal 50% nel 78 al 200% nell'82 ed oggi e di circa
400%, cio' si spiega col fatto che l'economia israeliana e' un'economia di
guerra. Le spese militari rappresentano oltre il 30% del prodotto nazionale
lordo e riducono quindi gli investimenti in altri settori dell'economia e della
societa' (sanita', educazione) Israele ha infatti oggi una potente industria
bellica: un israeliano su cinque produce armi e le esportazioni del materiale
bellico raggiungono i 14 milioni di dollari l'anno. La scelta dell'industria bellica
e dunque fondamentale per l'economia di Israele. Inoltre, va sottolineato che
la sopravvivenza economica di Israele si spiega solo con gli ingenti aiuti che
ha ricevuto dall'estero, primo fra tutti gli Stati Uniti che solo dal 1948 al
A conferma del ruolo d'Israele come testa di ponte degli interessi
economico-militari dell'imperialismo mondiale in particolare di quello
americano in Medio-Oriente, va considerata la sua politica verso i paesi del
Terzo Mondo dall'addestramento militare dei paracadutisti di Mobutu e delle
guardie di Haile Selassie, al suo commercio d'armi con il Cile, Sudafrica, ecc.
Come gli alleati politici anche i partners commerciali sono scelti con
oculatezza.
L'espansionismo di Israele
La ragione della politica espansionistica di Israele e' una:
conquistare tutto il territorio che corrisponde alla ideologia sionista. Puo'
sembrare assurdo al giorno d'oggi che un paese possa conquistare dei territori
con la forza, eppure e quanto e' avvenuto con Israele, il cui territorio e'
circa 5 volte quello previsto dalla spartizionebdell'ONU del 1947. D'altronde,
finche' Israele afferma di essere lo stato di "tutti gli ebrei del mondo",
deve prevedere di ospitare i 10/15 milioni di ebrei che ancora non vi sono
immigrati, preferendo stare nei loro vari paesi di appartenenza.
I dirigenti israeliani spiegano le loro conquiste territoriali con il fatto che
Israele ha bisogno di "frontiere sicure". Se si pensa che oggi
Israele occupa
Questa posizione di Israele, in realta, e' un'ulteriore conferma di quanto
abbiamo gia' visto prima: Israele non vuole la pace. Ha scelto la guerra
permanente.
Nato con la violenza, il nuovo stato si mantiene vivo continuando ad
esercitarla. Israele tende a difendere nella zona gli interesse occidentali e
ad opporsi ad ogni cambiamento di regime all'interno degli stati arabi, essa si
offri' volentieri come base di appoggio agli U.S.A. e agli inglesi, quando
questi intervennero in Libano e i Giordania per impedire la formazione di
governi democratici (1958). Israele aveva tentato una vasta azione di
espansione verso Gaza e il Sinai, ai danni dell'Egitto, dove si era da poco
instaurata una dirigenza nazionalista e anti feudale guidata da Nasser. In tale
occasione (1956) pur operando di concerto con
Di fronte all'avvento di regimi nazionalisti in Siria e in Irak e prima ancora
dell'Egitto, Israele non poteva non reagire. La risposta fu la "guerra dei
sei giorni".
Nel giugno del 1967, mentre una campagna internazionale di stampa aveva
presentato aU'Europa e all'America una Israele minacciata di sterminio Israele
sfrutta la situazione e grazie alla sua enorme superiorita' aerea e
tecnologica, attacca gli stati arabi ed opera una seconda invasione nel Sinai,
anzi continua la guerra anche dopo che gli stati arabi hanno accettato la
tregua procedendo ad occupare tutta la linea orientale del Canale di Suez, la
fertile Cisgiordania e le strategiche alture del Golan siriano. Ed inizia
subito una "Seconda colonizzazione ebraica" e contemporaneamente
l'esodo dei palestinesi, costretti per la seconda volta in venti anni ad
abbandonare tutto agli israeliani. La "guerra dei sei giorni", lungi
dall'essere difensiva, risulto concepita solamente come primo momento del piano
di espansione sionista. Alla "guerra lampo" seguì immediatamente la
creazione di postazioni di difesa agricolo-militari. S'inizia su vasta scala,
lo sfruttamento del petrolio nel Sinai, si ignora il carattere internazionale
di Gerusalemme, infine il ministro del Lavoro annuncia che: "la attuali
frontiere sono irrinunciabili".
La "guerra dei sei giorni" mette a nudo la deliberata crudelta' che
caratterizza l'offensiva israeliana. Oltre all'impiego sistematico delle bombe
al napalm contro i territori arabi, la cosa piu' sconcertante e' la sorte
riservata ai civili palestinesi, interi villaggi sono fatti saltare in aria,
gli abitanti incitati a fuggire, oppure cacciati a forza, deportati.
Il 18 giugno 1967, dieci giorni dopo la presa di Gerusalemme, il Parlamento
israeliano adotta una legge che autorizza il governo israeliano a estendere la
legislazione alla parte orientale della citta' santa e decreta
"l'indivisibilita di Gerusalemme". Questa annessione, condannata da
due risoluzioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dalle proteste
internazionali, ha significato nella pratica l'espulsione di migliaia di
abitanti palestinesi e la costruzione di una vera e prop ria cintura di
insediamenti israeliani allo scopo di tagliare fuori Gerusalemme dal suo
ambiente arabo. Nel gennaio del 1968 incominciarono gli espropri: piu di
Dopo aver modificato il contesto demografico, sociologico e culturale di
Gerusalemme, il Parlamento israeliano ha completato la sua opera votando, il 30
luglio 1980 una legge che fa di "Gerusalemme intera e unificata, la
capitale di Israele". Contraddicendo quel carattere confessionale che fa
di Gerusalemme il centro spirituale di tutte le religioni.
La repressione israeliana nei territori occupati
L'occupazione da parte di Israele dei territori occupati va
inquadrata nella politica espansionistica permanente dei suoi governi. Israele
occupa per rimanere, quindi oltre a stabilire subito nuovi insediamenti con
funzioni soprattutto militari, si appropria delle principali fonti di reddito
economico: la terra e l'acqua, prima del '
Nella striscia di Gaza, invece, e' stato confiscato il 32% del territorio e
sono state costituite 30 colonie abitate da 3.000 ebrei (3.000 ebrei abitano il
32% del territorio, mentre circa 700.000 palestinesi vivono nel rimanente 68%).
Anche per questo la striscia di Gaza risulta una dei territori piu densamente
popolati del mondo, da
Israele ha distrutto, dal '67 fino ad oggi, piu di 24.000 case come punizione
collettiva e questo al di la della distruzione delle citta' e dei villaggi
avvenuta durante la guerra. (Dal '48 al '
Soltanto nella citta di Ebron dal '67 ad oggi sono stati bruciati 750 negozi.
Le ordinanze militari in Cisgiordania sono 1.121, quelle nella striscia di Gaza
800 e riguardano tutte gli aspetti della vita dei territori occupati: scuole,
terre, imposte, ecc.
Per quanto riguarda l'agricoltura facciamo degli esempi: a giugno, durante la
raccolta del grano, gli israeliani di notte danno fuoco ai campi; prima della
raccolta delle olive, che avviene a novembre-dicembre, gli israeliani, usando
elicotteri ed aerei per l'agricoltura, innaffiano gli uliveti con sostanze
chimiche che causano la caduta prematura del raccolto, oppure bruciano
direttamente gli alberi. Quando questo non e possibile, Israele vieta
l'esportazione dei prodotti palestinesi verso
Pe
Per quanto riguarda il settore dell'acqua: ogni palestinese puo consumare al
massimo 35 mc. di acqua all'anno, se ne consuma di piu paga una multa che
supera il suo stipendio di tre mesi.
Per quanto riguarda la repressione: bisogna dire che, nei territori occupati,
vengono applicate tre legislazioni differenti.
La legislazione inglese (risalente ai tempi dell'occupazione britannica), la
legislazione giordana e quella dell'amministrazione militare israeliana.
Per le deportazioni viene applicata la legislazione inglese, la stessa che
permetteva l'impiccagione o la deportazione in Africa dei capi della rivolta
palestinese del
La legislazione giordana viene applicata su parecchie questioni: per esempio,
al tempo della dominazione giordana, era vietata l'attivita del partito
comunista.
Oggi in Israele c'e' un partito comunista legale che ha un suo giornale, ma se
ad un palestinese dei territori occupati viene trovata una copia del quotidiano
comunista, rischia il carcere.
Per la confisca delle terre, Israele si avvale sia della legislazione ottomana
che di sue ordinanze militari, mentre per la confisca delle risorse idriche si
applicano leggi israeliane.
All'interno dei territori occupati esistono diversi carceri di cui quattro
minorili, per ragazzi dagli 8 ai 18 anni, molto spesso incarcerati con
pregiudicati ebrei, al fine di influenzarne il comportamento futuro. A volte, a
questi ragazzi, viene somministrata una dose di droga per due o tre mesi per
renderli tossicodipendenti. Per le carceri israeliane dal '67 ad oggi sono
passati 250.000 palestinesi, in pratica 33 persone al giorno, cioe due
componenti per famiglia.
Passare per le carceri non significa sostarvi per pochi giorni, a volte vuol
dire rimanerci per 20 anni e piu'.
La permanenza nelle carceri israeliane spesso causa gravi danni fisici:
reumatismi, problemi alla vista, all 'udito, all 'apparato digerente, malattie
psichiche e a volte paralisi.
La questione delle scuole e delle universita': secondo le statistiche 1980-'81
nella striscia di Gaza si contano 35 scuole, in Cisgiordania 755; in tutto vi
sono 7.200 insegnanti il cui stipendio e di circa 200$, cioe' meno di 310.000
lire al mese. Va tenuto pero' presente che il costo della vita nei territori
occupati e uguale a quello italiano. All'intero dei territori occupati ci sono
circa 250.000 studenti palestinesi; di questi 14.000 sostengono ogni anno gli
esami di maturita'. Israele contro le scuole palestinesi segue una politica che
si articola in questi 6 punti:
Per quanto riguarda l'aspetto sanitario: Israele, nel suo bilancio sanitario
naxionale, riserva ai territori occupati solo il 2% malgrado gli abitanti di
queste zone siano piu del 25% della popolazione dell'intera Palestina. Va
considerato, inoltre, che il popolo palestinese paga tutte le prestazioni
sanitarie.
Una delle dirette conseguenze di questa situazione di abbandono, e' il fatto
che tra la popolazione palestinese il tasso di mortalita' neonatale e' pari al
doppio di quello israeliano (37 per mille contro il 14). All'interno dei
territori occupati ogni medico cura circa 110 pazienti al giorno, le Nazioni
Unite spendono circa 16$ (meno di 20.000 lire l'anno) per ogni cittadino
palestinese che risulta come profugo, quindi una cifra veramente irrisoria.
Per avere un 'idea un po ' piu chiara dello stato dell'assistenza sanitaria nei
territori occupati, possiamo provare a paragonare quella dell'intera
Cisgiordania adun solo ospedale di Tel Aviv.
Gli israeliani spendono, quindi, per un solo ospedale di Tel
Aviv tre volte di piu' di quanto spendono per tutta l'assistenza sanitaria in
Cisgiordania. Israele dal '67 fina ad oggi ha chiuso la maggior parte degli
ospedali, degli ambulatori e persino la banca del sangue di Gerusalemme. La
maggior parte delle sedi dell'amministrazione militare dei territori occupati
si trovano in ex ospedali: anche per questo dal '67 ad oggi il numero dei posti
letto nei territori occupati invece di aumentare e' diminuito (330 posti letto
in meno).
Due esempi emblematici: un giovane palestinese-residente a Gaza, nell'ultima
rivolta viene ferito gravemente. Nell'ospedale locale non c'era la possibilta'
di curarlo adeguatamente e quindi viene portato in elicottero a Gerusalemme in
un ospedale israeliano. Nel trasporto muore, e viene quindi riportato in
ambulanza a casa, accompagnato da una fattura nella quale veniva addebitato
aIla famiglia il costo del trasporto (5000 $, circa sei milioni di lire). Oltre
ad aver ammazzato, pretendono anche il pagamento dell'elicottero, quando il
reddito annuale del palestinese che vive a Gaza e' di 800$ (circa un milione di
lire). Quindi ci vogliono sei anni di lavoro per il padre di questo ragazzo per
pagare il trasporto del cadavere di suo figlio.
Nel 1984 fu versata una sostanza chimica nei serbatoi d'acqua delle scuole
femminili della Cisgiordania. 1950 ragazze furono colpite da questa sostanza
che causa la sterilita'.
Queste sono ulteriori dimostrazioni di come agisce Israele nei territori
occupati. Per quanto riguarda la situazione economica: Israele ha usato i
territori occupati come un mercato per i suoi prodotti; questo e' dimostrato
dal fatto che
Se da una parte manca completamente la struttura economica poiche' Israele non
permette agli abitanti di questi territori di intraprendere ogni tipo di
attivita' industriali autonome, dall'altra Israele favorisce l'insediamento di
piccole fabbriche all'interno delle colonie ebraiche dei territori occupati,
coprendo tutto il mercato palestinese con le merci israeliane.
Parallelamente vengono emesse ordinanze e leggi che vietano l'esportazione
delle merci palestinesi al di fuori dei territori occupati. Israele non dando
la possibilita' ai palestinesi di creare delle fabbriche o delle strutture
economiche nei loro territori, li costringe ad andare a lavorare nelle
fabbriche israeliane.
Quindi la manodopera palestinese viene usata in tutte le fabbriche ed aziende
israeliane come manodopera a basso costo, con pochissime tutele e garanzie.
Non c'e nessun futuro per questi palestinesi, che possono essere cacciati in
qualsiasi momento.
Una larga parte dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania sono disoccupati, in
particolare i laureati di cui piu dell'80% non trova lavoro.
Il reddito annuo del palestinese in Cisgiordania arriva ad un milione e mezzo
di lire (1300 $) mentre nella striscia di Gaza e di un milione di lire (800 $);
ci si puo immaginare in che condizioni si debba vivere con salari simili.
Israele fa pagare alla popolazione dei territori occupati delle tasse che sono
arrivate a circa 800 milioni di dollari, quindi il palestinese paga addirittura
la tassa di occupazione. Fino ad oggi i territori occupati hanno rappresentato
per Israele una fonte da utilizzare per ricavarne grossi guadagni, spendendovi
pochissimo.
Questo non puo durare a lungo.
Vedendo tutto quello che Israele ha fatto nei territori occupati il popolo
palestinese non puo' fare a meno di ribellarsi.
Una generazione e' nata sotto l'occupazione israeliana, col fucile del soldato
sotto il naso, col rischio che di notte venga la polizia israeliana a portarli
via, senza che nessuno dei suoi familiari lo possa vedere per parecchio tempo;
a volte li riportano cadaveri e vietano alla famiglia di fare il funerale (al
massi mo cinque persone della famiglia possono partecipare di notte al rito
funebre).
Questo e' molto grave perche' ogni popolo ha le sue tradizioni e per noi il
martire ha un significato particolare e vorremmo fare delle cerimonie
particolari.
Questa generazione nata sotto l'occupazione non puo', come del resto tutto il
popolo, sopportare questa politica israeliana.
Per questo abbiamo visto scendere in piazza tutta la popolazione, guidata da
questa generazione.
Come abbiamo notato l'esercito israeliano si comporta come tutti gli eserciti
di occupazione: distrugge case, interi villaggi, arresta, imprigiona con il
massimo arbitrio, tortura, destituisce sindaci democraticamente eletti.
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