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Albania (albanese Shqipëri) - GEOGRAFIA, STORIA

geografia



Albania

(albanese Shqipëri)



Repubblica (Republika Shqipërisë) della Regione Balcanica sudoccidentale

Superficie: 28.748 km

Popolazione: 3.256.000 ab.



Capitale: Tirana.

Lingua: albanese (diviso nei dialetti ghego e tosco).

Religione: musulmana (70%), ortodossa (20%), cattolica (10%).

Unità monetaria: lek, diviso in 100 quintare.

Confini: confina con la Iugoslavia (Montenegro e Macedonia) a nord e a nord-est, con la Grecia a sud- 757d33h est e si affaccia a ovest sul Mare Adriatico e sul Canale d'Otranto. Ordinamento: il potere legislativo spetta all'Assemblea popolare di 250 membri, che eleggono il presidente della Repubblica. L'Albania è divisa in 26 distretti raggruppati in cinque regioni.


GEOGRAFIA

Il suo territorio è in gran parte montuoso, se si eccettua la piana costiera che la presenza di paludi rende generalmente insalubre. Il clima è mediterraneo sulla costa, con estati calde e secche e inverni miti e piovosi; di transizione dal marittimo al continentale e di montagna all'interno, dove le precipitazioni sono più abbondanti. I fiumi più importanti sono il Drin, il Semani e la Voiussa; parzialmente albanesi sono i laghi di Scutari, Ocrida e Prespa. Paese povero, l'Albania ha sempre avuto un basso incremento demografico e solo dal secondo dopoguerra il debellamento della malaria e il relativo miglioramento del tenore di vita hanno fatto aumentare notevolmente la popolazione, che nel XIX sec. contava solo 800.000 persone. I centri principali, oltre alla capitale, sono Scutari, Elbasan, Berati, Coriza e i porti di Durazzo e di Valona. Base principale dell'economia, nel complesso molto povera, è l'allevamento (soprattutto ovini e caprini), che dà origine alla produzione zootecnica, seguito dall'agricoltura (granoturco, frumento, olivo) e dallo sfruttamento delle risorse minerarie (petrolio, cromo, rame, nichel, lignite). L'industria, pur avendo un basso livello tecnologico e una limitata diffusione territoriale, ha fatto registrare negli ultimi anni buoni risultati, tipici di un paese in via di sviluppo. Scarsa la rete stradale (18.000 km) e ferroviaria (720 km).




STORIA

Sottomessa a Roma nel 168 a.C., l'Albania fece parte dal 476 dell'Impero romano d'Oriente e nel Medioevo fu sotto il predominio gotico. Nel 917 Simeone di Bulgaria s'impossessò di tutta l'Albania centromeridionale. L'Albania passò così sotto il dominio bulgaro e successivamente (1204) sotto l'influenza di Venezia, fino al 1230, quando fu nuovamente conquistata dal regno bulgaro. Nonostante la resistenza dei popoli albanesi contro i Turchi sotto la guida di Giorgio Castriota detto Scanderbeg, nel 1468 l'Albania cadde sotto il dominio dell'Impero ottomano. All'inizio del XIX sec. scoppiarono aperte insurrezioni contro la Turchia, ma l'Albania dovette attendere fino alla guerra balcanica del 1912 per la proclamazione della propria indipendenza, riconosciuta internazionalmente nel 1913, alla Conferenza di Londra. Retta da una monarchia costituzionale che portò al trono re Guglielmo di Wied, nella prima guerra mondiale l'Albania fu invasa da Austriaci, Montenegrini, Italiani; contro questi ultimi fu condotta, nel 1920, l'insurrezione di Valona. In quell'anno comparve Ahmed Zogu, che conquistò, perse e riprese il potere (1924), facendosi proclamare re nel 1928. Nell'aprile del 1939, in cinque giorni, si compì l'occupazione italiana e l'integrazione nell'impero fascista dell'Albania che durante la seconda guerra mondiale fu base e teatro del conflitto italo-greco. Nel 1941 contro gli occupanti italo-tedeschi iniziò la guerra partigiana, egemonizzata dal Partito comunista, guidato da Enver Hoxha. Dopo la liberazione i comunisti rimasero soli al potere e nel 1945 proclamarono la Repubblica democratica popolare albanese, che condusse fino al 1948 una politica affine a quella iugoslava e poi strettamente legata a quella sovietica fino al 1956. Insorto il dissidio fra URSS e Cina, l'Albania si schierò a favore di quest'ultima, con la quale ruppe nel 1978, chiudendosi nel più completo isolamento politico ed economico, con conseguenze disastrose sui livelli di vita della popolazione. A Hoxha (morto nel 1985) succedette Ramiz Alia, il quale nel 1990 fu costretto dalla pressione popolare e dalle fughe in massa dal Paese (proseguite anche nel 1991 in seguito allo sfascio economico e alle tensioni sociali) ad ammettere il pluralismo politico (nel marzo 1991 si tennero le prime elezioni libere, vinte dal Partito socialista, ex comunista). Nel 1992 le nuove elezioni sono state vinte dal Partito Democratico di Sali Berisha, che è divenuto Presidente della Repubblica. Berisha è stato rieletto nel 1996, nonostante le accuse di brogli da parte dell'opposizione.








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