La morfologia Il
territorio spagnolo ha una morfologia molto particolare: presenta diverse
catene montuose separate tra loro non da vallate, ma da altopiani, detti mesetas,
che hanno un’altezza sul livello del mare compresa tra i 500 e i 1.000 m.
A
nord si erigono due importanti catene montuose: i Pirenei e i Monti Cantabrici.
I primi si snodano per 430 km
da est a ovest, fanno da confine tra la penisola iberica e la Francia e hanno per ciò
delle diversità climatiche fra i due versanti: nel settore orientale si hanno caratteri
oceanici, con inverni miti, estati calde ma temperate dai venti atlantici e
abbondanti piogge autunnali e invernali (1.500-1.800 mm annui); di tipo
mediterraneo è il clima del settore occidentale, con estati caldissime, inverni
miti e scarse precipitazioni autunnali (500-700 mm annui); nella parte
più interna, infine, il clima è continentale, con inverni lunghi e rigidi. I
principali fiumi che nascono dal versante meridionale sfociano nel
Mediterraneo, mentre quelli dell’altro versante quasi tutti nell’Atlantico.
Anche la vegetazione presenta caratteri diversi a seconda dell'altitudine e del
clima: fino ai 2.000-2.500 m
crescono faggi, querce, aghifoglie, cui succedono, ad altezze superiori, i
pascoli. La fauna originaria (orsi, lupi, stambecchi), in via di estinzione, è
protetta in numerosi parchi nazionali. La vetta più alta è quella del monte
Pico de Aneto 3.404 m
sul mare.
I
secondi sono la continuazione dei primi, poiché il confine tra le due catene
non è così netto; si estendono per 500 km da est a ovest parallelamente alla costa
atlantica. La vetta più alta è quella della Peña Ubiña (2.417 m). Sono anche un
importante spartiacque: nel versante meridionale “precipitano” brevi e ripidi
torrenti dai quali si può ricavare elettricità, mentre dal fianco meridionale
scendono alcuni tra i principali fiumi spagnoli, quali l'Ebro e numerosi
tributari del Duero. Oltre che rappresentare un ostacolo alle vie di
comunicazione, la catena costituisce una barriera per i venti atlantici: il
versante settentrionale, investito dalle masse d'aria umide, è perciò coperto
da un denso manto boschivo e in genere offre migliori condizioni
d'insediamento; la parte meridionale è invece assai arida, con una rada
vegetazione e una densità di popolazione nettamente inferiore (30-40 ab./km ) contro i 100 della fascia costiera; sono
ricchi di miniere di ferro e carbone.
A
sud dei Pirenei e dei Monti Cantatrici troviamo i Monti Iberici, che si
estendono da nord-ovest a sud-est. La cima più alta è la Sierra de la Demanda (2.265 m). Da essi nascono
anche importanti fiumi, come il Duero e il Tago. Il clima, rigido, con precipitazioni
scarse e spesso nevose, ne fa una delle regioni meno popolate del Paese. Proseguendo verso sud troviamo il Sistema
Centrale e La Sierra
Morena. Anche qui troviamo un clima continentale, con la
conseguenza di scarsa vegetazione e bassa densità demografica.
Il
complesso montuoso più meridionale della Spagna è la Cordigliera Betica,
che si estende per 1.000 km
da sud-ovest a nord-est dallo stretto di Gibilterra, costeggiando la costa
Mediterranea. Qui si trova anche la cima più alta della Penisola Iberica, quella
del monte Mulhacén, di 3.478
m.
Il
sottosuolo spagnolo è il più ricco di risorse minerarie di tutta l’U.E. I
maggiori guadagni vengono dall’estrazione di: zinco, argento, ferro, piombo,
rame, mercurio e carbone.
L’idrografia
I più importanti fiumi spagnoli sono: il Duero, la Guadiana, il Tago, il
Guadalquivir e l’Ebro.
Il
Duero nasce a 2.080 m
sul livello del mare dai Monti Iberici, snodandosi per 895 km da est a ovest,
prevalentemente in Spagna. Arrivato poi in Portogallo, sfocia nell’Oceano Atlantico.
La Guadiana,
nasce invece nella Sierra Morena; si allunga per 834 km fino a sfociare
nell’Oceano Atlantico in Portogallo. Compie un tragitto che va da est a ovest,
o almeno fino a che non arriva al confine con il Portogallo, quando scende
improvvisamente verso sud.
Anche
il Tago nasce dai Monti Iberici, e con 1.007 km è il fiume più lungo della Penisola
Iberica. Va da est a ovest in maniera regolare fino al confine con il
Portogallo, dove comincia a scendere verso sud, per poi attraversare Lisbona e
sfociare nell’Atlantico. Non è molto usato per irrigare gli appezzamenti
agricoli, ma lo è molto per produrre energia elettrica. Non è navigabile da
grandi imbarcazioni.
Il
Guadalquivir nasce dalla Cordigliera Betica, per poi sfociare nell’Atlantico
dopo 657 km,
con un percorso che va da nord-est a sud-ovest. È sfruttato per l’irrigazione
dei campi, per l’energia elettrica ed è navigabile al suo estuario.
Infine,
l’Ebro nasce dai Monti Cantabrici e dopo aver coperto la distanza di 910 km sfocia nel
Mediterraneo andando da nord-ovest a sud-est. Anche le acque di questo fiume
sono utilizzate a scopo irriguo e per ricavare energia elettrica.
Il clima e la vegetazione Dal punto di vista climatico la
Spagna, data la sua posizione tra Atlantico e Mediterraneo,
dipende fondamentalmente dalla penetrazione delle masse d'aria umide d'origine
atlantica e dallo stabilirsi, più o meno prolungato e tenace, delle masse
d'aria anticicloniche mediterranee. Le prime investono con particolare
frequenza la facciata settentrionale della penisola, che è di gran lunga la più
piovosa; le masse d'aria anticicloniche predominano sulla parte centrale e
mediterranea, specie durante l'estate, che è sempre siccitosa e molto calda: le
precipitazioni su tutta la
Spagna sono infatti prevalentemente invernali e primaverili.
Tuttavia, benché il territorio sia quasi completamente circondato dal mare, per
la disposizione dei rilievi, spesso direttamente allineati lungo le coste, e la
forma tozza della penisola, le terre dell'interno restano al margine delle
influenze marittime, per cui si può parlare di clima continentale per quasi
tutto il Paese, in particolare per la
Meseta, la depressione iberica e l'area più interna di quella
andalusa. Nella fascia settentrionale del Paese, interessata dal frequente
passaggio dei cicloni atlantici, cadono in media annualmente 1.000 mm di pioggia,
distribuiti con una certa regolarità nell'arco annuale; sui versanti cantabrici
e pirenaici esposti all'oceano le precipitazioni possono superare i 1.500 e
talora i 2.000 mm
annui. La Spagna
centrale e la regione mediterranea sono sempre siccitose; in genere i valori di
piovosità sono inferiori ai 500-600
mm annui, con minimi anche di 200-300 mm annui, concentrati
nel periodo invernale, nelle depressioni più interne. Anche dal punto di vista
termico vi sono differenze rilevanti passando dalle zone costiere atlantiche,
dove le temperature sono mitigate per gli influssi atlantici sia d'inverno
(8-10ºC) sia d'estate (18-20ºC), a quelle interne, caratterizzate dalle marcate
escursioni termiche tipiche dei climi continentali: a Madrid dai 5ºC di gennaio
si sale ai 24ºC di luglio, con pochi giorni di gelo. Nella costa mediterranea,
soleggiata, si hanno estati calde ma non eccessive, grazie alla presenza del mare,
e inverni addolciti dai venti mediterranei (a Valen ia 11ºC in gennaio, 24ºC in luglio); la
depressione andalusa invece ha caratteristiche climatiche che già preannunciano
la vicina Africa.
Il
clima fresco e umido della fascia atlantica è all'origine della foresta a
latifoglie e dei buoni pascoli che inverdiscono i paesaggi della Galizia; il
bosco di latifoglie, ancora largamente diffuso, comprende tutte le specie
diffuse nell'Europa nordatlantica, in particolare la quercia e il faggio. Sui
rilievi, specie su quelli pirenaici, prosperano abeti e pini. Del tutto diverso
appare il paesaggio vegetale nella Meseta, dove, accanto a specie arboree
temperate, si ritrovano forme vegetali proprie dell'ambiente arido subtropicale
come la macchia arbustiva (monte bajo),
talora con associazioni tipicamente steppiche, fra le quali predominano l'alfa,
lo sparto e l'artemisia: nella valle dell'Ebro non mancano accenni al
subdeserto, ma ovunque l'aspetto estivo della Meseta è quello di una terra
semiarida, steppica, con terreni rossigni per le alterazioni dei suoli
calcarei, oasi di pioppi o di vegetazione riparia lungo i solchi fluviali. La
regione mediterranea è dominata dalla macchia (rosmarino, timo, lavanda, ecc.)
e da specie arboree come l'olivo, il carrubo e la quercia da sughero; sulle
pianure costiere rigogliose oasi irrigue, le huertas avviate dagli Arabi, costituiscono una nota caratteristica
della Spagna mediterranea. È da dire però che ovunque il territorio è stato profondamente
alterato dall'opera dell'uomo; il paesaggio agrario si è soprattutto imposto su
quello naturale nella cosiddetta “Spagna arida”.
2. L’ECONOMIA
Settore
primario Nel settore
primario è occupato il 9% della popolazione attiva. Le regioni agrarie
presentano due volti distinti, che coincidono con altrettante aree geografiche.
Lungo le coste e i
fondovalle prevale l’agricoltura irrigua che sapienti sistemi di irrigazione,
risalenti alla dominazione araba, hanno reso redditizia, nonostante le modeste
dimensioni delle aziende. In questi minifondi chiamati huertas (orti dal suolo fertile che consentono più raccolti
all’anno) si coltivano ortaggi, agrumi, ulivi, alberi da frutto, viti, tabacco,
riso, foraggi per l’allevamento dei bovini da latte e da carne. Di agrumi,
vino, olio, la Spagna
è uno dei principali produttori europei e mondiali.
Le aride regioni interne,
invece, sono il regno dei cereali, delle barbabietole da zucchero e dalle
patate, cioè di colture che non hanno bisogno di molta acqua. Qui prevalgono i
latifondi, cioè aziende di vaste dimensioni ma poco produttive. Per quanto
riguarda l’allevamento, domina quello degli ovini, che non necessitano di
pascoli erbosi; molto rinomate per la qualità della loro lana sono le pecore
merino.
Un altro settore importante
è la pesca, che alimenta una fiorente industria conserviera (pesce surgelato e
inscatolato). La Spagna
possiede una notevole flotta peschereccia, che fa capo soprattutto ai porti
della costa atlantica.
Settore
secondario Nell’industria
spagnola lavora il 30% della popolazione attiva e costituisce una struttura
portante dell'economia, partecipando per circa il 38% alla formazione del
prodotto nazionale. I principali distretti industriali continuano a essere
quelli di più antico impianto, vale a dire il Nord del Paese, essenzialmente le
Province Basche, dove operano numerosi complessi meccanici, avvantaggiati dalle
risorse minerarie della zona cantabrica. La Catalogna presenta
tradizionali attività tessili ma anche industrie chimiche e meccaniche, a
Valencia è fiorentissimo il settore alimentare, infine l'area attorno alla
capitale presenta importanti complessi chimici e meccanici. L'industria
spagnola copre oggi pressoché tutti i settori produttivi anche se mostra un
continuo incremento dell'industria manifatturiera rispetto a quella estrattiva,
che fu all'origine di fondamentale importanza nell'economia del Paese. Buon livello
europeo presenta la siderurgia (18 milioni annui di t fra acciaio, ghisa e
ferroleghe): come ovunque in Europa, risulta però colpita, negli ultimi anni,
da una profonda crisi con sensibili effetti occupazionali. I Principali
prodotti dell'industria metallurgica, sono l'alluminio (355.000 t), il rame
(119.000 t), il piombo (57.000 t), lo stagno (1.300 t), lo zinco (253.000 t);
inoltre buona parte del carbone estratto viene trasformata in coke metallurgico
(3 milioni di t). Quanto al settore petrolifero, vengono raffinati annualmente
62 milioni di t di greggio. Rilevante sviluppo ha avuto il settore meccanico,
rivolto in primo luogo alla costruzione di mezzi di trasporto, ma anche di
macchinario d'ogni genere e di utensili vari. Così locomotive e materiale
ferroviario sono prodotti a Barcellona, Madrid, Valencia; il distretto
siderurgico asturiano-basco fornisce laminati di acciaio, rotaie, ecc.; a
Barcellona si producono anche macchinari di alta precisione. L'industria
automobilistica è importante anche per la partecipazione delle società
straniere, ed è situata in prevalenza nelle grandi città; produce annualmente
oltre 1 milione di autovetture e 370.000 veicoli industriali. Ad essa è per lo
più collegata la fiorente industria della gomma (24,3 milioni di pneumatici
all'anno), con sede principale a Barcellona. L'industria navale, colpita dalla
crisi generale, ha diminuito enormemente, rispetto al decennio passato, la
produzione (275.000 t di stazza lorda). Straordinaria espansione ha registrato
l'industria chimica; è concentrata in Catalogna, ma sono sorti vari impianti
anche nell'area asturiana-basca, a Madrid, a Valladolid e a Saragozza. Ottima è
la produzione di acido solforico (oltre 3,3 milioni di t annue), che si ricava
dalle abbondanti piriti nazionali; un ruolo minore, ma non modesto nell'ambito
europeo, rivestono anche le produzioni di fertilizzanti azotati (ca. 1 milione
di t), di resine sintetiche e materie plastiche (1 milione di t), di acido
nitrico (1.276.000 t) e cloridrico, di soda caustica, ecc. Particolare
dinamismo hanno mostrato, nel più recente periodo, i comparti dell'elettronica
e delle telecomunicazioni. La
Spagna è oggi uno dei massimi produttori europei di cemento
(circa 28 milioni di t annue). Conserva il suo ruolo l'industria tessile (si
producono annualmente 236.000 t fra tessuti e filati). Importanza minore ha il
lanificio (38.000 t fra tessuti e filati), cui si aggiungono buone produzioni
di fibre tessili artificiali e sintetiche, di filati di lino, canapa, iuta,
ecc. L'industria alimentare prevalente è quella saccarifera (10 milioni di q
annui di zucchero), che opera per gran parte nelle aree di produzione della canna
e della barbabietola da zucchero, con principali stabilimenti a Saragozza e in
altri centri della valle dell'Ebro; di rilievo sono anche l'industria della
birra (26 milioni di hl), gli oleifici, gli stabilimenti conservieri, quelli
lattiero-caseari, ecc.; le manifatture di tabacco producono annualmente 78.500
milioni di sigarette e 607 milioni di sigari. L'industria della carta ha la sua
massima estensione nelle Province Basche, in Catalogna e a Valen ia; fornisce circa 3,2 milioni annui di t di carta e
oltre 1 milione di t di pasta di legno. Le lavorazioni del vetro, della
ceramica, della concia delle pelli e del cuoio completano il quadro
dell'industria spagnola.
Il turismo e le vie di comunicazione Un punto di forza dell’economia spagnola è rappresentato
dal turismo. Oltre 50 milioni di stranieri provenienti da tutta Europa e da
altri continenti visitano annualmente il Paese, richiamati dalle numerosissime
città d’arte, ma anche dalle bellezze naturali e paesaggistiche sia della
penisola sia delle isole (Baleari e Canarie). Ciò spiega il forte traffico di
molti aeroporti, in particolare quello di Palma di Maiorca, sulle isole
Baleari, che con 16 milioni di passeggeri all’anno è il secondo scalo del
Paese, dopo quello di Madrid (22,5) e prima di Barcellona (13,8). Negli ultimi
anni è stata ampliata la rete autostradale, che raggiunge i 6.500 km; quella
ferroviaria è piuttosto vecchia: si sviluppa per 12.600 km, solo la metà
dei quali elettrificati e a doppio binario. È, però, entrata in funzione la prima
linea ad alta velocità: la Madrid-Ciudad
Real-Cordoba-Siviglia. La carta ci consente di cogliere
un’altra debolezza: le reti stradale e ferroviaria sono troppo accentrate su
Madrid dove si irradia l’intera maglia. Ciò significa che non essendo tutte le
principali città collegate direttamente tra di loro, per raggiungerle è
necessario talvolta deviare sulla capitale. La Spagna dispone, viceversa,
di numerosi porti affacciati su tutte le coste.
La Spagna è
entrata nell’U.E. nel 1986 e, dal 1° gennaio del 2002 ha sostituito la sua
vecchia moneta, la Peseta,
con l’€uro.
GOVERNO
|
SUP. IN Km2
|
POPOLAZ.
|
DENSITÀ
|
CAPITALE
|
MONETA
|
LINGUA
|
RELIGIONE
|
monarchia cost.
|
|
|
76 ab./km2
|
Madrid
|
€uro
|
Spagnolo (80%)
Catalano (15%)
Basco (5%)
|
Cattolica
|