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Musicologia - I Natura della musicologia. II. Discipline della musicologia

musica



Musicologia.


I Natura della musicologia. II. Discipline della musicologia.


I Natura della musicologia.


Definizioni


Sono due i modi di intendere il termine "musicologia":

a) I lineamenti dei metodi musicologici.

b) L'oggetto dello studio.

Entrambi possono essere compresi come due aspetti della medesima cosa, uno che definisce la disciplina, l'altro il fenomeno da investigare.



Da un punto di vista filosofico la differenza è che in un caso si tratta un'attività della quale si occupa l'uomo, nell'altro caso il soggetto è un'area della conoscenza esistente di per se.

L'approccio che parte dall'analisi sui metodi pone un'enfasi sulla musicologia come una forma di dottrina, di sapere scolastico, caratterizzato quindi da rigorose ed attente procedure di ricerca: "la dottrina dello studio della musica".

D'altra parte un approccio che riguardi il soggetto per se medesimo può far intendere la musicologia come "il campo della conoscenza, del sapere, che ha come oggetto l'investigazione dell'arte della musica come un fenomeno fisico, psicologico estetico e culturale".

L'aspetto culturale ampia notevolmente il campo d'investigazione, anche se a musica,  la musica intesa come arte (estetica), resta il centro del campo di ricerca.

Si aggiunge inoltre un terzo aspetto, che nessuna delle due definizioni prece 626j97g denti includeva pienamente, che solo recentemente è stato trattato dai musicologi. Riguarda lo spostamento del campo d'indagine della musica a l'uomo, il musicista, che ha a che fare con un coinvolgimento sociale e culturale.

Questo sposta appunto il campo d'indagine dalla musica a l'uomo, dal prodotto (le composizioni)  all'esecutore; non solo c'è uno spostamento del campo dell'indagine, ma anche dei metodi d'indagine.

Avremo dunque a che fare con l'antropologia, l'etnologia, la linguistica, l'economia e la sociologia.

Questo tipo di ricerca, che si associa all'etnomusicologia, è particolarmente appropriata dove sia scarsa o assente una teoria della musica. È per questa ragione che l'etnomusicologia si è indirizzata verso la musica non occidentale.


Musicologia come metodo accademico.


Metodo perché procede secondo i principi della logica.

Accademico perché i suoi processi sono applicati su basi ben solide e operanti con i criteri più efficaci.


In senso lato ciò implica che la musicologia sia un procedimento scientifico (scienza da  conoscenza).


È a partire dalla seconda metà dell''800 che lo studio della musica smette di essere una disciplina "indipendente", viene considerata come una parte del sapere generale che da un trattamento teoretico a specifici problemi musicali.

Fu Crysander che nel 1863 iniziò a parlare di musicologia come di una scienza al pari delle altre discipline scientifiche.

Come è noto il metodo quantitativo della scienza naturale iniziò ad includere la musica, come fenomeno fisico, grazie agli antichi greci: i pitagorici studiavano il numero come la condizione prima del suono musicale e indagano le relazioni numeriche come le leggi soggiacenti all'armonia in musica, nell'uomo e nelle sfere.

Questo modo di studio continuò nel Medio Evo come facente parte dell'"ars musica", essa stessa parte del Quadrivio insieme all'aritmetica, alla geometria e all'astronomia.

Nel XVIII sec., grazie a Joseph Sawery, Leonard Euler e Ernst Chladni, l'attenzione si rivolse verso uno studio dell'acustica e della fisica del suono.

Similmente nell''800 fu forte l'influenza di Hermann von Helmholtz, un anatomista e fisiologo, e Friederich Carl Stumps, che lavorarono entrambi sulla psicologia dell'ascolto e dell'appagamento (dai suoni) in modo da dare una spiegazione tangibile su numerosi problemi estetici che sino ad allora erano ritenuti indiscutibili.

Il loro lavoro giocò una parte importante in quella corrente di pensiero che si dirigeva verso il determinismo, un pensiero secondo il quale tutti i fenomeni ed esperienze musicali erano riconducibili a cause precise. Ed è proprio durante questo periodo che il termine "Musikwissenschaft" entrò nell'uso.


Ad ogni modo il mondo accademico sia del campo storico sia in quello filologico e teorico della musicologi è più attratto dallo spirito generale che dalle tecniche delle scienze naturali; quando un musicologo parla di metodo scientifico di solito si riferisce a quei metodi propri delle scienze culturali: storia, sociologia, antropologia e filosofia.

Con queste discipline la musicologia ha in comune l'uso dei metodi critici nel trattamento dell'evidenza, l'impiego di criteri obbiettivi nella valutazione delle fonti e la responsabilità accademica nella divulgazione delle proprie ricerche ad una comunità di specialisti.




Musicologia come area del sapere.


Il tentativo di determinare lo scopo della musicologia come un campo d'indagine specifico o come un insieme di competenze ha prodotto molte discussioni.

Il problema si è classificato sulla classificazione: come si distribuiscono le varie aree di studio, e come si ordinano in base ad un principio di significanza?

I tentativi di chiarire lo scopo di una dottrina musicale hanno portato verso un accomodamento nel quale alcune aree di interesse rappresentano il nucleo della disciplina mentre altre occupano posizioni ausiliare, limitrofe.

È dai primi dell''800 che il campo storico riveste un'importanza primaria, ma ogni epoca è portatrice di criteri di indagine propri, che ampliano il campo generale e portano a cambiare costantemente l'enfasi da dare a precisi

elementi.

Johann Nikolaus Forkel (1749-1818) pubblicò in un pamphlet intitolato "Über die Theorie der Musik, insofer sie Liebhabern und Kenner notwendig und nützlich ist" (1777) uno schema delle discipline in cui si divideva la musicologia.

Questi rami erano cinque: a) la fisica del suono. b) la matematica del suono. c) la grammatica musicale. D) la retorica musicale. e) la critica musicale.

La musicologia come "storia della musica" è data da Forkel come per scontata.


Musicologia storica e sistematica.


Guido Adler è stato il primo, nel 1885, a dividere la parte storica e la parte sistematica della musicologia.

Questa è la divisione adleriana:

MUSICOLOGIA:

I.     Aspetto storico (la storia della musica divisa per epoche, popoli, imperi, paesi, città, scuole, artisti):

A.   Paleografia musicale (semiografia, notazione).

B.   Categorie storiche di base (raggruppamenti di forme musicali).

C.   Leggi: a) Incorporate nelle composizioni di ogni epoca. b) Concepite e insegnate dai teorici. c) Come appaiono nella pratica delle arti.

D.  Strumenti musicali (organologia).


II.       Aspetto sistematico (tavole delle prime leggi applicabili alle varie branche della musica):

A.   Indagine e motivazione di queste leggi in: a) armonia (tonale). b) ritmo (temporale). c) melodia (correlazione tra tonale e temporale).

B.   Estetica e psicologia della musica: confronto e valutazione rispetto ai soggetti recettori, con una serie di problematiche relative ai precedenti.

C.   Educazione musicale: l'insegnamento di: a) musica in generale. b) armonia. c) contrappunto. d) composizione. e) orchestrazione. f) esecuzione vocale e strumentale.

D.  Musicologia (la ricerca e lo studio comparativo nell'etnografia e nel folklore).



La metodologia più recente, con il contributo di Hans-Heinz Dräger (1955), ha rifinito e modificato lo schema adleriano, aggiungendo ad esempio le tecniche di registrazione, ed introducendo le categorie della sociologia musicale e delle relazioni interdisciplinari, anche se non è stato modificato sensibilmente lo schema originale.

Sebbene nello scema di Adler appaia un equilibrio tra le due grandi categorie, il primato (e la carriera stessa di Adler lo dimostra) va alla parte storica.


II Le discipline della musicologia


Metodo storico.


Lo  studio della storia richiede una teoria della storia, un insieme ordinato di idee o un numero di tesi con le quali lo storico può o non può essere conscio, ma che comunque guidano i suoi lavori.

Il pensiero storico del XVIII sec. Era strettamente legato all'idea del progresso. La storia della musica era segnata da un avanzamento continuo verso la perfezione che, secondo questo principio, era quella del periodo coevo.

Nel XIX sec. L'idea fu sostituita da un concetto più sofisticato di una continuità storica derivante dalla teoria evolutiva e metafisica di stampo hegeliano.

Le forme d'arte e le culture che le comprendevano erano considerate come forme viventi, soggette a nascita, sviluppo, declino e dissoluzione. Da progresso lineare si passò ad una progressione ciclica.

Molti dei tentativi usati dagli storici della musica vengono dalla storia dell'arte (architettura, pittura ecc.), si pensi ad esempio alla divisione in epoche: Rinascimento, Manierismo, Barocco, Classicismo.

Il primo oggetto per gli storici è la relazione tra una singola opera e le altre manifestazioni della cultura.

Sotto quest'ottica la storia dell'arte e la musicologia possono essere viste come branche della storia della cultura.

Attraverso una ricreazione immaginaria di una società del passato, lo storico della cultura prova a delineare quei tratti e a stabilire quelle relazioni che tagliano le barriere della tradizione del soggetto.

Anche se l'approccio della storia della cultura ha perso quell'assenso che aveva in passato, continua ancora oggi ad essere in uso per alcuni musicologi contemporanei.

Nelle mani di uno studioso colto e sensibile lo scrivere di storia della cultura guadagna le qualità di un'arte creativa. Ma il metodo nasconde anche trappole per gli incauti, può infatti portare allo storicismo, ad un relativismo storico ed estetico, sino al pensare che l'unica cosa significativa che si possa osservare di un evento storico o di un'opera d'arte risiede nella sua particolarità. Inoltre c'è il pericolo che questo metodo incoraggi una ricerca di nessi là dove non ce ne sono.

Queste esasperazioni sulle funzioni interpretative hanno portato ad una dottrina dell'ermeneutica come quella di Kretzschmar e di Schering nei primi anni del '900. La ricerca, per Schering, di simboli e significati nella musica e nella letteratura ha portato a casi estremi, secondo i quali alcuni lavori di Beethoven di rifacciano ai lavori teatrali di Shakespeare e Schiller.


Metodo teorico ed analitico


La teoria e l'analisi differiscono nell'essenza del procedere storico. La storia ha a che fare con l'ordinamento temporale degli eventi e nella concatenazione di quest'ultimi mediante i principi di causa ed effetto.

La teoria e l'analisi esaminano il fenomeno piuttosto che gli eventi; hanno a che fare più sul come le cose funzionino invece che su  come le cose nascano e si sviluppino; non su come si svolgono nel tempo ma nel relazionarsi tra di loro.

La teoria è di gran lunga la più antica branca dello studio della musica, e probabilmente la più vasta negli scopi. Ha le proprie origini negli scritti degli antichi greci e una grande tradizione che si estende attraverso il Medio Evo e il Rinascimento fino ai giorni nostri.


L'analisi è un concetto molto più giovane, anche se per certi aspetti è rintracciabile nel Medio Evo, si fa cominciare nel XVII sec.

Così come per la teoria della musica, l'analisi comprende l'esame dei materiali fondamentali della musica (l'acustica dei sistemi di intonazione, le scale, le tonalità, l'ampiezza degli intervalli, la consonanza e la dissonanza, le durate), la struttura di questi materiali nella melodia, nel contrappunto, nell'armonia, nel ritmo e nella forma, e l'espressione di queste strutture in forma scritta, nonché la loro esecuzione attraverso le tecniche vocali e strumentali.

Tutti questi aspetti sono analizzati dal punto di vista del filosofo, del compositore, del narratore, dell'esecutore, dell'insegnante e (più di recente) dell'ascoltatore.


Filologia


La filologia e con lei la filologia musicale comprende varie scienze principali: la paleografia (la decifrazione della grafia), la diplomatica e la bibliografia (rispettivamente lo studio dell'aspetto formale dei manoscritti e quello dei libri stampati), l'editoria e la collazione (l'identificazione di errori nel testo di un documento e il raffronto della copie).

Subordinate a queste ci sono altre scienze che studiano le tecniche di stampa, o i processi di produzione della carta, delle rilegature, delle miniature e delle illustrazioni.

Tutti questi aspetti del sapere contribuiscono fattivamente alla costituzione della filologia.

Nel contesto musicale, la decifrazione dei sistemi di notazione (ecfonetico, neumatico, mensurale le intavolature ecc.) rappresenta una grande parte della paleografia musicale -tant'è che la decifrazione dei testi verbali resta un ambito a cui i musicologi danno ancora poca importanza.

L'esigenza di un sistema di stampa per la musica (la stampa multipla, la produzione di caratteri di stampa complessi e speciali, l'incisione ecc.) richiedono un tipo di studi precisi; le loro peculiarità e tendenze devono essere conosciute prima di un'emendazione del testo.

Le procedure della scrittura musicale, della produzione stessa e della copiatura delle fonti musicali, sono attività non ancora apprezzate in ciò che significano; capire la psicologia di chi scrive un testo è svolgere metà del lavoro nel capire il testo stesso.

Negli studi sui manoscritti una grande attenzione è stata data negli ultimi anni al periodo settecentesco.

Studi che comprendono le tecniche di produzione della carta, la distribuzione delle filigrane e gli studi sulla calligrafia hanno portato ad importanti revisioni nella cronologia delle opere di Mozart, J. S. Bach e Haydn.

In aggiunta a ciò, una maggior conoscenza dei metodi compositivi di molti autori, maggiormente Beethoven e Wagner, è stata resa possibile dall'analisi particolareggiata del materiale preparatorio come bozze, schizzi e abbozzi di partiture.

I principi dell'editoria sono un'altra scienza di supporto per la musicologia; comprendono non solo i problemi superficiali che riguardano il come distinguere un'emendazione editoriale e un'interpretazione  dall'originale e su come presentare le versioni eliminate in un commento critico assieme alla descrizione delle fonti, ma anche la parte più consistente su quanto gli editori abbiano seguito un modo corretto nell'interpretare un testo; come le varianti di un particolare testo siano entità a se stanti o legate tra loro e subordinate ad un modello originale; su come le letture date in un'edizione di un lavoro da molte fonti diverse possa rappresentare una ricostruzione di un archetipo ipotetico o semplicemente la versione più corretta disponibile da una varietà di versioni provenienti da trascrizioni diverse.

In musica il concetto di "Urtext" e di un'edizione filologicamente corretta sono principi distinti.



L'Urtext si prefigge di presentare i contenuti di una fonte originale scevra di ogni aggiunta editoriale (legature, dinamiche ecc.): è un testo puro, anche se trascritto in notazione moderna.

Dalla stessa parte sta la "trascrizione diplomatica", un facsimile ricopiato a mano usato ancora molto nella scuola germanica, ma sempre più sostituito dal facsimile fotografico.

L'edizione critica (filologica) è, d'altra parte, la presentazione di un testo dopo che questo sia passato sotto uno studio critico e che presenti quindi una qualche correzione.

La filologia è un prodotto della ricerca dell'autenticità dei testi iniziata nell''800 e che ha occupato il pensiero storico di tutto il '900. Sul piano musicale questo ha rappresentato la produzione di edizioni critiche dei maggiori compositori.

Un'aggiunta importante allo studio filologico è data dalla compilazione di inventari e cataloghi delle fonti primarie dei materiali di studio.




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