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Arturo Toscanini fu il più grande e celebre direttore d'orchestra italiano, che ha girato il mondo, dominato il regno delle esecuzioni musicali e diretto esecuzioni memorabili su vasti repertori non solo nazionali.
Arturo Toscanini, famoso al di qua e al di là dell'Atlantico e non solo, fu una sorta di prodigio, un mito mentre era ancora in vita.
Il desiderio di Toscanini era quello di rendere la libertà espressiva di ogni brano che dirigeva, Arturo era un uomo riservato che non lasciava interviste, ma sulla sua vita si sa molto, perché non fu solo un musicista di fama internazionale, ma anche un uomo che si interessò della vita politica del suo paese, l'Italia, nella quale in quegli anni regnava il fascismo e Toscanini fu un importante rappresentante antifascista.
Arturo Toscanini nacque i1 24 Marzo del 1866 in un sobborgo di Parma, ad appena quattro anni incominciò ad ammirare la bellezza delle opere e ad andarle a vedere. A soli nove anni cominciò a studiare violoncello e composizione alla Regia Scuola di Musica della sua città n 313h72d atale diplomandosi con il massimo dei voti nel 1885, a diciannove anni.
Dopo essersi diplomato, il ragazzo fece un provino al teatro della scala, suonando una musica di Vivaldi con lo strumento solista del violoncello. Mentre suona, però, gli esaminatori non lo ascoltano e si comportano come se lui non ci fosse. Toscanini, allora smette di suonare e fa una pesante offesa ai suoi esaminatori dicendo loro che non è possibile che mentre un musicista suona gli altri non rispettino la sua arte. Se ne va.
Il Cavaliere Claudio Rossi(un noto impresario orchestrale), che aveva assistito al provino di Toscanini, offre ad Arturo un contratto di lavoro come violoncellista in una tournee che sarebbe partita da Rio de Janeiro. Parte per il Brasile con la compagnia di musicisti e cantanti in cui è stato ingaggiato.
Toscanini è caratterizzato da un forte temperamento, musicista che ama "lavorare" e suonare, a confronto degli altri cantanti a bordo della nave ai quali non piace lavorare durante i viaggi ma che preferirebbero rilassarsi, ma alla fine Toscanini, grazie alla sua forte passione per la musica che riesce a trasmettere, riesce a coinvolgere ad uno ad uno tutti i cantanti, facendoli cantare durante i pomeriggi,i pranzi o le cene.
Toscani è felice di andare in Brasile, ma quando ci arriva il suo buonumore viene un po' rovinato perché si stupisce di trovare ancora la schiavitù in America Latina.
In teatro desidera subito incominciare a provare, anche se le condizioni in cui si trova il teatro non lo permettono.
Mentre gira per il teatro in cerca del suo strumento, che era stato scaricato dalla nave e portato in teatro dai fattorini, vede il camerino di Nadina Buliciof, in disuso da alcuni anni: la cantante aveva tutta l'ammirazione di Toscanini, che l'aveva vista per la prima volta a otto anni alla scala durante la rappresentazione dell'Aida, che i suoi genitori gli avevano portato a vedere come regalo di compleanno.
Mentre Arturo sta osservando il camerino viene trovato dal suo impresario, che gli dice che dovrà andare a provare con Nadina il giorno seguente.
Toscanini è entusiasta all'idea ma quando arriva a casa della cantante, viene da lei cacciato in malo modo perchè ritiene di essere stata insultata in quanto le viene chiesto di debuttare da un ragazzo.
Toscanini torna in teatro, ma fa a fatica a suonare ancora sconvolto dalla Buliciof, che non si sarebbe mai aspettato di vedere in uno stato di degrado dalla carriera di cantante.
Arturo allora non si arrende e decide di fare un altro tentativo per convincere la Buliciof a ritornare a cantare, ritorna a casa sua e le racconta del suo regalo di compleanno, durante il quale l'aveva vista per la prima volta in teatro e delle sensazioni che l'interpretazione e la voce della cantante gli avevano trasmesso. Toscanini le offre il suo aiuto e Nadina, commossa dalle parole del ragazzo che l'avevano risvegliata dalla vita pigra che stava svolgendo, accetta chiedendogli lei stessa di accompagnarla al pianoforte.
La Buliciof torna in teatro, e quest'evento comporta un clima di serenita, durante le prove, però, il maestro Miguez non fa altro che trovarle difetti. La cantante si sente insultata, vorrebbe andarsene, ma Toscanini con il suo temperamento riesce convincerla a rimanere.
Toscanini una sera mentre stava andando da Nadina per una prova, incontra lì l'imperatore col quale si sfoga e gli racconta della brutta situazione in cui aveva trovato l'ospedale di alcune suore, in cui non arrivavano le medicine, perchè le leggi non lo permettevano, siccome lì venivano curati gli schiavi e i loro figli. Stranamente però l'imperatore non si arrabbia, ma lo fa Nadina. Arturo allora le dice che anche lei è una schiava, con l'unica differenza che lei è stata comprata con costi più alti.
Intanto arriva la sera del debutto dell'Aida e prima dello spettacolo, Nadina si trova nel suo camerino con l'imperatore, che dopo avergli regalato un anello costosissimo, le dice che lei potrà cantare nella tournee soltanto se però tornerà a casa tutte le sere a mezzanotte. Nadina, allora, capisce di essere una schiava, come le aveva detto Toscanini, e che presto avrebbe anche perso il suo cuore e ciò che desiderava, cioè di tornare a cantare.
All'inizio dell'Aida Miguez ha un diverbio con gli orchestrali e abbandona il podio. Arturo Toscanini è sollecitato dai compagni a sostituirlo.
Lo spettacolo va a meraviglia, finché Nadina Buliciof grida a tutto il pubblico "viva la libertà". In quel momento l'imperatore, sentendosi preso in giro, si alza e abbandona la sala.
Il 13 maggio, forse grazie all'Aida di due anni prima, viene abolita la schiavitù in Brasile.
Rientrato in Patria inizia un giro trionfale nei maggiori teatri italiani, nel 1898 dirige per la prima volta alla Scala, dove esige il massimo e ricerca la perfezione, per spostarsi in tournées acclamate in Europa e in America.
Nel 1897 sposò Carla de Martini, da cui ebbe i figli.
Ogni estate prendeva in affitto una villa sull'Isolino S. Giovanni nel Lago Maggiore, che poi diventò un luogo di ritrovo per gli uomini colti e gli artisti.
Nel 1901 muore Giuseppe Verdi e Toscanini, 34 anni, in suo onore dirige il coro alla scala.
Tra il 1908 e il 1915 dirige il Metropolitan di New York, dove riporta la perfezione che dieci anni prima aveva trovato alla scala.
Dal 1920 al 1929 è direttore sia artistico
sia amministrativo della Scala e nel 1928 è anche direttore della Filarmonica
di New York. È instancabile nell'organizzare, nel curare l'allestimento dei
lavori che sotto la sua guida raggiungono un altissimo livello.
Nel 1930, a Bayreuth, è l'unico direttore d'orchestra non tedesco a dirigere
Wagner.
Nel 1931 è invitato a Bologna a dirigere un concerto in memoria di Martucci, ma, quando gli viene chiesto di eseguire Giovinezza, si rifiuta. Infatti la sua avversione al fascismo, al nazismo e ai rispettivi capi non era un mistero. Arturo Toscanini, non trovandosi a suo agio nell'Italia Fascista si trasferisce in America.
Toscanini andò fino in Palestina per protestare contro il fascismo dove degli amici avevano formato la "Filarmonica di Palestina", nella quale suonavano gli ebrei fuggiti dal nazismo e le prime volte diresse gratuitamente.
Fino al 1936 divenne direttore stabile della Filarmonica di New York, poi assume la direzione dell'orchestra della NBC, con cui Toscanini nel 1940 fece la prima tournee.
Nel 1946, conclusa la parentesi nazifascista in Europa, rientra trionfalmente per inaugurare la Scala ricostruita.
Dal 1952 si accomiata dal pubblico italiano con un concerto wagneriano, mentre l'addio definitivo alla carriera artistica è del 1954, con nel 1953 l'ultima apparizione in pubblico.
Per finire muore novantenne a Riverdale, New York, nel 1957.
A Toscanini piacevano le voci che sapevano ciò che cantavano e a Toscanini stesso piaceva cantare e cantava sempre.
Quando dirigeva l'orchestra davanti a lui non c'era mai il leggio, infatti conosceva a memoria per tutta la metà del nostro secolo. 600 composizioni di oltre 200 compositori.
Questi i giudizi
critici su Toscanini: eccezionali doti di sensibilità musicale, tecnicamente chiaro
ed efficace nel gesto, esattezza nello stacco dei tempi, infallibile
intonazione, lucida visione
dell'insieme e dei minimi particolari,
carisma nel trasmettere all'orchestra la propria volontà. Il tutto era
sostenuto dall'analisi critica cui sottoponeva le partiture, detestava
qualsiasi arbitrio interpretativo a favore della fedeltà estrema al testo, con
il giusto rilievo per ogni elemento della composizione, della personalità di
ciascun esecutore, in particolare nell'opera lirica, dove ha dato il meglio di
sé, diventando un modello di stile, il più insegni direttore d'orchestra della
prima metà del Novecento.
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